Riassunto Libro Elementi Di Antropologia Culturale Ugo Fabietti

May 31, 2018 | Author: Greta Venturelli | Category: Ethnography, Homo Sapiens, Anthropology, Relativism, Agriculture
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lOMoARcPSD|1659922Riassunto - libro "Elementi di antropologia culturale" - Ugo fabietti Antropologia culturale (Università di Bologna) Distribuzione proibita | Scaricato da Greta Venturelli ([email protected]) lOMoARcPSD|1659922 ELEMENTI DI ANTROPOLOGIA CULTURALE- UGO FABIETTI Parte prima- Genesi e natura dell’antropologia culturale 1. Origini e significato dell’antropologia Antropologia significa letteralmente “studio del genere umano”. Questa però è una definizione vaga perché sono molti i saperi e le scienze che studiano il genere umano tra cui la filosofia, la psicologia, la sociologia, la storia, la demografia e la genetica. Ed è anche imprecisa perché non ci dice quale aspetto del genere umano costituisca il suo oggetto si studio privilegiato. In questo libro ci si occuperà dello studio del genere umano dal punto di vista culturale, ovvero delle idee e dei comportamenti espressi dagli esseri umani in tempi e luoghi distanti tra loro. L’antropologia, ossia l’insieme delle riflessioni che sono state condotte attorno a tali comportamenti e idee, ha preso spunto dal fatto che gli esseri umani si rivelano molto diversi oggi rispetto a un tempo. Le origini dell’antropologia non sono facili da stabilire; risalgono forse al greco Erodoto (VI sec a.C.) il quale però non parlò mai di antropologia. Le radici dell’antropologia più immediatamente riconoscibili risalgono piuttosto all’umanesimo europeo, al Quattrocento e ai dibattiti che fecero seguito alla scoperta del Nuovo Mondo e dei suoi abitanti, della cui esistenza nessuno, in Europa, avrebbe mai sospettato. Non mancano però in altre epoche e presso popoli extraeuropei, tentativi di riflessione. L’umanesimo europeo pose il genere umano al centro della riflessione filosofica, dell’arte e della letteratura, nonché della scienza medica. Il genere umano, pur rimanendo il fine ultimo del progetto divino, divenne un soggetto capace di forgiare il proprio destino, nonché di esplorare la natura studiandone le leggi e i meccanismi nascosti. Gli umanisti rimasero legati a un’idea di umanità idealizzata, pensata in riferimento alle società classiche. La scoperta (1492) e poi la conquista dell’America posero, all’Europa cristiana, quesiti precedentemente poco considerati o addirittura inimmaginabili. Gli europei cominciarono a interrogarsi circa la natura di queste popolazioni definite ora selvagge e ora barbare. Con l’espansione coloniale e i traffici commerciali, con la conquista e l’opera missionaria, i contatti degli europei con gli altri popoli si intensificarono in maniera impressionante e di conseguenza crebbero le descrizioni dei loro costumi e delle loro istituzioni sociali. Si può infatti parlare di un vero e proprio progetto scientifico di segno antropologico solo a partire dalla seconda metà del XVIII secolo, quando grazie agli illuministi la riflessione sul genere umano acquistò definitivamente i caratteri di una riflessione su soggetto universale. In quanto disciplina accademica poi, le origini dell’antropologia culturale sono ancora più recenti, dal momento che l’istituzione dei primi insegnamenti di questa materia risale per lo più all’ultimo quarto dell’Ottocento. Infatti, nel corso dell’Ottocento l’interesse per i popoli “esotici” andò crescendo perché le maggiori potenze europee si erano impegnate nella conquista di nuove regioni in Africa, in Asia e in Oceania, mentre negli Stati Uniti i pellirosse e la residenza indiana erano confinati nelle riserve. Distribuzione proibita | Scaricato da Greta Venturelli ([email protected]) lOMoARcPSD|1659922 Se ci si chiedesse cosa fanno gli antropologi si potrebbe rispondere dicendo che prevalentemente si sono occupati dello studio delle istituzioni sociali e politiche, dei culti, delle credenze religiose, delle tecniche di costruzione dei manufatti, dell’arte dei popoli lontani e “diversi” da quelli europei o d’origine europea. Gli antropologi si sono dedicati allo studio dei popoli che per molto tempo sono stati chiamati “selvaggi”, i quali costituivano popolazioni spesso fornite di una tecnologia assai semplice, ignare della scrittura e con costumi che si segnalavano per la loro notevole diversità rispetto a quelli degli europei. Oggi gli antropologi non studiano più solo le popolazioni delle savane africane, delle isole della Polinesia, dei deserti del Medio Oriente o della foresta amazzonica. Essi studiano tanto le popolazioni urbane dei paesi extraeuropei quanto della stessa Europa e del Nord America, i minatori delle Ande e i gruppi di adolescenti nelle aree urbane dei paesi economicamente sviluppati. Studiano le comunità di villaggio indiane e i fenomeni migratori verso l’Europa, verso gli Stati Uniti e all’interno delle stesse aree meno ricche del pianeta; i supermercati, le sette religiose, le imprese, gli ospedali, la tossicodipendenza, i conflitti etnici, la prostituzione, il nazionalismo, il commercio di organi, la fecondazione assistita e i culti del mondo postindustriale. Nella seconda metà dell’Ottocento gli antropologi si avvalevano delle testimonianze di viaggiatori, esploratori, militari e funzionari coloniali. Tra fine dell’Ottocento e i primi anni del secolo XX si verificò tuttavia una svolta importante. Gli antropologi cominciarono a recarsi personalmente presso i popoli che volevano studiare, dando inizio a una nuova fase nella storia dell’antropologia. Essi inaugurarono cioè la pratica della ricerca sul campo. Questo modo di fare ricerca prevede che le conoscenze relative a una popolazione derivino dall’osservazione diretta di un ricercatore professionale. Essi si servono anche delle relazioni dei loro colleghi, o di altri osservatori che antropologi non sono. Fare antropologia significa innanzitutto voler affrontare l’incontro con esseri umani con costumi diversi dai propri, coniugando le conoscenze teoriche della disciplina con la personale esperienza di osservazione, riflessione e ricerca. Il fatto di pensare l’umanità con le sue somiglianze e differenze, così come i rapporti che legano gli esseri umani al mondo animale o vegetale, non è affatto una prerogativa esclusiva delle grandi civiltà storiche. È proprio presso popoli semplici che possiamo trovare affascinanti visioni della natura dell’uomo e del cosmo. Gli occidentali non sono infatti gli unici detentori di un sapere del genere umano. Da questo punto ti vista dunque, non solo esisterebbero “tante antropologie”, ma la nostra antropologia sarebbe solo un caso tra tanti. L’antropologia di cui qui si tratterà è un sapere che è andato trasformandosi nel tempo in relazione ai mutamenti della società euro-americana e delle relazioni tra quest’ultima e i popoli della Terra. La visione dell’antropologia è comparativa e globale perché il progetto di questo sapere è quello di comprendere il senso dell’esperienza e della vita di un singolo popolo nel confronto con l’esperienza e la vita di molti altri popoli. Ci troviamo difronte a una forma di riflessione sull’umanità che si è articolata attraverso il viaggio, lo spostamento, l’incontro, tutte pratiche Distribuzione proibita | Scaricato da Greta Venturelli ([email protected]) lOMoARcPSD|1659922 sviluppate in maniera sistematica da una società a partire da un momento preciso della sua storia. Pensare antropologicamente significa anche elaborare un discorso sistematico sulla differenza tra i modi di vita dei diversi popoli, su come le diverse comunità umane si adattano ad ambienti differenti, sui loro culti, sulle loro istituzioni familiari e politiche, nonché sulla loro sensibilità estetica e sulla loro creatività tecnica, per poi partire alla ricerca di che cosa le avvicini le une alle altre. 2. Origini e metodi dell’antropologia culturale non è facile dare una definizione di “cultura” perché tutti noi crediamo ormai di sapere cosa essa sia. Potremmo dire che una “cultura” è un complesso di idee, di simboli, di comportamenti e di disposizioni storicamente tramandati, acquisiti, selezionati e largamente condivisi da un certo numero di individui, con cui questi ultimi si accostano al mondo, sia in senso pratico sia intellettuale. Oggetto privilegiato dell’antropologia sono le differenze che intercorrono tra le idee e i comportamenti in vigore presso le varie comunità umane. Ciò che gli antropologi chiamano “culture” sono modi diversi in cui i gruppi umani che condividono certe idee e certi comportamenti affrontano il mondo: interpretandolo, conoscendolo, immaginandolo, adattandosi ad esso, trasformandolo. Col tempo il termine “cultura” ha rivestito significati un po’ diversi che se non sono in contraddizione tra loro, riflettono però vedute differenti su come la cultura vada studiata. Taylor elaborò la prima definizione antropologica di cultura a partire da idee precedentemente espresse in campo filosofico, e ne fece un concetto che si accordava con il progetto scientifico dell’antropologia: “la cultura, o civiltà, intesa nel suo senso etnografico più ampio, è quell’insieme complesso che include le conoscenze, le credenze, l’arte, la morale, il diritto, il costume e qualsiasi altra capacità e abitudine acquisita dall’uomo in quanto membro della società”. Da Taylor in poi sono state date molte altre definizioni di cultura la cui formulazione rivela la diversità di approcci che hanno gli studi antropologici. Al contrario degli animali che raggiungono una maturazione psichica che consente loro di mettere in atto tutte le disposizioni finalizzate al controllo dell’ambiente circostante nel giro di breve tempo, l’uomo acquisisce tale facoltà solo molto più tardi. Fabbricare certe cose piuttosto che altre, unirsi sessualmente con certi individui piuttosto che con altri, pregare certe entità invisibili piuttosto che altre dipenderà da ciò che ci è stato insegnato dal gruppo in cui siamo cresciuti. Allo stesso modo comunichiamo con i nostri simili non mediante segnali geneticamente programmati, ma sulla base di un codice linguistico specifico che apprendiamo durante i primi anni di vita e che costituirà il mezzo espressivo più che rilevante della nostra esistenza sociale. Il fatto che negli esseri umani i comportamenti e le immagini del mondo non siano geneticamente programmate, non significa che costoro siano totalmente liberi di scegliere. Al contrario, nei pensieri come negli atti, gli esseri umani sono determinati, Distribuzione proibita | Scaricato da Greta Venturelli ([email protected]) di rapportarsi agli altri. di rimanere identica a se stessa. indiretta o diretta che le persone in questione hanno ricevuto dal gruppo nel quale sono cresciute. Noi ci comportiamo. Le culture. prestiti e selezioni. Il processo di formazione degli individui non cessa bensì. acquisiti e selezionati. quanto in relazione agli elementi di provenienza esterna con cui esse entrano in contatto. Si trasformano tanto secondo logiche proprie. cessioni. perché seguiamo determinati modelli di comportamento e di pensiero e non altri. Grazie ai modelli (culturali) di cui dispongono. Senza di essi non potrebbero pensare. Tutte le culture hanno una loro storia. Ciò significa che le generazioni successive ereditano i modelli culturali delle generazioni precedenti e ne acquisiscono di nuovi o in base alla propria esperienza di un mondo in mutamento. La cultura è un complesso di modelli tramandati. poiché mette l’essere umano nella condizione di agire in relazione ai propri obiettivi. Qualunque atto o comportamento umano finalizzato a uno scopo tanto materiale che intellettuale è guidato dalla cultura. in pratica sopravvivere. alcuni modelli sono stati imposti con la violenza. le culture rivelano il loro carattere di sistemi aperti e chiusi al tempo stesso. Gli antropologi hanno messo in rilievo alcuni di quegli insiemi di idee e di comportamenti che chiamiamo cultura. cioè culture più pronte di altre ad assorbire modelli ed elementi che possono rivelarsi utili o dannosi per una determinata cultura. implicita o esplicita. alla cui origine vi è l’impossibilità. Tali differenze di Distribuzione proibita | Scaricato da Greta Venturelli (venturelligreta95@gmail. I processi di selezione tipici di tutte le culture lasciano intendere che queste ultime sono dei complessi di idee e comportamenti che cambiano nel tempo. agire. Questi modelli possono essere qualificati come modelli-guida per il comportamento e per il pensiero in contesti culturali diversi. modelli culturali diversi che orientano comportamenti differenti. All’interno di una comunità esistono tanti modi diversi si percepire il mondo. di esprimersi. La cultura è operativa. Esistono certamente culture più aperte alle novità. sono prodotti storici cioè il risultato di incontri.com) . oppure per l’influenza di modelli di altre culture. Tali modelli sono stati introiettati grazie all’educazione. pensiamo e sentiamo in un modo piuttosto che in un altro. ma in ambedue i casi (trasmissione e assimilazione) agisce sempre un principio di selezione. anche se i modelli culturali tendono a conservarsi e a mostrarsi resistenti al cambiamento. con un danno irreparabile per la cultura di coloro che li hanno subiti. La cultura di un mondo è poi. gli esseri umani sono in grado di accumulare nuove esperienze e di rielaborarle continuamente in base ai codici culturali di cui sono in possesso. gli esseri umani si accostano al mondo in senso pratico e intellettuale. per ognuna. adattandosi sia all’ambiente naturale che a quello sociale e culturale che lo circonda. infatti. quest’ultimo di produce in virtù del fatto che le culture sono sempre sottoposte alle influenze esterne. Tramite la messa in atto di processi selettivi infatti. lOMoARcPSD|1659922 dal momento che devono adottare codici di comportamento sia pratico sia mentale che siano riconoscibili e quindi condivisi da altri. in definitiva. In molti casi però. il complesso dei codici comportamentali e ideazionali riconoscibili dal gruppo nel quale gli esseri umani vengono al mondo e nel quale sono educati. di comportarsi in pubblico. delle credenze. In passato queste differenze di cultura o “dislivelli interni” di cultura erano assai più evidenti. vicini e lontani. lOMoARcPSD|1659922 comportamento hanno spesso a che vedere con il potere. l’istruzione. Naturalmente noi siamo in grado di anticipare spesso con buona approssimazione quale sarà. Distribuzione proibita | Scaricato da Greta Venturelli (venturelligreta95@gmail. si impone a un’altra all’interno della medesima società. la ricchezza. immaginare situazioni o inventare cose che si allontanano da ciò che una cultura già conosce. e quindi comunicabili. Per essere culturalmente rilevanti le innovazioni devono implicare la riorganizzazione delle espressioni collettive e bisogna che siano in qualche modo accettate dal sistema di modelli culturali correnti. sta nel dire parole. La cultura esiste nella capacità che gli esseri umani hanno di comunicare. ed è la loro capacità di coniugarsi in un insieme complesso più o meno coerente che dà vita a quel qualcosa che noi chiamiamo “cultura”. La produttività infinita del linguaggio umano riguarda invece il fatto che data una proposizione nulla ci dice che cosa potrà seguire ad essa. la continuazione di un messaggio. La natura creativa della cultura ha riscontro in due caratteristiche del linguaggio umano: l’universalità semantica e la produttività infinita. Esiste un altro tipo di creatività culturale. nella cultura. Il concetto di universalità semantica è riassumibile nel dato che tutte le lingue sono in grado di produrre informazioni relative a eventi del passato e del futuro. Essa consiste nella creazione di nuovi significati che modificano il nostro modo di intendere le cose. reali e immaginari. ma che non diventino per questo irriconoscibili o inutilizzabili dai componenti della società nella quale tale creatività si manifesta. I modelli interagiscono sempre con altri modelli. formata da elementi che stanno in un rapporto di interdipendenza reciproca. l’immagine che noi abbiamo delle culture è spesso quella che i dominatori sono interessati a trasmetterci. dove la prima era identificata con le scienze.com) . mentre la seconda era quella dei rituali e delle feste paesane. Il più delle volte.intero). Il fatto che i modelli culturali debbano essere condivisi per poter essere compresi non significa che tutti debbano per forza aderire a essi nel senso di seguirli o approvarli. si parla di situazioni in cui una cultura. espressione di interessi dominanti. religiose o politiche che siano. le arti e le lettere. Se la cultura esiste come insieme di segni riconoscibili questi. la posizione sociale. cioè complessa e integrata. Questo interagire e coniugarsi di modelli forma infatti un complesso integrato. del culto e della superstizione. rappresentare il mondo o di manipolare e modificare il mondo naturale e sociale circostante. I modelli devono essere riconoscibili da tutti. ma anche con le convinzioni. Per questo motivo si dice che la cultura è un’entità olistica (da òlos. capaci cioè di creare nuovi significati. Il successo della creatività. Essi devono essere riconosciuti come facenti parte di un sistema di segni condiviso. La dimensione comunicativa è centrale in qualunque processo di tipo culturale. al punto che si parlava di cultura colta e di cultura popolare. possono essere combinati secondo sequenze riconoscibili ma innovative. date certe premesse. e che prenda parte alle loro attività quotidiane. A partire dal confronto tra ciò che dicono e ciò che fanno le persone. l’espressione “osservazione partecipante” è qualcosa che permette di considerare con un certo distacco (osservazione) l’esperienza condivisa dall’antropologo con gli appartenenti a una cultura diversa dalla sua (partecipazione). questi ultimi sono costretti a considerare un fenomeno in relazione a tutti gli altri. Essa rappresenta lo studio di realtà mediante