UGO FABIETTI – ELEMENTI DI ANTROPOLOGIA CULTURALELDCDNCS80J?2S7 GENESI E STRUTTURA DELL’ANTROPOLOGIA CULTURALE: NATURA E ORIGINI DELL’ANTROPOLOGIA: 1.1 ANTROPOLOGIA SIGNIFICA… Antropologia, letteralmente, significa “studio del genere umano”, definizione vaga perché sono molti i saperi che si occupano dello studio dell’uomo. Antropologia culturale è lo studio del genere umano dal punto di vista delle idee, dei comportamenti espressi dagli esseri umani in tempi e luoghi distanti tra loro. L’antropologia è l’insieme delle riflessioni condotte attorno a questi comportamenti ed idee, prendendo spunto dal fatto che gli essere umani si rivelano estremamente differenti, sia sul piano storico, che in relazione all’ambiente in cui vivono. Comparsa dell’antropologia. Le origini dell’antropologia come disciplina non sono facilmente databili, ma quelle più lontane risalgono ad Erodoto (VI sec. A.C.), nonostante egli non parli mai di antropologia. Le radici più vicine a noi risalgono all’umanesimo, ai dibattiti aperti dopo la scoperta del nuovo mondo, sorti da quesiti prima poco considerati o inimmaginabili. Con l’espansione coloniale crebbero a dismisura i contatti con i popoli indigeni ed anche le descrizioni dei loro costumi e delle loro istituzioni sociali. Ma per avere un progetto scientifico all’interno di queste descrizioni bisogna attendere i filosofi e gli scienziati naturali, che cominciarono ad elaborare una teoria unitaria del genere umano. Nell’epoca coloniale, gli antropologi si sono distinti dai conquistatori per la volontà di stabilire rapporti di reciproca comprensione con le popolazioni studiate. Cosa fanno gli antropologi? All’inizio gli antropologi si sono occupati di popolazioni contemporanee, ma geograficamente lontane, diversi da quelle europee o di origine europea, studiandone religione, riti, istituzioni sociali e politiche, tecniche di costruzione dei manufatti, arte. Fino a pochi decenni fa, gli antropologi si sono occupati di popoli definiti “selvaggi” o “primitivi”, perché considerati rappresentanti di fasi arcaiche della storia del genere umano. Nella seconda metà dell’Ottocento, gli antropologi non studiavano i popoli direttamente, bensì a distanza, avvalendosi delle descrizioni fornite loro da viaggiatori, esploratori, funzionari coloniali. Tra la fine dell’Ottocento e i primi anni del XX secolo, gli antropologi cominciarono a recarsi di persona nei luoghi delle popolazioni oggetto dei loro studi, dando inizio ad una nuova stagione della ricerca antropologica, una vera rivoluzione perché da qui non si è più tornati indietro. 1.2 UNA SOLA ANTROPOLOGIA O TANTE ANTROPOLOGIE? L’antropologia non è frutto esclusivo della cultura occidentale, ma spesso è proprio presso popolazioni semplici e sprovviste di istituzioni che possiamo trovare le più affascinanti visioni dell’uomo e del cosmo. Alcuni antropologi, pertanto, escludono l’idea che il discorso sul genere umano sia prodotto soltanto di una determinata cultura ed epoca. L’antropologia sviluppatasi nella tradizione di pensiero occidentale sarebbe, di conseguenza, solo una delle tante antropologie elaborate in tempi e luoghi diversi. L’antropologia sarebbe solo un modo, tra molti, in cui gli esseri umani pensano a se stessi. L’antropologia che si va a considerare in questo libro, è espressione di una società in grado di esercitare un politico, militare ed economico su molte altre società del pianeta. L’antropologia culturale è un sapere che opera criticamente su se stesso, sulle sue nozioni, categorie, metodi e su risvolti etico-politici che accompagnano le sue riflessioni. OGGETTO E METODO DELL’ANTROPOLOGIA CULTURALE: 2.1 COS’E’ LA CULTURA? La “cultura” è un complesso di idee, simboli, azioni e disposizioni storicamente tramandati, acquisiti, selezionati e largamente condivisi da un certo numero di individui, mediante i quali questi ultimi si accostano al mondo in senso pratico e intellettuale. Oggetto privilegiato dell’antropologia sono le differenze tra idee e comportamenti che intercorrono tra le varie comunità umane. 2.2 LA NATURA DELLA CULTURA: Il genoma umano non possiede le informazioni indispensabili per poter far fronte al mondo circostante, un uomo nasce incompleto. Il nostro modo di disporci al mondo ci è stato insegnato dal gruppo in cui siamo venuti al mondo, che è a sua volta frutto di una lunga storia di rapporto con l’ambiente. Nei pensieri e negli atti, gli esseri umani sono determinati perché per vivere in mezzo ai loro simili, devono adottare codici di comportamento pratico e mentale che siano riconoscibili e condivisi da altri. Gli antropologi hanno messo in evidenza alcune caratteristiche della cultura che riguardano il modo in una essa è organizzata al proprio interno, la sua natura strumentale e le sue capacità di adattamento e di trasformazione. La cultura come complesso di modelli. La cultura presenta forme interne di organizzazione, che non è mai rigida e meccanica e coincide con i modelli che orientano le attitudine pratiche e intellettuali di coloro che li condividono. Senza tali modelli, gli uomini non sarebbero tali. I modelli sono insiemi di idee e di simboli proprio del contesto culturale in cui un essere umano vive e che gli servono dai guida per il comportamento ed il pensiero, introiettati attraverso l’educazione, implicita od esplicita. La cultura è operativa. Senza i modelli culturali, gli uomini non potrebbero agire, pensare, sopravvivere: infatti qualunque atto o comportamento umano finalizzato ad uno scopo, materiale o intellettuale, è guidato dalla cultura. La cultura è operativa perché mette l‘uomo nella condizione di agire in relazione ai propri obiettivi adattandosi all’ambiente naturale, sociale e culturale che lo circonda. Habitus (sociologo francese Bourdieu): sistema durevole di disposizioni, sia fisiche sia intellettuali, che sono il risultato dell’interiorizzazione di modelli di pensiero e di comportamento elaborati dalla cultura in risposta all’ambiente fisico, sociale e culturale che ci circonda. La cultura è selettiva. I modelli sono alimentati da una tensione continua con altri modelli condivisi dagli stessi soggetti. La cultura è un complesso di modelli tramandati, acquisiti e selezionati: le generazioni successive ereditano i modelli delle generazioni precedenti e li integrano con dei nuovi in base alla propria esperienza nel mondo in mutamento o per l’influenza di modelli di altre culture. Il principio di selezione si attiva quando, acquisendo nuovi modelli da culture differenti, questi vengono coniugati con quelli in vigore o si blocca l’eventuale intrusione di modelli incompatibili con quelli in atto. Tramite la messa in atto dei processi selettivi, le culture si rivelano aperte e chiuse contemporaneamente. Non esistono culture totalmente aperte o chiuse. Sono i processi di selezione ad includere o escludere dai propri modelli culturali, modelli provenienti da culture differenti che potrebbero rivelarsi dannosi. La cultura è dinamica. Le culture non sono entità statiche e fisse, bensì prodotti storici. Le culture si trasformano molto sia per logiche proprie sia in relazione agli elementi di provenienza esterna. La cultura è differenziata e stratificata. All’interno di ogni singola cultura vi sono diversi modi di percepire il mondo, di rapportarsi agli altri,di comportarsi; i modelli culturali di riferimento spesso risultano diversi a seconda del grado di istruzione. Spesso sono gli interessi, e quindi la cultura, dei soggetti socialmente più forti a prevalere: questo è un aspetto definito dall’antropologo Roger Keesing con il termine di “controllo culturale”. Egli definisce la “distribuzione della cultura” il modo in cui il sapere è ripartito tra i diversi gruppi sociali, tra individui appartenenti a generazioni diverse e tra categorie sessuali differenti. Comunicazione e creatività. La cultura esiste nella capacità che gli esseri umani hanno di trasmettersi dei messaggi, cioè di comunicare. La dimensione comunicativa è centrale ad ogni tipo di processo culturale. La cultura esiste come sistema riconoscibile di segni, ma non significa che questi siano fissi e ripetibili all’infinito, ma possono essere combinati secondo sequenze riconoscibili ma innovative, capaci di creare nuovi significati. La cultura è olistica. I modelli culturali interagiscono sempre con altri modelli, e il loro coniugarsi in un insieme complesso più o meno coerente viene denominato “cultura”. Per il continuo integrarsi e coniugarsi di modelli diversi e novi rispetto a quelli esistenti, la cultura viene detta “olistica”, cioè integrata, complessa, formata da elementi che stanno in un rapporto di interdipendenza reciproca. Esistono i confini in una cultura? Le culture non hanno confini netti, precisi, identificabili con sicurezza; hanno dei nuclei forti che le assimilano ad alcune e le differenziano da altre. 2.3 LA RICERCA ANTROPOLOGICA Il fatto di riconoscere che la cultura è olistica non comporta il dovere di conoscerla nella sua totalità, ma di studiarla adottando una prospettiva che ci predispone a stabilire collegamenti tra i vari aspetti della vita di coloro che vivono quella stessa cultura. Gli antropologi studiano di soliti soltanto determinati aspetti di una cultura, pur essendo costretti a considerare il fenomeno oggetto delle loro ricerche in relazione a tutti gli altri aspetti di quella cultura. L’etnografia e la raccolta dei “dati”. È l’elemento chiave della ricerca antropologica, segna l’incontro con realtà culturali diverse da quelle dello studioso, rappresenta lo studio di tali realtà attraverso prospettive e tecniche particolari. Il principale compito dell’antropologo sul campo è quello di raccogliere dati utili per la conoscenza della cultura che si vuole studiare, che possono provenire dalla raccolta di storie e miti riguardanti la comunità in questione, ricerca di informazioni sui riti, ma soprattutto l’esperienza personale dell’antropologo che vive con quella gente che vuole studiare. La ricerca antropologica si avvale anche di interviste, compilazione di tabelle e questionari, di registrazioni audiovisive, ecc. Quello che differenzia l’antropologia dalle altre scienze umane è che gli antropologi passano molto tempo a stretto contatto con le persone sulle quali compiono ricerca, ponendosi in “osservazione partecipante” L’osservazione partecipante. Trascorrendo molto tempo a contatto con gli ospiti delle sue ricerche, l’antropologo alla fine impara a vedere il mondo dal loro punto di vista, e capire come essi si vedono nel proprio mondo. Questo non significa che l’antropologo sta diventando come i suoi ospiti, ma sta assorbendo modelli culturali che prima non capiva, con la possibilità di gestirli e metter in atto all’occorrenza un processo di “vai e vieni” tra due culture, essenziale per la ricerca antropologica. L’antropologo può ancora permettersi un’osservazione distaccata dell’esperienza condivisa e partecipata con gli appartenenti alla cultura da lui indagata. Centralità dell’etnografia per l’antropologia. I ricercatori che entrano in contatto con popolazioni differenti devono mettere in atto una sorta di negoziazione anche politica con gli appartenenti a quella cultura. La dimensione etnografica conferisce all’antropologia una particolarità unica tra le scienze umane, perché fa di questa disciplina un sapere che si fonda sullo studio dei contesti socio-culturali specifici e basato su esperienze dirette. GLI ASSUNTI FONDAMENTALI DEL RAGIONAMENTO ANTROPOLOGICO: 3.1 LA PROSPETTIVA OLISTICA La prospettiva olistica ha avuto importanti riflessi sugli stili di ricerca adottati dagli antropologi, che per lungo tempo hanno preferito studiare piccole comunità, ritenute più semplici nelle interconnessioni tra differenti aspetti della vita sociale. Ora la prospettiva olistica è comunque importante e centrale in quanto strettamente legata alla problematica del contesto. 3.2 LA PROBLEMATICA DEL CONTESTO. I dati individuati, selezionati e raccolti devono essere considerati in base al contesto di provenienza. Con l’entrata in gioco della prospettiva olistica, il ricercatore è obbligato a prendere in considerazione tutti gli altri aspetti di quella cultura. La ricostruzione del contesto consente di fare emergere sfaccettature e differenti significati che un dato può assumere se osservato da diversi punti di vista. La prospettiva contestuale permette anche di collegarsi ad altri contesti ed altri fenomeni, all’interno di una sola cultura o tra culture diverse. 3.3 LO SGUARDO UNIVERSALISTA E ANTI-ETNOCENTRICO. Fin dalle origini l’antropologia si è presentata come un sapere universalista, che considera, cioè, ogni forma di produzione culturale come degna di attenzione e utile alla conoscenza del genere umano. Questo aspetto dell’antropologia si oppone all’etnocentrismo manifestato da tutte le culture, ovvero la tendenza istintiva e razionale che porta a ritenere i propri comportamenti e i propri valori migliori di quelli degli altri. 3.4 LO STILE COMPARATIVO Fin dall’inizio gli antropologi adottarono il metodo di confrontare fenomeni diversi per ricavare delle costanti. Essi ricercavano quegli elementi che sembravano corroborare le loro ipotesi e le loro teorie aprioristiche, ma si trattava di un metodo illustrativo, la cui validità era data per scontata già in partenza. Nel corso del XX secolo sono venuti ad emergere due principali stili comparati: il primo si esercita su società storicamente correlate o geograficamente vicine; questo consente un controllo delle variabili maggiore e ha come vantaggio la precisione descrittiva, mentre è limitata dal fatto che non consente grandi generalizzazioni; il secondo prende in considerazione società prive di legami storici reciproci e cerca di pervenire a all’elaborazione di tipologie e conclusioni più ampie del primo metodo. I limiti sono la mancanza di precisione analitica e il rischio di generalizzazioni indebite. Il vantaggio sta nel fatto di offrire ampie e sintetiche visioni dei fenomeni considerati. 3.5 LA VOCAZIONE DIALOGICA E L’ANTROPOLOGIA COME TRADUZIONE La ricerca etnologia ha il suo punto di partenza nel porsi in ascolto di una cultura che magari ha dei segni linguistici differenti, che richiedono un’interpretazione, una traduzione specialmente di tipo concettuale. 3.6 L’INCLINAZIONE CRITICA E L’APPROCCIO RELATIVISTA. L’antropologia non mira a conservare le culture in un astratta autenticità. La funzione critica dell’antropologia non si esaurisce nella difesa delle culture più deboli, ma consiste nell’individuare le trasformazioni delle culture in contesti storici diversi; tale funzione critica rimette in discussione anche l’etnocentrismo della cultura di cui è espressione. L’antropologia è un sapere critico anche nei confronti di se stesso perché non deve idealizzare le pratiche e i valori dei popoli che studia. alla fine del XIII secolo fu in grado di stabilire che tutti gli uomini fanno parte di un’unica specie. storicismo. in antropologia può succedere che più paradigmi possono costituire contemporaneamente punti di riferimenti per gli studiosi di questa disciplina. permette di esplorare la propria cultura e la propria soggettività. Questa dimensione è centrale perché permette di cogliere meglio il punto di vista degli altri.9 LA CONDIZIONE RIFLESSIVA E IL DECENTRAMENTO DELLO SGUARDO L’antropologia è ritenuta riflessiva nel senso che. UNITA’ E DIVERSITA’ DEL GENERE UMANO “RAZZE”.7 L’IMPIANTO PLURIPARADIGMATICO In antropologia si sono susseguiti molti paradigmi nel corso del tempo: evoluzionismo. possiamo apprezzare di più le caratteristiche positive della nostra. a quegli insegnanti che hanno a che fare con scolari provenienti da contesti culturali in cui i metodi di apprendimento si basano su principi molto diversi dai nostri. così come venendo ad apprendere i limiti di una cultura diversa. ci si rende consapevoli anche dei limiti della propria cultura. tramite l’incontro con soggetti appartenenti a culture diverse. che è una nozione di costruzione culturale. . Diversamente da quanto accade nelle altre scienze. Il razzismo ha preteso di stabilire un nesso causale tra aspetto fisico e cultura. 3.Con l’espressione relativismo culturale (Levi-Strauss) si indica che comportamenti e valori. 3. devono essere considerati all’interno del contesto complessivo all’interno del quale prendono vita.8 IL RISVOLTO APPLICATIVO Sin dagli inizi l’antropologia si presentò come un sapere dai risvolti applicativi. più avanti gli antropologi dimostrarono che gli esseri umani sono tali perché produttori di cultura. e osservando le caratteristiche positive di una cultura altra. marxismo. prospettiva ermeneutica. Il carattere pluiriparadigmatico dell’antropologia è conseguenza del fatto che si tratta di un sapere che si fonda sull’esperienza etnografica. CULTURE 1. neoevoluzionismo. l’antropologia può fornire utili strumenti di lavoro anche in campo educativo. per essere compresi. strutturalismo. cercare di osservare noi stessi attraverso lo sguardo degli altri. esistono numerosissime variabili di comportamenti e di idee che contraddistinguono anch’ egli appartenenti ad un unico modelli culturale. Al giorno d’oggi. neostrutturalismo. perché secondo gli studiosi non ci sono fondamenti scientifici per poter individuare diversi distinzioni di razza umana. Per ottenere questo risultato dobbiamo “decentrare” il nostro sguardo. di giustificare le dominazione di alcuni gruppi su altri. Nonostante questa grande varietà nel genere umano. 3. ecc.1 APPARENTEMENTE DIVERSI MA DEL TUTTO SIMILI Sul piano culturale. funzionalismo. è un atteggiamento di autocelebrazione della propria superiorità e disprezzo per coloro che sono ritenuti inferiori. LINGUE. vi sono anche elementi di forte unità: il naturalista George Leclerc. Tutto ruota intorno al concetto di razza. diffusionismo. GENI. d) sostituzione di una lingua. ma ricostruibili a partire da frammenti di testi. .4 LE AREE CULTURALI Il grande sviluppo delle ricerche etnografiche del novecento ha indotto gli antropologi a sistemare le conoscenze acquisite secondo il criterio delle aree culturali. 4) centroamerica. regioni geografiche al cui interno si possono riscontrare elementi sociali. denominazione del giurista inglese Jones.2 POPOLAZIONI GENETICHE E FAMIGLIE LINGUISTICHE L’idea di famiglia linguistica risale alla seconda metà del XVIII secolo. non trova corrispettivo nelle differenze culturali. la sua larga corrispondenza con la distanza tra famiglie linguistiche. 1. insieme che divenne noto come la famiglia indoeuropea. 5) sudamerica. in primo luogo l’agricoltura.1 HOMO SAPIENSE SAPIENS. 1. 7) africa subsahariana. 10°) area del pacifico. LINGUE E CULTURE La distanza genetica tra popolazioni. 3°) giappone. Si dicono “acquisitive” le popolazioni che realizzano la propria sussistenza attraverso il prelievo di risorse spontanee dall’ambiente. 8) india.. 2) unione sovietica. c) convergenza.3 GENI. che raggruppò alcune lingue in un insieme di lingue non più parlate. che però devono essere considerate indicative delle maggiori differenza socio-culturali del pianeta. la storia dell’uomo “anatomicamente moderno” è stata caratterizzata da un lento e faticoso processo di adattamento all’ambiente in cui viveva. gli si attribuisce una caratteristica di staticità che non gli è propria. Le principali “aree culturali” sono: 1) europa. IL COLONIZZATORE Nel corso degli ultimi cinquemila anni. Anche dal punto di vista dell’organizzazione sociale vi sono differenze: i cacciatori-raccoglitori della preistoria.1. l’agricoltura. 2. l’uomo è rimasto saldato alle forme storiche di adattamento sviluppatesi nei precedenti 40 mila anni: la caccia-raccolta. 6) nordafrica-medioriente. 1°) australasia.2 I CACCIATORI-RACCOGLITORI: PASSATO E PRESENTE La caccia e la raccolta hanno subito una progressiva e radicale ritrazione di fronte all’avanzata di altre forme storiche di adattamento. 3) nordamerica. Fino alla rivoluzione industriale del XVIII secolo in Europa. FORME STORICHE DI ADATTAMENTO – LE SOCIETA’ “ACQUISITIVE” 2. 10) sudest asiatico. I cacciatori-raccoglitori moderni sono assai mobili e i loro gruppi sono composti da non più di una trentina di persone. e ancora. erano più stanziali e formavano gruppi di centinaia di persone. La presenza di una lingua può essere il frutto di almeno quattro processi: a)occupazione iniziale di un’area disabitata. culturali. linguistici relativamente simili. la pastorizia nomade. 9) area cinese. b) divergenza. La scelta degli elementi socio-culturali in rappresentanza delle singole aree finiscono per far sembrare predominante un modello culturale rispetto ad un altro. rispetto a quelli moderni. E’ sbagliato ritenere che i cacciatori-raccoglitori di oggi vivano nell’isolamento rispetto ad altre forme di adattamento e di organizzazione sociale. contengono in sé le premesse per la comparsa dell’autorità politica e della stratificazione sociale. di natura animale e vegetale. perché sarebbe riduttivo e fuorviante ritenere che i cacciatori-raccoglitori di oggi sono dei relitti del passato. Le bande (gruppi di piccole dimensioni) studiate dagli antropologi presentano una notevole discontinuità nella composizione: gli individui cambiano spesso gruppo. le società la cui sussistenza è fondata sull’agricoltura. Nelle società acquisitive il lavoro umano si presenta come un’attività a rendimento immediato. in particolare.2.1 ORTICOLTORI E CONTADINI Il fatto che le società acquisitive abbiano lasciato il posto ad altre forme di adattamento dipende dall’addomesticamento di piante e animali. demografici e politici dirompenti per quel tipo di società. 