l’adozione di prospettive e tecniche particolari. Nello stesso tempo si deve analizzare l’intero campo tribale in tutti i suoi aspetti. Una ricerca etnografica comporta che l’antropologo viva a stretto contatto con i soggetti della sua ricerca. il compito degli antropologi si presenta arduo.com) . Tuttavia essi non possono concentrarsi solo sull’aspetto da loro prescelto come se tutti gli altri non li interessassero. Ciò che è peculiare del metodo antropologico. incolore o comune e ciò che lo colpisce come straordinario e fuori dal consueto. L’antropologo capisce inoltre che in certe culture l’economia può essere legata Distribuzione proibita | Scaricato da Greta Venturelli (venturelligreta95@gmail. Gli antropologi di solito studiano determinati aspetti di una cultura. Gran parte dei dati che un antropologo acquisisce sono frutto dell’osservazione e dell’ascolto che l’antropologo riesce a esercitare nei confronti dei comportamenti e delle parole rispettivamente della gente in mezzo alla quale vive. della campionatura di esemplari di ogni tipo e altro ancora. della compilazione di tabelle e questionari. come si è sempre detto. Una ricerca antropologica. Il principale compito dell’antropologo sul campo è. è il fatto che gli antropologi trascorrono molto tempo con le persone sulle quali compiono ricerche. con serietà ed equilibrio percorrere l’intera estensione dei fenomeni in ogni aspetto della cultura tribale studiata. Dal momento che la cultura è da intendersi in maniera olistica. di registrazioni audiovisive. nel senso che i loro elementi costitutivi sarebbero pensati in un rapporto di integrazione maggiore rispetto a quanto avviene in altre società. senza distinzione fra ciò che è banale. comunichi nella loro lingua o in una lingua conosciuta da entrambi. La ricerca antropologica si avvale. lOMoARcPSD|1659922 Secondo certi antropologi alcune culture sarebbero “più olistiche” di altre. l’antropologo può stabilire che cosa realmente accade in una società e quando di ciò che accade realmente sia in conflitto con ciò che le persone pensano o dicono di pensare su un certo argomento. L’antropologo che lavora sul terreno deve. cioè come correlata nelle sue parti e approssimativamente integrata a livello di pratiche e di idee. ciò che lo differenzia da tutte le altre pratiche di ricerca. Durante il suo lavoro l’antropologo impara a connettere automaticamente certi aspetti della vita dei suoi ospiti. Qualunque sia l’oggetto privilegiato di indagine degli antropologi. del metodo dell’intervista. condivida il più possibile il loro stile di vita. Questo compito si traduce in parte nella raccolta di storie e di miti relativi alla comunità in questione oltre che nella annotazione delle norme e dei comportamenti che gli individui presentano esplicitamente o sotto forma di racconto. Questa condivisione di esperienze è stata chiamato dagli antropologi “osservazione partecipante”. quello di raccogliere dati utili alla conoscenza della cultura che vuole studiare. L’etnografia costituisce un elemento-chiave della ricerca antropologica. come altre discipline. non mira a cogliere le culture in una loro improbabile interezza. Questo lavoro è reso possibile solo da una frequentazione assidua e da una presenza interattiva con i propri interlocutori da parte degli antropologi “sul campo”.com) . oppure al desiderio di primeggiare attraverso la dissipazione. Se si adotta una prospettiva del tipo olistico il ricercatore è obbligato a considerare ogni aspetto della cultura in relazione ad altri aspetti di essa. lOMoARcPSD|1659922 a determinate forme di solidarietà sociale o di religione. La prospettiva olistica ha indotto gli antropologi per lungo tempo a privilegiare lo studio di comunità di piccole dimensioni. che per altre culture l’aggressività che è in ciascuno di noi può produrre effetti catastrofici grazie al semplice atto del guardare. 3. un sapere basato su esperienze dirette in contesti culturali diversi dal proprio. la discussione e l’applicazione di ipotesi e teorie che fanno capo a un certo numero di assunti fondamentali. La prospettiva olistica rimane centrale in quanto legata alla problematica del contesto. Il lavoro sul campo è in effetti qualcosa che non prevede solo la raccolta dei dati. dove l’interconnessione tra i differenti aspetti della vita sociale e culturale può essere colta meglio che altrove. per cui la visione della società che quest’ultimo studia sarà determinata sempre dalla visione che ne danno i suoi componenti. altri comportamenti e altre idee connessi con i primi e che costituiscono una loro possibile spiegazione. Altre competenze sono invece acquisite mediante lo studio. I pensieri dell’antropologo infatti si impregnano dei pensieri dei suoi interlocutori. L’elemento partecipativo. La ricostruzione del contesto consente di far emergere le varie sfaccettature e i differenti significati che un dato fenomeno può assumere se osservato da punti di vista differenti. anche una faticosa negoziazione del ruolo dell’antropologo con soggetti politici di varia natura. soprattutto. anzitutto nell’esperienza etnografica e nella ricerca sul campo. Le caratteristiche fondamentali del ragionamento antropologico “Pensare antropologicamente” è una prerogativa di chi possiede competenze radicate. Comunque sia. cioè a definire il contesto in cui si collocano i fenomeni da lui presi in considerazione. oltre che l’interazione con la comunità studiata. Durante il lavoro sul campo l’antropologo e le persone con le quali interagisce entrano in una relazione assai più complessa di quanto potrebbe far pensare un’etnografia intesa come semplice osservazione e registrazione di dati. ma. la dimensione etnografica conferisce all’antropologo un tono particolare in quanto fa di questa disciplina un sapere che si fonda sullo studio di contesti socio-culturali specifici e. Fin dalle sue origini l’antropologia si è presentata come un sapere universalista che considera tutte le forme di produzione culturale e di vita associata come degne di Distribuzione proibita | Scaricato da Greta Venturelli (venturelligreta95@gmail. che in altre culture la concezione dello spazio può essere modellata non dagli assiomi di Euclide. Il compito dell’antropologia è quello di “gettare un ponte” tra le culture. dietro i comportamenti e idee. ma dalle relazioni sociali. comporta una condivisione di esperienze e situazioni culturali che non possono ridurre l’etnografia ad una semplice “registrazione di dati”: per gli antropologi “fare etnografia” significa anche scoprire. necessario per cogliere le idee e i modelli culturali che si vogliono analizzare. ma anche e soprattutto con il senso che le parole rivestono all’interno di codici culturali diversi. Distribuzione proibita | Scaricato da Greta Venturelli (venturelligreta95@gmail. Tuttavia. storie. l’antropologia si sforza di produrre modelli di analisi e di interpretazione che siano in grado di rendere conto tanto dell’unità quanto della diversità dei fenomeni che essa studia. Ultimamente tuttavia è prevista la tendenza a effettuare comparazioni soprattutto per elaborare nozioni capaci di descrivere in maniera unitaria atteggiamenti e comportamenti rilevanti dal punto di vista della disciplina. Ai suoi esordi l’antropologia si prefiggeva di giungere alla scoperta delle leggi che segnano la trasformazione della cultura e della società. Il compito dell’antropologia diventa sempre più quello di farci cogliere l’unità sotto l’apparente diversità del comportamento e delle idee di certi popoli. mentre altre volte è in grado di mostrarci le profonde diversità che esistono sotto la superficie di un’apparente somiglianza. lOMoARcPSD|1659922 attenzione e utili alla conoscenza del genere umano nel suo complesso. Più che di un metodo comparativo vero e proprio si trattava di un metodo illustrativo di tesi la cui validità era spesso data per scontata in partenza. un atteggiamento intellettuale che mette in condizione l’antropologo di intendere la voce degli altri. attraverso l’accostamento di fenomeni simili per forma e per struttura. L’antropologia stessa non è però libera dall’etnocentrismo. Ciò implica che l’antropologia debba praticare una “cultura dell’ascolto” . La ricerca di un punto di riferimento si scontra con il problema linguistico. Di conseguenza questi ultimi devono prestare un’attenzione particolare al modo di esprimersi di coloro che di tali comunità fanno parte. cioè la tendenza istintiva e irrazionale che consiste nel ritenere i propri comportamenti e i propri valori migliori di quelli degli altri. Il secondo stile comparativo prende invece in considerazione società prive di legami storici reciproci e cerca. dalle forme più semplici fino a quelle più complesse. Nel corso del secolo XX gli antropologi hanno progressivamente abbandonato questo programma comparativo fondato sull’accostamento di somiglianze labili e superficiali. di pervenire all’elaborazione di tipologie e conclusioni più ampie di quanto non lo faccia il primo stile comparativo. La pratica etnografica consiste di esperienze di incontro con umanità portatrici di valori. a partire da un ambito circoscritto. nel senso che spesso anche gli antropologi interpretano la vita degli altri popoli attraverso il filtro delle proprie categorie culturali. Dal punto di vista epistemologico il carattere dialogico dell’antropologia è rilevante in quanto consente a due universi culturali di trovare uno spazio di incontro comune a partire da qualche punto di riferimento condiviso. consistente nello studio sul campo delle più svariate comunità. Questa attenzione dell’antropologia si è tradotta in quella che potremmo definire un’impresa etnografica generalizzata. Sono venuti così emergendo due principali stili comparativi. Gli antropologi tendono oggi a precedere per gradini. ossia allargando progressivamente. Il primo si esercita su società e culture che sono storicamente interrelate o geograficamente vicine.com) . assai diversi da quelle degli antropologi. il raggio delle loro comparazioni. memorie. miranti a stabilire quanta parte la disciplina avesse avuto nel favorire l’impresa coloniale. è un atteggiamento intellettuale che mira a comprendere. Verso la metà del Novecento l’antropologia ha vissuto poi una lunga stagione di dibattiti interni. Lo scopo del relativismo è quello di trovare modi difendibili. Nello stesso tempo però fu concepita dai governi europei come uno strumento per meglio conoscere i popoli delle colonie. Gli antropologi collaborarono con le amministrazioni traendo vantaggio falle occasioni di ricerca che queste ultime offrivano loro. e quindi per meglio controllarli. superstizione e ignoranza. educativi. ma consiste nell’individuare le trasformazioni delle culture nei contesti storici che le hanno poste in contatto con le forze del colonialismo e che oggi le espongono a quelle della globalizzazione. eliminando le sacche di pregiudizio. Con l’espressione relativismo culturale si indica quell’atteggiamento che consiste nel ritenere che comportamenti e valori. La situazione pluriparadigmatica dell’antropologia. dove comprendere non significa affatto giustificare. La funzione critica dell’antropologia non si esaurisce nella difesa delle culture più deboli. Non esiste quasi un contesto definitivo su quasi nessuno dei temi affrontati dall’antropologia. dell’Asia. Talvolta. ma collocare il senso delle cose al posto giusto. paradigmi precedentemente abbandonati riaffiorano successivamente sotto una forma differente. Nella seconda metà dell’Ottocento l’antropologia fu considerata uno strumento per “riformare” la società. il dialogo con umanità produttrici di significato e di interpretazioni della loro stessa vita e del mondo che le circonda. In antropologia più paradigmi possono costituire contemporaneamente i punti di riferimento per gli studiosi di questa disciplina. tuttavia. non deve essere inteso come un abile trucco per giustificare tutto e tutti. Distribuzione proibita | Scaricato da Greta Venturelli (venturelligreta95@gmail. Dalla seconda metà del Novecento in avanti gli antropologi sono stati spesso implicati in progetti di sviluppo di varia natura: economici. dell’America meridionale e dell’Oceania. Il relativismo. per far posto alla diversità.com) . l’ascolto. molte importanti ricerche sui popoli dell’Africa. L’antropologia è “relativista” perché ritiene che le esperienze culturali “altre” non possono venire interpretate attraverso l’applicazione scontata e ingenua delle categorie della cultura dell’osservatore. Tra la fine dell’Ottocento e per tutta la metà del Novecento furono condotte. per poter essere compresi. Il relativismo culturale. i comportamenti e i valori devono essere letti in una prospettiva olistica. sanitari. Orientamento caratteristico della riflessione antropologica è il relativismo culturale. sotto la protezione e il finanziamento delle amministrazioni coloniali e dei governi. nel loro contesto. debbano essere considerati all’interno del contesto complessivo entro cui prendono vita e forma. in ultima analisi. a un lavoro di traduzione di tipo soprattutto concettuale. se correttamente inteso. Per poter essere compresi. L’antropologia ha esercitato una potente funzione critica nei confronti di quegli atteggiamenti di sopraffazione e di sottovalutazione delle culture più deboli messi in atto dai gruppi di interesse più disparati. è infatti una conseguenza del fatto che questo sapere è radicato nell’esperienza etnografica. posto che ve ne siano. Quest’ultima si fonda sull’incontro. lOMoARcPSD|1659922 Fare antropologia significa dedicarsi. ma anche perché così possiamo capire meglio noi stessi.Unicità e varietà del genere umano 1. Le esperienze “altre” si riflettono infatti sull’esperienza dell’antropologo che coglie meglio il senso delle vite altrui: assistere a una manifestazione di gioia o di lutto.com) . “Razze”. Parte seconda. lOMoARcPSD|1659922 Un dovere degli antropologi è sicuramente quello di far si che le conoscenze da loro stessi elaborate non vengano usate per dominare. Non è possibile tracciare distinzioni nette tra gruppi umani basandosi sulle caratteristiche Distribuzione proibita | Scaricato da Greta Venturelli (venturelligreta95@gmail. bensì una vicenda produttiva sul piano della conoscenza e che possa essere messa a disposizione di un vasto pubblico. consente agli antropologi di esplorare la propria soggettività e la propria cultura. Ciò significa che l’incontro con soggetti appartenenti a culture diverse dalla propria. geni. L’antropologia indica il cammino per arrivare a quell’apertura mentale che ci consentirà di raggiungere tale consapevolezza. l’aspetto degli esseri umani ha costituito il principale fattore di riconoscimento della differenza. dal punto di vista fisico e poi sul piano culturale. opprimere. ideologiche e giustificative di tutti i massacri e di tutte le persecuzioni razziali che insanguinarono il nostro continente nella prima metà del Novecento. sfruttare parti di umanità. L’incontro con l’alterità produce sempre un tentativo di comprensione che induce a riflettere anche su se stessi. Gli studiosi tuttavia hanno dimostrato che non si può parlare di razze umane perché non esiste alcun criterio per individuarle che possa ritenersi scientificamente fondato. ruota attorno alla nozione di razza. lingue e culture Nonostante l’intensità crescente dei contatti tra le popolazioni del pianeta. L’antropologia applica metodicamente la dimensione riflessiva ma non per fare dell’incontro con le altre culture un’esperienza “personale”. non può non colpire la grande varietà che caratterizza l’umanità attuale. Le lingue parlate poi. un atteggiamento di autocelebrazione delle propria superiorità da un lato e di disprezzo per coloro che sono ritenuti inferiori dall’altro. Per lungo tempo. Negli ultimi anni è venuta diffondendosi tra gli antropologi l’idea che la loro sia una disciplina riflessiva. contengono strutture grammaticali paragonabili dal punto di vista della complessità. discriminare. Le ideologie della superiorità dei bianchi sui neri. Il razzismo. La dimensione riflessiva è infatti centrale per l’antropologia non solo in quanto consente di cogliere meglio il punto di vista degli altri. al di là delle enormi differenze che le contraddistinguono. In varie epoche storiche le differenze fisiche sono state di supporto a ideologie e pratiche di discriminazione. degli europei sugli africani e gli asiatici posero le basi concettuali. Tale varietà si manifesta a più livelli di cui in primis. Possiamo constatare altresì elementi di forte unità delineata in primo luogo dal fatto che i gruppi umani fanno parte tutti di una sola specie e sono tali in quanto tutti produttori di cultura. Per ottenere questo risultato dobbiamo cercare di osservare noi stessi attraverso lo sguardo degli altri. oltre a costituire un prodotto del senso comune.000 anni fa. parlare di aree culturali come si poteva fare nella prima metà del Novecento è poco Distribuzione proibita | Scaricato da Greta Venturelli (venturelligreta95@gmail. il latino. sono differenze superficiali e relativamente recenti nella storia della nostra specie. il greco. come quelle semito-camitiche e quelle uraliche. La cosa più corretta che si possa dire a proposito della nozione di razza è che tale nozione. Le migrazioni devono essere considerate in molti casi come l’effetto di spinte culturali all’origine della distanziazione genetica. La nostra specie ha poi raggiunto lo stato attuale circa 50. sembra ricevere una conferma dagli studi sulla classificazione delle “famiglie linguistiche”. Soprattutto oggi che l’intensificazione degli spostamenti umani attraverso le regioni del pianeta è diventata notevolmente superiore al passato. La suddivisione del mondo per aree culturali deve essere considerata come puramente indicativa delle maggiori differenze socio-culturali riscontrate dall’antropologia nel periodo aureo dell’etnografia. Fu da questa data che gli esseri umani cominciarono a differenziarsi somaticamente. xenofobia. William Jones notò notevoli