3. Per gli antropologi il carattere “spontaneo” delle risorse su cui si basano le società acquisitive avrebbe ripercussioni importanti sull’organizzazione delle società stesse. il lavoro è un’attività a rendimento differito.4 LE SOCIETA’ ACQUISITIVE OGGI: RESIDUI DEL PASSATO O CASI DI ODIERNA MARGINALITA’? Le differenze inerenti alle società acquisitive rendono problematico leggere nelle società acquisitive moderna degli eredi di quelle preistoriche. Questa forma storica di adattamento non implica alcun intervento dell’uomo sulla natura che ne possa determinare un cambiamento. Orticultura e agricoltura sono attività che richiedono un investimento lavorativo nel processo di produzione.2 POPOLI PASTORI E COMUNITA’ “PERIPATETICHE” La pastorizia e l’agricoltura. Alcuni antropologi pensano che queste società non potrebbero sopravvivere se non si mantengo no in contatto con società basate su diverse forme di adattamento. Non esiste divisione del lavoro e le donne non vengono relegate alle mura domestiche. sembrano essersi sviluppate più o meno contemporaneamente. le giovani coppie. non immediato. FORME STORICHE DI ADATTAMENTO – COLTIVATORI E PASTORI 3. . Secondo alcuni antropologi. che aprì scenari alimentari. che segnano il passaggio da un’economia di caccia-raccolta e un’economia di produzione propria. si trasferiscono con la loro prole presso altri gruppi in un processo chiamato in antropologia flusso. e quindi non sono trasmissibili da una generazione all’altra: non si ha formazione di gruppi sociali differenziati. nonostante ci possano illuminare sullo stile di vita dei nostri antenati. Le conoscenze e le abilità non sono stabili. 2.3 CARATTERISTICHE DELLE SOCIETA’ ACQUISITIVE La caccia-raccolta si basa su tecniche di sfruttamento delle risorse naturali per l’acquisizione di risorse spontanee. la cui sopravvivenza è resa possibile solo grazie ad un forte sentimento di cooperazione tra gli appartenenti. Le società contadine sono sempre state parte di sistemi sociali complessi in funzione dei quali si sono sviluppate e da cui sono state plasmate. 3 SCRITTURA. Alcuni popoli hanno una vera e propria “teoria della parola”. Le comunità “peripatetiche” sono quelle in movimento. Un ulteriore caso di ostilità tra scrittura o oralità è rappresentato dal “regresso all’oralità” nelle società ricche e post-industriali: il linguaggio televisivo e le forme di trasmissione delle informazioni tramite immagini hanno portato ad una regressione della ricchezza lessicale e delle conoscenze linguistiche di certe fasce sociali e di età. inflessioni della voce e non altre. MEMORIA Una fondamentale differenza tra culture orali e culture con scrittura sta nel fatto che queste ultime godono delle presenza di tecniche di trasmissione del sapere. che non consente di combinare efficacemente l’allevamento di animali migratori con forme di produzione agricola o artigianale. Nelle società ad oralità primaria. per accentuare la forza espressiva dei discorsi o dei racconti. come per esempio i Dogono. giuridica e amministrative grazie ad un sistema di ripetizioni e clausole. . che crede che la parola sia la proiezione sonora del corpo nel mondo. 1. PERCEZIONE DEL MONDO Spesso. popolazione africana. e che oggi sono quasi del tutto scomparse.C. spesso inconsapevole. religiosa. politica. ma che va in accordo con le parole pronunciate. l’umanità non conosceva la scrittura. mentre fino a non molto tempo fa esistevano culture “a oralità primaria”.1 COMUNICAZIONE ORALE E COMUNICAZIONE SCRITTA Le culture come la nostra. Sino al III millennio a. si tende ad utilizzare tecniche mnemoniche per la narrazione poetica. la narrazione è accompagnata da una gestualità ben precisa. 1. posture.2 PAROLA. Lo stile di pensiero di chi maneggia quotidianamente un alfabeto grafico è per certi aspetti diverso da quello di chi predilige la comunicazione solo orale e senza un alfabeto standard. Il procedere per formule non scompare con il passaggio all’alfabeto grafico. COMUNICAZIONE E CONOSCENZA ORALE E SCRITTO 1. di conservazione della memoria. e questo fa sì che queste formule cambiano molto poco nel tempo e si trasmettano pressoché immutate di generazione in generazione.La pastorizia nacque in medio oriente all’epoca della rivoluzione agricola e riveste molte forme. L’esame di alcune caratteristiche dello stile di comunicazione orale è utile per osservare come esso si accompagni a certe modalità di pensiero. conoscitiva. La pastorizia nomade è una forma di adattamento iper specializzata. che non conoscevano alcuna forma di scrittura. l’estensione spaziale della personalità dell’uomo. CORPO. presso le quali esiste una scrittura diffusa. Nelle culture ad oralità primarie certi discorsi prevedono determinati gesti. sono dette “culture a oralità ristretta”. ORALITA’. ma la percezione del mondo fisico può risultare differente tra un individuo ed un altro. I processi cognitivi elementari sono alcune capacità universalmente presenti e formalmente identiche a tutti gli uomini normali (non colpiti da particolari patologie): astrazione – capacità di focalizzare l’attenzione su un aspetto di un complesso di elementi. 1. Un caso diverso riguarda quelle società che conservano tracce indecifrabili di passato funzionali al presente: ci sono parole non più decifrabili perché si è persa memoria del significato ma che hanno ancor una specifica funzione nella vita attuale di quella comunità che le adottano. Gli antropologi hanno constatato che individui provenienti da ambiti culturali diversi si rapportano al mondo seguendo diversi stili cognitivi. basata sulla memoria. induzione – dallo specifico al generale. . 1. deduzione – dal generale allo specifico.4 ORALITA’ ED ESPERIENZA Se il rapporto immediato tra parola ed esperienza viene meno. ad oralità primaria hanno cominciato ad adottare la scrittura per potersi difendere dai dominatori e distinguersi dai popoli vicini e rivendicare la propria identità.2 PERCEZIONE DEL MONDO FISICO E STILI COGNITIVI La percezione del mondo fisico coincide con i processi mediante i quali un individuo organizza le informazioni di carattere sensoriale. categorizzazione – capacità di raggruppare gli elementi in gruppi o classi. I sistemi cognitivi funzionali sono il prodotto del contesto culturale entro cui il soggetto attiva i processi cognitivi elementari. Lo psicologo Lev Vygotskij distinse tra processi cognitivi elementari e sistemi cognitivi funzionali. ad eliminare tutto cioè che non ha interesse per il presente. altri punti di vista e di confrontarli in maniera sistematica per elaborare nuove posizioni.5 SCRITTURA E IDENTITA’ NEL MONDO GLOBALE Alcuni popoli. I soggetti che hanno interiorizzato la scrittura pensano in maniera tendenzialmente diversa da coloro che si muovono in contesti orali. la scrittura consente l’acquisizione di un pensiero più ampio di quello legato all’oralità. il significato della parola tende a modificarsi o a perdersi. perché permette di entrare in contatto con altri mondi. PERCEZIONE E COGNIZIONE 2. cioè. Il pensiero fondato sulla comunicazione orale ha un carattere concreto piuttosto che astratto. che possono oscillare tra due estremi ideali: lo stile cognitivo globale e quello articolato.La trasmissione orale delle conoscenze. specialmente quelli africani. tende a produrre effetti “omoestatici”: tende . in questo modo però vengono perdute molte conoscenze del passato. dal più semplice al più complesso. 2. Secondo i due antropologi. un oggettorappresentazione che rappresenta il punto di riferimento attorno al quale vengono costruite categorie o classi. riflettono fenomeni di percezione e non hanno bisogno di specificazioni per essere compresi. la categorizzazione sembra prodursi in relazione a un prototipo.4 DAI PROTOTIPI AGLI SCHEMI I prototipi sono un modo di organizzare la percezione del mondo circostante. sono sempre chiaro e scuro. l’estate e l’inverno. che spesso precedono le definizione cromatica in senso stretto. 2.5 LA TERMINOLOGIA DEL COLORE.Lo stile cognitivo globale è caratterizzato da una disposizione cognitiva che parte dalla totalità del fenomeno considerato per giungere solo successivamente alla particolarità degli elementi che lo compongono. Lo stile cognitivo articolato. nei sistemi con più termini . e man mano si aggiungono tutti gli altri. parte dai singoli elementi per giungere in seguito alla totalità del fenomeno. Le loro conclusioni furono che tutti gli esseri umani sono capaci di percepire le differenze (undici) del colore. a quei tre vengono aggiunti il giallo e il verde. TEMPO E SPAZIO 3. o vengono ricondotte ad altre categorie cromatiche. Le variazioni nel significato dei colori hanno a che vedere con le connotazioni che i colori stessi hanno ricevuto. che sono ciò che organizza la nostra esperienza. Questi termini fondamentali. . al contrario. La terminologia cromatica di base si sviluppa secondo una linea precisa: nei sistemi che possiedono solo due termini. chiamati “di base”. Alla fine degli anni ’60 gli antropologi statunitensi Brent Berlin e Pual Kay confrontarono le terminologie dei colori in 26 lingue diverse. ma non consentono di mettere concettualmente in forma la realtà. accertando che il numero dei termini presenti variava da un minimo di due a un massimo di undici. sono sempre bianco. il sonno e la veglia.3 L’ETNOSCIENZA Gli antropologi che si sono occupati delle classificazioni nei vari contesti culturali definiscono la loro specializzazione con il termine di etno-scienza. rosso . il numero di termini impiegati per designare i colori varia a seconda della complessità culturale e tecnologica della cultura in questione. Nei processi di classificazione del mondo fisico-naturale. il sesto termine è sempre il blu. TRA UNIVERSALISMO PERCETTIVO E DETERMINAZIONE SOCIO-CULTURALE. in quelli che ne possiedono tre.1 DUE CATEGORIE DEL PENSIERO UMANO Gli esseri umani hanno la percezione della trasformazione delle cose e della loro finitezza. l’avvicendarsi di fenomeni quali il giorno e la notte. ma queste differenze vengono espresse con undici termini diversi. 2. La possibilità di individuare e ordinare la realtà è data dagli schemi. nero. politi e produttivo. Secondo Kant. La mancanza di una concezione non lineare e quantificabile del tempo sembra non escludere la capacità di coordinare perfettamente durata. è presente in tutte le società che hanno bisogno di rievocare periodicamente l’atto considerato il fondamento della propria esistenza. Il tempo cronometrico. successione.3 IMMAGINI DELLO SPAZIO Lo spazio costituisce spesso un elemento centrale per la memoria di un gruppo. se non esclusiva. Nella cultura umana c’è sempre la necessità di concepire un luogo dello spazio come punto di riferimento e di sicurezza. SISTEMI “CHIUSI” E SISTEMI “APERTI” . eventi come il Capodanno o il Natale ne sono un esempio. 3. tende ad essere la rappresentazione del tempo dominante. Il pensiero peroperatorio è privo di questa caratteristica ed è tipico del pensiero infantile fino a 8 anni. le valenze affettive. la percezione dello spazio e del tempo sono funzioni primarie dell’attività mentale. simboliche e persino percettive che il tempo e lo spazio assumono in quel contesto. simultaneità. percepiscono ciò che noi chiamiamo spazio. Durkheim sostiene che tempo e spazio sono “istituzioni sociali”: lo stile di pensiero predominante all’interno di una società influenzerebbe. ma carico di significati speciali. Etnografia è molto ricca di esempi di come le culture prive di pensiero cronometrico collocano gli eventi nel tempo. successione. gli uomini percepiscono ciò che noi chiamiamo tempo. ma è anche una dimensione che. Il pensiero operatorio mette in relazione spazio e tempo considerandoli due variabili dipendenti e produce una concezione quantitativa.In riferimento alla trasformazione delle cose e di sé. e non stabilisce una connessione tra i fattori di durata. espressione di società organizzate sul piano amministrativo. categorie che costituiscono “intuizioni a priori” universali. ma non è sconosciuto alle nostre società basate sul tempo quantizzato. 3. SISTEMI DI PENSIERO COSMOLOGIE. secondo il sociologo. senza le quali non potremmo dare forma al pensiero. deve essere addomesticata.4 LA CORRELAZIONE DI TEMPO E SPAZIO L’antropologo britannico Christopher Hallpike ha sviluppato un esempio di teoria della distinzione tra tempo operatoria e concezione preoperatoria del processo temporale. 3. mentre in riferimento al posizionamento del proprio corpo e delle cose rispetto ad altri corpi.2 IDEE DEL TEMPO Il senso di un tempo non quantizzato. per poter essere vissuta. lineare e misurabile sia del tempo che dello spazio. riconducendo queste due concezioni alla distinzione di Piaget tra pensiero operatorio e pensiero preoparatorio. non potremmo fare nulla senza spazio e tempo perché sono le dimensioni costitutive di qualunque modo di pensare. simultaneità. Il tempo non qualificabile è detto “tempo qualitativo”. Ad esempio. Tuttavia. anche una manifestazione delle forze maligne dei capi che vogliono trattenerli presso di loro nelle zone rurali. 5) cogliere la dimensione di regolarità di fenomeni. le pratiche magiche o di stregoneria. è. 1. tutte sono.3 L’USO DELLE ANALOGIE ESPLICATIVE: MALATTIA E RELAZIONE SOCIALI Il pensiero elabora sempre analogie esplicative: nel pensiero occidentale ci si è rivolti alle “cose” per costruirle. con il tempo. ma può essere utile per comprendere come certe trasformazioni nel modo di ragionare possano essere determinate da mutamenti importanti nel sistema di trasmissione delle conoscenze e della comunicazione delle informazioni. quali la rappresentazione dello spazio e del tempo. come per noi occidentali. spiegazioni irrisolte e zone d’ombra. dove spiegare significa: 1) oltrepassare il senso comune e la diversità dei fenomeni. invece. al contrario. alla causalità in generale. 4) superare l’apparente disordine per ricercare un principio d’ordine del mondo.2 DIFFERENZE E SOMIGLIANZE L’antropologo inglese Robin Horton mise a confronto i “sistemi di pensiero tradizionali” africani con i sistemi di pensiero occidentali ed individuò che entrambi sono alla ricerca di una spiegazione del mondo.1 LA RICERCA DELLA COERENZA Nessuna visione del mondo. PENSIERO METAFORICO E PENSIERO MAGICO . 2) ricercare l’unità dei principi e delle cause. dove si possono avere rapporti solo previa autorizzazione del capo. per quanto complessa. denominati sistemi “aperti”. 1. I sistemi di pensiero africani affrontano questi problemi in termini di concetti religiosi e di divinità. i sistemi di pensiero rilevabili in Africa sono sistemi definibili “chiusi”. alla riproduzione. costellate da incongruenze. I sistemi di pensiero comprendono ambiti di riflessione molti diversi. e sono personalizzate. mentre gli altri sistemi hanno privilegiato il mondo sociale. come se il “dire” fosse anche il “fare”. per i Camerunensi.1. articolata e sofisticata è totalmente coerente. le teorie sul rapporto cultura/natura. eccessivamente rigida. mentre il sistema scientifico moderno in termini di forze fisiche. le credenze religiose. mentre quelli che fanno capo a concetti di natura scientifica sono. 1. l’AIDS. 3) semplificare al di là della complessità dei fenomeni. Nei primi vi è una causalità diretta tra parole e oggetti-azioni. quelle relative al rapporto tra i sessi. caratteristica di ogni sistema di pensiero. contraddizioni. si può dire che il pensiero umano è sempre alla ricerca della coerenza. per i giovani. oltre ad essere.4 SISTEMI CHIUSI E SISTEMI APERTI Secondo Horton. questa distinzione ora va intesa in senso relativo e non assoluto. al di là della loro anomalia o casualità. una malattia a trasmissione sessuale molto grave. Questa distinzione tra apertura e chiusura si è rivelata. che esiste presso i popoli primitivi solo in forme elementari. . la “magia bianca”. si fonderebbe sull’idea. ha il fine di produrre effetti benefici sul soggetto prescelto. in cui lo stregone sarebbe la figura centrale nel drammatico intento di superare l’annientamento. l’universo della magia può essere compreso solo in relazione all’angoscia umana della “perdita della presenza”. ruolo dominante nella politica e nei riti da una parte e apparente dipendenza dalle mogli dall’altra. che due oggetti venuti in contatto tra loro avessero il potere di agire l’uno sull’altro anche a distanza. il dolore. tentativo che non raggiunge mai un’acquisizione definitiva della presenza. secondo il suo pensiero. la morte. come il bene. che non ha niente a che vedere con la scienza. La “magia nera” consiste in operazioni verbali o materiali su oggetti appartenuti o che sono stati a contatto con la persona che si vuole colpire. che si basava sull’idea errata che imitando la natura la si sarebbe potuta influenzare. che sarebbe la condizione che l’essere umano non cessa di costruire per la paura angosciosa del “non-esserci”. 2. come se quanto venisse affermato fosse la loro concezione “ultima” e definitiva della realtà e si è chiesto se solo noi siamo capaci di pensare metaforicamente o ne sono capaci anche altri popoli.3 MAGIA E “PRESENZA” Secondo De Martino. Malinowski negli anni trenta elaborò una teoria della magia molto diversa dai suoi colleghi precedenti: la religione. 2. è una cosa a sé stante. commisurata ai loro bisogni e alle possibilità della tecnologia a loro disposizione.2 LA MAGIA E LE SUE INTERPRETAZIONI Per “magia” si intende comunemente un insieme di gesti. o pronunciano formule magiche di buon auspicio: si tratta di cosmologie e sistemi di pensiero diversi dai nostri. non era chiamata a spiegare l’origine dei fenomeni. atti e formule verbali e a volte scritte mediante cui si vuole influire sul corso degli eventi o sulla natura delle cose. detta anche curativa. anch’essa sbagliata. L’antropologo australiano Roger Keesing ha sollevato il problema che spesso il pensiero degli altri popoli è stato interpretato “alla lettera”. il male. la magia. intendono questo animale come un simbolo dello spirito aroe in quanto iridescenti.2. problemi comuni a tutte le società umane. che ci fosse un legame stretto tra magia. unici loro animali da compagnia) . scienza e religione. invece. I primi antropologi interpretarono la magia come un’aberrazione intellettuale tipica dell’uomo primitivo o come una scienza imperfetta e ritenevano. Quando i Bororo affermano di essere Arara rossi (mitici pappagalli. della simbiosi tra uomo e animali per il fatto di essere custoditi dalle donne.e della strana condizione dell’uomo. e la magiacontagiosa. ma fornire certezze di fronte ai grandi problemi della vita. avrebbe finalità puramente pratiche. oppure affermano di incontrare le anime dei loro defunti nei sogni. invece.1 LE CREDENZE APPARENTEMENTE IRRAZIONALI E IL PENSIERO METAFORICO Alcuni popoli affermano che gli alberi siano il luogo dove abitano gli spiriti. per cui un atto magico sarebbe un’azione compiuta da un mago o stregone con l’intenzione di influire positivamente o negativamente su qualcuno o qualcosa. James Frazer riteneva che esistessero due tipi principali di magia: la magia imitativa. La magia sarebbe un primo umano coerente tentativo di affermare la presenza umana nel mondo. altresì. La magia consisterebbe in atti sostitutivi per calmare l’ansia. 1 IL PENSIERO MITICO Il tema del mito. contraddittori. Per questo studioso. il mito è composto da unità minime (i mitemi). della società. il cielo. mezzo uomo e mezzo animale. che in antropologia viene denominato trickster. Questa comunanza tra esseri umani. speculative. La natura viene antropomorfizzata o. Non vi è più differenza nemmeno tra mondo sensibile e invisibile. agli uomini vengono attribuite caratteristiche tipicamente animali che gli permettono di volare. di disposizioni. In tutte le aree del pianeta. di pensiero. sociologiche. o un animale o un uomo semi-divino. Secondo Radcliffe-Brown i miti australiani e nordamericani avrebbero la funzione di rappresentare la realtà sociale nei suoi aspetti complementari. 3. Malinowski riteneva che il mito fosse una sorta di giustificazione a compiere certi riti. ecc. che nella realtà impiegherebbero molto tempo per compiersi. che fissa un codice di comportamento.4 UN PENSIERO CHE PENSA SE STESSO? Una diversa interpretazione del mito è stata elaborata nella seconda metà del’900 da LeviStrauss. assume cioè il compito di risolvere le contraddizioni . la rottura dell’equilibrio viene attribuita ad un personaggio particolare. spiriti. Il mito è un ambito speculativo in cui il pensiero umani si trova libero di immaginare anche ciò che non potrebbe esistere realmente. al contrario. nei miti alcuni fenomeni. i personaggi dei miti agiscono e abitano in luoghi impossibili da frequentare per la maggior parte degli esseri umani: fiumi. le nuvole. essere ambiguo nel comportamento e nella personalità.IL PENSIERO MITICO 3. in cui il mito viene indagato nella sua attività speculativa. le stelle. 