somiglianze tra il sanscrito. alcuni linguisti e glottologi cominciarono a intravedere somiglianze e affinità tra altri gruppi di lingue.com) . Un’area culturale è una regione geografica al cui interno sembra plausibile comprendere una serie di elementi sociali. usanze e istituzioni che la ricerca andava registrando e classificando. Il grande sviluppo delle ricerche etnografiche nel corso del Novecento ha indotto gli antropologi a sistematizzare le conoscenze acquisite secondo il criterio delle aree culturali. In verità il corredo genetico degli individui varia anche in conseguenza a fattori casuali (deriva genetica) e adattivi (selezione naturale). sono stati in grado di elaborare una visione del “mosaico linguistico” planetario come riconoscibile a famiglie e superfamiglie a loro volta derivate da un ipotetico ceppo comune. e la sua larga corrispondenza con la distanza tra famiglie linguistiche. non trova però alcun corrispettivo nelle differenze culturali che le popolazioni presentano. Geni e lingue cambiano a una velocità infinitamente minore rispetto a quella con cui mutano comportamenti. interessi politici e problemi sociali. Le teorie dei genetisti sulla distribuzione dei geni umani. Di recente. la quale si basa più che altro sulle similitudini fonetiche e morfologiche. Con il progredire degli studi. relativamente simili.000 anni fa. Le ricerche scientifiche confermano infatti che le differenze somatiche tra gli esseri umani. rappresenta un veicolo di stereotipi diffusi e persistenti in base ai quali lo stesso senso comune opera distinzioni che sono quasi sempre connesse a pregiudizi. Le origini anatomiche dell’uomo moderno sono da situare in Africa orientale e risalgono a un’epoca anteriore ai 100. sulla base di nuove e più solide conoscenze. facendo spesso appello all’archeologia e alla storia economica e sociale. un gruppo di studiosi. La distanza genetica tra le popolazioni. usanze e modelli culturali. anche quelle più evidenti. il celtico e il gotico. Non tutti i linguisti sono però oggi d’accordo con questa visione unitaria. Tali aree erano semplicemente dei modelli costruiti da antropologi e geografi culturali allo scopo di “mettere ordine” nella grande varietà di popolazioni. linguistici ecc. costumi. culturali. lOMoARcPSD|1659922 somatiche degli individui. Fino a quella data l’umanità rimase per millenni legata a forme storiche di adattamento sviluppate nel corso della sua storia precedente: la caccia-raccolta. Parlare di popoli cacciatori-raccoglitori significa rinviare alle nostre idee di origine sociale e produrre una rappresentazione del nostro remoto passato.com) . Nelle società acquisitive il lavoro umano si presenta così. e nemmeno prodotti derivati.raccoglitori attuali formavano gruppi di varie centinaia di individui. Anche dal punti di vista dell’organizzazione sociale vi sono molte differenze. ma anche dal punto di vista delle forme di adattamento all’ambiente. inventare metodi diversi per proteggersi dal freddo o dal caldo. e dagli animali essi traevano gran parte del materiale per la fabbricazione di vestiti. Con la rivoluzione industriale prodottasi in Europa alla fine del secolo XVIII l’umanità ha conosciuto un’accelerazione precocemente impensabile nel campo della produzione e dell’innovazione tecnologica. mediare con altri popoli vicini che avevano nel frattempo elaborato altri stili di vita. costruire utensili differenti per sfruttare il diverso ambiente circostante. come Distribuzione proibita | Scaricato da Greta Venturelli (venturelligreta95@gmail. Queste forme di adattamento hanno al loro centro il lavoro. lOMoARcPSD|1659922 realistico anche per la sempre maggiore pervasività dei media che consentono di recepire modelli culturali. politici ecc. ha fondato il proprio adattamento sulla caccia-raccolta e sulla pesca con strumenti tecnologicamente semplici ricavati dalle piante o dalle ossa di altri animali. Altri gruppi recenti di cui si hanno testimonianze vivevano però in villaggi permanenti e avevano un’organizzazione sociale molto differenziata. utensili. gli esseri umani prendono ciò che la natura offre. infine. la nascita delle religioni statuali nonché l’elaborazione di forme di divisione del lavoro. I popoli della preistoria a differenza dei cacciatori. ha inoltre finito quasi sempre per creare una distinzione tra società e culture più rappresentative e meno rappresentative delle aree in questione. Adattarsi a un ambiente particolare. l’agricoltura e la pastorizia nomade. espressivi.Le società “acquisitive” Nel corso degli ultimi cinquantamila anni l’uomo “anatomicamente moderno” è andato diversificandosi non solo sul piano somatico. armi. Durante questi cinquantamila anni la specie umana ha dovuto pertanto elaborare strategie di adattamento altamente diversificate. Quest’ultima risale a circa diecimila anni fa e ha portato con se la nascita delle società stratificate. 2. È solo nell’ultima parte di questa storia che il genere umano ha compiuto la “rivoluzione agricola”. la formazione delle città. linguistico e culturale. estetici. Forme storiche di adattamento. La scelta di uno o più elementi socio-culturali come tipici delle società comprese in determinate aree. costituiscono le caratteristiche principali dei gruppi. i cacciatori-raccoglitori attuali vivono in gruppi di venti-trenta individui al massimo. la scrittura. la centralizzazione politica e. La caccia-raccolta non implica alcuna forma di intervento sulla natura che possa determinare un cambiamento della natura stessa. La caccia forniva la maggior parte del cibo. ripari e suppellettili varie. l’homo sapiens sapiens. I cacciatori- raccoglitori attuali invece catturano per lo più piccole prede che non offrono loro un supporto alimentare paragonabile a quello degli animali cacciati nella preistoria. Per circa quattro quindi di questa storia lunga cinquantamila anni. a livello globale. alberi da frutto e cereali. Popoli che fondano la propria sussistenza sull’orticoltura sono distribuiti un po’ ovunque nella fascia tropicale. e implicano entrambe un investimento lavorativo nel processo di produzione. I cacciatori-raccoglitori odierni mantengono rapporti di vario genere con le società agricole.Coltivatori e pastori Le società acquisitive hanno costituito la forma di adattamento dominante per gran parte della storia umana. 3. Diversamente dalle forme di adattamento messe in atto dalle società acquisitive. i quali hanno bisogno di cure continue. rendono problematico il tentativo di leggere nelle società acquisitive contemporanee le eredi di quelle dell’Europa preistorica. nella capacità di comunicare con gli spiriti non siano stabili né trasmissibili da una generazione all’altra. Le condizioni generali di vita di questi gruppi fanno sì che le differenze tra gli individui nell’abitabilità del cacciare. per cui il rifornimento di cibo è abbastanza continuo. che si fondano sullo sfruttamento di risorse naturali spontanee e per cui il lavoro umano è un’attività a rendimento immediato. l’agricoltura implica invece operazioni e strumenti più complessi. con le amministrazioni degli stati centralizzati. Le differenze inerenti alle società “acquisitive”. Le specie coltivate in questo modo si riproducono velocemente per gran parte dell’anno. Per molti antropologi il carattere spontaneo delle risorse su cui si basano le società acquisitive avrebbe ripercussioni importanti sulla loro organizzazione sociale. gli esseri umani operarono le prime vere modifiche sui processi di crescita e riproduzione degli organismi naturali. demografici e politici dirompenti per quel tipo di società. Orticoltura e agricoltura si fondano sullo sfruttamento di piante addomesticate. Distribuzione proibita | Scaricato da Greta Venturelli (venturelligreta95@gmail. Sarebbe altesì fuorviante ritenere che i cacciatori-raccoglitori di oggi siano dei semplici “relitti del passato”. Forme storiche di adattamento. nel valutare i problemi. nelle società di coltivatori e in quelle pastorali il lavoro costituisce un’attività a rendimento differito. tanto a quelle fondate sulla caccia- raccolta quanto a quelle basate sulla pesca. I cacciatori-raccoglitori della preistoria europea sembra vivessero in aree talmente ricche di selvaggina da rendere superflui gli spostamenti. Diventa altresì problematico stabilire delle relazioni dirette tra forma di adattamento e organizzazione sociale. Alcuni autori ritengono addirittura che i cacciatori-raccoglitori di oggi non potrebbero sopravvivere senza interagire con società fondate su altre forme di adattamenti. lOMoARcPSD|1659922 un’attività a rendimento immediato.com) . Sino alla metà del XX secolo. soprattutto. ma li si trova specialmente nell’Africa subsahariana e nell’America meridionale. di operazioni legate a determinati ritmi stagionali. pastorali e. Proprio con il domesticamento delle piante e degli animali. oltre i due terzi della popolazione mondiale era costituita da orticoltori e agricoltori. L’orticoltura implica l’impianto nel terreno di talee provenienti da alberi adulti le quali danno vita ad altri alberi produttori di frutti. Ma il domesticamento delle piante e degli animali aprì scenari alimentari. in quanto essa si fonda soprattutto sulla coltivazione di legumi. A differenza dell’orticoltura. L’economia “multipolare” tipica di tutte le società acquisitive attuali rende ovviamente problematico dire chi siano i veri cacciatori-raccoglitori. Distribuzione proibita | Scaricato da Greta Venturelli (venturelligreta95@gmail. quest’ultimo può riguardare animali di vario tipo ma stanziali (suini. Un effetto importante di questo deficit produttivo è il progressivo inurbamento che. problematico e talvolta conflittuale. Tutti i casi di popoli che fondano la propria sussistenza sulla pastorizia sembrano aver adottato questa forma di sussistenza nel periodo successivo alla conquista europea. Le società che praticano l’orticoltura come principale forma di produzione del cibo avrebbero invece forme di organizzazione sociale più egualitarie come quelle dei cacciatori-raccoglitori ma non per questo altrettanto equilibrate e pacifiche. Il rapporto tra il mondo contadino. sprovviste di istruzione e di assistenza sanitaria e con una bassa aspettativa di vita. La forma di adattamento che segna il passaggio da un’economia di caccia-raccolta a un’economia di produzione vera e propria è la pastorizia. Le società contadine sono sempre state parte di sistemi sociali complessi in funzione dei quali si sono sviluppate rifornendo derrate alimentari e manodopera per l’edilizia. in Europa. Le società fondate sull’agricoltura sono talvolta conosciute come “società contatine”. che si rivelano sempre meno efficaci di fronte all’incremento della popolazione. bovini. un anno dopo l’altro. dell’Africa e dell’America centro-meridionale sono società economicamente arretrate in quanto meno capaci di sostenere una popolazione sempre più crescente. Nell’Europa e nel Nord America le società agricole hanno subìto negli ultimi decenni una profonda trasformazione grazie all’introduzione delle nuove tecnologie agricole. fonte della produzione. secondo schemi fissi. Le società agricole dell’Asia. La pastorizia ha assunto inoltre carattere nomade cioè sotto forma di spostamenti regolari di uomini e animali all’interno di determinati territori. in passato. verificatosi in questi paesi. La pastorizia si distingue dall’allevamento in quanto. Tuttavia nei quattro quindi del pianeta la produzione agricola è ancora basata su metodi tradizionali. e quello urbano. sede del potere politico. dell’Africa e dell’America centro- meridionale si siano create enormi masse prive di lavoro. La pastorizia nacque in Medio Oriente all’epoca della rivoluzione agricola. La nascita degli Stati non avrebbe potuto verificarsi senza l’esistenza di queste comunità. volatili. Popoli pastori sono presenti quasi in tutta l’Asia e in Africa e. mentre la pastorizia implica che gli animali vegano nutriti con il pascolo naturale. di nuove sementi e nuove forme di rapporti sociali e di lavoro. Spesso tali società sono diventate il principale oggetto di sfruttamento delle élites politiche istallate nei centri urbani. lOMoARcPSD|1659922 Secondo alcuni antropologi le società che fondano la propria sussistenza sull’agricoltura contengono in sé le premesse per la comparsa dell’autorità politica e della stratificazione sociale. l’esercito e l’industria. Oggi si parla di “agricoltura industriale”. la quale sembra essersi sviluppata contemporaneamente alla coltivazione. amministrativo e militare.com) . che conducono una vita al di sotto della soglia della povertà. ovini). non è funzionale allo sviluppo dell’industria. L’inurbamento ha fatto sì che nella maggior parte dei paesi dell’Asia. è stato storicamente complesso. come l’agricoltura.Comunicazione e conoscenza 1. Durante il III sec a. sono intervenuti al fine di rendere stabili i nomadi e meglio controllarli. Oggi anche laddove l’ignoranza dell’alfabeto scritto è ancora particolarmente diffusa la scrittura esercita la sua influenza attraverso leggi. Distribuzione proibita | Scaricato da Greta Venturelli (venturelligreta95@gmail. La pastorizia nomade. la monetizzazione dell’economia. il sistema fiscale. sono dette culture a “oralità ristretta”. il controllo politico. La scrittura venne sviluppata a partire da alcuni sistemi di calcolo che videro la sostituzione di oggetti come sassolini. con dei veri e propri segni aventi ciascuno un proprio significato. Le culture come la nostra. quali Rom. La creazione dei confini. sono tutti elementi che hanno portato al restringimento della libertà di movimento e d’azione dei nomadi. Molti dei loro componenti vivono in condizioni precarie. che non può combinare efficacemente l’allevamento degli animali con forme di produzione che richiedono una vita stanziale. la scrittura fece la sua comparsa nell’area mesopotamica e in quelle aree a essa limitrofe. Singati e altri gruppi ancora presenti in Europa sin dal Medioevo. Oralità e scrittura Possono sussistere alcune importanti diversità tra visioni del mondo presenti nelle varie culture dovute alle differenze tra comunicazione orale e comunicazione scritta. non ancora influenzato dallo stile della comunicazione scritta. Gli esempi più noti risalgono agli Inka in Sudamerica e al regno del Dahomey. animali e prodotti derivati. regolamenti. guide.C. calcoli e statistiche prodotti da un centro politico e amministrativo espressione di uno Stato nazionale. molti altri sono restii ad adeguarsi a situazioni che avvertono come minacciose per il mantenimento del loro stile di vita.com) . La comunicazione ordinaria si svolge per lo più in forma orale. Molti tra i pastori nomadi scelgono le opportunità offerte dalle economie e dai servizi degli Stati nazionali. per distinguerle dai pastori nomadi. presso le quali esiste una scrittura diffusa. Fino a non molto tempo fa esistevano invece società a “oralità primaria”. Molti Stati poi. sono chiamate “peripatetiche”. lOMoARcPSD|1659922 I pastori nomadi sono sempre stati in relazioni simbiotiche con il mondo agricolo e urbano: fornendo mezzi di trasporto. Si trattava di società che non conoscevano alcuna forma di scrittura. in Africa occidentale. Altre comunità che fanno del nomadismo il loro modello di esistenza. i nomadi ricevevano quello che la loro economia non era in grado di produrre. per questo motivo non ci rendiamo conto di quanto la comunicazione orale sia condizionata dalla scrittura. e accentuato la loro dipendenza dagli Stati centralizzati. Le culture a oralità diffusa indicano lo stile comunicativo in esse prevalente. i conflitti internazionali. soprattutto quella praticata tra il Medio Oriente e il Nord America è infatti una forma di adattamento iperspecializzata. Parte terza. Quest’ultima ci influenza nel senso che il modo con il quale ci esprimiamo è guidato da un pensiero che si fonda sulla “interiorizzazione” della scrittura medesima. cioè in movimento. disposizioni. per esempio. vedono nella parola “quasi la proiezione sonora nello spazio della personalità dell’uomo”. In assenza di scrittura. Un dato cruciale delle culture a oralità diffusa è la dimensione dell’esperienza: se il rapporto immediato tra la parola e l’esperienza viene meno. non possono essere definiti analfabeti in senso stretto. Laddove la scrittura non è presente. il significato della parola tende ad alterarsi o perdersi. cioè il suo significato. Questo modo di trasmettere la memoria tende a eliminare tutto ciò che non ha interesse per il presente. sta nella presenza di tecniche altamente elaborate di conservazione della memoria. Un’importante differenza tra culture orali e scritte. che dà il peso alla parola. Nelle culture orali la pregnanza delle parole. o dove la scrittura è penetrata solo parzialmente. ripetizioni. grazie alla quale si trasforma in vibrazione sonora. Ma nelle culture a oralità primaria. per poter essere ricordata e trasmessa deve fare affidamento su moduli mnemonici ripetitivi. La scrittura esercita sulla parola una specie di “imperialismo”. La parola. lOMoARcPSD|1659922 La dimensione orale della comunicazione corrisponde a modi di pensare che sono per certi aspetti diversi da quello di soggetti abituati a maneggiare i segni di un alfabeto. Anche noi. quando vogliamo dare particolare forza a ciò che diciamo. la terra. l’aria. antitesi.com) . quindi di trasmissione del sapere. abbiamo la tendenza a muoverci in accordo con i sentimenti e gli stati d’animo che cerchiamo di trasmettere attraverso le parole. Tutte le culture tendono a operare selezioni sulla propria memoria per cui non si ha “conservazione dell’inutile”. La dimensione orale corrisponde a un modo di esprimersi diverso da quello tipico delle culture dotate di scrittura diffusa. sembra essere comunque legata al momento in cui vengono pronunciate. che dà calore alla parola come riflesso dello stato d’animo del parlante. così lo è la parola: l’acqua. del passato e delle conoscenze viene trasmesso solo ciò che interessa al presente. I soggetti che vivono in culture senza scrittura. il fuoco. le parole non hanno una vera e propria esistenza visiva: sono soltanto degli “eventi” che accadono in un tempo preciso e con esso svaniscono. Alcuni popoli hanno una vera e propria “teoria della parola”. I Dogon del Mali. proverbi. che la “inumidisce”. la loro efficacia. Il linguaggio televisivo di trasmissione delle informazioni per immagini hanno comportato un regresso sul piano della ricchezza lessicale e delle conoscenze linguistiche da parte di certe fasce sociali e d’età. certi discorsi prevedono determinati gesti e non altri. Come il corpo umano è costituito da quattro elementi. Distribuzione proibita | Scaricato da Greta Venturelli (venturelligreta95@gmail. atteggiando il corpo e la voce in un determinato modo a seconda dei discorsi che devono pronunciare. Un caso di rapporto tra oralità e scrittura è rappresentato dal “regresso all’oralità” nelle società ricche e postindustriali. l’unico modo per ricordare lunghe sequenze argomentative è pensare per “moduli mnemonici” che possano funzionare per un rapido recupero orale: temi. Vige spesso un complesso di norme non dette a cui i parlanti si conformano. certe posture del corpo o certe inflessioni della voce ben determinate e non altre. le nostre menti di individui scolarizzati non possono pensare a una parola se non in forma di parola scritta. scenari. persino in luoghi dove non arriva la corrente elettrica. Distribuzione proibita | Scaricato da Greta Venturelli (venturelligreta95@gmail. Ciò nel senso che la scrittura permette di entrare in contatto con altri mondi e altri punti di vista. religiose. Citare un documento significa fare riferimento a un’autorità che non può essere messa in discussione. gusti. I messaggi che essi trasmettono sono suscettibili tanto da influire potentemente sulle relazioni tra gli esseri umani e sulla loro immaginazione. la scrittura possiede una forma di autorevolezza quasi sacrale. Dagli anni Settanta in poi si è assistito a una grande diffusione dei media su scala planetaria. una prescrizione o un divieto di carattere religioso. il regolamento di un gioco ecc. Grazie allo spostamento di uomini e di idee. Basti pensare ai siti Internet e ai blog per capire che non c’è più un vero centro che regoli la formazione dell’opinione. grazie ai media. La televisione è infatti un mezzo culturalmente influente nel senso che suggerisce comportamenti. di confrontarli in maniera sistematica e di elaborare nuove proposizioni a partire da quelle esistenti. il documento materiale è una specie di dichiarazione “sull’onore” da parte di colui che ne cita l’esistenza. ma anche delle civiltà precolombiane dei Maya e degli Aztechi. un contratto. lOMoARcPSD|1659922 In molte società a oralità diffusa. La scrittura infatti consente l’acquisizione di un pensiero più ampio di quello legato all’oralità. di per sé. ma che questa è sempre più prodotta dall’uso che gruppi diversi possono fare dei media. tramite i media. costumi. I soggetti che hanno interiorizzato la scrittura pensano in maniera tendenzialmente diversa da coloro che si muovono però in questi ambienti orali. La televisione è rapidamente giunta un po’ ovunque. una transazione. nella condizione di dover essere creduto. nel senso che colui che cita tale documento è. Questo fu un tratto di molte civiltà antiche dell’Oriente e del Mediterraneo. valori. e grazie ai media. È molto interessante osservare come esistano culture presso le quali l’apprendimento di effettua tendenzialmente in linea con lo stile orale. Questa forma di immaginazione nuova è diventata. I documenti scritti sono “autorevoli” in quanto riportano regole o decisioni come la promulgazione di una legge. estetiche. Oggi.com) . parte del nostro stesso quotidiano nonché capace di orientarlo. le sfere pubbliche si sono moltiplicate in maniera incredibile. Lo studio dei media da parte degli antropologi si giustifica per il fatto che mai grazie ad essi. 2. simbolo del carattere pervasivo che i media svolgono nella vita delle popolazioni del pianeta. l’immaginazione è dunque sempre più all’origine anche di quelle sfere pubbliche che ormai possiamo definire diasporiche. Percezione e cognizione La percezione del mondo circostante coincide con i processi mediante i quali gli individui organizzano informazioni di natura prevalentemente sensoriale. L’impatto che la diffusione della scolarizzazione e della scrittura in generale ha avuto sulle culture del pianeta è stato enorme. e alla televisione in particolare. idee politiche. l’immagine delle culture del pianeta viene diffusa presso un pubblico sempre più numeroso. La percezione del mondo fisico può però risultare differente a seconda dei soggetti coinvolti. Questi processi sono: astrazione. La possibilità di individuare e ordinare la realtà è data dagli schemi. ma tali classificazioni sono in larga misura il prodotto dei principi d’organizzazione che stanno dalla parte del soggetto che classifica il carattere culturale delle classificazioni appare più evidente in relazione a certe pratiche sociali. dei suoni e tutti ordinano in diverse categorie i fenomeni naturali di cui hanno esperienza. deve procedere per prototipi e sottoprototipi. ma siamo in grado di attuarla tramite la schematizzazione. I secondi sono invece il prodotto del contesto culturale entro cui il soggetto attiva i processi cognitivi elementari.com) . induzione. Quest’ultima è una caratteristica universale del pensiero umano. L’etnoscienza è lo studio di come le differenti culture organizzano le loro conoscenze del mondo naturale. Kant chiamava “schemi” regole concettuali grazie alle quali la nostra immaginazione è messa in grado di delineare in generale la figura. Distribuzione proibita | Scaricato da Greta Venturelli (venturelligreta95@gmail. Lo stile può oscillare. Le classificazioni del mondo naturale non sono il semplice riflesso sulla nostra mente di una realtà esterna che noi cogliamo in maniera oggettiva. la quale. Che l’attività schematica sia una proprietà universale della mente umana è indubbio. ma non sono ciò che consente di mettere concettualmente “in forma” la realtà. senza tuttavia chiudersi dentro una particolare raffigurazione offerta dall’esperienza o in una qualsiasi immagine che si possa rappresentare in concreto. è cioè la possibilità che noi abbiamo di pensare al concetto. che vengono organizzati a loro volta da schemi e sottoschemi. I primi sono alcune capacità universalmente presenti. e deduzione. L’espressione stile cognitivo denota il diverso modo in cui individui provenienti da ambiti culturali differenti si rapportano al mondo sul piano cognitivo. lOMoARcPSD|1659922 Lo psicologo Vygotskij distinse il pensiero in processi cognitivi elementari e sistemi cognitivi funzionali. e formalmente identiche in tutti gli umani sani. i quali rinviano a cose simili ma non identiche. Tutti classificano le specie animali o vegetali. per essere rappresentata. categorizzazione. Tutti i popoli possiedono una conoscenza più o meno ricca e complessa del mondo naturale. Lo schema è infatti una cornice organizzata di oggetti e di relazioni che deve essere riempita di dettagli concreti. tutti hanno elaborato una classificazione dei colori. Nella Critica della ragion pura. tra due estremi ideali: tra uno stile cognitivo globale e uno stile cognitivo articolato a seconda delle situazioni in cui si trovano a esercitare la propria attenzione e il proprio ragionamento. Tali sistemi potrebbero essere anche definiti come delle strategia di organizzazione dei processi cognitivi in funzione della risoluzione di particolare problemi che cambiano a seconda del contesto culturale. in misura diversa. essa viene “riempita” e “messa in moto” al tempo stesso da prototipi elaborati al contesto d’esperienza. mentre un prototipo consiste in un gruppo specifico di aspettative culturalmente determinate. Gli schemi sono ciò che organizza la nostra esperienza. Lo schema. Noi infatti non conosciamo tutta la nostra cultura. Il mondo fisico percepibile dall’occhio umano è caratterizzato da forti regolarità ma anche da variabilità che pare obblighi la mente a fare continuamente ricorso a forme stabili di categorizzazione che sembra prodursi sempre in relazione a un prototipo. I prototipo individuano particolari aspetti della realtà. diventa fondamentale conoscere cosa c’è di identico. dal momento che le rappresentazioni del tempo e dello spazio non sono uguali in tutte le culture. Tempo e spazio sono le dimensioni costitutive di qualunque modo di pensare. L’etnografia è molto ricca di esempi relativi a come le culture prive di pensiero cronometrico collocano gli eventi nel tempo. La percezione del tempo e dello spazio è la funzione primaria della nostra attività mentale. la casa cui. La nostra concezione del tempo è abbastanza recente. lOMoARcPSD|1659922 3. affettive. Il tempo si consacra così alla produzione di beni quantificabili. Senza tale funzione non sarebbe possibile. Tempo e spazio Gli esseri umani vivono nel mondo fisico. che il tempo e lo spazio assumono in quel contesto particolare. L’idea che il tempo sia un’entità uniforme. Nilsson sostenne che nelle società primitive il tempo è concepito in maniera “puntiforme”. ed è strettamene legata all’idea della produttività che il sociologo tedesco Max Weber definì “lo spirito del capitalismo”. Agli inizi del Novecento Durkheim e Mauss sostennero che tempo e spazio sono istituzioni sociali. l’estate e l’inverno. alle vacanze ecc. La trasformazione delle cose si sperimenta sotto forma di ciò che noi chiamiamo tempo e. Tuttavia.. tra i modi in cui tempo e spazio sono percepiti e rappresentati presso culture diverse. L’idea del “tempo come denaro” esprime bene questa concezione.com) . per esempio. Alcuni popoli africani collocano. dare forma al pensiero. essi possono collocare nel tempo azioni ed eventi. misurabile e frazionabile che può essere dedicata al lavoro. al riposo. gli umani percepiscono ciò che chiamiamo spazio. Il tempo non quantificabile è detto “qualitativo”. percepiscono l’avvicendarsi di fenomeni quali il giorno e la notte. in riferimento al posizionamento del proprio corpo e delle cose rispetto ad altri corpi e ad alte cose. per l’intelletto. e percettive. come punti di riferimento. Tempo e spazio costituiscono infatti delle “intuizioni a priori” universali. gli eventi nel tempo facendo riferimento all’organizzazione dei mercati. In molte società il tempo quantificato non è un dato regolatore della vita collettiva e individuale. non è infatti universale. Venendo alle scansioni del tempo giornaliero. In molte società esiste poi una specie di “doppio regime” temporale. e al tempo stesso di diverso. sarebbe infatti lo stile di pensiero prevalente all’interno di una società a determinare le valenze simboliche. il sistema calendariale o cronometrico degli organismi politico-statuali dominanti. Distribuzione proibita | Scaricato da Greta Venturelli (venturelligreta95@gmail. a seconda della parte della casa che è illuminata dal sole nei diversi momenti della giornata. ma piuttosto a eventi naturali o sociali. in queste società i riferimenti temporali non corrispondono infatti a frazioni di un flusso temporale omogeneo e quantificabile. molte popolazioni del Madagascar rurale utilizzano ancora oggi. Si tratta di società rurali che sono state inglobate da sistemi statuali a base urbana e commerciale e hanno adottato. accanto alle tradizionali forme locali di scansione del tempo. che comprendono cicli di cinque giorni. sperimentano la diversa collocazione delle cose. il sonno e la veglia e. Secondo Piaget. ma non esclusiva. Alcuni studiosi hanno mostrato invece qualche dubbio sul fatto che popoli privi di una concezione dello spazio e del tempo come entità lineari. di rappresentazione del tempo. della successione. il quale non è in grado di riflettere in maniera conoscitiva su quanto non sia un fatto d’esperienza. Le differenze tra modi culturali di percepire. Hallpike riconduce due concezioni della temporalità alla distinzione stabilita da Piaget tra pensiero “operatorio” e “preoperatorio”. che valga da punto di riferimento e di sicurezza. carico cioè di valenze religiose e affettive. Hallpike estese la presenza del pensiero preoperatorio a tutte le società che non erano in possesso di una concezione lineare e misurabile del tempo e dello spazio. una successione storica e genealogica che viene ufficializzata mediante la trasformazione della casa originaria in luogo sacro. Gli esseri umani si sentono al sicuro in luoghi noti e controllabili. Quest’ultimo non è sempre e ovunque inteso come lo spazio astratto della geometria. successione e simultaneità. hanno suscitato grandi dibattiti e molti sono stati i tentativi di spiegazione. dispone i villaggi in senso altitudinale per esprimere la successione delle generazioni che discendono da una coppia fondatrice della famiglia. La mancanza di una concezione non lineare e quantificabile del tempo sembra non escludere la capacità di coordinare perfettamente. secondo la quale la mancanza di un’idea quantizzata del tempo sarebbe implicitamente connessa con un pensiero preoperatorio. politico e produttivo. La tesi di Hallpike. il tempo cronometrico. La disposizione delle cose o degli esseri umani nello spazio fisico può avere una gamma assai ampia di significati sociologici nelle diverse culture. e della simultaneità. per esempio. laica o religiosa che sia. nella diversa altitudine a cui sono collocati i villaggi. Distribuzione proibita | Scaricato da Greta Venturelli (venturelligreta95@gmail. Questi raggiunse le conclusioni per cui c’è un pensiero fondato sulla concretezza. così. Quest’ultimo non stabilisce una coordinazione tra i fattori della durata. espressione di società organizzate sul piano amministrativo. Molte delle considerazioni fatte a proposito della percezione del tempo valgono anche nel caso dello spazio. omogenee e misurabili possiedano sempre e comunque un pensiero di tipo preoperatorio. Nelle culture umane si presenta costantemente la necessità di concepire un luogo dello spazio. un centro. Tale capacità di coordinazione è invece assente nel pensiero preoperatorio. Lo spazio si rivela molto spesso un elemento centrale per la memoria di un gruppo. siano questi semplici punti di riferimento oppure luoghi particolarmente cari alla memoria di una comunità. durata. il pensiero operatorio mette in relazione spazio e tempo considerandoli due variabili dipendenti.com) . rappresentare e organizzare il tempo e lo spazio. e non sull’astrazione. sembrerebbe dunque smentita. Lo spazio si riveste di valenze qualitative che lo rendono diversamente significante agli esseri umani. tende a imporsi come modalità dominante. lOMoARcPSD|1659922 Esattamente come è avvenuto per la scrittura. Una popolazione agricola del Madagascar centrale. La loro “stranezza” (per noi) deriverebbe proprio dal fatto che essi si sono allontanati dai riferimenti empirici (le cose) che invece costituiscono i parametri di riferimento dei modelli scientifici moderni. e questa è una caratteristica di tutti i sistemi di pensiero. I “sistemi di pensiero” comprendono ambiti di riflessione assai diversi tra loro. Horton ritiene che uno degli elementi centrali della differenza tra sistemi di pensiero africani e scienza moderna sia costituito dal fatto che l’indovino o il sacerdote africano non sono consapevoli del fatto che esistono delle alternative esplicative. Il pensiero elabora sempre delle analogie esplicative. Sistemi “chiusi” e sistemi “aperti” A metà del Novecento gli antropologi iniziarono a parlare di “sistemi di pensiero”. Alcuni autori hanno tentato di rendere conto delle grandi differenze che. In Africa e altrove. le credenze religiose. Il pensiero umano tende sempre alla ricerca di una coerenza. quali ad esempio le rappresentazioni dello spazio e del tempo. I sistemi sono alla ricerca di una spiegazione del mondo. cioè a studiare in una nuova prospettiva l’attività speculativa dei popoli sino ad allora ritenuti poco votati alla riflessione pura. Questo fatto porterebbe a concludere che i sistemi di pensiero tradizionali. lOMoARcPSD|1659922 Parte quarta. Le spiegazioni vengono cioè date in termini di relazioni sociali e interpersonali. hanno privilegiato il mondo sociale. Lo scienziato. È stato osservato che mentre il pensiero occidentale si è rivolto alle cose per costruire le proprie analogie esplicative. del mago e del sacerdote in un ragionamento privo di alternative. le teorie sul rapporto natura- cultura. per cui le “spiegazioni” dei fenomeni possono essere legittimamente fatte coincidere con l’azione di un dio o di un antenato particolari. articolata e coerente del mondo umano e naturale. tra cui quelli dell’Africa subsahariana. 2) ricercare l’unità dei principi e delle cause.com) . Infine spiegare significa 5) cogliere la dimensione della regolarità al di là dell’anomalia e della causalità dei fenomeni. le pratiche magiche e di stregoneria. La distinzione tra sistemi chiusi e aperti va intesa in senso relativo e non assoluto. da una cultura all’altra. gli antropologi poterono dimostrare come molti di quei popoli avessero una visione complessa. il quale viene trasferito al sistema delle relazioni causali. nel corso dei decenni successivi. quelle relative alle relazioni tra i sessi e alla causalità in generale. caratterizzano il modo di percepire e rappresentare la realtà. mentre quelli che fanno capo a modelli e concetti di natura scientifica sarebbero invece sistemi di pensiero “aperti”. la corrispondenza di parole e cose “chiude” il pensiero dell’indovino. le analogie esplicative si sono espresse in termini di idioma personale. invece. 