3. è chiamato a conciliare quegli aspetti contraddittori dell’esistenza umana e del mondo animale. che trovano un senso solo se accostate ad altre dello stesso tipo. le azioni dei protagonisti non tengono conto della successione temporale. così ognuno può parlare con l’altro ed essere compreso. senza tenere conto dei legami che esso può avere con la vita sociale e culturale di una popolazione. funzionali. si verificano invece in un attimo. come quello della magia. ha appassionato molto gli antropologi.2 CARATTERISTICHE E PROTAGONISTI DEL RACCONTO MITICO Il mito ignora lo spazio e il tempo. animali e cose viene descritta come la situazione originaria di equilibrio cosmico e di unità. ecc. vivere sott’acqua. Nei miti si annullano le differenze tra regni. della cultura. la luna. infatti.3 LE FUNZIONI DEL MITO Il mito ha una serie di funzioni pedagogiche. classificatorie. dei sessi ecc abbiamo influenzato i riti e in che modo e se fossero stati creati prima i riti o i miti. che si sono interessati a capire se ci fossero delle connessione tra i racconti sull’origine del mondo. generi e specie. 3. la cui fine avrebbe dato origine al mondo attuale. qualcosa attraverso cui leggere una morale. . ecc. perforazioni. nei confronti delle situazioni esterne.2 CORPI Gli esseri umani hanno esperienza del mondo attraverso il corpo. L’idea di appartenere ad un sé collettivo e quella di essere ciò che siamo come individui rientra nel concetto di identità.tra bene e male. dell’America meridionale e centrale vengono oggi affrontate tenendo conto del contesto culturale di provenienza e della relazioni di autorità. COSTRUZIONI DEL sé E DELL’ALTRO IDENTITA’. il pensiero mitico ci appare come un pensiero libero che ha i propri limiti solo in se stesso: il mito sarebbe. così. In questi ultimi anni. Disturbi psichici di soggetti migranti come quelli dell’Asia. circoncisioni.3 CORPI SANI E CORPI MALATI Il corpo può essere strumento di “resistenza” e di “risposta”. naturale e sociale. inserendo nel racconto un “mediatore simbolico” di una contraddizione irrisolvibile per via razionale. CORPI. sociali e affettive. almeno parziale. che sta alla base di ciò che Bourdieu ha definito habitus. si tratta di una conoscenza “incorporata”. più si sviluppa in noi la “retorica dell’identità”. alcuni antropologi hanno messo in evidenza come alcuni individui “incorporano” il disagio sociale dando luogo a patologie di vario tipo. complesso degli atteggiamenti psico-fisici mediante i quali gli esseri umani stanno al mondo. Appartenenza e distinzione sono due aspetti opposti ma complementari del vivere e del sentire umani. entro cui questi individui sono cresciuti. con cui si acuisce il senso del confine tra sé e l’altro. frutto di un “pensiero che pensa a se stesso”. sarebbero tutte pratiche finalizzate a quella che lo studioso Remotti ha definito antropopoiesi. consapevole o inconscia. e tatuaggi. Sul corpo si proiettano valori e stili culturali differenti. 1. “PERSONE” 1. Più le nostre certezze sono minacciate. Il corpo è il veicolo privilegiato per manifestare la propria “identità”. Il corpo degli esseri umani è “culturalmente disciplinato” e le tecniche preposte all’attuazione di tale disciplina dipendono dai modelli culturali in vigore. Per questa capacità di svincolarsi dal mondo reale.1 I CONFINI DEL sé E LA RAPPRESENTAZIONE DELL’ALTRO: IDENTITA’/ALTERITA’ L’appartenenza di un individuo ad un gruppo è resa possibile dalla condivisione. socialmente individuabile. infibulazioni. che gli permettono di far parte di un “Noi” che traccia confini nei confronti degli “altri”. vita e morte. di determinati modelli culturali. 1. Questo “stare al mondo” è uno stare di natura sociale e cultura. così come le emozioni sono incanalate secondo modelli culturali precisi. del suo diritto alla vita. le differenze di genere risulterebbero dal diverso modo di concepire “culturalmente” la differenza sessuale. la vita. la potenza extra-umana del concepimento. di natura materiale e spirituale. separato dalla comunità sociale e lavorativa. il sudore. il destino individuale. GENERE. Spesso la concezione occidentale della medicina entra in conflitto con le medicine locali. Le differenze sessuali sarebbe. Anche nelle culture diverse da quella occidentale l’individuo è considerato come ricettacolo di motivazione ed affetti e come soggetto capace di capire e interpretare il mondo. i soli che possono individuare la presenza di una persona: il corpo. legate alle caratteristiche anatomiche. della sua libertà. senza tenere conto degli equilibri complessivi e dell’interazione tra le varie parti del corpo. il soffio.1 FEMMIMILE E MASCHILE Forse il confine identitario più netto è quello tra maschile e femminile. Nelle nostre società ragazzi e ragazze ricevono educazioni di genere differenti. il pensiero. la presenza di coppie di spiriti domestici o del bosco che scelgono un individuo come proprio supporto. il doppio (l’anima). Un’ulteriore caratteristica del paradigma biomedico occidentale è la “medicalizzazione del paziente”. A queste caratteristiche si aggiungono gli “attributi”: il nome. inoltre sostiene che l’efficacia di una cura possa dipendere solo dall’assunzione di determinati farmaci e concentra la terapia solo sulle zone del corpo su cui si manifesta la sofferenza. della dignità dell’individuo. La nozione di persona rinvia al modo in cui un individuo entra in relazione con il mondo sociale circostante: ciò che noi chiamiamo “persona” si presenta ovunque come un insieme di elementi costitutivi. 2. I Samo ritengono che l’essere umano sia costituito da nove componenti. L’universalità dell’opposizione tra maschile e femminile non implica che in tutte le culture si abbiano rappresentazioni analoghe della relazione tra i sessi. allora. a cui vengono ridotti gli oggetti e i fenomeni della realtà. ecc. EMOZIONI 2. 1. . ovvero l’inquadramento del malato come soggetto “altro”. la presenza di un antenato che può incarnarsi in un neonato o in un altro. dotati di una certa capacità di “integrazione”.Il modo antropologico di accostarsi alle concezioni di salute e malattia ha posto in evidenza che non esiste medicina svincolata dal contesto sociale e culturale nel quale viene praticata. il sangue. cioè biologico.4 “PERSONE” La “bioetica” è lo studio degli atteggiamenti e delle idee che sono implicite nel nostro modo di trattare il corpo umano nella sua relazione con la sfera della persona. Il paradigma biomedico occidentale si basa sull’idea che la malattia fisica abbia solamente cause di tipo organico.2 SESSO E GENERE Allo scopo di distinguere tra identità sessuale anatomica e identità sessuale socialmente costruita. l’ombra. SESSO. gli antropologi usano i termini sesso e genere. comunicative. RELAZIONI SOCIALI Una delle prime rappresentazioni sociali della differenza di genere è che le donne siano preposte alla riproduzione. Tali rappresentazioni sono per lo più implicite. emozioni. controllo che si accompagna a complesse rappresentazioni sociali. alle concezioni locali della mente e del corpo nonché al carattere della persona. possiedono. cioè in base ai modelli culturali introiettati nell’infanzia.4 EMOZIONI Lo studio delle emozioni costituisce un settore di ricerca sviluppato solo recentemente dall’antropologia e nasce come parte di interesse per la costruzione del Sé nei confronti dell’alterità. ovvero non vengono espressi dovunque nello stesso modo. attribuzioni di ruoli. I problemi connessi con lo studio antropologico delle emozioni sono molteplici e complessi. partendo dall’utilizzo simbolico delle differenze biologiche. ma gli antropologi sono tutti d’accordo sul fatto che gli stati d’animo non sono universali. la distinzione tra i sessi sono realizzate mediante la messa in opera di simboli. tanto reali quanto immaginari. Gli stati d’animo fanno parte di una più generale sfera dell’interiorità. 2. Delle emozioni in generale si può dire che con modulate in relazione all’età.piuttosto. accudire i figli sono tutti atti culturalmente determinati. Molte società insistono sui tratti connessi con l’uso del corpo. sentimenti e sensazioni. sentimenti. al genere. allattare. l’esclusione. i sentimenti sono i concetti che una cultura possiede di un determinato stato d’animo. ETNIE . sono . Tutte le culture presentano un modo “razionale” di parlare delle emozioni. non c’ niente di meno naturale della riproduzione umana. La separazione. come le “case degli uomini” in Nuova Guinea e gli “haram” nel mondo mussulmano. rappresentazioni sociali e culturali dell’identità spesso sorprendentemente diverse tra loro. cioè. Molte culture hanno costruito degli spazi di genere. costruiscono la femminilità e la mascolinità. alla posizione sociale. espressi da “soggetti culturali”.3 SESSO. GENERE.Le culture. CASTE. 2. CLASSI. ma nelle società dotate di scrittura sono anche oggetto di norme giuridiche. concetti e nozioni atte a descriverle. Il controllo della capacità riproduttiva delle donne costituisce un elemento cruciale di tutti i sistemi sociali e della nascita di certe forme di potere. specialmente in pubblico. ed esse non cadono al di fuori della sfera razionale della vita umana. al contesto pubblico o privato. educative e di comportamento tra individui di sesso differente. in cui non è sempre facile distinguere tra emozioni. In realtà. Gli studi più recenti di antropologia delle emozioni si sono sforzati di “tradurre” quei concetti e quelle parole che in determinati contesti sociali vengono utilizzati per esprimere particolari stati d’animo. pratiche. dal momento che partorire. Le distinzioni di classe si riflettono anche sul piano culturale. Il sistema delle caste. “stirpe”. si hanno infatti in sistemi sociali. 3. L’etnicità è il sentimento di appartenenza ad un definito gruppo culturale. Lavorare. 3. ma non di diritto. gli essere umani sulla base di un elemento culturale: le differenze tra i gruppi occupazionali vengono assimilate a delle differenze naturali. Le classi non sono la stessa cosa dei gruppi occupazionali. dei limiti nella presenza di altri fattori. economici e politici in cui è formalmente assicurata a tutti la possibilità di ascendere socialmente. Il sistema castale distingue. il proletariato può egli stesso divenire capitalista.1 CASTE Il termine casta viene oggi utilizzato in maniera fluida e generica in riferimento a gruppi sociali ritenuti superiori e inferiori ad altri e per questo tendono a condurre una vita separata. per alcuni antropologi ha lo stesso principio del totemismo. eterno di un gruppo di riferimento.3. che opera una distinzione tra i gruppi servendosi delle diversità esistenti tra le specie naturali. però. il sistema delle caste altro non sarebbe che il frutto della tendenza umana alla stratificazione sociale. I significati del termine etnia: l’equazione lingua = cultura = territorio corrisponde a un sentimento identitario che dà per scontato un carattere assoluto. tradizione. non sarebbe legittimo parlare di classi sociali. invece. Per alcuni antropologi. Laddove non esiste coscienza di classe.2 CLASSI La nozione di classe sociale è strettamente legata alla tradizione della filosofia e dell’economia politica europea. una forma di auto-percezione che nasce dalla contrapposizione con altri gruppi sociali. La caste indù si auto-percepiscono come gruppi naturali. linguisticamente e territorialmente definito in modo rigido. frequentare luoghi ecc sono atti che non consentono ai membri delle caste superiori di entrare in contatto con quelli delle caste inferiori. statico. le classi non sono fisse e chiuse. unità chiuse sul piano matrimoniali. determinanti nella definizione dei rapporti tra gruppi e comunità: uno di questi è l’etnicità. L’appartenenza di classe non è ascrittiva: nel contesto della società moderna. lingua. eminentemente simbolici. separate le une dalle altre sulla base di precisi divieti. per altri per riuscire a capire questo sistema bisogna rifarsi a criteri strettamente socio-economici. e secondo Geertz sono espressione di “sentimenti . usare oggetti d’uso quotidiano. e sulle differenze culturali “di classe” nascono forme di distanziazione sociale “di fatto”. territorio.3 ETNIE ED ETNICITA’ Per molti anni gli antropologi hanno usato il termine etnia per indicare un gruppo umano identificabile mediante la condivisione di una medesima cultura. L’applicazione del concetto di classe trova. mangiare. Casta è un termine che in lingua portoghese significa “casata”. Vi sono società presso le quali i nuovi nati sono considerati “reincarnazioni” degli spiriti defunti del gruppo della madre. I simboli: I simboli fondamentali per indicare la parentela sono i seguenti: individuo di sesso femminile . In Europa. per molti secoli. è prevalsa la rappresentazione della procreazione come effetto della crescita del “seme” maschile all’interno del corpo della donna. Le rappresentazioni e le concezioni che le varie culture hanno delle relazioni di parentela non sono mai disgiunte dai criteri con cui le società stesse assegnano ad ogni individuo un determinato posto al suo interno. senza che il padre abbia alcun ruolo. sulla base della consanguineità e per via matrimoniale. Ma gruppi simili non esistono in assoluto. e può risultare funzionale al mantenimento della divisione della società in classe e inibisce la comparsa di una “coscienza di classe”. Il “fenomeno etnico” si presenta a noi in una forma che ne nasconde il vero significato storico.primordiali”. che dopo una gestazione non definita. FORME DI PARENTELA LA PARENTELA COME RELAZIONE E COME RAPPRESENTAZIONE. L’uso politico dell’etnicità: per pensare gli altri diversi da sé. Il sentimento di eticità può prevalere anche all’interno di società stratificate.2 DIAGRAMMI DI PARENTELA Per descrivere le relazioni di parentela vengono tracciati dei diagrammi. Il fattore etnico può anche essere utilizzato allo scopo di ottenere vantaggi economici per alcuni gruppi di interesse. divise in classi. lo trasmette alla madre tramite lo sperma. e gli stessi “sentimenti primordiali” non sono naturali. alcuni gruppi etnici enfatizzano alcuni elementi differenziali. linee. Alcune culture pensano che un bambino prenda forma nel cervello del padre. 1. il suo annullamento fisico e psicologico. 1. lettere e numeri. Lo scopo dello scontro etnico è l’eliminazione dell’altro. la parentela può essere definita come la relazione che lega alcuni individui. perché i gruppi umani sono effetto di interazioni lente con altri.1 IDEE DI PARENTELA Da un punto di vista tecnico. disegni costituiti da simboli convenzionati. siblings) adozione ordine di anzianità dei fratelli germani Ego (maschile. femminile. imprecisato) dal cui punto di vista il diagramma va letto 1.individuo di sesso maschile individuo di sesso imprecisato individuo deceduto matrimonio divorzio relazione sessuale relazione di discendenza relazione tra fratelli germani (figli degli stessi genitori.3 CONSANGUINEI E ALLEATI (O AFFINI) . queste definizioni di discendenza sono utilizzate laddove la discendenza è alla base della formazione dei gruppi sociali. su basi collettive. Sigle: sono altri elementi che servono a costruire diagrammi di parentela. forme di cooperazione economica. parlare di società bilaterali.4 DISCENDENZA E CONSANGUINEITA’ Sembra che il sistema più semplice per dar vita a dei gruppi a scopo di collaborazione e difesa. Gruppo corporato: Con l’espressione gruppo corporato si indicano quegli gruppi fondati sul principio di discendenza i quali condividono. in Europa non abbiamo gruppi di discendenza. mentre quella cognatica non segue una linea prestabilita. Perché un gruppo sia considerato tale. è necessario che tutti gli appartenenti mettano in atto e rispettino le condizioni citate. La discendenza di tipo patrilineare e quella patrilineare sono definite unilineari. si preferisce. c) Cognatica: fondata su legami stabiliti attraverso una linea di discendenza che comprende sia individui di sesso maschile che femminile.I parenti consanguinei sono quelli biologicamente connessi con Ego. i parenti alleati sono quelli acquisiti attraverso il matrimonio. politica. Ma = Madre Pa = Padre Fr = Fratello So = Sorella Mo = Moglie Mr = Marito Fa = Figlia Fo = Figlio Fi = Figli 1. privilegi. Esistono società a discendenza doppia le quali associano il principio della patrilinearità a quello della matrilinearità. . diritti. quindi. sia stato quello di fare riferimento alla parentela. rituale. Tipi di discendenza: a) patrilineare o agnatica: stabilita esclusivamente attraverso legami tra gli individui di sesso maschile b) patrilineare o uterina: fondata esclusivamente su legami tra individui di sesso femminile. Un gruppo di discendenza patrilineare è un patrilignaggio. si avrà unpatrilignaggio. 1. ossia del luogo in cui.6 MATRIMONIO E ALLEANZA Tra i vari aspetti della parentela è di fondamentale importanza la dimensione dell’alleanza.5 RESIDENZA E VICINATO Un fattore molto importante connesso con il parentado è la residenza.Lignaggi e clan: Il lignaggio è costituito da tutti gli individui che possono tracciare una comune discendenza da un determinato individuo. teoricamente.e ma trilaterali in relazione di consanguineità con Ego. La nozione di parentado è importante perché designa quell’insieme di persone che sono rilevanti dal punto della vita concreta di un individuo (Ego). 1. costituito da tutti gli individui patri. che è stato definito vera e propria forma sociale. perché la maggiore o la minore vicinanza spaziale determina il grado di coesione. Non esistono mai parentadi identici. un gruppo di discendenza patrilineare è un matrilignaggio. I clan sono quei gruppi di discendenza in cui i membri non possono ricostruire la successione degli individui che connettono i loro rispettivi lignaggi all’antenato comune. si avrà un matrilignaggio. una comunità caratterizzata dalla sua concretezza spaziale o virtuale e dal suo potenziale di riproduzione sociale. se è stabilita attraverso gli individui di sesso femminile. in quanto esso esiste solo in relazione a un individuo vivente. il parentado si dissolve. effettivamente esistente. Tutte le società hanno modelli ideali di residenza postmatrimoniale. una nuova coppia sarebbe tenuta a stabilirsi: a)patrilocale (o virilocale): con o vicino ai parenti del marito b)matrilocale (o uxorilocale): con o vicino ai parenti della moglie c)ambilocale: una coppia può scegliere se vivere vicino i parenti del marito o della moglie d)neolocale: una coppia si stabilisce in un luogo diverso da quello dei parenti di entrambi i coniugi e)natolocale: marito e moglie continuano a vivere ognuno coi propri parenti f)avuncolocale: una coppia si stabilisce vicino al fratello della madre un altro fattore della residenza che non si omettere è il vicinato. Se questa connessione è stabilita a partire di un individuo di sesso maschile.le forme più conosciute sono: a)monogamico: tra due individui . Parentado: il parentado di un individuo è sempre un gruppo egocentrato. che ha un peso sociale notevole. Alla morte di un individuo. contratte attraverso l’istituzione del matrimonio. poiché un parentado è sempre “egocentrato”. La proibizione dell’incesto: con questa espressione si indica il divieto. In base all’istituzione dell’epiclerato in vigore nell’antica Grecia. Gli Igbo della Nigeria praticano il matrimonio tra donne: se l’uomo di una coppia è sterile. Da questa relazione nasceranno dei figli che saranno considerati discendenza del padre sociale. e non del padre naturale.” Matrimonio. i cui figli saranno considerati legittimi discendenti dell’uomo. poteva far unire legalmente in matrimonio una figlia ad un uomo e diventare a tutti gli effetti il padre del figlio della figlia. gruppo domestico: il matrimonio è un atto che legalizza un rapporto sessuale dal quale possono nascere dei figli. perché è molto importante per questo popolo garantire una discendenza ad ogni individuo di sesso maschile. un uomo sposato con solo figlie femmine. relativo all’unione sessuale e matrimoniale tra determinati individui . I Nuer del Sudan praticano il matrimonio col fantasma: una donna sposa il fratello o il cugino di un uomo scomparso. costitutiva degli individui appartenenti a tre generazioni e che formano spesso un gruppo domestico. un “prestito” di uomo. considerati legittimi. due donne si accordano per una relazione adulterina.7 ESOGAMIA ED ENDOGAMIA Le nozioni di esogamia e endogamia sono strettamente legate al concetto di matrimonio. e nel quale la donna in questione è suscettibile di avere dei figli. Questo perché in quella società avere figli per una donna è un fattore di realizzazione sociale. La famiglia composta dai coniugi e dai figli è definita famiglia nucleare. 1. ma una definizione maggiormente comprensiva può affermare che “il matrimonio è una transazione che si risolve in un accordo in cui una persona stabilisce un diritto continuativo di accedere sessualmente a una donna. universalmente diffuso nelle società umane. famiglia. Gli antropologi hanno trovato quasi impossibile giungere a una definizione universale di matrimonio. mentreendogamia denomina l’unione matrimoniale con un individuo all’interno del gruppo. Esogamia indica l’unione matrimoniale con un individuo esterno al gruppo.b)poliginico: tra un uomo e più donne c)poliandrico: tra una donna e più uomini il principale scopo di questa istituzione è legittimare gli individui che nascono dalle relazioni sessuali: infatti è solo grazie al matrimonio che la riproduzione umana viene socialmente e culturalmente disciplinata. che esiste quasi sempre nel contesto di quella che si chiama famiglia estesa. mentre sistemi tra loro simili possono essere tracciati in località molto distanti. il modo più semplice per determinare gli individui consentiti e quelli vietati sul piano matrimoniale è quello di distinguere tra cugini incrociati (figli e figlie di fratelli germani di sesso differente) e cugini paralleli ( figli e figlie di fratelli germani dello stesso sesso). Il principio di reciprocità: l’esogamia.2 I TRE ASSUNTI DI MORGAN E GLI OTTO PRINCIPI DI KROEBER I tre assunti di Morgan: 1) ad ogni termine con cui un individuo designa un suo parente ne corrisponde sempre un altro usato da quest’ultimo per designare il primo ( riconosciuto dagli antropologi comelegge di coerenza interna dei reciproci). 2) i sistemi terminologici di parentela rientrano in poche categorie fondamentali. ma questa differenza ha senso solo se si è in presenza di gruppi unilineari esogamici. Il matrimonio tra cugini paralleli è un modello di unione preferenziale.1 TERMINOLOGIE DI “PARENTELA” O DI “RELAZIONE”? Una terminologia di parentela è il complesso di termini di una società dispone per designare gli individui in relazione di consanguineità e di alleanza. . 2.Cugini incrociati e cugini paralleli: secondo alcuni antropologi. Il principio di reciprocità è lo scambio di donne messo in atto in alcune società in cui un gruppo stabilisce relazioni privilegiate con altri gruppi. lo zio/la zia. Gruppi di discendenza endogamici: in certe società prevale la tendenza a instaurare unioni matrimoniali endogamiche rispetti al lignaggio o al gruppo di discendenza. in relazione ai gruppi di discendenza unilineari. può essere letta come un meccanismo per istaurare relazioni di cooperazione e alleanza tra gruppi diversi. Scambio allargato e scambio differito: lo “scambio delle donne” può assumere forme allargate (che coinvolge più di due gruppi) o differite (il gruppo che cede una donna. 3) sistemi molto diversi possono trovarsi in regione geograficamente prossime. ne riceve una in cambio nella generazione successiva). Gli otto principi di Kroeber (non tutti i sistemi fanno uso di tutti i principi e nemmeno degli stessi): 1) la generazione: tutti i sistemi distinguono tra Ego e il padre/la madre. non obbligatorio. LE TERMINOLOGIE DI PARENTELA 2. . e i fratelli del padre con il padre. Ego non fa distinzione sul piano terminologico tra parenti dal lato materno e parenti dal lato paterno. fratello maggiore) 7) Il sesso del parente attraverso il quale passa la relazione con l’individuo a cui il termine si riferisce: esempio: cugini incrociati e cugini paralleli. per Morgan. 8) 2. anche il 4. e fondano i parenti dello stesso sesso e della stessa linea di discendenza.3 Condizione (vivente o defunto) del parente a cui si fa riferimento. il discrimine tra sistemi di parenteladescrittivi(con la presenza del criterio) e classificatori(con assenza del criterio). 5) La biforcazione: questa caratteristica è condivisa solo da alcuni sistemi e prevede che i parenti dal lato materno siano designati con termini differenti da quelli dal lato paterno. 4) La distinzione terminologica tra consanguinei in linea diretta e consanguinei in linea collaterale: questo principio costituiva. oltre ai principi 1 e 2 di Kroeber. per questo tali terminologie sono chiamatea fusione biforcata. Questi sistemi adottano il principio di biforcazione. irochese e sudanese. omaha. Il sistema eschimese distingue i membri del suo nucleo famigliare da tutti gli altri. La differenza principale tra questi sistemi è che quello eschimese adotta. I SEI SISTEMI TERMINOLOGICI DI PARENTELA Gli antropologi hanno isolato sei tipi principali di sistemi terminologici di parentela e hanno assegnato loro questi nomi: hawaiano. Sistemi lineari: la presenza di questi sistemi è registrata presso società con gruppi di discendenza unilineare. Questi sei tipi possono essere raggruppati in tre differenti categorie: a) sistemi non lineari o bilaterali b) sistemi lineari c) sistemi descrittivi Sistemi non lineari o bilaterali: hawaiano ed eschimese.2) Il sesso: tutti i sistemi distinguono il sesso del parente. Il sistemi crow adotta il criterio della biforcazione e fonde terminologicamente le sorelle della madre con la madre. Il sistema hawaiano fa uso esclusivamente dei principi della generazione e del sesso. 6) Età relativa: prevede la distinzione terminologica tra individui maggiori o minori di età ( es: fratello minore. Il nostro sistema è di tipo eschimese. eschimese. crow. Ego distingue i cugini incrociati da quelli paralleli e i parenti consanguinei da parte del padre da quelli da parte della madre. Ego distingue solo tra maschi e femmine e la loro generazione di appartenenza. in alcuni però la distinzione è limitata ad alcuni individui (in inglese il termine cousin designa sia “cugina” che “cugino”) 3) La distinzione tra consanguinei e affini: i sistemi separano terminologicamente i parenti di sangue da quelli acquisiti attraverso il legame matrimoniale. il 5 di Kroeber. Tutti ciò indipendentemente dalla generazione. Il controllo della progenitura: la preoccupazione di avere figli maschi che assicurino la discendenza è centrale per ogni gruppo di discendenza patrilineare. .Per cogliere le differenze col sistema irochese. questo è tipico delle società patrilineari. Sistemi descrittivi: caratteristica di questi sistemi è usare un termine diverso per ogni parente di Ego appartenente alla propria generazione. Il controllo della progenitura e della fertilità delle donne. Le regole dell’esogamia (le donne si sposano fuori) e della residenza patrilocale sarebbero all’origine dei gruppi di discendenza patrilineare. Le società patrilineari hanno istituzioni.1 LA PARENTELA NELLE SOCIETA’ UNILINEARI (PATRI. Il levirato ha lo scopo di conservare l’appartenenza della progenitura di un uomo defunto al gruppo di discendenza di questi. b) distinguono tra i parenti del matrilignaggio della madre di Ego e i parenti del matrilignaggio del padre di Ego.E MATRILINEARE) Gruppi patrilineari: sono quelli che ricorrono più frequentemente tra quelli studiati dall’antropologia. come il levirato e il sororato. Alcuni ritengono che il criterio della patrilinearità potrebbe essere il prodotto di una forma di divisione del lavoro che vede gli uomini impegnati insieme in attività di cooperazione intensa e continuativa. bisogna tenere presente che i sistemi crow: a) sono tipici delle società patrilineari. la nascita di vari sistemi di scambio matrimoniale. I membri del patrilignaggio della madre di Ego si distinguono terminologicamente solo in base al sesso. Si è pensato che la residenza patrilocale sia nata per far restare i maschi in un luogo e allontanare le donne verso un altro gruppo. presso questo tipo di società. ha comportato . ma non alla generazione. il sororato ha lo scopo di rimpiazzare la fertilità di una donna defunta mediante la cessione della sorella di quest’ultima al gruppo di discendenza del marito vedovo. c) Usa lo stesso termine per indicare i figli di costoro. Il sistema omaha è speculare a quello crow. Si tratta di sistemi a “massima distinzione terminologica” LA PARENTELA COME PRATICA SOCIALE 3. Molte culture enfatizzano l’elemento maschile attribuendogli anche qualità intellettuali rispetto alle donne. a quella dei genitori e a quella dei figli. che sono finalizzate all’acquisizione di prole maschile. L’avuncolato: è il nome che gli antropologi hanno dato a un complesso di elementi culturali (residenza. oppure. oltre a provvedere al sostentamento della famiglia della sorella. quella del fratello è di gran lunga superiore a quella del marito. le conoscenze sacre e profane e le eventuali cariche politiche e religiose. di solito privi di valore d’uso immediato. che noi preferiamo chiamare piuttosto “compensazione matrimoniale”. La condizione della donna nelle società matrilineari: si può valutare la posizione di una donna in base all’autorità esercitata su di lei dal marito e dal fratello. eredità. ecc) che caratterizzano la relazione tra un individuo e il figlio di sua sorella. perché anche qui questi sono appannaggio degli uomini. Uno dei maggiori problemi che le società a discendenza matrilineare devono affrontare è come risolvere la tensione tra il potere e la discendenza. Sembra che la . cioè nei pressi del fratello della madre dello sposo. Al centro di tale tensione traviamo i fratelli della donna e il marito di quest’ultima che si contendono il controllo sulla prole della donna stessa. Il gruppo della donna conserva sempre la possibilità di intervenire in caso di contrasti o di maltrattamenti ai danni della prole di una donna o di lei stessa. Malinowski scoprì che nelle comunità delle isole Troiland lo zio materno. Vi sono società in cui l’autorità del marito è maggiore di quella del fratello. al contrario. Il principio dell’endogamia nelle società in cui la figura della donna è adombrata funziona da ammortizzatore contro la perdita dei diritti della donna nei confronti del marito. Tale tensione si manifesta soprattutto in relazione alla scelta del modello di residenza il destino delle società matrilineari: la progressiva riduzione delle società matrilineari sembra essere l’effetto dell’espansione dell’Occidente: le società matrilineari si trovano quasi tutte. trasmette i beni. La discendenza è trasmessa per via femminile e l’autorità per via maschile. esercita l’autorità sui suoi figli maschi. che il gruppo del futuro sposo cede al gruppo della sposa. infatti. l’Oceania. nelle aree del mondo che hanno subito di più la colonizzazione: le Americhe.Tra queste istituzioni che ruotano intorno allo scambio matrimoniale è presente una chiamata “prezzo della sposa”. Gruppi matrilineari: in questi gruppi vi è distribuzione assimetrica del potere e dell’autorità tra maschi e femmine. Spesso la discendenza patrilineare è associata alla residenza avuncolocale. autorità. Discendenza o residenza? Il dilemma delle società matrilineari. e da questa sono state maggiormente danneggiate sul piano demografico e hanno maggiormente sofferto per l’imposizione del diritto europeo. l’Africa subsahariana. La compensazione matrimoniale: potrebbe essere definita come una quantità di beni. Potere. – La discendenza doppia non sembra evocare le rappresentazioni delle due linee tali da attribuire a entrambe lo stesso peso. ESPERIENZA RITUALE. che pensano il corpo come “animato” da una forza vitale. per Ego. i due gruppi si ostacolerebbero a vicenda. In linea generale una religione potrebbe essere definita come un complesso più o meno coerente di pratiche (riti e osservanza di precetti) e di rappresentazioni (credenze) che . Gruppi di discendenza cognatica: sono gruppi che tracciano la loro discendenza da un antenato sia attraverso individui di sesso maschile che femminile. entrambe le linee di discendenza danno origine ad altrettanti gruppi corporati. Troviamo sempre.1 COS’E’ LA RELIGIONE? La nozione di religione sembra essere scontata per noi: è infatti un complesso di credenze che si fondano su dogmi (le verità della fede) e su riti. altri che non hanno dèi. le quali possono non avere. perché: – i gruppi di discendenza doppia sono possibili solo perché ciascuno ha delle funzioni differenti da quelle dell’altro. Una caratteristica di questi gruppi di discendenza è che un individuo può far parte di linee differenti. esseri umani che immagino una vita dopo la morte. altri che non hanno templi né individui specializzati nelle attività di culto. Ma è facile trovare popoli che non hanno dogmi della fede.condizione della donna sia migliore laddove l’autorità del marito e del fratello sono pari e si bilanciano consentendo alla donna di appoggiarsi ora all’uno ora all’altro. che non possono essere tutti ricondotti ad un unico denominatore valido ovunque e in qualunque epoca. però. cerimonie e liturgie che hanno lo scopo di avvicinare i fedeli a delle entità sovrannaturali. Gruppi a discendenza doppia: sono quelli dove Ego appartiene a due linee di discendenza: quelle stabilite una dal patrilignaggio e una dal matrilignaggio. autorità e verità sono strutture e concetti relativi. CONCETTI E CULTI 1. la stessa importanza. Alcuni antropologi hanno messo l’accento sul modello di residenza adottato nei gruppi di discendenza cognatica: si è constatato che in questi gruppi di discendenza si tende ad adottare forme di residenza patrilocale. DIMENSIONE RELIGIOSA. ma questa è una visione troppo rigida. Se le funzioni fossero identiche. Alcuni studiosi hanno sottolineato che l’idea di religione come qualcosa di comune a tutte le esperienze religiose sia insostenibile. Convenzionalmente. quali profumi e incensi. . pellegrinaggi. funzioni. consente uno stato emotivo che favorisce il senso di comunione tra i partecipanti oppure gli stati di trance che permette. sacerdoti. guide spirituali. una “forza” che può trasmettersi da un corpo all’altro. 8) il convivio: mangiare e bere: la condivisione di un pasto fa parte del cerimoniale di molti culti religiosi. in alcuni culti. 3) la prova fisica: tutte le religioni implicano che i fedeli si sottopongano a prove fisiche come l’astinenza da cibi e bevande. sono all’automortificazione e all’autotortura. per questo si evocano alcuni aspetti di questa in formule quali possono essere le preghiere. 9) il sacrificio: tutte le religioni prevedono offerte alle potenze invisibili. ecc. può svolgersi in un luogo qualunque o in uno destinato al culto. guaritori) 5) la recitazione del codice: tutte le società prevedono una concezione compiuta del mondo e dei rapporti degli esseri umani con il mondo ultrasensibile. che siano forze della natura. la recitazione. 4) l’esortazione: caratteristica di una religione è la presenza di individui che si rivolgono ad altri per facilitare il contatto di questi con le forze soprannaturali (profeti. La dimensione del potere risiede nell’idea che vi sia qualcosa o qualcuno che ha un’autorità incondizionata tali valori. processioni sembra una costante in tutte le forme di religione.riguardano i fini ultimi e le preoccupazioni estreme di una società di cui si fa garante una forza superiore all’essere umano. 2) la musica: la musica e il canto costituiscono parte integrante di molte cerimonie religiose. 11) l’ispirazione: gli stati interiori dei soggetti coinvolti in una esperienza religiosa possono cambiare a seconda dei contesti e della personalità dei soggetti coinvolti. Queste funzioni si esplicano in maniera concreta attraverso simboli. la lettura e il commento di queste.2 UN’UTILE TIPOLOGIA: GLI ELEMENTI DELLA RELIGIONE E LE FORME DI CULTO Gli elementi della religione: Fallace indica gli elementi che indicano che siamo in presenza di una religione: 1) la preghiera: consiste in un modo culturalmente definito di rivolgersi alle entità garanti dell’ordine cosmico e sociale. 6) mana: parola di origine melanesiana con cui gli antropologi hanno voluto indicare un’idea di sostanza invisibile. 10) la congregazione: la riunione degli individui in occasioni particolari come messe. miti e riti. La religione svolge una funzione integrativa perché ha il compito di spiegare l’importanza indiscutibile di quei valori. 7) il tabù: con la parola polinesiana tapu gli antropologi hanno voluto indicare tutte le proibizioni relative agli esseri animati o a cose speciali. La dimensione del significato sta proprio nei valori esprimenti i fini ultimi e le preoccupazioni estreme di una società. e ha funzione proiettiva delle sue certezze. 1. sacrifici. ai fedeli di entrare in contatto con gli esseri spirituali. Può essere individuale o collettiva ed è spesso accompagnata dall’uso di sostanze speciali. divinità o spiriti. mettendo al riparo i credenti dalle ansie e dalle preoccupazioni. Questa definizione tocca due dimensioni: quella del significato e quella del potere. del sesso. che sono accessibili a tutti.1 I SIMBOLI SACRI E LA LORO EFFICACIA Secondo Clifford Geertz. i simboli significano dei concetti che rinviano ai valori fondamentali e ultimi di una società. nonostante il mondo si presenti con un insieme di eventi caotici e imprevedibili. sia sul piano pratico che concettuale. “sacri” e il sacro è una nozione centrale del pensiero religioso. vera e immutabile alla quale ci si può richiamare. sono vietate a chi non è consacrato. I culti comunitari: sono tutte le pratiche religiose che prevedono la partecipazione di gruppi di individui organizzati sulla base dell’età. cioè posto in uno stato tale da poter accedere ad esse. vi è pur sempre una realtà ultima. SIMBOLI E RITI 2. I culti sciamanici sono tipici delle società nelle quali il contatto con le potenze invisibili è assicurato dall’opera di una particolare figura definita sciamano. Ciò che distingue lo sciamano dagli altri. le cose sacre sono “separate” da quelle profane e. ecc. dove l’uno e l’altro si sostengono a vicenda grazie a una visione “ufficializzata” dell’ordine cosmico. e “interdette” . dolorosi e capaci di sconvolgere l’universo morale degli esseri viventi. che solo occasionalmente veste i panni della sua funzione. Il tipo di ordine che i simboli sacri suggeriscono riguarda la certezza che. I culti ecclesiastici: prevedono l’esistenza di gruppi di individui specializzati nel culto e che sono in possesso di testi scritti. sempre all’interno di un codice religioso culturalmente e socialmente condiviso di rappresentazioni. oppure su base volontaria e che si riuniscono temporaneamente per un preciso scopo. I simboli religiosi sono.12) il simbolismo: le religioni vivono grazie a dei simboli che nei veicolano i concetti e suscitano nei credenti determinate rappresentazioni e servono a condurre le stesse cerimonie religiose. a differenza di queste ultime. seminari. sicura. Caratteristica dello sciamano è di essere come tutti gli altri nella vita di tutti i giorni. Un tipo speciale di culto comunitario è quello totemico. però. al punto di essere percepite come pericolose. infatti. Per questo si dice che la religione equivale a una visione del mondo. Secondo Emile Durkheim. In questo caso sono forti le connessioni tra gruppi sacerdotali specializzati e i detentori del potere statale. ovvero che suscitano nell’essere umano rispetto e timore reverenziale. è che egli ha la possibilità di entrare in semi-incoscienza (trance) per entrare in contatto con le potenze sovrannaturali e attingere da loro le conoscenze per poter operare sui credenti. . che vengono tramandati in luoghi speciali quali scuole. In questo senso i simboli sacri svolgono una funzione integrativa e protettiva. ritenuto connesso con la prima forma di religione. dove però questa si ricopre di un’aura di sacralità. Tipi di culto: Fallace ha distinto anche vari tipi di culto riscontrabili nelle diverse religioni: i culti individuali sono quelli praticati dal singolo individuo. del rango. b) margine (riti liminari). entrata e uscita da un ordine religioso).2. un rapporto di necessaria reciproca inclusione. I riti funerari contengono gesti. Riti di passaggio: sono quelli che sanzionano pubblicamente il passaggio di un individuo da una condizione sociale ad un’altra (battesimi. l’ordine del cosmo e della società. parole che richiamano alla mente dei partecipanti i valori e i significati sui cui la società fonda l’ordine del mondo e di sé medesima. In altre culture. invece. Di fronte alla morte le società fanno riferimento ai valori ultimi sui quali esse si fondano. attribuendo la massima importanza a quello centrale. ciascuna caratterizzata da rituali specifici: a) separazione (riti preliminari).3 LA VARIETA’ DEI RITI I riti si distinguono per alcune caratteristiche particolari a cui gli antropologi hanno dedicato importanti studi teorici ed etnografici. spontanei o organizzati. all’interno di ciascun rito di passaggio. queste relazioni vengono sottolineate in continuazione. proprio perché evocati tramite formule sempre uguali. I riti sono normalmente ufficiati da personalità dotate di un’autorità particolare. Nelle società studiate dagli antropologi viene spesso dato grande rilievo a riti di questo genere. dal momento che la morte e i riti che l’accompagnano esplicitino gli elementi stessi dell’ordine ancestrale che è il cuore stesso del sistema normativo. però. sesso-morte.c) aggregazione (riti postlimi nari). Nelle società non stratificate i riti funerari sono pressochè identici per tutti. I riti sembrano costruire attività entro cui si genera un principio di autorità. I riti “profani” sono. I rituali funerari: in tutte le società la morte è evento dirompente e drammatico. sono ciò che rende evidenti le verità di una religione. parole e gesti la cui sequenza è prestabilita da una formula fissa che evocano simboli che. il distacco di un individuo dalla sua condizione precedente. infatti. i fini ultimi. infatti. azioni. Nella fase di margine avviene. pubblici e quindi rappresentandoli attraverso l’uso rituale di simboli dotati di significato. tutte le complicate dinamiche relative al lutto e alla perdita: tra rituale funebre e lutto non c’è. ma mettono comunque in gioco rappresentazioni sacre a tutti gli effetti (es: i riti patriottici a nazionalistici di tradizione euro-occidentale. ossia i valori. dell’assunzione di un nuovo status. rinascita-morte costituiscono termini di scandalo proprio perché rendono impensabili le regole su cui si fondano le nostre istituzioni sociali. Van Gennep distinse. in cui una bandiera occupa spesso la posizione di simbolo dominante). i binomi amore-morte. che risultano privi di finalità religiose in senso stretto. RELIGIONI E IDENTITA’ NEL MONDO GLOBALIZZATO . come per esempio un sacerdote. circoncisioni rituali. matrimoni. I rituali funerari non contengono. eventi pubblici ricorrenti. Nelle nostre società.2 I RITI DELLA RELIGIONE Un rito può essere inteso come un complesso di azioni. poiché essi sono la dichiarazione pubblica. Riti di iniziazione: sanciscono il passaggio degli individui da una condizione sociale o spirituale a una diversa dalla precedente. rendendoli espliciti. tre fasi. svelano il loro carattere sacro. 