3) semplificare al di là delle complessità dei fenomeni e 4) superare l’apparente disordine per trovare un principio d’ordine del mondo. Questa può tuttavia risultare utile per capire come certe trasformazioni del modo di ragionare possano essere determinate da mutamenti importanti nel sistema di Distribuzione proibita | Scaricato da Greta Venturelli (venturelligreta95@gmail. altri sistemi. invece. Così. dove “spiegare” significa: 1) oltrepassare il senso comune. è consapevole dell’esistenza di alternative ai principi teoretici chiamati a spiegare la realtà. Nei primi esiste un rapporto speciale tra le parole da un lato e gli oggetti e le azioni dall’altro per cui.Sistemi di pensiero 1. siano sistemi di pensiero “chiusi”. Tali credenze e la magia stessa sono stati man mano ricondotti a forme di pensiero dotate di coerenza. Per “magia” si intende comunemente un insieme di gesti. religione e scienza. Poi. un tentativo di manipolare. anche una volta allontanate. sebbene in maniera sbagliata. Egli aveva colto il carattere di tendere alla “coerenza”. La magia mette l’uomo in grado di “mantenere il suo equilibrio”. la prima si risolveva nell’idea che imitando la natura la si sarebbe potuta influenzare. L’uomo si sarebbe dedicato alla magia nell’intento di manipolare il corso degli eventi. lOMoARcPSD|1659922 trasmissione delle conoscenze e della comunicazione delle informazioni. la magia invece ha finalità eminentemente pratiche. della “perdita della presenza”. atti e formule verbali mediante cui si vuole influire sul corso degli eventi e sulla natura delle cose. Quest’ultima non ha nulla a che vedere con la scienza. Pensiero metaforico e pensiero magico Tra i temi che più hanno appassionato e coinvolto gli studiosi di antropologia vi sono quelli delle “credenze apparentemente irrazionali” e del “pensiero magico”. si cercherebbe. La questione che riguarda la sua efficacia deve quindi essere posta in termini di una ricerca di rassicurazioni di fronte all’incertezza e all’imprevedibilità degli eventi. Nel primo caso si notò. secondo Ernesto De Martino l’universo magico può essere compreso solo in relazione all’angoscia. mediante atti di natura magica imitativa o contagiosa. Frazer riteneva che esistessero due tipi fondamentali di magia: la magia imitativa e la magia contagiosa. di Distribuzione proibita | Scaricato da Greta Venturelli (venturelligreta95@gmail. la natura si cui pur si intuivano regolarità e costanti. La magia consiste in una serie di “atti sostitutivi” e sarebbe un “tratto primordiale che afferma il potere autonomo dell’uomo di creare dei fini desiderati”. conserverebbero. I primi antropologi interpretarono la magia come una specie di “aberrazione intellettuale” tipica dell’uomo primitivo. di prefigurare il buon esito dell’impresa. A metà del Novecento. nei primitivi. la magia contagiosa invece si fonderebbe sull’idea che due cose. si sarebbe rivolto a esseri spirituali a lui superiori per ingraziarseli e ottenere da loro ciò che egli non era stato capace di ottenere con i propri mezzi. Un atto magico sarebbe un’azione compiuta da un soggetto nell’intento di esercitare un’influenza di qualche tipo su qualcosa o qualcuno. l’introduzione della scrittura ha comportato importanti cambiamenti nel modo di produrre certe forme di ragionamento più disposte ad accogliere variazioni e alternative. 2. per il fatto di essere state a contatto. Un’altra teoria elaborata negli anni Trenta distingueva nettamente magia. oppure come una “scienza imperfetta”. la quale esiste tra i primitivi solo n torma elementare. tipicamente umana.com) . Sempre Frezer riteneva ad esempio che magia. una mancanza di coerenza logica. quando si accorse che la magia non era efficace. religione e scienza fossero tra loro legate dall’eterno tentativo dell’uomo di spiegare l’origine dei fenomeni e le relazioni tra di essi. Compiendo una serie di atti particolari e appropriati alla situazione da affrontare. La religione è chiamata a fornire certezze di fronte ai grandi misteri della vita. con una proprio funzione sociale e una loro efficacia di tipo simbolico. angosciosa. La presenza a cui De Martino fa riferimento è una condizione che l’essere umano non cessa di immaginare e di costruire per sottrarsi all’idea. il potere di agire l’una sull’altra. Come si è visto. bene e male. Gli antropologi hanno cercato di argomentare in molteplici direzioni la funzione del mito: speculativa. i sentimenti. qualcosa che “fissa” un codice di comportamento. Il mito disegna insomma una situazione originaria come caratterizzata da un profonda unità degli esseri. introducendo nella narrazione un elemento che è a prima vista inspiegabile ma che si presenta come “mediatore simbolico” di una contraddizione irrisolvibile per via razionale. Questa comunanza di esseri umani. Secondo Levi-Strauss il mito va analizzato in termini di “strutture” e di mitemi. è la figura centrale di questo drammatico tentativo di superare l’annientamento. I personaggi del mito agiscono o abitano in luoghi impossibili. Questi considera il racconto mitico a partire dal modello della linguistica strutturale. Il pensiero mitico Il tema del mito. la loro connessione con i riti. classificatoria. come quello della magia e del rito. Il mito sarebbe inoltre qualcosa in cui le società possono leggere una morale dei rapporti tra gli uomini e tra i gruppi. Le azioni dei protagonisti non tengono conto dell’anteriorità e della successione temporale. assumendo di volta in volta un significato diverso a seconda degli altri mitemi a cui si trova affiancato. poiché attribuisce ad animali. così come è stato concepito da Levi-Strauss. lOMoARcPSD|1659922 non esserci. ha affascinato a lungo tanto gli studiosi di storia delle religioni quanto gli antropologi. Distribuzione proibita | Scaricato da Greta Venturelli (venturelligreta95@gmail. Il mito sarebbe allora in qualche modo il frutto di un “pensiero che pensa se stesso”. di ricostruzione o di giustificazione storica di eventi o fatti realmente accaduti. Il mito ignora lo spazio e il tempo. Il medesimo mitema prende sembianze diverse in culture diverse. Il pensiero mitico. le emozioni ecc. cioè fantastico in quanto “primitivo”. Alcuni studiosi hanno ritenuto che i miti fossero un modo “inesatto”. pedagogica. spiriti. soprattutto. tentativo che coincide con l’affermazione del mondo magico come spazio di pensiero e di azione in cui l’uomo realizza la propria “volontà di esserci di fronte al rischio di non esserci”. Il mago.com) . 3. la loro coerenza e. Il mito è infatti un’entità formalmente scomponibile in unità minime (i mitemi). La celebrazione di un rito è spesso collegata al racconto di un fatto accaduto in un tempo indeterminato e che è ritenuto responsabile dello stato attuale delle cose o della condizione degli esseri umani. ma ricorre in racconti mitici differenti. la cui fine avrebbe dato origine al mondo attuale. vita e morte. I miti fanno spesso riferimento a eventi che avrebbero dato origine al mondo e all’aspetto che quest’ultimo possiede attualmente. Il pensiero mitico si assume così il compito di risolvere le contraddizioni tra spirito e corpo. Per molti anni costoro si sono adoperati per spiegare l’origine dei miti. In linea generale produce un’antropomorfizzazione della natura. sociologica. le quali rivestono un senso solo se poste accanto ad altre dello stesso tipo. animali e cose viene descritta nei miti come una situazione originaria di equilibrio cosmico e di unità. ci appare come un pensiero “libero” che ha i propri limiti solo in se stesso. di pensiero e di disposizioni. piante e cose caratteristiche fondamentalmente umane come il linguaggio. si realizza attraverso comportamenti e rappresentazioni che contribuiscono a tracciare dei confini. quanto a seconda dei modelli comportamentali e delle rappresentazioni che noli interpretiamo in quanto individui facenti parte di una determinata cultura. Gli “incontri con la differenza” sono un tratto sempre più costitutivo della nostra vita. Questa conoscenza “incorporata” sta alla base di ciò che Bordieu chiama habitus. Oggi le città del mondo sono caratterizzate dalla presenza sempre maggiore di minoranze di ogni tipo: etniche. La società cerca di imprimere nel corpo dei suoi componenti i “segni” della propria presenza.Il Sé e l’Altro 1. Se il soggetto ha una comprensione immediata del mondo familiare. subire un’ingiustizia o vivere alterazioni nella nostra vita sono fatti che possono far vacillare la nostra identità. linguistiche. rinviano entrambe a ciò che si è soliti chiamare identità. gli antropologi hanno molto insistito. Essa si è rivolta da sempre anche all’umanità stessa. scarificazioni. “persone” L’attenzione degli umani non si è soffermata soltanto sul mondo della natura. deformazioni craniche. L’idea di appartenere a un sé collettivo e quella di essere ciò che siamo come individui. Il corpo degli esseri umani è sempre “culturalmente disciplinato” nel senso che le tecniche che sono preposte all’attuazione di tale disciplina dipendono dai modelli culturali in vigore. lOMoARcPSD|1659922 Parte quinta. cioè il complesso degli atteggiamenti psico-fisici mediante cui gli esseri umani “stanno al mondo”. avulsioni. Il corpo è infatti una specie di mediatore tra noi e il mondo. Essa riguarda in maniera tanto implicita quanto esplicita il modo in cui individui e gruppi percepiscono e pensano la propria relazione con l’alterità. è presente in tutte le lingue. sessuali.com) . Questo “stare al mondo” è uno “stare” di natura sociale e culturale. ciò dipende dal fatto che le strutture cognitive messe in opera da lui sono il prodotto dell’incorporazione delle strutture del mondo in cui egli agisce. Tatuaggi. negli ultimi anni. pitture. ossia al Sé e all’Altro intesi tanto come soggetti individuali quanto come soggetti collettivi. Il problema di sapere “chi siamo noi” e chi invece “siano loro” o quali siano i tratti del “carattere” femminile piuttosto che di quello maschile. Tuttavia non si valuta abbastanza che la cultura “occidentale” è ciò che è in quanto si è plasmata in relazione ad altre culture. Identità. religiose. circoncisioni. corpi. desiderano innanzitutto attraverso il corpo. infibulazioni. escissioni. sulla nozione di incorporazione come nozione capace di descrivere il nostro “essere nel mondo”. di un Noi. fino a mettere in pericolo il nostro equilibrio psichico. Distribuzione proibita | Scaricato da Greta Venturelli (venturelligreta95@gmail. razziali. Gli esseri umani hanno esperienza del mondo attraverso il corpo: sentono. per cui il nostro habitus varia tanto sulla base delle nostre particolari caratteristiche psico-fisiche. Essere esclusi da un gruppo al quale pensavamo di appartenere. La “cultura occidentale” è ad esempio una di quelle che più ha enfatizzato la propria identità come contrapposta al altre. nonché dal fatto che gli strumenti impiegati per conoscere il mondo sono costruiti da e attraverso il mondo stesso. un mezzo attraverso il quale entriamo in relazione con l’ambiente circostante. delle frontiere nei confronti degli altri. percepiscono. Pierre Bordieu parla di una forma di conoscenza incorporata. perforazioni. comunicano. L’idea di far parte di un Sé collettivo. dotati di una certa capacità di “integrazione”. cioè l’idea che lo stato di malattia fisica abbia solo cause di tipo organico. lOMoARcPSD|1659922 sarebbero tutte pratiche finalizzate a ciò che Remotti ha chiamato appunto antropoiesi. ossia biologico. Il corpo può anche diventare terreno di confronto ideologico e politico. e cioè l’etnomedicina e l’etnopsichiatria. esso può diventare l’oggetto di discorsi “identitari” come quelli sviluppati dai movimenti femministi o dagli omosessuali in Occidente. così come. In effetti le nozioni di individuo e persona non dovrebbero essere usate come intercambiabili. di natura tanto materiale quanto spirituale. lo studio degli atteggiamenti e delle idee che sono implicite nel nostro modo di trattare il corpo umano nella sua relazione con la sfera della persona. in un celebre studio del 1938 ha sottolineato come l’idea dell’individuo quale soggetto svincolato dal contesto fosse non solo un’idea occidentale. ma come presso altre culture la dipendenza dell’individuo dalla società fosse esplicitamente riconosciuta. Il modo antropologico di accostarsi alle concezioni della salute e della malattia ha posto in evidenza come non vi sia una medicina che possa considerarsi svincolata dal contesto sociale e culturale entro la quale viene praticata. Mauss. non è lo stesso il metodo di cura. del suo diritto alla vita ecc. cioè “fabbricazione dell’umano” da parte della società. In occidente è chiamata “bioetica”. Molte culture sono depositarie di conoscenze sul mondo naturale che hanno consentito loro di elaborare terapie efficaci basate sull’utilizzo di sostanze ricavate dalle piante e dagli animali. Ciò che noi chiamiamo “persona” si presenta ovunque come un insieme di elementi costitutivi.com) . Mentre la nozione di individuo rinvia al singolo in quanto unico esemplare diverso da tutti gli altri. può essere infatti uno strumento di resistenza e di risposta. Molti popoli hanno scoperto le virtù terapeutiche di sostanze a cui solo da poco tempo la medicina occidentale guarda con interesse per la cura di certe malattie. tanto consapevole quanto inconscia. Non è affatto scontato che l’elaborazione sociale e culturale dello “stare bene” e dello “stare male” sia ovunque la stessa. nei confronti delle situazioni esterne. In Occidente prevale nettamente il cosiddetto paradigma “biomedico”. Il corpo è “un luogo di messa in scena del Sé”. In quanto “persona” l’individuo condivide con altri molte caratteristiche riconosciute dalla società come proprie di tutti gli individui. della sua libertà. né la spiegazione delle cause che hanno provocato lo stato di sofferenza. della dignità dell’individuo. Strettamente connesse con le concezioni del corpo e della persona sono quelle di salute e di malattia. Il soggetto è pensato Distribuzione proibita | Scaricato da Greta Venturelli (venturelligreta95@gmail. la nozione di persona rinvia al modo in cui l’individuo entra in relazione con il mondo sociale di cui fa parte. Un assunto delle sottodiscipline antropologiche che studiano la salute e la malattia fisica e psichica. Può essere un mezzo per rivendicare non solo un’identità o diversità individuale. Nella medicina occidentale ha preso piede ormai da tempo l’idea della “prevenzione” che si ispira a un’idea di cura che tiene conto del contesto “ambientale” entro cui le patologie hanno più probabilità di manifestarsi. è che questi stati del corpo e della mente si intrecciano con vari piani della vita e dell’ordine sociale e rinviano costantemente alle concezioni locali del corpo e della persona. genere. essendo tale distinzione una costruzione sociale. sembra contenere un’opposizione irriducibile sul piano concettuale. è un esempio del rapporto identico/differente di cui parla la Héritier. antico e moderno e in tutti i sistemi di rappresentazioni. quindi la sua “identità femminile”. femminile e maschile. modelli di consumo. Il mito dell’Androgino ripreso da Platone per spiegare le ragioni per cui la donna e l’uomo si cercano. Tale distinzione è il risultato di una serie di manipolazioni simboliche e concrete che riguardano gli individui. Sempre secondo l’antropologa francese. pur mantenendo per tutta la vita la sua anima-nome. L’individuo deve tuttavia inserirsi nei suoli del suo sesso “appartenente” (anatomico) e assumersi le “responsabilità del suo sesso”. in generale. 2. lOMoARcPSD|1659922 ovunque come un’entità largamente “coerente”. l’opposizione femminile/maschile “oppone l’identico al differente” e costituisce temi che si trovano in tutto il pensiero scientifico. emozioni Forse il confine identitario più netto presente in tutte le società umane è quello tra “femminile” e “maschile”. Anche nelle nostre società postindustriali e postmoderne. vigono potenti confini tra il femminile e il maschile: colori. ma all’identità sessuale dell’anima-nome reincarnata. Presso di loro l’identità sessuale di un individuo non è legata al sesso anatomico. Hértier cita il caso degli Inuit. i quali rinviano al modo di parlare del femminile e del maschile come categorie oppositive. dovrà assumere i tratti. Allo scopo di distinguere tra identità sessuale “anatomica” e identità sessuale “socialmente costruita”. gli antropologi usano i termini sesso e genere Distribuzione proibita | Scaricato da Greta Venturelli (venturelligreta95@gmail. Così. L’Androgino di Platone è infatti identico a se stesso e al tempo stesso differente. anche se tale coerenza non può essere concepita sul modello di quella a noi più familiare. sentimenti e atteggiamenti in generale sono considerati “cose da donne” o “cose da uomini”. Vi sono culture che pongono esplicitamente questa differenza all’origine di tutte le cose.com) . Altri antropologi ritengono che il rapporto identico/differente sia alla base dei sistemi di opposizione tra rappresentazioni e valori sia astratti che concreti. Sesso. Hértier sostiene che la riflessione umana ha esercitato la propria attenzione sin dalle origini su ciò che si presentava ad essa nel modo più diretto e immediato: la differenza dei tratti sessuali e la diversa funzione riproduttiva deve essere stata sin dalle origini fatta oggetto di speciali attenzioni. i comportamenti e i ruoli sociali di un maschio. un ragazzo dall’anima-nome femminile sarà allevato fino ad una certa età come una ragazza ma. aspettative. una volta raggiunta la pubertà. Per illustrare il carattere di “costruzione sociale” della distinzione femminile/maschile. in quanto nel suo corpo sono iscritti i caratteri di entrambi i sessi. Secondo l’antropologa la differenza femmina/maschio è presente inoltre in tutti i sistemi di pensiero. emozioni. Infatti il corpo sessuato. la quale viene assegnata al neonato nel momento della nascita sulla base di determinati “segni” leggibili degli sciamani. L’universalità dell’opposizione femminile/maschile non implica che in tutte le culture si abbiano rappresentazioni analoghe delle relazioni tra i sessi. Nella costruzione delle differenze di genere. tutti tratti connessi con l’ostentazione del corpo. In molte società si ritiene inoltre che uomini e donne abbiano “personalità” differenti: più razionali e lucide quelle degli uomini.com) . e come i diversi valori espressi da culture differenti tendessero a produrre un carattere “tipico medio”. tuttavia sappiamo bene quanto l’educazione e il comportamento di genere siano cambiati. Tali stati d’animo fanno parte di una più generale sfera dell’interiorità in cui non è sempre facile distinguere tra emozioni. Le differenze sessuali sarebbero allora quelle legate alle caratteristiche anatomofisiologiche di un individuo. i tratti del carattere maschile e femminile fossero determinati più dall’educazione e dai modelli appresi che non da una predisposizione naturale. La separazione. Le distinzioni di genere. È tuttavia chiaro che nella pratica sociale tali dimensioni tendono a fondersi in rappresentazioni e comportamenti di vario tipo. sembrano essere piuttosto delle costruzioni culturali. la modestia. tanto reali quanto immaginari. l’onore. le differenze di genere. Molte società insistono su aspetti della personalità femminile quali la reputazione. all’ “alterità” umana. non sono presenti solo dati “naturali” (il sesso anatomico) o credenze di vario tipo (anime- nome) ma anche e soprattutto dinamiche che fanno della riproduzione femminile qualcosa di controllabile. ritenendo che la funzione riproduttiva delle donne sia ovvia. la verginità. sociale. la distinzione tra i sessi sono realizzate mediante attribuzione di ruoli. che negli anni Venti e Trenta intraprese delle ricerche sulla “natura maschile e femminile”. Il controllo delle capacità riproduttive delle donne costituisce un elemento cruciale di tutti i sistemi sociali e della nascita di certe forme di potere. è che le donne sarebbero individui preposti “naturalmente” alla riproduzione. riuscì a mostrare come presso popoli da lei studiati. In molte società. ragazzi e ragazze ricevono un’educazione “di genere” diversa. Si insegna a comportarsi in base a una certa idea di come ragazze e ragazzi dovrebbero rispettivamente comportarsi. risulterebbero dal diverso modo di concepire culturalmente la differenza sessuale. invece. Mead. più istintive ed emotive quelle delle donne. La rabbia. con i comportamenti ad essa connessi. Le culture “costruiscono” rappresentazioni sociali e culturali dell’identità sessuale sorprendentemente diverse tra loro. l’ansia o la felicità sono tutti elementi costitutivi della persona e della sua maniera di “essere nel mondo”. I rapporti tra i sessi sono fatti oggetto di vere e proprie norme giuridiche codificate. di genere e naturale. tra cui la nostra. Distinguere tra sesso e genere è fondamentale. l’esclusione. Tale studio nasce come parte di un interesse più generale per la costruzione del Sé in relazione al mondo esterno. Sesso e genere sono dunque due dimensioni identitarie distinte. I lavori degli antropologi ci hanno insegnato come quelli che dovrebbero essere i tratti della femminilità e della mascolinità non siano affatto intesi ovunque nello stesso modo. sentimenti e sensazioni. Questo fatto spinge molte persone a ritenere che il comportamento di genere appropriato per ragazze e ragazzi sia una conseguenza diretta della loro identità sessuale. lOMoARcPSD|1659922 rispettivamente. di manipolabile. I sentimenti sono in genere i Distribuzione proibita | Scaricato da Greta Venturelli (venturelligreta95@gmail. Una di queste rappresentazioni. tipiche delle varie società. Lo studio delle emozioni costituisce un settore di ricerca sviluppato solo recentemente dall’antropologia. Gli studi più recenti di antropologia delle emozioni. Tale gerarchia si fonda su un criterio di maggiore o minore purezza rituale. Lavorare. Molte culture presso le quali gli antropologi hanno condotto ricerche sulla dimensione dell’interiorità mancano di un termine unico per indicare gli stati d’animo che noi chiamiamo emozioni. posizione social. ma cognizioni che interessano un Io corporeo. non sono espressi ovunque nella stessa maniera. non sono il frutto di una “natura” geneticamente determinata. “essere innamorati”). etnia Il termine casta viene oggi utilizzato in maniera fluida e generica in riferimento a gruppi sociali ritenuti superiori o inferiori ad altri e che tendono a condurre una vita in qualche modo separata da questi ultimi. fondato sulla disparità di accesso alle risorse. classe.com) . la paura. Esse vengono modulate in relazione a una serie complessa di fattori: età. In antropologia il termine casta ha però un significato più ristretto e meglio definito. emozioni e sentimenti connessi con espressioni corporee che mutano da cultura a cultura. Poiché cercare di “mettersi nei panni degli altri” non implica che si sia capaci di ritrasmettere ciò che si prova. si sono sforzati di “tradurre” quei concetti e quelle parole che. Le emozioni non sono qualcosa che si oppone al pensiero. pensieri incorporati. Essi sono piuttosto concepiti in base ai modelli culturali introiettati durante l’infanzia e riplasmati continuamente nel corso della vita di un individuo. Tali espressioni sono apprese dagli individui. concezioni locali della mente e del corpo. Gli stati d’animo non sono universali. tutti stati d’animo implicanti l’insorgenza di una reazione emotiva. o meglio. lo studio delle emozioni e delle sfera interiore si è concentrato sul problema della traduzione. vengono usati per esprimere particolari stati d’animo. Casta. la felicità e la tristezza. Vi sono inoltre molti altri stati d’animo. I problemi dello studio antropologico della sfera emotiva non si limitano tuttavia alla variabilità culturale della loro espressione. in determinati contesti sociali. 3. mangiare. L’odio. Distribuzione proibita | Scaricato da Greta Venturelli (venturelligreta95@gmail. contesto pubblico o privato. genere. sono tutti atti che non consentono ai membri delle caste “superiori” di entrare in contatto con i membri delle caste “inferiori”. usare oggetti d’uso quotidiano. Molti degli studi condotti dagli antropologi sulle emozioni hanno cercato di mettere in evidenza il rapporto di queste ultime con il sistema delle interazioni personali e delle relazioni sociali. Tutte le culture hanno un modo “razionale” di parlare delle emozioni. sentimenti ed emozioni. poiché possiedono nozioni e concetti atte a descriverle. tanto come frutto di un insegnamento quanto come effetto dell’imitazione. L’emozione implicita nel fatto di “essere innamorati” è tuttavia qualcosa di diverso. Numerosi autori hanno visto nel sistema delle caste indiano un esempio particolarmente esasperato di stratificazione sociale. Le caste sono infatti disposte gerarchicamente. lOMoARcPSD|1659922 concetti che una cultura possiede di un determinato stato d’animo (per es. “Casta” è un termine portoghese che significa “casata” o “stirpe”. frequentare luoghi ecc. La nozione di classe è stata talvolta estesa a realtà sociali e storiche molto diverse da quelle emerse negli ultimi due secoli in Occidente. Tutti i gruppi umani. Per molti anno gli antropologi hanno impiegato il termine etnia per indicare un gruppo umano identificabile mediante la condivisione di una medesima cultura. e dal trionfo della prima sulla seconda. Tali distinzioni erano infatti per lo stesso Marx il frutto. oltre che di disparità oggettive nell’accesso alle risorse. è oggi una questione politico-sociale di grande attualità e presenta notevoli difficoltà di soluzione per via delle resistenze a concepire il contatto tra individui di caste diverse reso per altro necessario dalle trasformazioni produttive e sociali. lOMoARcPSD|1659922 Il “problema” delle caste in India. Le distinzioni di classe non si risolvono in differenze di tipo economico. Marx riteneva che la storia della società europea fosse caratterizzata da ciò che chiamò “lotta di classe”. si fonda su un’idea di gerarchia che è profondamente diversa da quella di gerarchia e di potere che gli occidentali hanno in mente. un ruolo fondamentale spettava a ciò che egli chiamava “coscienza di classe”. Si è infatti parlato di classi sociali in presenza di gruppi economicamente interconnessi ma caratterizzati da disparità socio-economiche e tra i quali esistono rapporti di dominio e di subordinazione. Con l’espressione “sentimenti primordiali” non si vuole dire che tali sentimenti siano “naturali”. ossia alla consapevolezza che una classe come il proletariato doveva acquisire circa la propria condizione di sfruttamento che la subordinava alla borghesia capitalista. Nella visione tipica di Marx. Il sistema castale però. ma non coincide con quest’ultima. di una stessa tradizione e di uno stesso territorio. ossia dallo scontro tra gruppi sociali con interessi economici e politici diversi e conflittuali. Così la società moderna era nata dallo scontro tra borghesia e aristocrazia. linguisticamente e territorialmente in maniera rigida e definita. le loro culture e lingue sono frutto di un più o meno lento processo di interazione con altri. Si parla infatti di “etnicità” per riferirsi al sentimento di appartenenza a un gruppo definito culturalmente. Le distinzioni di classe si riflettono infatti anche sul piano della “cultura” che ogni classe elabora ed esprime sulla base della propria esperienza del mondo. La divisione della popolazione in classi ha naturalmente a che vedere con la visione del lavoro. e in special mode alle analisi della società nata sulla spinta della rivoluzione industriale. di una medesima lingua. La gerarchia castale è una gerarchia di purezza rituale la cui logica informa non solo le relazioni economiche di potere. anche della rappresentazione che ogni gruppo aveva di se stesso in relazione alle altre classi. ma piuttosto che gli esseri umani devono necessariamente trovare delle ragioni ultime per auto-percepirsi come individui dotati Distribuzione proibita | Scaricato da Greta Venturelli (venturelligreta95@gmail. oltre a rispondere effettivamente a un criterio di divisione occupazionale. L’etnicità è una manifestazione facente parte di ciò che alcuni antropologi hanno definito la sfera dei sentimenti primordiali. Gruppi occupazionali diversi possono infatti appartenere alla stessa classe sociale. Nella seconda metà del secolo XX è prevalsa la tendenza a rivedere questo uso del termine “etnia”. La nozione di “classe” sociale è strettamente legata alla tradizione della filosofia e dell’economia politica europea.com) . alla formazione e alla crescita degli esseri umani. La parentela. La parentela potrebbe essere definita come la relazione che lega gli individui o sulla base della consanguineità o per via matrimoniale. sembrano far parte di questi sentimenti di base. della morale. Teorie locali della parentela potrebbero stupirci. I legami parentali non riguardano solo i rapporti tra individui.com) . anche e soprattutto una notevole quantità di regole e norme che coinvolgono tanto gli individui quanto i gruppi a cui essi appartengono.Forme della parentela 1. ossia disegni costituiti da simboli convenzionali. il suo annullamento fisico. La parentela è un dato fondamentale. per molti secoli. alle concezioni della persona. lOMoARcPSD|1659922 di una stabile identità. vengono tracciati dei diagrammi. della religione. La parentela come relazione e come rappresentazione In questa parte affronteremo l’esame di quelle che siamo abituati a chiamare “relazioni di parentela”. dei doveri e di altre cose ancora. Il “fenomeno etico” si presenta a noi in una forma tale che ne maschera il vero significato storico. Il fattore etnico può anche essere utilizzato allo scopo di ottenere vantaggi sul piano economico per alcuni gruppo di interesse. La concezione della parentela tipica di una data società comprende. Si tratta di relazioni biologicamente. L’etnicità deve essere letta insomma come il prodotto di un’interazione tra gruppi con interessi diversi spesso innescati da soggetti politici esterni. ma non dimentichiamoci che in Europa ha prevalso. Parte sesta. Lo scopo dello scontro etnico è l’eliminazione dell’altro. oltre a costituire un campo speciale di relazioni sociali. Tali elementi consentono di illustrare in poco spazio e in breve tempo connessioni Distribuzione proibita | Scaricato da Greta Venturelli (venturelligreta95@gmail. oltre alle idee sulla riproduzione e il concepimento. ma le idee relative alla parentela implicano differenti concezioni inerenti al concepimento. socialmente e culturalmente stabilite. linee. Nella contrapposizione etnica ciò che agisce più di ogni altra cosa è la volontà di enfatizzare uno o più elementi differenti reali o immaginari dimenticando tutti gli altri che invece accomunano. e soprattutto i rapporti tra gruppi. coincide con un complesso di rappresentazioni riguardante la concezione che ogni società ha dei rapporti tra esseri umani. dei diritti. Per descrivere le relazioni di parentela tra individui e tra gruppi. lettere e numeri. esso ci illumina su molti aspetti della vita sociale e culturale in quanto si ricollega alle concezioni della vita e della morte. Tutte le culture hanno un’idea del tipo di legami che intercorrono. un elemento da cui non si può prescindere nello studio e nella conoscenza delle diverse società e culture. per allontanamento o sterminio. per ceti insofferenti delle regole fiscali imposte da un centro politico o anche per gestire risorse in assenza di un’autorità centrale capace di imporre regole comuni. la rappresentazione della procreazione come effetto della crescita di un “seme” maschile nel ventre della donna. Le relazioni di parentela sono ovunque alla base dei diritti e dei doveri “primari” che legano tra loro le persone. Lo studio della parentela non ci dice soltanto chi sono e chi non sono i parenti di un individuo all’interno di questa o quell’altra società. e che la parentela. bensì anche. come l’attaccamento al gruppo etnico. politica e rituale. Non sempre i diagrammi di parentela riproducono la “realtà” delle relazioni esistenti tra gli individui. Si tratta di gruppi di individui i quali. chiamato Ego. sono in grado di far coincidere. I tipi di discendenza sono essenzialmente tre: . di affermare su queste ultime dei diritti d’uso prioritario. I lignaggi sono quasi sempre dei gruppi corporati. Clan sono invece chiamati quei gruppo di discendenza i cui membri non possono ricostruire la successione degli individui che connettono i loro rispettivi lignaggi Distribuzione proibita | Scaricato da Greta Venturelli (venturelligreta95@gmail. per il fatto di discendere da un antenato comune.patrilineare: stabilita esclusivamente attraverso legami tra individui di sesso maschile. popolazione e risorse. sotto un’apparente immagine della parentela come “fatto naturale”. e gli zii diventano i padri. non tutti i popoli designano allo stesso modo i parenti. e di trasmetter tali diritti ai loro discendenti. Ogni lignaggio è costituito da tutti coloro che possono tracciare una comune discendenza da un determinato individuo. il carattere eminentemente sociale e culturale di essa. Infatti tendono a riprodurre l’idea che gli attori sociali hanno delle proprie relazioni. L’uso di queste sigle è spesso fondamentale poiché consente di descrivere i parenti di Ego indipendentemente dal modo in cui. Si tratta di sigle utilizzate per designare gli individui in rapporto a Ego. benché in misura differente. I diagrammi infatti nascondono. Consente di tralasciare tutti gli individui che sono superflui rispetto allo scopo per il quale il diagramma viene tracciato. si sono applicate. ossia a tutti quegli individui che. ad esempio. e dal cui punto di vista il diagramma di parentela va letto. diritti. lOMoARcPSD|1659922 talvolta estremamente complesse. saranno inclusi nel gruppo in base al criterio della comune discendenza. Infatti. l’ultimo della tabella. Questi sono modi del tutto coerenti e razionali di classificare i parenti.matrilineare: fondata esclusivamente sui legami tra individui di sesso femminile.cognatica: fondata su legami stabiliti attraverso una linea di discendenza che comprende individui dia di sesso maschile che di sesso femminile. su basi collettive. . a escogitare sistemi per definire dei gruppi e a elaborare regole in base alle quali assegnare la prole a un gruppo piuttosto che a un altro. . chiamiamo “nipoti”. Con l’espressione gruppo corporato si indicano quei gruppi fondati sul principio della discendenza i quali condivido. nascendo. Vi sono altri elementi che servono a costruire i diagrammi di parentela. nella società di quest’ultimo. per quanto ne sappiamo. L’uso dei simboli e delle sigle consente di rappresentare connessioni estremamente complicate in maniera rapida ed efficace. Ci troviamo in presenza di gruppi fondati sul principio della discendenza. privilegi e forme di cooperazione economica. Tutte le società. presso alcune società possono essere chiamati “figli”. Esistono anche società a discendenza doppia le quali associano il principio della patrilinearità a quello della matrilinearità. Quelli che noi. Tra i simboli. si è soliti chiamare o rivolgersi ai parenti.com) . indica l’individuo attorno al quale viene costruito un diagramma. Questa coincide coi legami contratti da un individuo con altri attraverso l’istituzione da noi conosciuta come matrimonio. Un’altra importante caratteristica delle comunità umane è la dimensione del vicinato. Il parentado costituisce la cerchia degli individui su cui. Il matrimonio è una forma socialmente riconosciuta di unione attraverso la quale un individuo entra in relazione di alleanza con altri individui. La famiglia nucleare esiste quasi sempre nel contesto di quella che si chiama famiglia estesa. Unioni sessuali con individui vietati sul piano matrimoniale vengono considerate “incestuose”. indipendentemente dalle regole che assegnano un individuo a un gruppo di discendenza determinato. in questi casi. -Endogamia indica invece l’unione matrimoniale di un individuo all’interno del gruppo.e matrilaterali in relazione di consanguineità con Ego. in quasi tutte le società. poliginico (tra un uomo e più donne) e poliandrico (tra una donna e più uomini). Un parentado esiste solo in relazione a un individuo vivente. lOMoARcPSD|1659922 all’antenato comune. il loro carattere corporato può ridursi. Alle diverse forme di matrimonio corrispondono altrettante forme di costituzione di ciò che noi chiamiamo “famiglia”. Quest’ultimo è sicuramente quello meno diffuso. È un atto formale che legalizza un rapporto sessuale da cui possono nascere dei figli i quali. La cerchia degli individui che formano il parentado è costituita dagli individuo con i quali Ego ha una qualche forma di interazione. quelli di tutti gli individui con i quali è in relazione di consanguineità. Spesso. Quando si disperdono. Il vicinato è stato definito come “forma sociale effettivamente esistente. l’antenato è una figura mitica.Esogamia indica l’unione matrimoniale di un individuo all’esterno del gruppo. ma che hanno solo un sentimento di appartenere a una comune discendenza. Di fondamentale importanza è la dimensione dell’affinità. In tutte le società la formazione di nuclei abitativi. poiché costituito da tutti gli individui patri. comporta la coresidenza di gruppi che possono non essere irrelati tra loro. Un parentado è sempre “egocentrato” e un individuo rientra in molteplici parentadi. la prossimità diventa un fattore di ulteriore coesione e il loro carattere corporato può uscirne rafforzato. Il parentado di un individuo è sempre un gruppo “egocentrato”. Nel caso di gruppi di discendenza che risiedono nello stesso territorio. costituita dagli individui appartenenti a tre generazioni e che formano spesso un gruppo domestico. Le forme del matrimonio ordinariamente riconosciute sono: monogamico (tra due individui). soprattutto se stabili. proprio perché nati in questo contesto.com) . e dal suo potenziale di riproduzione sociale”. La residenza è importante perché la maggiore o minore prossimità spaziale tra individui determina spesso il grado della loro coesione. Con l’espressione proibizione dell’incesto viene indicato infatti il Distribuzione proibita | Scaricato da Greta Venturelli (venturelligreta95@gmail. . potranno essere ritenuti “legittimi”. gli individui possono effettivamente contare. una comunità effettiva caratterizzata dalla sua concretezza. spaziale o virtuale. In molte società la famiglia nucleare costituisce l’istituzione sociale di orientamento primario dell’individuo e l’ambito nel quale avviene in primo luogo la trasmissione dei valori sociali. con cui svolgere determinati riti e formare fazioni politiche. mentre sistemi tra loro simili possono essere rintracciati in località lontanissime una dall’altra. quello crow e quello omaha. 