2. socializzata. i culti messianici: sono quelli a fondo carismatico. il termine millenaristico serve ad indicare i movimenti religiosi nati in contrapposizione al colonialismo. Nei paesi extra-europei.1 LA CREATIVITA’ COME ASPETTO COSTITUTIVO DELLA CULTURA La creatività culturale è strettamente legata a una caratteristica fondamentale del lignaggio umano: la sua produttività infinita. . La creatività umana consiste nella possibilità degli esseri umani di produrre novità mediante la combinazione e la trasformazione di pratiche culturali esistenti. anche se parzialmente prevedibili. è la festa.2 LA FESTA COME DIMENSIONE CREATIVA Vi sono forme di attività e circostanze in cui queste combinazioni di pratiche e significati inediti sono più evidenti che in altre: una di queste circostanze. 1. ovvero la ritrazione progressiva del sacro dalla vita sociale e dalla sensibilità degli individui.1 SECOLARIZZAZIONE E NUOVE RELIGIONI Dalla fine del XIX secolo i filosofi hanno cominciano a discutere riguardo lasecolarizzazione. legati alla presenza di una forte personalità. I movimenti: .i culti di revitalizzazione: sono quelli in cui un gruppo o una comunità dichiarano di puntare al miglioramento delle proprie condizioni di vita. .i culti millenaristici: accentuano rappresentazioni relative all’avvento di un’epoca di pace e felicità. . i cui riti hanno lo scopo di rivitalizzare il senso di identità di gruppo o della comunità medesima.i culti nativistici: sono quelli che fanno propria la protesta contro le condizioni di svantaggio sofferte dalle popolazioni native e che mirano a riaffermare l’identità della cultura nativa. che può essere favorito mediante appropriate attività rituali e grazie a un particolare atteggiamento interiore dei partecipanti.3. in opposizione alla cultura dominante. . ATTIVITA’ CREATIVA ED ESPRESSIONE ESTETICA LA CREATIVITA’ CULTURALE 1. Le feste mettono in moto comportamenti improntati sulla dimensione collettiva e segnano una rottura con il corso ordinario della vita e in alcune culture possono venire a costituire dei marcatori temporali di rilevante importanza. e si caratterizzano per il fatto di fondarsi sull’attesa di una rivoluzione socio-politica radicale. oltre che la produzione artistica e l’innovazione tecnica. Ogni tipo di movimento tende a fondere le caratteristiche di tutti gli altri. che consente agli uomini di produrre sequenze comunicative non predeterminate. intaglio. e non bella o brutta come noi siamo abituati. 2. La produzione estetica di una cultura è collegata alla sua visione del mondo. pertanto. Invece. la poesia. e questo in base alla loro capacità di attrarre gli spiriti a stabilirvisi. Quelle visive comprendono le arti plastiche (scultura.2 LA NATURA CULTURALE DELL’ESPRESSIONE ESTETICA Tutte le culture producono oggetti o performance capaci di generare nei destinatari qualche tipo di reazione estetica. ai suoi valori e al suo modo di sentirsi comunità.Una differenza fondamentale tra rito e festa è che quest’ultima ha la tendenza a moltiplicare i centri. Una festa è creativa nel senso che in esse si compiono accostamenti simbolici inediti o insoliti tramite i quali si ha la possibilità di trasmettere concetti e stati d’animo difficilmente esprimibili in altro modo. l’oratoria. buona o cattiva. culturale. L’arte è un’attività congiunta con il contesto politico. particolari stati d’animo. questo avviene perché anche i modelli estetici sono introiettati e condivisi da un certo numero di individui. La festa. infatti. pratiche sociali e significati culturali: non tutte le culture sviluppano allo stesso modo le arti.1 “ARTE” ED ESPRESSIONE ESTETICA C’è una sfera dell’attività umana a cui ricolleghiamo immediatamente l’idea di creatività: è ciò che chiamiamo “arte”. I partecipanti si sentono coinvolti in un processo collettivo in cui non esistono più differenze tradizionali e individuali tra persone. sociale ed economico in cui viene prodotta. In alcune culture vi sono modi di accostare colori. proprio in quanto complesso di atti che si staccano dalla vita quotidiana. Durkheim ha considerato le feste come un evento collettivo atto a rinsaldare periodicamente il senso di appartenenza a una comunità. forme. ceramica) e quelle grafiche (pittura. Le arti si ripartiscono in arti visive e arti non visive. . Questa classificazione è strumentale e non coglie né le intenzioni espressive né la motivazioni culturali che sono all’origine dei prodotti da noi chiamati artistici. li ascolta. suoni e movimenti del corpo che producono su chi le esegue. punti di aggregazione autonoma che sviluppano la festa secondo dinamiche largamente casuali. ovvero l’espressione estetica. L’arte è prodotto di un tratto universale dell’umanità. è un terreno culturalmente creativo. I Kalabari della Nigeria vedono le loro sculture come dimore degli spiriti: una scultura è considerata. disegno). L’ESPRESSIONE ESTETICA 2. altri studiosi hanno visto nelle feste un modo per neutralizzare la negatività della vita o per rappresentare la gerarchia e i valori sociali. parole. la musica sono arti non visive. “arti”. su una o alcune di esse e ignorare completamente altre (selezione estetica). concentrarsi. si verifica la presenza di gruppi e sottogruppi. li osserva. la loro espressione estetica può. il canto. in cui i partecipanti esperiscono quella che viene definita la dimensione comunitaria (la comunitas di Victor Turner). il recupero di modelli non competitivi. Risorse materiali e risorse simboliche: per risorsa si intende sia un bene materiale. Questi artisti erano spinti dal bisogno di opporre alla frantumazione sociale dovuta all’avvento della modernità industriale. capolavoro/artefatto. Sono. modo differenti le categorie di giudizio. la motivazione e l’ispirazione dell’artista. Una risorsa è anche ciò il cui controllo permette a un individuo di perseguire uno scopo di ordine . etnica ha cominciato ad avere un mercato proprio. altresì. oggetti rituali) e in ordine di “complessità crescente”.2 COME UN OGGETTO “SELVAGGIO” DIVENTA UN’OPERA D’ARTE: IL MERCATO DELL’ ARTE “TRIBALE” Negli ultimi decenni del Novecento. ecc. LE RISORSE E IL POTERE POTERE DELLE RISORSE E RISORSE DEL POTERE 1. sottratti al flusso della modernità stessa. i valori e le rappresentazioni a cui esso rinvia.1 RISORSE E POTERE: UN’INSCINDIBILE RELAZIONE Lo studio della produzione e della gestione delle risorse è competenza dell’antropologia economica. Ciò che determina il valore economico di questi oggetti è che ora gli stessi possono essere legittimamente giudicati arte. ma la forma di espressione estetica nelle diverse culture dipende da una gran quantità di fattori: la funzione del prodotto. primitiva. un’ideologia politica o una visione religiosa del mondo. che li denominarono “oggetto selvaggi”. armonici. Arte moderna e “oggetti selvaggi”: i manufatti di origine primitiva suscitarono molta attenzione negli artisti dell’avanguardia francese. armi. l’arte tribale. l’uso che se ne fa. questi oggetti venivano raggruppati in categorie omogenee (strumenti musicali. concreto.Negli esseri umani è universale la capacità di esprimersi esteticamente. il destinatario. tangibile. L’ARTE “TRIBALE” NEL CONTESTO OCCIDENTALE 3.1 MUSEI E ARTI “PRIMITIVE” Nel corso del XIX secolo i musei di arte antropologici ed etnologici si andarono moltiplicandosi specialmente negli Stati Uniti e in Europa grazie all’enorme quantità di oggetti rilevati nei mondi “primitivi” e “arcaici” in conseguenza dei viaggi di commercianti. Questa corrente fu chiamata “primitivista” e il suo maggior esponente fu Gauguin. Nella determinazione di un certo oggetto come opera d’arte entrano. coppie di nozioni come autentico/in autentico. mentre lo studio della costituzione e dell’esercizio del potere è competenza dell’antropologia politica. originale/seriale. Gli oggetti scoperti veniva catalogati ed esposti mettendo l’accento sulle teorie antropologiche dell’epoca: in accordo con i principi dell’evoluzionismo ottocentesco. nella nostra tradizione. sia un bene “volatile” come un sapere o una conoscenza tecnica. 3. esploratori ed etnologi. il trattamento della follia. di fissare criteri di accesso ad esse e di controllarne utilizzazione. come prerogativa dei monarchi per grazie divina (De Maistre). nei pensieri e nei comportamenti a nostra totale insaputa. la morale sessuale. come quella americana. anche se questi metodi non furono inclusi in un sistema economico nel senso datogli dalle società occidentali. Tutto ciò che riguarda la produzione. sulla sua natura non istituzionale e iscritta nelle relazioni stesse tra individui. Il potere. . il potere può essere identificato con delle istituzioni. si annida nei modelli introiettati. Nel mondo occidentale economia e politica risultano distinte grazie all’esistenza del sistema di mercato da un lato e dalle istituzioni politiche dall’altro. beni con lunghe storie alle spalle possono vedere azzerata la propria memoria. la distribuzione e il controllo delle risorse materiale è interesse dell’economia. Si è scoperto che questi monili erano scambiati a scopo di prestigio. Economia e politica: presso le società industriali e post-industriali. ma anche come compensazione matrimoniale. come fossero portatori di una fama imperitura per coloro che avevano partecipato agli scambi. 1. moneta di acquisto di maiali o per pagare il diritto a coltivare terreni. secondo Foucault. Le teorie più recenti hanno messo l’accento sul carattere pervasivo del potere. la disciplina. Il potere. ma la sua efficacia si realizza per lo più in maniera invisibile.materiale quanto simbolico. Egli analizza le carceri. divenne evidente che anche gli altri popoli avevano dei modi per produrre delle risorse e farle circolare. agisca e costringa gli esseri umani a comportarsi in un certo modo. Questo esempio ci permette di capire la relazione tra circolazione di risorse materiali e simboliche e l’acquisizione di prestigio e potere. Queste trasformazioni dei sistemi kula suggeriscono che siamo di fronte a un’istituzione economicocerimoniale influenzata da eventi storici e che tale istituzione è stata ed è ancora oggetto di continue manipolazioni e nuove strategie. il sistema giudiziario. come espressione della volontà generale (Rousseau). Cambiando circuito. è ovunque. come attività esercitata da parlamenti funzionanti in qualità di comitati d’affari della borghesia (Marx). mentre tutto ciò che riguarda le relazioni tra individui e gruppi sociali che perseguono progetti o interessi diversi rientra nel campo della politica. Oggetti di prestigio e beni di consumo: con gli sviluppi dell’etnografia.2 LE NATURE DEL POTERE Le teorie del potere sviluppatesi in occidente hanno cercato di coglierne più che altro la sostanza: il potere come facoltà di sovrani delegati dal popolo (Hobbes). solo da poco tempo si riconosce esplicitamente che le risorse possono essere sia di tipo materiale che simbolico. Foucault cerca di vedere come il potere funzioni. La “vita” e la funzione degli oggetti: in alcune popolazioni. la gestione. infatti. con un raggio transculturale. La manipolazione delle risorse e le trasformazioni dello scambio: lo scambio kula costituisce un sistema multicentrico. lo scambio. L’acquisizione e la disponibilità di una risorsa non sono mai completamente disgiunte da un potere. ecc. la relazione di scambio rituale ed economico di alcuni oggetti dona agli stessi una memoria che vi viene incorporata. L’antropologia economica ha origini verso la metà del Novecento per merito di Karl Polanyi. Boas aveva descritto il potlatch come una competizione tra individui dello stesso status per elevare pubblicamente il proprio prestigio. la centralità. sono basate sulla reciprocità/ simmetria. nelle società da lui studiate. Questa prospettiva consente di cogliere meglio la natura composita del fenomeno politico. ecc). che oggi preferisce concentrarsi sugli aspetti dinamici della contesa politica. che vengono successivamente ridistribuiti secondo criteri ogni volta differenti sono fondate . attori politici e prospettiva processuale: lo studio antropologico del potere ha posto l’attenzione alla diverse modalità in cui. gratuito e tuttavia obbligato e interessato. c) quella fondata sullo scambio. associazioni. Mauss interpretò il dono accentuandone il carattere apparentemente volontario. La dimensione sociale dell’economia: il principio di reciprocità. banche. Essi sono quanti si confrontano nell’arena politica (partiti. frazioni. università. Le forme di circolazione dei beni: secondo Polanyi le forme di distribuzione e di scambio presenti nelle diverse società sono fondamentalmente tre: a) quella retta dal principio di reciprocità. l’antropologia ha adottato quella che è stata chiamata prospettiva processuale. Basandosi su queste considerazioni. il mercato. alle scelte individuali e collettive. FORME DI VITA ECONOMICA 2. presso differenti culture. si confronta di continuo con altri aspetti della vita sociale e culturale. è chiamata “processuale” perché coglie la politica nel suo divenire. dove prevalgono scambi di tipo paritario e simmetrico tra gruppi e parenti. significati e risorse) che sono manovrati dagli attori politici nel loro confrontarsi per il potere. b) quella basata sulladistribuzione. collegando l’azione politica alle motivazioni. valori. Ognuna di queste forme si appoggia su un diverso supporto istituzionale: la simmetria. pena la perdita dell’onore. individui. Arena politica. Malinowski aveva notato come. a cui lo sfidato doveva obbligatoriamente rispondere.Il potere tende ovunque a produrre rappresentazioni di se stesso. si crea ciò che è stato chiamato arena politica. uno spazio astratto occupato da tutti gli elementi che determinano il confronto politico (organizzazioni. sindacati. libero. alle strategie. che ritiene che motivazioni e interessi trovino espressione nell’attuazione di determinate strategie. Considerare la politica come un’arena svincola la politica stessa dall’immagine statica che aveva caratterizzato la riflessione passata sull’antropologia sul tema del potere. la maggior parte delle attività della vita sociale si basasse su atti di natura specifica. Le società organizzate su gruppi di parentela. le economie che presentano un’autorità che concentra su di sé i prodotti provenienti dalla periferia.1 LA PRODUZIONE E LA CIRCOLAZIONE DELLE RISORSE Controllare le risorse significa potere decidere della loro destinazione e anche esercitare un controllo sulla produzione di esse. uso collettivo o privato degli strumenti di lavoro). Tali rapidità e rilevanza dipendono da quanto il sistema locale è in grado di difendersi dalla pressione esterna. i loro possessori legittimi (produttori singoli o collettivi). il modo di produzione è la relazione giovaneanziano. Se cambiano i rapporti di produzione. 2.2 L’ANALISI ANTROPOLOGICA DELLE FORME DI VITA ECONOMICA Molte società dell’Africa e dell’Asia sono state studiate evidenziando alcuni aspetti centrali del processo produttivo inteso come fenomeno sociale: la natura dei mezzi di produzione. ridistribuzione all’interno della comunità. contrapposta ad un economia del valore. la destinazione sociale dei prodotti (consumo da parte dei produttori. . La produzione sociale dei beni e il concetto di “modo di produzione”: la circolazione dei beni è un fenomeno sociale perché lo scambio. cioè la relazione sociale tra mezzi di produzione e manodopera. vendita o altro) Comunità domestica: secondo Meillassoux la comunità domestica si fonda su un accesso paritario di tutti gli individui al mezzo di produzione per eccellenza. la relazione tra possessori dei mezzi di produzione e quanto lavorano (schiavitù. le trasformazioni possono essere rapide e rilevanti. La monetarizzazione dell’economia ha alterato molti sistemi basati sulla simmetria e la centralità. Questi casi sono stati considerati esempi di una economia dell’affezione tipica di comunità tradizionali. L’articolazione dei modi di produzione: la comunità domestica è stata funzionalmente incorporata dalle altre forme economiche e sociali nel corso della storia: tutte queste forme hanno sfruttato la sua capacità di svolgere la sua funzione di luogo di riproduzione della manodopera. dipendenza servile o clientelare. la distribuzione. le economie nelle quali le merci circolano in base alla legge della domanda e dell’offerta sono regolate dal principio di scambio/mercato. e dal momento che la loro “circolazione” è dettata dagli anziani. All’interno di tale comunità l’anzianità sociale è fondamento dell’autorità. Le donne sono la risorsa fondamentale per il raggiungimento dell’indipendenza. Economie dell’”affezione” e politiche dello sviluppo: l’articolazione dei modi di produzione comporta il progressivo coinvolgimento dei sistemi locali in sistemi più ampi. scambio con altri gruppi. l’acquisto e la vendita di tali beni pongono in relazione tra loro gli individui e i gruppi. Quando i sistemi locali entrano in un rapporto di articolazione coi sistemi dominanti dal mercato .sulla ridistribuzione/centralità. cambia anche il modo di produzione. espressione della situazione della subordinazione funzionale tra economie del centro ed economie della periferia. ecc. Alcuni antropologi ritengono che tali comportamenti non possono essere giudicati irrazionali. che rivestono delle cariche. Per pianificatori e consulenti la razionalità è ciò che orienta il comportamento verso l’ottenimento di un utile materiale: guadagno. Il rispetto dell’autorità. l’esercizio del potere. rischiando di produrre una stagnazione nelle economie di periferia. Pianificatori e consulenti ritengono che popoli che investono le loro risorse per scopi puramente simbolici. risorse che non possono essere impiegate localmente. La classificazione tipologica: nonostante le forme di organizzazione politica tendono a sfumare l’una nell’altra. un’utile tipologia è quella che parte dalla distinzione tra sistemi politici non centralizzati e centralizzati. Razionalità e irrazionalità nell’economia: nel pensiero occidentale dominato dall’idea di razionalità logico-formale. All’interno dei sistemi centralizzati si può distinguere tra due forme principali: i potentati e gli stati. delle istituzioni e delle pratiche che contribuiscono a definire il quadro entro il quale si svolge l’attività politica. per elezione o consenso esplicito. la difesa degli interessi di un certo gruppo possono essere ottenuti per vie differenti. All’interno dei sistemi non centralizzati si può distinguere tra bande e tribù. gli ultimi raggruppabili in stati dinastici e stati nazionali. Un’organizzazione politica può essere considerata come l’insieme delle regole. sono da considerarsi irrazionali. TIPI DI ORGANIZZAZIONE POLITICA 3. che possono essere incarnati da figure sociali particolari.1 ATTIVITA’ POLITICA E ORGANIZZAZIONE POLITICA L’attività politica è l’aspetto intenzionale del comportamento individuale e collettivo madiante il quale i singoli o i gruppi manipolano le regole e le istituzioni vigenti nella loro società. perché rispondono al soddisfacimento in un bisogno considerato primario. La dipendenza nei confronti delle economie più forti si instaura per il fatto che esse possono prelevare risorse da quelle più deboli. per eredità. Questa posizione è smentita da chi pensa che si possa essere razionali anche perseguendo scopi diversi. anche l’economia appare come un settore guidato dal calcolo e dal guadagno. Sistemi non centralizzati: . Parlare di organizzazione politica significa evocare le dimensione del potere e dell’autorità. profitto.Le strutture della dipendenza: l’articolazione tra sistemi e modi di produzione locali con l’economia di mercato potrebbe essere fatta coincidere con una struttura della dipendenza. più ricchi. altrimenti. Una tribù segmentarla è rappresentabile come un albero rovesciato. a separarsi. I comportamenti inadeguati sono sanzionati dalla semplice derisione all’allontanamento dal gruppo. Sono definite tribali le società in cui sono presenti più gruppi di discendenza che si considerano discendenti da uno stesso antenato. nonché amministrativo. ritualmente più importanti. Stratificazione rituale: in molte società tribali dell’Africa e del Medio Oriente esiste una distinzione importante tra lignaggi. I membri di questi gruppi sono sostanzialmente eguali. che può essere uomo o donna. È possibile trovare. È caratteristica dei gruppi di cacciatoriraccoglitori nomadi. I componenti del lignaggio si riconoscono idealmente come discendenti da uno stesso antenato. presso alcune di queste società. fornite di potere decisionale e consultivo. . Il trialismo è quasi sempre una risposta alla dissoluzione di istituzioni e di ideologie unificanti. il continuo allontanamento dei membri di una banda e il loro riaggregarsi ad un’altra. e non un ritorno alla tradizione.la banda: è stata ritenuta dagli antropologi la forma più elementare di organizzazione politica. Le società tribali e le ambiguità del termine “tribale”: l’etichetta “tribale” è stata assegnata a quasi tutte le società studiate dagli antropologi ed etnologi. Vi sono lignaggi politicamente preminenti. reale o immaginario. e il flusso impedisce di avere un’autorità permanente. L’organizzazione politica è definita acefalo. la quale riflette una funzione