3) Sistemi descrittivi. Il terzo assunto è quello secondo cui sistemi molto diversi possono trovarsi in regioni geograficamente vicine. relativo all’unione matrimoniale tra determinati individui. universalmente diffuso nelle società umane.com) . eschimese. Le terminologie di parentela Una terminologia di parentela è il complesso dei termini di cui una società dispone per designare gli individui in relazione di consanguineità o di alleanza. Alcuni preferiscono parlare di “terminologie di relazioni”. lOMoARcPSD|1659922 divieto. o aspetti della vita sociale. i quali possono gestire Distribuzione proibita | Scaricato da Greta Venturelli (venturelligreta95@gmail. Questi sei tipo sono raggruppati in tre differenti categorie: 1) Sistemi non lineari o bilaterali di cui sono propri quello hawaiano e l’eschimese. Il secondo assunto di Morgan è quello per cui i sistemi terminologici di parentela rientrano in poche categorie fondamentali. Morgan derivò il primo degli assunti che sono alla base della natura delle terminologie di parentela e cioè che queste ultime costituiscono dei sistemi. Questi prendono il nome da popoli o sa regioni presso cui tali sistemi furono individuati o studiati per la prima volta. Le società unilineari sono di due tipi: patri e matrilineari. La parentela agisce in diversi contesti culturali. A questi sistemi appartengono quello irochese. 2. che coincidono con le condizioni della riproduzione sociale. altre culture possono in alcuni casi non evocare l’idea di un legame né di sangue né di alleanza. Caratteristica di questi sistemi è l’uso di un termine differente per ogni parente di Ego appartenente alla propria generazione. La parentela come pratica sociale I diversi modi di intendere la parentela consistono nell’uso pratico che i vari popoli fanno di essa. I primi sono i figli e le figlie di fratelli germani di sesso differente. omaha. irochese e sudanese. 3. Si tratta di sistemi a “massima distribuzione terminologica”. Gli antropologi hanno isolato sei tipi di sistemi terminologici di parentela e hanno assegnato loro i seguenti nomi: hawaiano. quella patrilaterale e quella matrilaterale. Presso molte società i parenti costituiscono una cerchia di individui con cui intraprendere iniziative economiche. 2) Sistemi lineari che adottano il principio della biforcazione. storici e soprattutto pratici: per contesti pratici intendiamo quelle situazioni. I cugini paralleli sono i figli e le figlie di fratelli germani delle stesso sesso. a quella dei genitori e a quella dei propri figli. Il principio della discendenza unilineare consente la costituzione di gruppi. ovvero “fondono” i parenti dello stesso sesso e della stessa linea di discendenza di Ego. Una distinzione da tracciare è quella tra cugini incrociati e cugini paralleli. crow. I sistemi non lineari danno tendenzialmente la stessa importanza a entrambe le linee di discendenza di Ego. Pensiamo infine che la religione abbia dei luoghi particolari in cui viene praticata: chiese. Concetti e culti La nozione di “religione” possiede per noi un significato scontato. il potere e l’autorità sono prerogativa degli uomini e non delle donne. di conseguenza. non esiste una conclusione valida per tutte le società. riti. Sembra infatti rinviare a un complesso di credenze che si fondano da un lato su dogmi e dall’altro su riti. come in quelli patrilineari. presso questo tipo di società. Troviamo semmai esseri umani che immaginano una vita dopo la morte. In questo tipo di società l’autorità si trasmette dal fratello di una donna al figlio maschio di quest’ultima. in molti casi. infatti. Al centro di tale tensione troviamo infatti il fratello di una donna e il marito di quest’ultima che si contendono il controllo sulla prole della donna stessa. lOMoARcPSD|1659922 risorse e stabilire i criteri d’accesso a queste ultime che. Si tratta. È tuttavia sufficiente compiere un rapido giro etnografico per trovare popoli che non hanno dogmi della fede. altri che non hanno dei. Queste società hanno istituzioni e regole finalizzare all’acquisizione di prole maschile. e altri ancora che non hanno né templi né individui specializzati nelle attività di culto. L’avuncolato è il nome che gli antropologi hanno dato a un complesso di elementi culturali che caratterizzano la relazione tra un individuo e il figlio di sua sorella. esperienza rituale 1. Uno dei maggiori problemi che le società a discendenza matrilineare devono affrontare è come risolvere la tensione tra il potere e la discendenza.Dimensione religiosa. Nei sistemi matrilineari. I sistemi di discendenza di tipo matrilineare non sono la copia speculare di quelli patrilineari. Tylor esortava a non considerare la religione come qualcosa di troppo simile all’idea che ne avevano gli europei e cioè come di qualcosa composto da credenze. Mentre nelle società patrilineari la discendenza e l’autorità sono trasmessi lungo la medesima linea. l’autorità per via maschile. sono possedute su basi collettive. I gruppi di discendenza patrilineari sono quelli che ricorrono più frequentemente. Il controllo della fertilità delle donne ha comportato. che pensano il corpo come “animato” da un soffio vitale. Centrale per ogni gruppo patrilineare. in quelle matrilineari la loro trasmissione si effettua lungo due linee diverse: la discendenza per via femminile. è la preoccupazione di avere maschi che ne assicurino la continuità attraverso le successive generazioni. sinagoghe. che si rappresentano il mondo come percorso di “forze” invisibili. cerimonie e liturgie che hanno lo scopo di avvicinare i fedeli a delle entità soprannaturali. la nascita di vasti sistemi di scambio matrimoniale i quali prevedono il coinvolgimento di numerosi gruppi.com) . ma si può valutare la posizione della donna in base all’autorità maggiore o minore che su lei esercitano il marito da un lato e il fratello dall’altro. di istituzioni e regole che si applicano al controllo delle facoltà riproduttive degli individui di sesso femminile. moschee. templi. Parte settima. Ciò che non consente di pensarli come tali è la distribuzione asimmetrica del potere e dell’autorità tra maschi e femmine. In definitiva però. Distribuzione proibita | Scaricato da Greta Venturelli (venturelligreta95@gmail. del rango. Distribuzione proibita | Scaricato da Greta Venturelli (venturelligreta95@gmail. uomo o donna. I primi studiosi di antropologia parlarono di totemismo. ritenendo che tutto ciò che potesse segnalare l’uso di termini di animali o piante in relazione a individui o a gruppi di essi. al tempo stesso. I culti individuali sono quelli praticati dal singolo individuo all’interno di un codice religioso culturalmente e socialmente condiviso di rappresentazioni. Il termine totem deriva dall’espressione ototeman che significa qualcosa come “egli fa parte della mia parentela”. Nel 1966 Wallace distinse i tipi di culto in: individuali. e che solo occasionalmente veste i panni della sua funzione. comunitari ed ecclesiastici. svolgendo di conseguenza. dall’opera di una particolare figura. gruppi di danza. definita sciamano. una funzione protettiva nel mettere a riparo gli individui dalle insicurezze connesse con la vita personale e collettiva. miti della creazione. Caratteristica dello sciamano è quella di essere un individuo come gli altri nella vita di tutti i giorni. avremo forse la possibilità di avere una visione più unitaria del fenomeno e cogliere la natura dell’”esperienza” religiosa. Sciamano indica in maniera generica quei personaggi che detengono un posto particolare nella vita religiosa e rituale della comunità e che associata con il potere di curare malattie di vario tipo. La religione ha il compito di “spiegare” l’importanza indiscutibile di quei valori stessi. e quella del potere che risiede nell’idea che vi sia qualcosa o qualcuno che ha l’autorità di sanzionare tali valori. oltre che dal culto individuale.com) . una funzione integrativa nella pretesa di difendere la verità dei valori che crede debba assumere la società e. sciamanici. lOMoARcPSD|1659922 divinità. I culti ecclesiastici sono infine quelli che prevedono l’esistenza di gruppi di individui specializzati nel culto. Il totemismo comprende un complesso di fatti tra loro estremamente eterogenei. del sesso. I culti comunitari sono pratiche religiose che prevedono la partecipazione di gruppi di individui organizzati sulla base dell’età. Questa definizione tocca due dimensioni: quella del significato che sta nei valori esprimenti i “fini ultimi” e le “preoccupazioni estreme” di una società. oppure su base volontaria e che si riuniscono temporaneamente per questo preciso scopo senza alcun aspetto di permanenza e continuità delle funzioni cultuali. I gruppi organizzati possono avvalersi della partecipazione di sciamani. i quali vengono tramandati in luoghi speciali di istruzione. In generale una religione potrebbe essere definita come “un complesso più o meno coerente di pratiche e di rappresentazioni che riguardano i fini ultima e le preoccupazioni estreme di una società di cui si fa garante una forza superiore all’essere umano. dovesse essere considerato una forma di religione primitiva. I culti sciamanici sono quelli tipici di società nelle quali il contatto con le potenze invisibili è assicurato. suonatori ecc. quindi in quanto prodotto della volontà degli europei di “ritrovare” altrove qualcosa di simile a quello che essi conoscevano. Se spostiamo l’attenzione dagli aspetti formali e istituzionali della religione a quelli motivazionali (che cosa spinge l’uomo a credere). della funzione. Un tipo speciale di culto comunitario è quello chiamato totemico. come i sacerdoti. Con i culti ecclesiastici siamo di fronte a religioni in possesso di testi quasi sempre scritti. di affermarlo e ribadirli. all’interno di ciascun rito di passaggio. I riti sono ciò che rende “evidenti” le verità della religione. Di fronte alla morte le comunità fanno riferimento ai “valori ultimi” sui quali esse si fondano. sono di solito officiati da personaggi speciali in qualche modo dotati di autorità: un sacerdote nel caso della processione. i fini ultimi. un’idea “rappacificante” di ordine. ossia i valori. I riti funebri contengono gesti. I simboli religioni sono infatti “sacri”. I riti di passaggio sono quelli che sanzionano pubblicamente il passaggio di un individuo. parole. un gruppo di anziani in altri casi. tre fasi. e quella di sacro è certamente una nozione centrale del pensiero religioso. le società devono “rendere ragionevole” la morte e. margine (riti liminari) e aggregazione (riti postliminari). ha scritto Geertz. un capofamiglia nell’esecuzione del sacrificio musulmano. l’immagine che ha di come sono effettivamente le cose. matrimoni. Distribuzione proibita | Scaricato da Greta Venturelli (venturelligreta95@gmail. il carattere e la qualità della sua vita. nonché la sua visione del mondo. o di margine in quanto è espressamente dedicata al controllo della fase più incerta e delicata del “passaggio”. che si tratti di una persona importante. a seconda che sia un uomo o una donna. ciascuna caratterizzata da rituali specifici. pericolose e diffuse capaci di mettere a repentaglio l’ordine sociale e concettuale. l’ordine del cosmo e della società. o di un gruppo di individui. vi sono dei “simboli sacri i quali servono a sintetizzare l’ethos di un popolo. il tono. Secondo Durkheim le cose sacre sono quelle che suscitano negli esseri umani rispetto e timore reverenziale. Certo i riti possono variare di molto nella forma e nella sostanza a seconda che si celebrino in onore di un defunto di alto o di basso rango sociale. i valori e i significati su cui la comunità in questione fonda l’ordine del mondo e di sé medesima. connetterla con i valori e le rappresentazioni che danno un senso alla vita stessa. al punto da essere concepite come “pericolose” per chiunque le avvicini senza la condizione appropriata per farlo. lOMoARcPSD|1659922 2. sono ciò che consente alla religione di svolgere la sua duplice funzione: integrativa e protettiva.com) . Un rito può essere inteso come un complesso di azioni. Van Gennep distinse. È proprio nella fase di margine che l’individuo può essere involontariamente responsabile dello scatenamento di forze “ambigue”. a tale scopo. Molte di queste differenze dipendono dalla complessità della struttura della società in questione. da una condizione sociale o spirituale a un’altra: battesimi. la morte appare agli esseri umani “priva di senso”. I simboli sacri producono. Proprio perché contrapposta alla vita. funerali. Per far sì che un simbolo sia però riconoscibile come sacro bisogna infatti che la sua sacralità si “imponga” alla sensibilità e alla mente dei soggetti. Per continuare a esistere. sono degli atti aventi come fine quello di rassicurare gli individui di fronte alle incertezze e alle tensioni dell’esistenza. insediamenti ecc. un adulto o un bambino. il suo stile e il suo sentimento morale ed estetico. nell’animo di chi ne riconosce il significato. Vi sono dei riti che si distinguono per alcune caratteristiche particolari a cui gli antropologi hanno dedicato importanti studi teorici. azioni e parole che richiamano. circoncisioni rituali. Simboli e riti Alla base di ogni rappresentazione religiosa. attribuendo la massima importanza a quella centrale. le sue idee più generali dell’ordine”. I riti. gesti la cui sequenza è prestabilita da una formula fissa. separazione (riti preliminari). nella mente di coloro che vi partecipano. poiché essi sono la dichiarazione pubblica. ovvero le due condizioni che possono essere raggiunte progressivamente. I culti di revitalizzazione sono. Distribuzione proibita | Scaricato da Greta Venturelli (venturelligreta95@gmail. 