politico-religiosa svolta da alcuni di essi. Le caratteristiche fondamentali delle società tribali: gli antropologi riservano l’uso del termine tribù a un preciso tipo di organizzazione politica. di controllo e di coercizione. Consigli di villaggio: dove le popolazioni sono insediate in villaggi permanenti. quali possono essere accuse reciproche di stregoneria. la più antica e la meno odiernamente diffusa. Non mancano di certo i motivi di scontro. in quanto entità largamente autonome. alcuni individui che possono incarnare un’autorità largamente rispettata ed ascoltata per motivi extra-politici. per sottolineare che esse erano basate su principi organizzativi diversi dalla nostra. Esse sono sottoposte al flusso. ovvero priva di un potere centrale con capacità di decisione. casi di adulterio. ogni gruppo di discendenza ha propri rappresentanti che si riuniscono periodicamente dando vita ai consigli di villaggio. prevalentemente riscontrabile presso le popolazioni agricole e pastorali. assemblee ristrette. rivalità tra cacciatori. Queste società si fondano su istituzioni che assicurano la coesione tra i gruppi di discendenza che tenderebbero. specialmente se sono più numerosi. Lignaggi segmentari: sono i gruppi di discendenza unilineari costitutivi di una tribù. A differenza dei suoi contemporanei. tra il Sudan e il Congo. di lignaggio (per es. la magia e le procedure seguite dagli indovini. Studiò. La religione è un modo di confermarsi agli standard collettivi e per sentirsi un membro appartenente alla società. da cui nacque il famoso modello segmentario. i grandi uomini sono figure un po’ anomale. in Egitto e Palestina. dunque. erano costituite da individui affiliati tramite riti di iniziazione e costituiscono centri di aggregazione e di potere. in tutto analogo (un uomo. Il Big Man: i capi tribali si caratterizzano per la loro costante opera di ridistribuzione dei beni e dei benefici e di supporto e di assistenza nei confronti del proprio seguito. (e dunque le stesse persone) possono riaggregarsi in un’unità più ampia che. sull’opposizione bilanciata e complementare di s. un s. DOMANDE E RISPOSTE – UGO FABIETTI. vide molti dei rituali e delle credenze della società araba contemporanea riflettere i rituali eseguiti in passato dai loro patriarchi. Anche Smith. Ma il lavoro più importante fu quello sugli studi dell’organizzazione sociale e politica dei Nuer del Sudan. gruppi nei quali si entra mediante riti di iniziazione officiati dai membri più anziani della società. si contrappone a un’unità analoga. appartenente al medesimo lignaggio. In una fase successiva gli stessi s. . le società si fondano sulla contrapposizione di s. questi uomini sono costretti a ridistribuire periodicamente le ricchezze accumulate grazie all’aiuto di altri individui. Elemento tipico di una simile contrapposizione è l’istituzione della faida attraverso la quale si dà espressione ai processi di fissione e fusione delle unità politiche e territoriali. Smith. Secondo tale modello. a sua volta. Il sistema politico-territoriale si fonda. studiò la religione come fatto comunitario e collettivo affermando che c’era una certa analogia tra religione e politica. come altri evoluzionisti. In alcune società. Questo titolo e la sua fama sono il risultato dell’abilità e dell’iniziativa personale. si soffermò sulla religione come istituzione nella società. un uomo e i suoi figli maschi) si contrappone a un s. di gruppi unilineari di discendenza. In un certo momento e in una determinata sezione del territorio. che organizza la distribuzione dei gruppi sul territorio definendone i reciproci rapporti di forza. – Cosa intende EvansPritchard per modello segmentario EvansPritchard è tra le grandi figure dell’antropologia sociale britannica e succedette come professore a Radcliffe-Brown. Fu anche il primo a fare ricerche sul campo. STORIA DELL’ANTROPOLOGIA - William Robertson Smith. forme associative che tagliano trasversalmente i gruppi di discendenza. convinti dal big man a collaborare con lui. la stregoneria. Membri di questi gruppi possono entrare a far parte di sodalizi. Nelle società prive di lignaggi segretari. Notò inoltre che il sacrificio non era fatto per la divinità. ma era un modo per far sì che la comunità si legasse a Dio e che quest’ultimo era l’elemento di coesione del gruppo stesso.. quanto per il bene della conservazione sociale. per verificare le sue intuizioni. lo studio sulla religione e la società. Le società segrete. (segmento) di lignaggio che organizzano e controllano il territorio. quindi non classificabili tribali. cugini dei precedenti). società segrete: nelle società tribali esistono anche forme associative basate sui criteri del sesso e dell’età. Insomma la religione non viene considerata tanto per lo spirito. la popolazione è raggruppata in base a fasce di età. classi d’età. professore di ebraico e poi arabo.Sodalizi. fratello del primo. e i suoi due figli maschi. Egli compie una distinzione tra i concetti vicini all’esperienza. in primis eliminando quella nozione di insieme complesso che ormai ha raggiunto il punto in cui rende oscuro molto più di quanto riveli. “imporre un ordine”.Boas condusse delle ricerche tra i gruppi nativi dei Kwakiutl sulla costa del Pacifico settentrionale. doveva scoprire le cause storiche e comprendere la nascita di certi fenomeni relativi a singole aree. dove analizzò il Potlatch. spiegata da Geertz con la metafora di chi si sforza di leggere sopra le spalle di quelli a cui la cultura appartiene di diritto. una local knowledge. La cultura sarebbe quindi essenzialmente un concetto semiotico. Le interpretazioni dei nativi sono condivise. Una delle definizioni più accurate si basa sull’assunto di Max Weber secondo cui l’uomo è un animale sospeso fra ragnatele di significati che egli stesso ha tessuto. in quanto a psiche. veniva condiviso da Boas. ma non condivideva l’arbitrarietà degli evoluzionisti i quali affiancavano fenomeni culturali simili con nature profondamente diverse. che l’antropologo deve sforzarsi di interpretare pur non potendo prescindere dall’interpretazione dei nativi. In realtà non dà una definizione a questo suo concetto di cultura che raramente viene teorizzato in maniera diretta. Rifondò il metodo storico. Basata solo sull’interpretazione. Geertz espone i principi direttivi della teoria interpretativa della cultura. per Geertz. Il carattere unitario al genere umano. quest’ordine resta sempre un ordine a livello locale e il sapere dell’antropologo resta sempre un sapere locale. Quest’ultimo era l’insieme di rituali di ostentazione con cui i nativi distruggevano tutti i loro beni per affermare il loro prestigio/potere. Tale equilibrio era la ragione per cui i conflitti venivano poco dopo bloccati. secondo l’antropologo. scritto dai nativi. a qualsiasi valutazione di tipo sistematico. sociale. Il sapere dell’antropologo consisterebbe quindi in interpretazioni di interpretazioni. ma subito mette in guardia dai rischi di un eccessivo “interpretazionismo”: l’antropologo tende a resistere a qualsiasi articolazione concettuale. e i concetti distanti dall’esperienza per intendere invece l’approccio degli antropologi. sensibilità.—– Egli puntò l’attenzione sulle dinamiche delle alleanze del conflitto che portarono alla scoperta di sistemi politici privi di veri e propri capi. L’etnologia. Infatti la dinamica politica della società Nuer consisteva nei rapporti di alleanza o di conflitto che i vari segmenti autonomi della società potevano intrattenere alternativamente tra di loro. una sorta di rito . ma una scienza interpretativa in cerca di significati. -“Particolarismo storico” di boas e il suo metodo di lavoro Franz Boas è una figura di rilievo negli Stati Uniti: egli concepiva il lavoro sul campo su singole società e aree particolari. Per queste dinamiche politiche il modello segmentario – Cosa intende Clifford Geertz con espressione “la cultura come un libro” L’antropologo Clifford Gertz riformula il concetto di cultura tyloriano. criticando gli evoluzionisti che avevano indicato un aspetto unitario al genere umano il quale produceva certe e uguali culture. E se interpretare significa. questo approccio rifiuta qualunque tentativo di esprimere un concetto in termini diversi dai propri. hanno un carattere pubblico. e afferma che la cultura consiste proprio in queste ragnatele di significati e la sua analisi. laddove le interpretazioni dell’antropologo non possono che essere soggettive e influenzate dalla propria cultura. Quello che Geertz propone è un concetto di cultura più ristretto a partire dal quale è possibile ripensare l’intero assetto dell’antropologia. non è una scienza sperimentale in cerca di leggi. per indicare l’approccio interpretativo dei nativi.Nell’introduzione dell’opera Interpretazione di culture del 1973. da qui nasce il cosiddetto “particolarismo storico”. poiché va vista come un testo. Tali segmenti costituiti dai discendenti dei rispettivi antenati si univano o si allontanavano. per dare luogo a gruppi contrapposti in modo da creare un opposizione che produceva un equilibrio delle forze in lotta. Va infine tenuto conto che l’interpretazione dell’antropologo resta un’interpretazione “di secondo grado”. cioè l’antropologia. ———. preparazione. partendo dallo studio di Durkhèim. per questo non si creano dei giudizi propri. il pensiero dei primitivi è analogo a quello dei civilizzati e l’unica differenza risiede nei contesti sociali in cui operano. 3. La partecipazione dei primitivi ai rituali è del tutto mistica ed emozionale. – Mead: la visione di sesso e genere Margaret Mead è una delle antropologhe più importanti per il grande pubblico. l’etnologia francese.per ristabilire l’equilibrio a cui Boas diede delle spiegazioni al quanto economiche di mercato. erano dei “fatti sociali” alla Durkhèim che costituivano i comportamenti mentali. in tal modo inaugurava lo studio delle differenze di genere. ma la logica specifica che risiedeva al loro interno poiché i fatti sociali erano dati in una società anch’essa data. ciò dimostra che la magia si continuava a praticare nonostante i risultati proprio perché la rappresentazione collettiva non fa porre ai primitivi l’attenzione sul risultato. viene considerato un rituale che deve distruggere quei beni poiché. Nel dopoguerra e dopo la crisi del ’29 aumentò la delinquenza giovanile e l’emarginazione sociale e l’alcolismo. se entrassero a far parte del processo riproduttivo. Da questi studi emerge che non vi erano dei tratti di caratteri femminile o maschile naturali. Per questo molti studiosi. L’universo simbolico del primitivo era legato all’universo sociale del primitivo. I lavori seguenti della Mead. Criticò la tradizione dell’evoluzionismo inglese. 2. affermando che le rappresentazioni collettive erano comuni ad un gruppo sociale e trasmissibili di generazione in generazione. oggi. isola della Polinesia. alle modalità di trasmissione dei valori. la loro capacità psicologica aveva creato. improntata sulla differenza di genere. “Sesso e temperamento in tre società primitive” (1935) e “Maschio e Femmina” (1949) portarono ad un’altra faccia dello studio. secondo l’antropologo. si interessarono a contribuire allo studio dell’influenza esercitata dalla cultura sull’individuo. sia di antropologia che di psicologia e sociologia. sulla preminenza della mano destra e fu l’iniziatore . La Mead compì il suo primo viaggio in Samoa. con la collaborazione di altri colleghi. Franz Boas sostenne nei suoi studi tre punti importanti: 1. ricostruire l’evoluzione culturale umana dai primitivi non aveva senso. Il Potlach. Egli fu interessato alla mente primitiva e fu questo il suo principale oggetto di studio. L’antropologo definì per i primitivi un tipo di partecipazione prelogica e quella dei civilizzati di tipo logica. ma è una differenza di tipo qualitativo. tutti fenomeni che evidenziavano un malessere sociale. ma determinati dall’educazione e dai modelli appresi dettati dalla cultura. mentre invece il razzismo cerca proprio di collegare questi due aspetti attribuendo alla razza un ruolo determinante nei confronti della cultura – LevyBruhl: le rappresentazioni mistiche – LevyBruhl e il prelogismo Levy-Bruhl fondò. Levy-Bruhl non voleva studiare gli origini di tali fatti sociali. – Hertz: concetto di morte Robert Hertz. al modo di adattarsi a tali valori e ai modelli sociali. che non avevano alcuna valenza presso quelle società ma che. da cui scrisse “L’adolescenza a Samoa” e con cui inaugurò un piano di ricerca fatto sul periodo temuto dai popoli occidentali e dagli americani stessi. si soffermò sulla coesione sociale e da lì indagò sul concetto di morte. tra natura (razza) e cultura non c’è alcun legame. provocherebbero l’alterazione della società. Il prelogico non sta per irrazionale o inferiore. I differenti valori espressi da culture diverse tendevano a produrre un carattere tipo come risposta adattativa individuale. in questo senso traduzione e interpretazione sono le due modalità per comprendere le culture altre e diverse. come spazio di partecipazione al mondo tipico della mentalità arcaica. – Leenhardt ed il concetto di persona. L’antropologia interpretativa. è un personaggio del grande teatro del mondo. . sconvolgendo gli equilibri sia culturali che ecologici. Come esemplificazione Geertz propone una interpretazione del concetto di persona in tre società diverse (Giava. ma diversamente dai suoi colleghi cercò di instaurare un ponte tra la sua religione cristiana e quella Canak. specchio e immagine della potenza degli Dei. ma che passi alla comunità dei morti. per questo crede che il membro non si perda. Per Leenhardt. C’era come una identità di corpo e natura nella mente partecipativa arcaica e questa identità era espressa nel mito. Leenhardt è una figura importante dell’etnologia francese e studiò nella Nuova Caledonia i Canak. limiti e presupposti Dall’inizio del 1970 se da un verso si intensificano gli studi antropologici. – L’antropologia interpretativa di Geertz. la civiltà occidentale ha invaso in maniera pervasiva l’intero pianeta. ipotesi che impone la necessità di una “traduzione”. “ La preminenza della mano destra” e “Studio sulla polarità religiosa”. nella quale ogni persona recita una parte. Il mito. propone di interpretare le culture come fossero dei “testi”. Il concetto di persona in Marocco è un concetto spaziale e relazionale. Le comunità sono in contatto reciproco. dall’altro si verifica una crisi teorica. tipicamente balinese. Perse la vita durante la prima guerra mondiale.dell’antropologia alpina (dopo aver compiuto viaggi in Italia nel santuario di San Besso a Cogne). Oggi non è più possibile studiare le comunità native nella loro integrità poiché il sincretismo culturale è l’elemento dominante. considerando la nozione dal punto di vista dei nativi. A Bali il concetto di persona si collega piuttosto alla teatralità della vita rituale. Egli era un missionario protestante. infatti la società realizza questi rituali per permettere all’individuo di continuare il suo cammino in un’altra comunità che è quella dei morti. che è strutturato a cerchi concentrici: la famiglia. dunque. Bali. era lo spazio intellettuale in cui il primitivo costruiva il proprio mondo. Di fatti cominciò a tradurre la Bibbia nella lingua Canak e fu da quel momento che si appassionò alla loro cultura. il villaggio. A Giava il concetto di persona corrisponde a un’armonia generalizzata del cosmo. e imponendo una serie di situazioni che hanno scardinato le strutture socioculturali originarie dei popoli di interesse etnologico. Marocco). ma avrebbe compiuto sicuramente altri viaggi nel Borneo e in Indonesia. in particolare al mito. ma essa distrugge l’essere sociale che si sovrappone all’individualità fisica a cui la coscienza collettiva attribuisce un’importanza più o meno grande. quella che è stata chiamata “crisi della rappresentazione etnografica”: si indaga sulla affidabilità degli informatori e sulla capacità dell’etnologo di comprendere le culture indigene. La morte può apparire per il gruppo come una sorta di minaccia alla sua stessa coesione. nel cui ambito il re occupa il posto più elevato. il paese e l’intero mondo. La morte è un scandalo che viene superato con il rito funebre. In Marocco infine la persona è determinata dalla sua posizione topologica. Leenhardt si concentrò sulla persona e non sulla società. rappresentata da Clifford Geertz. all’interno dello spazio sociale. per cui ogni singolo essere è collocato in un punto preciso entro un disegno armonico universale. la famiglia estesa. il mito veniva legato all’idea di persona inteso come un modo per partecipare al mondo e alla natura. La morte non mette fine solo all’esistenza corporea visibile. Pubblicò il “Contributo allo studio sulla rappresentazione della morte”. pensiero partecipativo e razionale convivono l’uno accanto all’altro e non sono distinte nelle diverse epoche della storia umana. La minaccia che avverte la comunità è dovuta al fatto che la morte recide il rapporto dell’individuo con il gruppo di cui fa parte e dal quale trae la sua stessa identità sociale. seguito poi da Mantegazza in Italia a Firenze. Secondo Boas. Rifondò il metodo storico. Lo stato primitivo in cui si trovavano i popoli barbari era lo stato che avevano attraversato i loro progenitori. L’uso dell’analisi comparativa era il modo degli evoluzionisti e antropologi di seguire le ricerche di altri. questo perché si trattava di fatto sociale totale. coloniale ed economica. In questo periodo. risiedeva nel grado maggiore o minore di fedeltà con la quale l’etnologo sapeva cogliere la realtà sociale nella rappresentazione che di essa si facevano i membri della popolazione studiata. mentre durante l’inverno il collettivismo era segnato dallo stare insieme tra feste e riti. Infine arrivarono gli uomini che cominciarono a guardare il mondo con uno sguardo scientifico e razionale. Marcel Mauss fu promotore delle ricerche sul campo e quindi della stessa Etnologia.– Antropologia americana. inoltre si poteva parlare solo di evoluzione generale. Egli pose l’attenzione su come l’individuo reagisce alla propria cultura e contribuisce a riprodurre e a modificare. La sua visione era di tipo evoluzionistico-comulativo come gli illuministi dell’associazione degli osservatori dell’uomo. L’ultimo esponente dell’età vittoriana fu Frazer con il testo “Ramo d’oro” in cui cercò di spiegare attraverso un processo evoluzionistico la magia. Altro rappresentate dell’evoluzionismo fu Robertson Smith che in molti rituali e credenze delle società arabe e contemporanee vedeva il passato dei loro patriarchi. Con il saggio sugli eschimesi trattò il “fatto sociale totale”. Dunque il criterio. dando vita alla religione e quindi ai sacerdoti come intermezzo tra uomo e Dio. al tempo stesso. lingue e tradizioni che venivano apprese dagli individui nelle società. il quale nel 1871 pubblicò “Culture Primitive” in cui spiegava il significato di cultura intesa come un insieme complesso di modelli. pur non avendo mai fatto viaggi.Antropologia evoluzionista: quali sono i protagonisti e quali i loro paradigmi In Gran Bretagna tra 1837 e 1901 regnò la regina Vittoria che portò il paese a diventare una grane potenza militare. Uno degli esponenti più importanti dell’antropologia evoluzionista fu Tylor. Franz Boas è una figura di rilievo negli Stati Uniti: egli concepiva il lavoro sul campo su singole società e aree particolari. grazie a Pitt-Rivers. Questo comportava una divisione costituita da opposizioni nell’universo degli eschimesi. Egli studiò il Potlach di Boas e il Kula di Malinowski. . dopo di essi alcuni uomini si arrogarono il potere di questi processi rituali. Spesso però non era affidabile perché distorceva alcuni elementi posti in periodi diversi e quindi incomparabili. Tale studio doveva rappresentare una linea alternativa di ricerca nei confronti della tradizione evoluzionistica o ad una qualunque spiegazione di tipo deterministica. la religione e la scienza. egli li identificò . cioè le rappresentazioni che gli agenti di una data cultura si facevano della propria esistenza sociale. una sorta di bipolarità ciclica. i modelli sociali di comportamento. uno dei compiti fondamentale dell’etnologia era quello di determinare i processi psicologici che operavano nello sviluppo dei fenomeni culturali. Spiega in cosa consiste con un esempio. nacque il primo museo che raccoglieva i vari oggetti e ne illustrava l’evoluzione. I processi psicologici. “Il saggio sul dono” (1924) fu uno dei suoi lavori più importanti. Nelle società primitive i riti e gli scambi erano complessi. Mauss riteneva che da un aspetto del sociale si potesse giungere ad una molteplicità di elementi sociali. portare un esempio d’un autore che si è occupato di psicologia e psicoanalisi. in questo gruppo in Estate vi era un certo individualismo dovuto alla caccia e alla dispersione dei singoli. ad Oxford. criticando gli evoluzionisti che avevano indicato un aspetto unitario al genere umano il quale produceva certe e uguali culture. Il termine “fatto sociale totale” venne utilizzato dall’antropologo per intendere tutti quegli elementi del sociale che andavano a coinvolgere una pluralità di livelli sociali. credenze. I primi uomini per ignoranza affidarono alla magia la capacità di controllare i processi naturali. Boas espresse questa teoria senza svilupparla. divenivano la realtà oggettiva della vita sociale stessa. che qualificava come valida una qualunque inchiesta etnografica. in Inghilterra. – Marcel Mauss e il “fatto sociale totale”. ecco che la solidarietà è organica e la coscienza collettiva è presente in minima parte. cioè dei figli dello stesso padre e della stessa madre senza distinzione di sesso. – Cosa intende Durkhéim con “forme elementari di vita religiosa” – Come interpretò Durkheim il totemismo Durkhèim diede vita agli sviluppi sociologici ed etnologici nella Francia del XIX secolo. Quest’ultimi si identificano con una pianta.come fatti sociali totali. Lo scambio tra individui implicava la reciprocità e lo scambio di doni venne inserito nella categoria doni a carattere volontario. intrinseca nell’oggetto era “Hau”. Formulò dei principi strutturali tra cui quello dell’unità del gruppo dei fratelli o Siblings Group. un effetto atmosferico. e i processi che rendono possibile la riproduzione di forme sociali attraverso un metodo che individui i meccanismi atti al funzionamento e che formulino leggi valide per tutti. cioè lo spirito dell’oggetto. Egli prese il concetto di coscienza collettiva come un qualcosa di sovraindividuale e di autonomo applicabile e presente in tutte le società. per questo si rifà a forme di religione più semplici come il totemismo presso gli aborigeni australiani. interpretata come un qualcosa di invisibile con cui instaurare un rapporto e mantenere un’armonia. senza la quale sarebbero perduti. – RadcliffeBrown: il gruppo dei fratelli o siblings group L’antropologo inglese Radcliffe-Brown compie il suo primo viaggio nelle isole Andamane dell’oceano indiano e scrisse “Gli isolani delle Andamane” (1922). per Radcliffe-Brown. attraverso lo studio comparativo del più alto numero di società. l’equilibrio può essere ristabilito solo se viene ricambiato il dono. secondo Mauss. Nel 1893 all’interno dell’opera “Divisione del lavoro sociale” Durkhèim descrive una solidarietà meccanica e una organica: nella prima la vita sociale influenza tutte le scelte dell’individuo e la coscienza collettiva rispecchia la solidarietà meccanica che unisce tutti i singoli. il ricevitore entra in una fase di debito. Le tre regole alla base del dono erano: donare. Con questo principio l’antropologo mise in diretto rapporto la terminologia parentale e il comportamento sociale. si poteva arrivare a determinare leggi universali della vita sociale. che per lui costituivano l’oggetto specifico della sociologia. La società segue. come insieme di azioni e rappresentazioni identificabili sulla base del potere che essi avevano di esercitare una costruzione sugli individui. Grazie a queste si strutturava il principio della reciprocità. La struttura sociale è un concetto centrale che indica la trama dei rapporti esistenti tra gli individui messi in relazione a processo e funzione sociale. libero e tuttavia obbligato e necessario. un proprio percorso e scopo. dove scoprì il sistema Kairera. L’antropologo inglese lavorò ai sistemi di parentela utilizzando la sua esperienza in Australia tra gli aborigeni. Secondo l’antropologo. ricevere e ricambiare. mentre la funzione sociale designa il rapporto tra struttura sociale e processo vitale. Nel totem Durkhèim individua l’unione del gruppo che viene idealizzata e l’adorazione da parte degli aborigeni è diretta alla propria unione. In questa opera cercò di definire la funzione della religione. L’antropologo considerava i fatti sociali. Nell’opera “Forme elementari di vita religiosa” (1912) l’antropologo cerca gli elementi che fondano la religione e la società. traduceva il significato dei comportamenti ai sociali reali. . un animale che viene rappresentato con il totem. per processo sociale si indica l’insieme di azioni degli esseri umani e la loro interazione. Una volta donato la cosa. che l’antropologia ha come oggetto le leggi che determinano il funzionamento della società. Da qui la terminologia. In questo sistema il nascituro veniva prima assegnato ad una sezione diversa da quella della madre e del padre. mentre nella seconda se i singoli si differenziano con atti individualistici e di adesione volontaria. il Siblings Group forma una unità sociale solidale a cui un individuo che non gli appartiene può riferirsi con gli stessi termini. Si soffermò sull’oggetto dell’antropologia e su di un possibile metodo che ne indicasse l’oggetto stesso. dunque. Una qualità. inoltre egli dimostrava che la religione è un fenomeno unitario in tutte le sue forme. poi doveva unirsi ad un individuo che non appartenesse a nessuna delle due sezioni (materne e paterne). Concluse. per Durkhèim. Il folklore religioso appare. i motivi impliciti che ne giustificavano il persistere. La Schismogenesi è un tipo di circolo vizioso che se non interrotto da qualche intervento esterno porta al manifestarsi di situazioni distruttive come la schizofrenia. grazie al travestimento. di uomini o di donne. da parte dei poteri centrali e delle istituzioni ufficiali che l’emarginarono e la sfruttarono. che spiega anche gli adattamenti della politica culturale ecclesiastica nell’assorbire e riplasmare culti e credenze d’origine arcaica. Bateson interpretò tale rito non come una deviazione psicologica. . Per Schismogenesi si intende quell’insieme di interazioni tra individui o gruppi che dà origine a divisioni tra i gruppi o gli individui stessi. da cui scrisse il libro “Naven” riprendendo il nome di un rito. rappresentata dalla Chiesa. attitudine che è considerata invece esclusivamente femminile. Durante il rituale del naven. e cioè della continua repressione subita. inconsapevole e disorganica alla cultura ufficiale cristiana. L’antropologo interpretò quest’usanza alla luce di due categorie tipicamente occidentali:ethos (tono emotivo) ed eidos (l’ideale). Questo rito comportava il travestimento nel sesso opposto di ogni singolo membro della famiglia del giovane. di uno storico delle religioni. dunque. L’ideale maschile Iatmul è intriso di una profondafierezza e crudeltà (eidos). come segretario di federazione del Partito socialista nell’Italia meridionale. di un etnomusicologo e di un documentarista cinematografico. Il perdurare di tali rituali e credenze è interpretato come espressione di una resistenza implicita. D’altra parte De Martino racconta il perdurare di tali arcaismi come espressione d’una concezione del mondo propria di una società rimasta per secoli nell’isolamento. De Martino sviluppò anche tecniche innovative di lavoro come quella dell’indagine interdisciplinare che adottò soprattutto nello studio del tarantismo pugliese. Da allora fu spinto ad assumere come problema centrale della propria ricerca l’analisi del folklore religioso nella cultura contadina del Sud. Oggetto della sua investigazione particolarmente furono: il complesso mitico-rituale della fascinazione in Lucania (Sud e magia. che in quell’esperienza ricevette lo stimolo a muoversi verso un’etnologia o antropologia fatta di ricerche sul territorio. che non contempla la possibilità di esprimere sentimenti (ethos). De Martino sentì l’urgenza di colmare questo vuoto. Consisteva nell’unione in un’unica équipe di uno psichiatra. Nessuno aveva fin ad allora affrontato nella sua autonomia il problema della “cultura” contadina del Sud. ma come un modo per ostentare le movenze. L’antropologo si avviò al suo compito di analisi e interpretazione. Milano 1959). che aveva compiuto una azione ritenuta positiva e di valore nella cultura locale. le persistenze del pianto funebre in Lucania (Morte e pianto rituale nel mondo antico. La storia delle varie polemiche del clero contro tali manifestazioni è.– Ethos e Eidos Gregory Bateson condusse i suoi studi prima in Melanesia e poi in Nuova Guinea presso gli Atmul. il tarantismo del Salento (La terra del rimorso. utilizzando le tecniche della ricerca etnologica e attraverso gli scritti di Gramsci. La “miseria culturale”è lo specchio di una miseria psicologica determinata a sua volta da condizioni storicosociali imposte all’intero Mezzogiorno da un regime di subalternità plurisecolare e che pure in epoca contemporanea in certa misura persiste. come il riflesso della “non-storia” del Sud. Torino 1958). possibilità negate nel quotidiano. ripercorsa a prova della sua interpretazione. Il contatto diretto con i contadini del Sud impresse un marchio originale sulla personalità dello studioso. Dal 1945 egli si trovò ad agire. di un psicologo. i rapporti con le condizioni storiche e sociali attraverso i secoli. – Il rapporto di De Martino col meridione e il suo metodo di lavoro Una svolta decisiva nell’esistenza e nell’attività di De Martino fu determinata dalla sua esperienza di militante nei partiti della Sinistra e dal proprio impegno ideologico-sociale. Con le sue tre opere s’inaugurò in Italia un importante filone di ricerche di etnologia della società meridionale. di un’antropologo culturale. egli raccolse una quantità di documenti relativi a manifestazioni magico-religiose e ne studiò le origini storiche. Con una serie di missioni etnografiche dai primi anni ’50. valendosi del suo ruolo di storico. dallo studioso. gli uomini hanno modo di esternare sensazioni emotive e le donne possono ostentare fierezza. i sentimenti non consoni alla loro identità. Milano 1961). e rendendole in questo modo funzionanti come semplici variabili di temi universali costanti. dalle strutture della parentela. in . le assimilano ad altre. puntando su di una natura umana sempre uguale a se stessa. in una visione unitaria dell’uomo così come si manifesta. Le strutture mitiche. non soggetta alle intemperie storiche e culturali. psicologicamente e culturalmente. secondo Lévi-Strauss il pensiero mitico procede dalla presa di coscienza di talune opposizioni e tende alla loro mediazione progressiva. ha aperto la strada a una nuova interpretazione di tutti i prodotti culturali dell’uomo. l’oggetto del mito è fornire un modello logico per risolvere una contraddizione. Le narrazioni mitiche sono esercizio ed espressione del pensiero mitico. o meglio. Allontanandosi da nuclei forti. Le culture non hanno confini netti. l’inconscio. Hanno però dei nuclei forti che le distinguono da alcune ma che. facendole incontrare. nella sua vita quotidiana. In realtà. L’analisi strutturalista tende ad andare oltre i specifici ambiti sociali. il concetto di confine di una cultura e d’identità sono connessi poiché. È così che l’incontro con la differenza è diventato ormai un tratto costitutivo della nostra vita. la cultura occidentale è una di quelle che ha più enfatizzato la dimensione dell’identità. e cioè i «mitemi». alla letteratura. DOMANDE E RISPOSTE – UGO FABIETTI. per concentrarsi sulla ricerca di quelle strutture mentali nascoste. allo stesso tempo. Nei miti. Lo strutturalismo può essere considerato come una sorta di “filosofia di carattere antropologico”. si debbono scoprire le «unità costitutive» o elementi strutturali che corrispondono agli elementi strutturali del linguaggio. di cui le varie culture rappresenterebbero la facciata esterna. Cosi facendo. oggi le città del mondo sono caratterizzate dalla presenza in crescendo di minoranze di ogni tipo. Ad esempio. non hanno tuttavia una sola valenza identificante. organizzati all’interno di un campo esperenziale non sempre sottoponibile a verifica sperimentale. Nell’epoca in cui viviamo i contatti umani sono intensificati e gli spostamenti sono sempre maggiori. ELEMENTI DI ANTROPOLOGIA CULTURALE Commentare un passo del Fabietti sul legame tra concetto di confine di una cultura e identità. ma possono rivelarsi a più livelli di interpretazione. évi-Strauss. si tende a perdere di vista l’analisi diacronica dei fatti (ossia storica). al folclore. Ad esempio. tuttavia non si valuta abbastanza che la cultura occidentale è ciò che è in quanto si è plasmata in relazione ad altre culture. dove ogni elemento figura su una colonna orizzontale e su una colonna verticale. alla mitologia. per ritrovare quelle categorie universali presenti nella mente umana. le differenze sbiadiscono o si intrecciano. il più rigoroso seguace dello strutturalismo. una volta individuate. però. e cioè possono essere comprese in base a diversi codici. dunque i confini tendono a moltiplicarsi. ma in rapporto alla maniera in cui tali elementi appaiono combinati tra loro. precisi e identificabili con sicurezza. e questo conduce alla comprensione dei valori e dei rapporti latenti. le differenze culturali vanno lette come variabili di temi costanti.– Lo strutturalismo. Con la nascita dello strutturalismo. nella dimensione sottostante lo spirito umano. In conclusione. Lévi-Strauss dimostra come ogni mito può essere rappresentato mediante una matrice. immanenti a tutto il racconto. grazie alla globalizzazione e all’intensificazione dell’economia internazionale. si intese creare un ponte metodologico in grado di mettere a confronto culture diverse. – Lévistrauss: parlare dei miti Nell’ambito dell’antropologia strutturalista. e la concezione di strutturalismo nel pensiero di LéviStrauss L’antropologo francese Lèvi-Strauss è il massimo esponente dell’antropologia strutturalista. che tenta di dar conto del reale utilizzando idee e principi teorici provenienti da ambiti di sapere eterogenei. Il problema del confine di una cultura è connesso con quello dell’identità (l’idea di appartenere ad un sé collettivo). che vengono dunque presi in considerazione non in rapporto agli elementi isolati che entrano nella loro composizione. la relazione che si instaura tra possessori dei mezzi di produzione e quanti lavorano. l’analisi antropologica ha potuto accostarsi alle forme di vita economica secondo nuovi orizzonti. la forma più elementare di organizzazione politica. la comunità domestica si fonda su un accesso paritario di tutti gli individui al mazzo di produzione per eccellenza: la terra. Nella maggior parte di queste società la parentela e l’età hanno costituito dei fattori importanti per assicurare il rispetto dei diritti e delle regole sociali. Vi sono anche società in cui le cariche sono assenti. L’antropopoiesi è vista al contempo sia come antropogenesi e sia come “rinascita” dell’uomo in quanto essere sociale e fabbricazione di modelli e finzioni d’umanità. Tali risorse non coincidono per forza con la terra e gli attrezzi. la più antica e la meno odiernamente diffusa. Un esempio di questi studi sono quelli fatti da Claude Mellassoux sulla comunità domestica in Costa d’Avorio. Nei testi di Eliade troviamo citati molti dubbi a riguardo: l’antropopoiesi. All’interno dei sistemi non centralizzati abbiamo: da un lato le bande e dall’altro le tribù (e il Big Man). un’auto-esaltazione “troppo umana”. Si può fare una classificazione tipologica in sistemi centralizzati e non centralizzati. Un’organizzazione politica può essere considerata come l’insieme delle regole. così come le istituzioni o i ruoli politici istituzionalizzati. potrebbe essere una fandonia. il giovane diventa indipendente. Forme di vita economica in antropologia Combinando la teoria di Polanyi sui modelli di scambio (le forme di distribuzione e di scambio presenti nelle diverse società sono fondamentalmente 3: quella retta dal principio della reciprocità. Quest’ultime sono il fattore chiave da cui deriva il potere degli anziani: le donne sono la risorsa fondamentale. Le bande sono sottoposte al flusso. Molte società dell’Asia e dell’Africa sono state infatti studiate da un punto di vista che mette in luce alcuni aspetti centrali del processo produttivo inteso come fenomeno sociale: la natura dei mezzi di produzione. Il termine richiama a un processo di formazione: “il cammino verso l’umanità”. Parlare di organizzazione politica significa evocare la dimensione del potere e dell’autorità. la difesa degli interessi di un certo gruppo possono essere ottenuti per vie differenti. quella basata sulla ridistribuzione e quella fondata sullo scambio) con quella di Marx sui modi di produzione (determinati dalla combinazione dei mezzi di produzione. cioè il continuo allontanamento dei membri di una banda e il loro riaggregarsi ad un’altra. Secondo l’antropologo francese. entrano in rapporto con l’economia di mercato e le logiche di altri Paesi come gli Stati Uniti. Malinowski aveva individuato nella reciprocità il meccanismo capace di assicurare il rispetto delle regole in quelle società. abbiamo i potentati e gli Stati. I . La circolazione delle donne è stabilita dagli anziani e la relazione sociale che determina il modo di produzione è il rapporto giovane-anziano. chiamate all’epoca. una presa in giro da attribuire a ignoranza e superstizione. All’interno di tale comunità l’anzianità sociale è fondamento dell’autorità: gli anziani. La banda è stata ritenuta. la destinazione sociale dei prodotti.entrambi le differenze si sono sbiadite o intrecciate tra loro in un intenso processo di incroci e di mutuo arricchimento. Concetto di finzioni antropopoietiche L’antropopoiesi fa parte di una famiglia di termini che ruotano attorno all’idea di genesi dell’essere umano. che possono essere incarnati da figure sociali particolari. ecc. cioè la costruzione di uomini. la Cina. Nei sistemi centralizzati. i loro possessori legittimi. primitive. Tali analisi hanno prestato attenzione al modo in cui forme di vita economica fondate su relazioni produttive tradizionali. dagli antropologi. uomini sposati con prole in grado di lavorare. delle istituzioni e delle pratiche che contribuiscono a definire il quadro entro il quale si svolge l’attività politica. invece. un’illusione o un’auto-illusione dovuta alle fede in entità sovraumane o una super valutazione dei poteri degli uomini di una società. come la parentela o la servitù. quest’ultimi raggruppabili in stati dinastici e stati nazionali. l’Europa e il Giappone (i maggiori centri decisionali in materia di economia e finanza). elezione o consenso esplicito. Il rispetto dell’autorità. che rivestono delle cariche per eredità. l’esercizio del potere. hanno il controllo delle risorse. della manodopera e dei rapporti di produzione). ma bensì con le donne. Fare un ragionamento antropologico sulle forme della vita politica L’attività politica è l’aspetto intenzionale del comportamento individuale e collettivo mediante il quale i singoli o i gruppi manipolano le regole e le istituzioni vigenti nella loro società. È caratterizzata dai gruppi di cacciatori-raccoglitori nomadi. poiché sposandole e avendo da loro dei figli. di conseguenza. sono quelli a sfondo carismatico legati alla presenza di una forte personalità e sono in attesa di una rivoluzione socio-politica radicale. altri culti sono invece più circoscritti e possiedono finalità molto particolari come quelli che si sviluppano presso i gruppi occupazionali. per poter essere compresi. di controllo e di coercizione. L’antropologia è relativista quando ritiene che le esperienze culturali altre non . di adulterio. con obiettivi che spesso finiscono per assumere una sfumatura politica come è avvenuto per i culti millenaristici in Melanesia. Etnocentrismo e relativismo culturale Etnocentrismo. sociale e culturale più esasperata diviene razzismo. Questi movimenti possono essere: – culti di revitalizzazione. è il termine tecnico che designa una concezione per la quale il proprio gruppo è considerato il centro di ogni cosa. – culti millenaristici. L’etnocentrismo può nelle peggiori delle conseguenze assumere comportamenti patologici. si indica quell’atteggiamento che consiste nel ritenere che comportamenti e valori. quali possono essere accuse reciproche di stregoneria. Queste società si fondano su istituzioni che assicurano la coesione tra i gruppi di discendenza che tenderebbero. altrimenti. Ciò comporta la supervalutazione della propria cultura e. El Tio per i minatori rappresenta il punto di mediazione e di passaggio concettuale fra il delicato equilibrio delle risorse naturali e il peso di un logica di sfruttamento all’infinito delle risorse stesse. di supporto e di assistenza nei confronti del proprio seguito. rivalità tra cacciatori. debbano essere considerati all’interno del contesto complessivo entro cui prendono vita e forma.membri di questi gruppi sono sostanzialmente eguali e il flusso impedisce di avere un’autorità permanente. Non mancano i motivi di scontro. prevalentemente riscontrabile presso le popolazioni agricole e pastorali. diffusosi ormai da molto tempo tra i minatori boliviani dello stagno. – culti nativistici. ma la sua privatizzazione in quanto è sempre più diffusa una religiosità stile “fai dai te”. cioè quelli in cui un gruppo o una comunità dichiarano di puntare al miglioramento delle proprie condizioni di vita e i cui riti hanno lo scopo di rivitalizzare il senso di identità di gruppo o della comunità medesima. accentuano rappresentazioni relative all’avvento di un’epoca di pace e felicità. la svalutazione della cultura altrui. I comportamenti inadeguati sono sanzionati dalla semplice derisione all’allontanamento dal gruppo. sullo studio delle comunità minerarie boliviane per coglierne le trasformazioni causate dall’inserimento del controllo delle multinazionali. Dai risultati delle ricerche degli antropologi negli anni ’70. Rapporto religione-globalizzazione con esempi Dalla fine del XIX secolo i filosofi hanno cominciato a discutere riguardo la secolarizzazione. Quindi non sta avvenendo la scomparsa del sacro. Con l’espressione relativismo culturale. Un culto riconducibile a un gruppo occupazionale è ad esempio il culto di El Tio. Gli antropologi riservano l’uso del termine tribù a un preciso tipo di organizzazione politica. Alcuni culti nati nel contesto degli sconvolgimenti prodotti dal colonialismo possiedono i caratteri dei movimenti organizzati. ovvero prima di un potere centrale con capacità di decisione. L’organizzazione politica è definita acefalo. quelli che fanno propria la protesta contro le condizioni di svantaggio sofferte dalle popolazioni native e che mirano a riaffermare l’identità della cultura nativa. coniato dal sociologo e antropologo Sumner nel XX secolo. cioè una sintesi personale di credenze e riti provenienti da tradizioni diverse. – culti messianici. mentre tutti gli altri sono classificati e valutati in rapporto ad esso. Sono definite tribali le società in cui sono presente più gruppi di discendenza che si considerano discendenti da uno stesso antenato. Oggi però non pare una tendenza inarrestabile perché c’è una forte crescita di movimenti e culti nuovi. sviluppata presso la scuola americana di Boas. Ciò si verifica quando vi è un eccessivo rifiuto verso gli altri fino a sfociare in una vera e propria intolleranza o in forme mentali complesse dirette o indirette in genere dannose per chi non faccia parte del noi. Il Big Man è il capo tribale e si caratterizza per la loro costante opera di ridistribuzione dei beni e dei benefici. Quando l’etnocentrismo si traduce nella sua forma mentale. tendenzialmente orientato non solo al rifiuto ma alla distruzione dell’altro. cioè la ritrazione progressiva del sacro dalla vita sociale e dalla sensibilità degli individui. si è rivelato che i minatori avevano sviluppato in chiave demoniaca l’idea del proprio rapporto con il lavoro. a separarsi. in quanto entità largamente autonome. sono tutte le pratiche finalizzate a quella che lo studioso Remotti ha definito Antropopoiesi. considerava le opere primitive come opere senza tempo e dunque prototipi artistici allo stato puro. Il relativismo è un atteggiamento intellettuale che mira a comprendere. Gli studi antropologici su queste società hanno fatto emergere il flusso. i pittori e gli scultori europei appartenenti alle correnti di avanguardia cominciarono a prestare una speciale attenzione agli oggetti provenienti dall’Africa. ma anche a seconda dei modelli comportamentali e rappresentazioni di una determinata cultura. li forma e li sostiene sarebbero dei derelitti. cioè il complesso degli atteggiamenti psico-fisici mediante cui gli esseri umani stanno nel mondo. nel senso che le tecniche di tale disciplina dipendono dai modelli culturali vigenti (ad esempio: ai bambini da una certa età in poi viene insegnato a fare i proprio bisogno in luoghi e momenti appropriati). le infibulazioni. Gli esseri umani prendono ciò che la natura offre. Tra la fine dell’800 e i primi decenni del ‘900. cioè in connessione con tutti gli altri comportamenti e valori che tendono a conferire a essi un senso. Commentare un passo del Fabietti sulla concezione del corpo Gli esseri umani hanno esperienza del mondo attraverso il corpo. Da questo momento notiamo un inglobamento della produzione estetica “primitiva” nella categoria di arte. i tatuaggi. in Europa e negli Stati Uniti arrivarono un enorme quantità di oggetti provenienti dai mondi “primitivi”. Da qui in avanti . per cui l’habitus varia sulla base delle nostre particolari caratteristiche psico-fisiche. la cui sopravvivenza è resa possibile solo grazie ad un forte sentimento di cooperazione tra gli appartenenti. È importante sottolineare che questo “stare nel mondo” è uno “stare” di natura sociale e culturale. ecc. Il corpo degli esseri umani è culturalmente disciplinato. Spiega il concetto di arte tribale Con la moltiplicazione dei musei antropologici ed etnologici. L’attenzione per questi manufatti. La società cerca di imprimere nel corpo dei suoi comportamenti i segni della propria presenza. nei primi del ‘900. Per molti antropologi il carattere spontaneo delle risorse su cui si basano queste società avrebbe ripercussioni importanti sull’organizzazione delle società stesse. per poter essere compresi. fondate sull’egualitarismo. l’assenza di risorse accumulabili. Le condizioni generali di vita di questi gruppi o bande (l’esiguità numerica. ebbe motivazioni complesse: la corrente primitivista di Gauguin voleva opporsi alla modernità industriale recuperando modelli sottratti dalla modernità. nel corso del XIX secolo. fanno sì che le differenze tra gli individui non siano stabili. le circoncisioni. La caccia-raccolta ( a cui possiamo aggiungere la pesca) si basa su tecniche di sfruttamento delle risorse naturali finalizzate all’acquisizione di risorse spontanee. Società acquisitive: caratteristiche Si dicono acquisitive le popolazioni che realizzano la propria sussistenza attraverso il prelievo di risorse spontanee dall’ambiente. la mancanza di una divisione marcata del lavoro).possono venire interpretate attraverso l’applicazione scontata e ingenua delle categorie della cultura dell’osservatore. Il modernismo. Anche i rapporti tra i sessi sono molto più paritari rispetto ad altri popoli: la divisione del lavoro è quasi inesistente e le donne sono nomadi e non vengono confinati alle mura domestiche. Nelle società acquisitive il lavoro umano si presenta come un’attività a rendimento immediato. non implica alcuna forma di intervento sulla natura che possa determinare un cambiamento della natura stessa. Caratteristica di questa forma storica di adattamento è che essa. di natura animale e vegetale. dall’Oceania e dalle Americhe. cioè il complesso di movimenti che rende difficile concepire la banda come un’unità stabile dal punto di vista territoriale e sociale. Al contrario. ma collocare il senso delle cose nel loro contesto. la mobilità. la tendenza del modernismo riprese le arti esotiche come motivo di ispirazione. a differenza di altre. objects sauvages. Anche le emozioni e i sentimenti sono incanalati dal corpo secondo modelli culturali precisi. le perforazioni. Il corpo è anche un veicolo privilegiato per manifestare la propria identità sociale e individuale. dove comprendere non significa giustificare. Senza un gruppo che li educa. cioè la fabbricazione dell’umano da parte della società. il quale è una specie di mediatore tra noi e il mondo ed è un mezzo attraverso il quale entriamo in relazione con l’ambiente circostante. come le sculture o le maschere africane per Picasso. non si ha cioè la formazione presso queste società di gruppi socialmente differenziati. i comportamenti e i valori devono essere letti in una prospettiva olistica. La coscienza attraverso il corpo o conoscenza incorporata sta alla base di ciò che Bourdieu ha chiamato “habitus”. Balandier parlando di “dialettica della dinamica interna e della dinamica . alcuni modelli sono stati imposti con la violenza e con un danno irreparabile per la cultura di coloro che li hanno subiti. Questo perché la religione mantawai prescrive l’interruzione dei lavori agricoli per certi periodi di tempo. La prima definizione antropologica di cultura risale all’antropologo inglese Tylor. L’arte tribale e quella moderna risultano apparentemente affini proprio per la distanza che le separa entrambe da un universo che ci è familiare e non in ragione di una convergenza dei principi che le ispirano.diventa normale parlare di arte modernista e arte primitiva: si presume ormai che i principi che stanno alla base dei due tipi di arte siano identici. collezionisti e riviste specializzate. CULTURE SELETTIVE La cultura è un complesso di modelli tramandati. acquisiti ma anche selezionati. autore dell’importante opera “Primitive Culture” del 1871. Argomentare una citazione tratta da ‘Elementi di Antropologia Culturale’ su cultura. Ciò che gli antropologi chiamano culture sono modi diversi in cui i gruppi umano condividono certe idee e certi comportamento affrontando il mondo: conoscendolo. cessioni e selezioni che producono sempre delle trasformazioni o addirittura dei cambiamenti sostanziali dei modelli culturali. CULTURA CHIUSA O APERTA Tramite la messa in atto di processi selettivi. galleristi. selezionati. o proveniente dall’estero. Ciò significa che le generazioni successive ereditano i modelli culturali delle generazioni precedenti e ne acquisiscono di nuovi. In molti casi però. sia in senso pratico che in senso intellettuale. Un esempio di bloccaggio di modelli culturali è il rifiuto degli abitanti delle isole Mantawai di adottare la coltura del riso praticata dai loro vicini malesi. prestiti. diritto. trasformandolo. esistono invece sempre processi selettivi preposti al controllo degli elementi che. Tuttavia non esistono situazioni di chiusura o di apertura totali. come quello delle popolazioni vittime del colonialismo. differenziate e stratificate. Esistono certamente culture più aperte di altre nei confronti dell’alterità e delle novità. confini della cultura e identità. interpretandolo. Il suo concetto di cultura si accordava con l’antropologia evoluzionistica e considerava la cultura quell’insieme complesso che include conoscenze. DINAMICITA’ DELLA CULTURA I processi di selezione tipici delle culture lasciano intendere che queste ultime non sono delle entità statiche e fisse. di simboli. CULTURA Una cultura è un complesso di idee. ma piuttosto dei complessi di idee e comportamenti che cambiano nel tempo. credenze. ma in ambedue i casi di trasmissione e assimilazione agisce sempre un principio di selezione. culture selettive. Esempi del prima caso sono costituiti dall’adozione di tecnologie o di tecniche produttive vantaggiose per coloro che le adottano. cioè culture più pronte di altre ad assorbire modelli ed elementi proveniente da culture diverse. arte. Le culture sono prodotti storici. parallelamente si sviluppò sempre più nel mercato privato affermandosi con mostre. Quest’ultima si esercita tanto al fine di accogliere quegli elementi culturali che si accordano con i modelli in vigore. con cui questi ultimi si accostano al mondo. Tramite la messa in atto di processi selettivi. oltre ad una iniziale richiesta dei musei etnografici.. quanto allo scopo di bloccare l’eventuale intrusione di modelli incompatibili con quelli in atto. di comportamenti e disposizioni storicamente tramandati. le culture rivelano il loro carattere di sistemi aperti e chiuso allo stesso tempo. come è accaduto con la diffusione di alcune colture di cereali in aree dove queste erano precedentemente sconosciute. costume e qualsiasi altra capacità e abitudine acquisita dall’uomo in quanto membro della società. dinamiche. chiuse e aperte. le culture rivelano il loro carattere di sistemi aperti e chiuso allo stesso tempo. ma che cambiano negli approcci degli studi antropologici. morale. e come tali inclusi o esclusi dalla dinamica culturale. Da Tylor in poi sono state date molte altre definizioni di cultura che non vanno in contraddizione con quella dell’antropologo inglese. ereditati dalle epoche passate. cioè il risultato di incontri. possono rivelarsi utili o dannosi per una determinata cultura. ecc. Il mercato dell’arte diede forte impulso all’inglobamento della produzione estetica “primitiva” che. un fatto impraticabile nella coltura del riso che richiede cure continue. adattandosi ad esso. acquisiti e largamente condivisi da un certo numero di individui. non è possibile definire tutti le tipologie di riti. battesimi. di esprimersi. all’interno del rito. infatti si parlava di cultura colta e di cultura popolare: con la prima si intendono le scienze. nonché a categorie sessuali differenti. Gramsci coniò le espressioni: cultura egemonica e cultura subalterna. nonostante le disuguaglianze tra ceti sociali si siano attenuate con l’alfabetizzazione di massa e l’adozione di modelli di comportamento abbastanza uniformi. È per questo motivo che parlare di cultura X e di cultura Y è imprudente. bisogna tenere conto del modo in cui viene distribuita la cultura. Inoltre. alla cui origine vi è l’impossibilità. mentre la seconda quella dei ceti subordinati. afferma l’antropologo australiano. Ogni evento deve essere accompagnato da riti di passaggio atti a scandire la transizione da una condizione ad un’altra. presentate come ovvie e naturali. pericolose e capaci di mettere a repentaglio l’ordine sociale e concettuale. ecc). Sulla base di queste considerazioni possiamo quindi ritenere che le culture non sono costituite da modelli distribuiti in maniera perfettamente uniforme. si impone a un’altra all’interno della medesima società. le lettere e le arti. Commentare un passo di Fabietti sulla creatività . ancora oggi. Sulla base di queste considerazioni possiamo quindi ritenere che le culture non sono costituite da modelli distribuiti in maniera perfettamente uniforme. i modelli culturali di riferimento risultano spesso molto diversi a seconda del grado di istruzione. da una condizione sociale o spirituale a un’altra (ad esempio: matrimoni. Infatti. mentre con la seconda si intendono le feste paesane. di comportarsi in pubblico. di rimanere identica a se stessa. il margine (riti liminari) e l’aggregazione (riti postliminari). di rapportarsi agli altri. Ma è bene ricordare che tutte le culture hanno una storia. CULTURA DIFFERENZIATA E STRATIFICATA All’interno di una comunità esistono tanti modi diversi di percepire il mondo. Solo in poche società tali differenze sono minime come negli ultimi cacciatori-raccoglitori delle foreste o dei deserti del globo. espressione di dominanti. poiché dotato di personalità sociale indefinita. ma anche con le convinzioni politiche o religiose che siano. la posizione sociale. ma anche tra gli individui appartenenti a generazioni diverse. i rituali. l’istruzione. Tali differenze di comportamento e di espressione hanno spesso a che vedere con il potere. L’idea di partenza di Van Gennep era che. e che ogni passaggio di condizione provoca un’alterazione delle forze che sono alla base dell’ordine del mondo medesimo. le credenze. o di un gruppo di individui. Keesing chiama questo concetto: controllo culturale. Nel margine l’individuo. tre fasi: la separazione (riti preliminari). questa fase avviene subito dopo il distacco di un individuo dalla sua condizione precedente e prima di quella in cui l’individuo stesso assumerà una nuova identità sociale.esterna” intende che le culture si trasformano tanto secondo logiche proprie. Questi riti sono quelli che sanzionano pubblicamente il passaggio di un individuo. quanto in relazione agli elementi i provenienza esterna con cui esse entrano in contatto. la prima indica la cultura dei ceti dominanti. la ricchezza. il culto delle reliquie e tutto ciò che appartiene alla sfera della superstizione. potrebbe scatenare forze ambigue. I riti di passaggio furono definiti in questo modo per la prima volta da Van Gennep in un libro del 1909 intitolato appunto “I riti di passaggio“. Van Gennep distinse. ogni cambiamento all’interno di questi ambiti produce una perdita di equilibrio che deve essere compensato per esigenze di ordine simbolico. dobbiamo aver presente che queste. per ognuna. Rito di passaggio Poiché i simboli sacri rimandano a differenti aspetti della realtà sociale venendo significare cose diverse. le situazioni in cui una cultura. Questa distinzione è utile per rappresentare. Questa distribuzione riguarda soprattutto il modo in cui il sapere è ripartito tra diversi gruppi sociali. Nella nostra società. poiché si annida il rischio di pensare a X o a Y come popoli con una cultura definita. L’antropologo Keesing afferma che quando studiamo i comportamenti e le rappresentazioni dei soggetti di una certa cultura. siccome il mondo sociale è ordinato in ambiti di attività e di posizioni sociali. La teoria dei riti di Van Gennep si accompagna all’idea secondo cui il mondo primitivo era profondamente segnato dall’opposizione tra profano e sacro. di opinione politica e di ricchezza. Il margine ha grande importanza perché è la fase più incerta e delicata del passaggio. funerali. In passato queste differenze di cultura erano maggiore. sono di fatto le idee e i comportamenti di coloro che sono socialmente prevalenti. ma vi sono circostanze in cui questi accostamenti sono più evidenti. tanto da scandire il trascorrere del tempo. Se la creatività consiste nell’accostamento inedito di pratiche e significati allo scopo di produrre nuovi modi di vedere la realtà. Un modo corretto per parlare di arte sarebbe quello di considerare l’espressione estetica come un tratto universale dell’umanità. Il senso estetico è in parte un fatto soggettivo e in parte un fatto collettivo. Questi ultimi conoscono la coca-cola ma non la usano nella alimentazione quotidiana. Commentare i tipi di discendenza Il principio di discendenza si ritrova alla base di gruppi di individui i quali. che noi consideriamo arte. ne con il suo carattere normativo. a partire dai modelli culturali a loro disposizione. la creatività non ha nulla di spettacolare. Commentare un passo di Fabietti sul senso estetico e artistico Un altro problema dell’antropologia è la traduzione dei significati che un oggetto. un canto o una danza. poiché esistono diverse valutazioni estetiche di un oggetto all’interno di una stessa cultura. bensì società unilaterali. fondata su legami stabiliti attraverso una linea di discendenza che comprende individui sia di sesso maschile sia di sesso femminile. sono in grado di far coincidere popolazione e risorse e di affermare su queste ultime dei diritti d’uso prioritari e di trasmetterli ai loro discendenti. Vi sono poi società a discendenza doppia che associano il principio della patrilinearità a quello della matrilinearità. matrilineare o uterina. un disegno. per distinguerle dalla discendenza di tipo cognatico che non segue alcuna linea prestabilita. sono la dimostrazione che le percezioni estetiche non sono statiche. che ha un centro e una periferia. Inoltre i cambiamenti. I tipi di discendenza sono essenzialmente 3: patrilineare o agnatica. in quel campo che chiamiamo moda. a collocarli (come la tecnologia. suoni e movimenti del corpo. parole. In tutte le culture vi sono modi di accostare colori. ma per distinguere tra . L’identità sessuale di un individuo può non essere legata al suo sesso anatomico. Dunque alcune prerogative sono acquisite per via patrilineare. La percezione estetica non ha a che vedere soltanto con l’idea della bellezza e del suo contrario.La creatività culturale è correlata alla produttività infinita del linguaggio umano. riveste laddove esso viene prodotto o eseguito. Inoltre la creatività è intesa come capacità di produrre delle novità mediante combinazioni e trasformazioni delle pratiche culturali esistenti. La discendenza di tipo patrilineare e matrilineare vengono definite unilineari. Discutere antropologicamente i concetti di sesso e genere In tutte le società umane il confine identitario è quello tra femminile e maschile. ciò che accade agli agricoltori del Kenya. bensì è riservata alle cerimonie di iniziazione maschile dall’età pubere a quella adulta. che consente all’uomo di produrre sequenze comunicative non predeterminate. li osserva o li ascolta un stato percettivo capace di suscitare reazioni di un tipo diverso da quelli indotti dalle azioni e dalle immagine della vita ordinaria. cognatica. i quali producono su chi li esegue. Allo stesso modo gli esseri umani hanno la possibilità di produrre nuovi significati. mentre la festa presenta la tendenza a moltiplicare i centri. La creatività della festa non coincide ne con il suo carattere trasgressivo. Oggi nella società europea non abbiamo gruppi di discendenza. fondata esclusivamente sui legami tra individui di sesso femminile. ma che ritrovino riscontro in campi molti diversi da quelli in cui tendiamo. ma consiste nella possibilità che si compiano accostamenti simbolici inediti atti ad esprimere concetti e stati d’animo difficilmente esprimibili. per abitudine. La festa dunque si presenta come un terremo culturalmente creativo. la scienza e l’arte). per esempio. Quest’ultima mette in moto comportamenti improntati alla dimensione collettiva ed è una rottura con il corso ordinario della vita. in cui viene sperimentata la dimensione comunitaria che spesso mira a risaldare il senso di appartenenza ad una comunità o a fronteggiare e neutralizzare la negatività dell’esistenza. forme. Per comprendere la creatività intesa nell’antropologia è necessario presentare. mentre altre per via matrilineare. stabilita esclusivamente attraverso legami tra individui di sesso maschile. per il fatto di discendere da un antenato comune. Tuttavia la festa ha caratteristiche diverse dal rito. Una di queste circostante è quella della festa. ma cambiano come altri aspetti della cultura perché rinviano a concetti e modelli culturali. legate alle caratteristiche anatomofisiologiche di un individuo. mentre le differenze di genere risulterebbero dal diverso modo di concepire culturalmente la differenza sessuale. spesso. La cultura utilizza. gli antropologi usano rispettivamente i termini: sesso e genere. in modo simbolico. Le differenze sessuali sarebbero. le differenze biologiche costruendo rappresentazioni sociali e culturali dell’identità sessuale. ma sono piuttosto distinzioni di genere maturate dalle costruzioni culturali. allora. Tra sesso e genere non vi è un rapporto di tipo biunivoco.identità sessuale anatomica e identità sessuale socialmente costruita. profondamente diverse fra loro . L’antropologo ha cercato di spiegare che i tratti femminili e maschili non sono intesi allo stesso modo in tutto il mondo.