3. tale processo è in parecchi casi scandito dai riti di iniziazione. Per privatizzazione si deve intendere una sempre più diffusa religiosità fatta di sintesi personali di credenze. riti. lOMoARcPSD|1659922 I riti di iniziazione sanciscono il passaggio degli individui da una condizione sociale o spirituale a una condizione diversa dalla precedente. incoraggiato e preparato mediante appropriate attività rituali e grazie a un particolare atteggiamento interiore da parte dei partecipanti. Forse ciò che sta avvenendo non è tanto la scomparsa del sacro. I culti nativistici sono quelli che fanno propria la protesta contro le condizioni di svantaggio sofferte dalle popolazioni native che mirano a riaffermare e far rinascere aspetti culturali come strumenti di rivendicazione della propria identità. quelli in cui un gruppo o una comunità dichiarano di puntare a un miglioramento delle proprie condizioni di vita. In molte società le idee di ordine e stabilità sociale sono strettamente collegate al principio di autorità. Per definire questi culti e queste religioni gli antropologi hanno impiegato il termine di movimenti. avvento che può essere favorito. Queste religioni e questi culti sorti in risposta alle mutazioni sociali e culturali generatesi nel corso del Novecento sono estremamente compositi e variegati. Riti di iniziazione esistono anche in società nelle quali. etnica e culturale. Nelle moderne società occidentali certi riti di iniziazione possono consistere. nel compiere certe azioni pericolose o violente mediante cui gli individui danno “prova di coraggio” e si fanno così accettare dal gruppo. riconosciuti pubblicamente come validi. I culti millenaristici sono quelli che accentuano le rappresentazioni relative all’avvento di un’epoca di pace e di felicità. socializzata. ad esempio. in opposizione alla cultura del gruppo dominante. e questo a quello di anzianità. Religioni e identità nel mondo globalizzato La secolarizzazione è un fenomeno che coinciderebbe con la “ritrazione progressiva del sacro” dalla vita sociale e dalla sensibilità degli individui. ma una sua “privatizzazione” da un lato e una sua “essenzializzazione” dall’altro. I riti di iniziazione hanno lo scopo fi “situare” ufficialmente l’individuo in posizioni adeguate alla sua età sociale e quindi sancire i diritti che gli competono in epoche diverse della sua vita. dell’assunzione di un nuovo status da parte di un individuo e delle responsabilità che questo nuovo status comporta. rappresentazioni proveniente da tradizioni diverse. e nei quali sia i riti che le rappresentazioni hanno come fine quello di rivitalizzare il senso di identità del gruppo o della comunità medesima. Nelle società studiate dagli antropologi viene dato spesso grande rilievo a riti di tal genere.com) . Il processo di “essenzializzazione” consiste in una riduzione della fede a un discorso di pura contrapposizione politica. ad esempio. si presentano in forma meno strutturata di altri riti ufficialmente riconosciuti. più o meno ambi e influenti sulla vita di comunità più o meno grandi. Questa tendenza è “privata” anche perché corrisponde a un disancoramento da quelle che in passato erano riconosciute le valide e indiscutibili fonti di autorità in materia di fede. di rivitalizzazione e messianici è costituito dal culto del cargo. vi sono o possono esserci spazi di ascolto. equiparata alla differenza culturale. nuovi significati mediante accostamenti tra rappresentazioni e patiche precedentemente non correlate. ma trova anche riscontro in campi molto diversi dalla tecnologia. a partire da esperienze passate e presenti. Nel mondo attuale la religione tende a subire un processo di ciò che abbiamo chiamato “essenzializzazione”. Tale processo è favorito dai media che tendono a diffondere con grande facilità e velocemente immagini e rappresentazioni culturali. totalizzante e capace di definire intere identità culturali. comprensione reciproca e dialogo tra culture. è non soltanto presente in tutte le società. Quando la religione diventa un modo per rappresentare gli altri e sè stessi. assolutamente coerente. Il cargo sarebbe stato inviato dagli spiriti degli antenati alle popolazioni di quest’area per risollevarle dallo stato di decadenza culturale e sociale in cui erano sprofondate in seguito alla colonizzazione. la scienza e l’arte. il quale ruota attorno alla credenza nell’arrivo di grandi bastimenti (cargo) carichi dei beni caratteristici della civiltà occidentale. tradizioni. legati alla presenza di una forte personalità (messia) e che sono sorti dall’incontro fra culti locali e cristianesimo. di sé e degli altri.Creatività culturale ed espressione estetica 1. lOMoARcPSD|1659922 I culti messianici. costumi. è possibile che essa diventi motivo di confronto politico. È intesa come capacità di produrre novità mediante la combinazione e la trasformazione delle pratiche culturali esistenti. Un classico esempio della compresenza di elementi nativistici. invece. L’immagine del mondo diviso in “religioni” è anche una pericolosa mossa ideologica e politica suscettibile di produrre forme di contrapposizione irriducibile e di scontro laddove. Alla moltiplicazione e alla frantumazione della dimensione religiosa nel mondo globalizzato. La creatività culturale Le culture producono. La creatività culturale è strettamente legata a una caratteristica del linguaggio umano: la sua produttività infinita. dove la religione sembra oggi tornare a essere il principale punto di riferimento per migliaia di gruppi e di comunità alla ricerca di un senso da dare al mondo e alla propria vita. sono quelli a sfondo carismatico. infine. strutture sociali e sensibilità estetiche tra loro molto differenti. diventa strumento di manipolazione ideologica da parte di qualcuno. La creatività culturale consiste nella possibilità che gli esseri umani hanno di produrre sempre nuovi significati a partire da modelli culturali a loro disposizione.com) . soprattutto se la differenza religiosa. Le strategie planetarie emerse alla fine del XX secolo hanno trovato estremamente comoda e semplificatrice l’idea della religione come qualcosa che esaurisce la molteplicità delle espressioni culturali di popoli con culture. Parte ottava. tipico dell’area melanesiana. si contrappone una rappresentazione della religione come dato monolitico. Distribuzione proibita | Scaricato da Greta Venturelli (venturelligreta95@gmail. Invece la poesia. agricoltori del Kenya. Mentre il rito ha un centro e una periferia. Il senso estetico è in parte un fatto soggettivo Distribuzione proibita | Scaricato da Greta Venturelli (venturelligreta95@gmail. e gli individui provano una sorta di “libertà” d’azione e d’ espressione. settori distinti dell’attività umana. Le feste mettono in moto comportamenti improntati alla dimensione collettiva e segna la rottura con il corso ordinario della vita. Innanzitutto nella festa i partecipanti sperimentano quella che viene definita la dimensione comunitaria. il teatro. il cinema e la televisione sono anch’esse forme di arte visiva. nonché la sua finalità. Se la creatività consiste nell’accostamento inedito di pratiche e significati allo scopo di produrre nuovi modi di vedere la realtà. La creatività della festa consiste nella possibilità che si compiano accostamenti simbolici inediti o comunque insoliti mediante i quali sia possibile trasmettere concetti e stati d’animo difficilmente esprimibili altrimenti. il suo prodotto. 2. Vi sono tuttavia forme di attività e circostanze in cui questi accostamenti di pratiche e significati inediti sono più evidenti che in altre. la creatività non ha nulla di spettacolare. La festa si presta a essere un terreno culturalmente creativo. parole. i comportamenti possono deviare a seconda delle circostanze dalla norma.com) . Feste. intaglio. ceramica) e quelle grafiche (pittura e disegno). La percezione estetica non ha a che vedere soltanto con l’idea della bellezza e del suo contrario. Le arti si ripartiscono in arti visive e non visive. si sentono coinvolti in un processo collettivo dove le differenze tradizionali tra individui si annullano o si riducono notevolmente. nella festa si creano invece gruppi e sottogruppi. per esempio. che si hanno forti dubbi sulla possibilità di definire “arte” ciò che. Mentre nel rito ci sono uno o più officianti i cui gesti e le cui parole ne scandiscono le fasi e ne guidano le modalità di esecuzione. al pari del gioco e del rito. lOMoARcPSD|1659922 I Luo. Le arti visive comprendono quelle platiche (scultura. prodotto in altri contesti culturali può benissimo non essere considerato “artistico” altrove. la festa presenta la tendenza a moltiplicare i centri. La danza. forme. In tutte le culture vi sono modi diversi di accostare colori. pur avendo in comune le caratteristiche di cui abbiamo detto. che sviluppano la festa secondo dinamiche largamente casuali. L’espressione estetica Ciò a cui diamo il nome di arte ci viene automatico collegarlo anche all’idea di creatività. Certe feste scandiscono. la sua fruibilità. il trascorrere del tempo: si pensi ai giochi Olimpici. Una di queste circostanze è costituita dalla festa. giochi e riti sono tuttavia. suoni e movimenti del corpo. conoscono da tempo la Coca-Cola ma la consumano solo in occasione cerimonie di iniziazione maschile dall’età pubere a quella adulta. i quali producono uno stato percettivo capace di suscitare reazioni e stati d’animo di un tipo diverso da quelli indotti dalle azioni e dalle immagini della vita ordinaria. o di conferire un senso nuovo a quest’ultima. in società particolarmente complesse. il valore economico di ciò che viene creato. l’oratoria. La festa è un tratto universalmente diffuso nelle società umane. la musica e il canto appartengono alle arti non visive. Il concetto di arte rientra per noi in questa categoria ma rinvia a una tale quantità di rappresentazioni riguardanti l’artista. ai riti religiosi e a quelli di commemorazione. può cioè essere più o meno efficace nel far insorgere in noi uno stato percettivo di tipo estetico. Distribuzione proibita | Scaricato da Greta Venturelli (venturelligreta95@gmail. I cambiamenti della moda. lOMoARcPSD|1659922 e. esploratori e etnologi interessati alla cultura materiale dei popoli della Terra. sono la dimostrazione del fatto che le percezioni estetiche non sono statiche. per esempio. al fine di presentare le caratteristiche delle culture tipiche di determinate regioni del pianeta. alla visione del mondo e al modo di sentire che sono tipici di una certa comunità. questi tendono ad essere “inglobati” nella categoria occidentale di “arte”. sociali ed estetici. i valori e le rappresentazioni a cui esso rinvia. L’arte “tribale” nel contesto occidentale Nel corso del XIX secolo i musei antropologici ed etnologici vennero moltiplicandosi in Europa come negli Stati Uniti. Dal momento che viene valorizzata la dimensione estetica dei pezzi esibiti. in parte. strumenti intagliati. ma che la forma assunta da tale espressione estetica nelle diverse culture dipende da un’ampia varietà di fattori: fa funzione del prodotto. Dovremmo porci una serie di questioni al fine di determinare quali possano essere i significati estetici che un oggetto riveste all’interno della cultura in cui sono stati prodotti. monili. Questa “arte grafica” venne infatti affiancata da un’arte plastica che si realizzò in statuine. oltre che tecnici. un fatto collettivo. Un esempio di “selezione estetica” è costituito dalla cosiddetta “arte africana” la quale si è concentrata sulle arti visive e in particolare sulla scultura. in altri. si cominciò a raggruppare gli oggetti per aree culturali. 3. A partire dagli anni successivi alla Seconda guerra mondiale i musei etnografici hanno sviluppato e affinato sempre più i loro criteri espositivi. L’enorme quantità di oggetti provenienti dai mondi “primitivi” e “arcaici” dei cinque continenti andò accumulandosi per opera di viaggiatori studiosi di folklore. commercianti. La produzione estetica di una data cultura è collegata in qualche modo ai valori.com) . il destinatario. L’arte può essere più o meno creativa. In questi musei d’Europa e d’America gli oggetti venivano catalogati ed esposti ricalcando ampiamente le teorie antropologiche di allora. È facile dimostrare che non esistono canoni estetici universali. ma in ogni caso ha un’importanza fondamentale. La grande varietà di forme presenti nell’espressione artistica africana è dovuta a un altrettanto grande varietà di motivi culturali. In certi musei si tende a privilegiare il criterio documentaristico. i quali rivelano una straordinaria abilità manuale e uno sviluppato senso del realismo. infine la motivazione e l’ispirazione dell’artista. Essi venivano spesso raggruppati in categorie omogenee e presentati in ordine di “complessità crescente”. ma cambiano come altri aspetti della cultura. a volte. L’espressione estetica è un dato universale in quanto molte società praticano un qualche oggetto o eseguono una qualche “performance” capaci di generare nei destinatati delle reazioni di tipo estetico. L’espressione estetica delle culture preistoriche non può certamente essere ridotta alle pitture parietali. di pietra e di osso. l’uso che ne fa. Sarebbe più esatto affermare che negli esseri umani è universale la capacità di esprimersi esteticamente. quello estetico. concreto. Il primo motivo dell’inglobamento della produzione estetica “primitiva” nelle categorie di arte è rappresentato dal fatto che.Risorse e potere 1. tra la fine dell’Ottocento e i primi decenni del Novecento. Il secondo motivo dell’inglobamento degli oggetti “esotici” nel sistema estetico occidentale fu il mercato dell’arte. Dapprima vi furono artisti che sentirono il bisogno della modernità stessa. Per risorsa si intende sia un bene materiale. capolavoro/artefatto. coppie di nozioni come autentico/inautentico. Nella determinazione di un certo oggetto come opera d’arte entrano. Divenne normale parlare di “primitivismo dell’arte”. non è sempre stato così: prima l’antropologia politica studiava il potere mentre l’antropologia economica studiava le risorse.com) . Nel mondo occidentale economia e politica risultano distinte grazie all’esistenza del Distribuzione proibita | Scaricato da Greta Venturelli (venturelligreta95@gmail. tangibile. i pittori e gli scultori europei appartenenti alle correnti di avanguardia cominciarono a prestare una speciale attenzione agli oggetti provenienti dall’Africa. includendo in questa categoria tanto i prodotti dell’arte tribale quanto quelli dei pittori e degli scultori dei primi decenni del Novecento. che consentono di operare spostamenti da un ambito a un altro. grazie ad esse. non sono affatto statici ma si riformulano nella tensione che si stabilisce tra modelli propri e modelli altri. Parallelamente si sviluppò un mercato privato che andò sempre più affermandosi con mostre. dall’Oceania e dalle Americhe. considerava pertanto le opere “primitive” come il riflesso di intuizioni estetiche “originarie”. nella nostra tradizione. ossia dal fatto che tale acquisizione e tale disponibilità influiscano sempre sulla possibilità che un individuo ha. Tra la fine dell’Ottocento e i primi anni del secolo scorso gli oggetti “esotici” cominciarono a fare il loro ingresso sul mercato perché erano richiesti inizialmente dai musei etnografici. originale/seriale ecc. il modernismo. lOMoARcPSD|1659922 A tale inglobamento hanno concorso due motivi. come tutti i modelli culturali. far diventare cioè un qualunque prodotto dell’arte turistica un oggetto apprezzabile come espressione creativa di una cultura autentica e quindi definibile come “opera d’arte” di un certo valore. Potere delle risorse e risorse del potere Se oggi si tende a pensare in maniera congiunta alle risorse e al potere. di imporsi o di prevalere su altri individui. galleristi e riviste specializzate. prive di connessioni con la realtà. un’ideologia politica o una visione religiosa del mondo. L’acquisizione e la disponibilità di una risorsa non sono mai completamente disgiunte da una relazione di potere. Parte nona. I modelli estetici. sia un bene “volatile” come un sapere o una conoscenza tecnica. collezionisti. che si sviluppò nei primi anni del Novecento. L’affinità che viene stabilita tra l’opera tribale e quella moderna potrebbe essere infatti il risultato del fatto che tanto la prima quanto la seconda si discostano dal naturalismo che ha dominato la produzione artistica europea tra il Rinascimento e la fine dell’Ottocento. opere “senza tempo” e dunque dei “prototipi” artistici allo stato puro. in altri keda. c’è un termine. Il termine keda ha però altri significati. Gli abitanti della Trobriand e degli arcipelaghi limitrofi intraprendevano periodicamente traversate per incontrarsi con gruppi coi quali mantenevano da lungo tempo una relazione di scambio. di farle circolare e di fissare criteri di accesso ad esse. durante i quali i gruppi trattavano la cessione di oggetti di uso corrente: strumenti. Per lungo tempo. due tipi di oggetti: collane di conchiglie rosse e braccialetti di conchiglie bianche. chiamato kula. per i più svariati motivi. I keda. le conchiglie circolavano in senso orario e i braccialetti in senso inverso. Un primo risultato di questa situazione fu che. Infatti. sentiero). Nell’area delle Trobriand e degli arcipelaghi vicini. con il quale i locali si riferiscono al cammino percorso dai beni che entrano nello scambio kula. poiché viene impiegato in riferimento al complesso delle relazioni che legano gli individui e i loro gruppi in questa rete di relazioni prodotta dal movimento stesso degli oggetti. Malinowski ebbe modo di studiare una particolare forma di scambio. non potendo rintracciare presso molti di essi né un mercato con i suoi supporti e le sue regole. Gli oggetti appartenenti a una categoria potevano essere scambiati solo con oggetti dell’altra categoria. la maggior parte dei popoli altri sembravano privi sia di economia che di organizzazione politica. mentre alcuni non riescono a ricostituire circuiti analoghi rimanendone per sempre al di fuori. Individui e gruppi agiscono politicamente nella misura in cui possono gestire delle Distribuzione proibita | Scaricato da Greta Venturelli (venturelligreta95@gmail. Non tutti però potevano entrare nel circuito kula: la partecipazione allo scambio rituale era una prerogativa di pochi. con gli oggetti al momento in loro possesso. Cambiando circuito. Tra queste isole. questa idea di economia e politica come di due sfere distinte è stata proiettata anche sulle società diverse da quella europea. reti da pesca. beni con lunghe storie di scambio alle spalle possono vedere azzerata la propria “memoria” e perdere valore.com) . divenne evidente che anche gli altri popoli avevano dei modi di produrre delle risorse. Questo esempio permette di capire la stretta relazione che si instaura tra circolazione di risorse materiali e simboliche e l’acquisizione di prestigio e potere. al potere e alla reputazione di coloro che li possiedono. Keda è un termine che infatti rinvia alle relazioni che gli oggetti incorporano e alla ricchezza. segno della solidità e della continuità delle relazioni sociali tra gli individui coinvolti. possono anche dissolversi. e circolano ancora oggi. lOMoARcPSD|1659922 sistema di mercato da un lato e dalle istituzioni politiche dall’altro. alcuni partner possono entrare. alimenti ecc. Gli scambi rituali erano seguiti da scambi profani. keda (via. Circolavano. cioè di controllarne l’utilizzazione da parte di determinati individui o gruppi piuttosto che altri. né istituzioni politiche riconoscibili come tali. Furono soprattutto le ricerche sul campo di Malinowski nell’arcipelago delle Trobriand a costituire la base per gli studi antropologici sulle economie “arcaiche”. Lo scambio rituale aveva lo scopo di ribadire la relazione di collaborazione e amicizia tra partner economici abituali. rinsaldando rapporti tra gruppi e individui tra loro lontani. agli occhi degli europei. ciò che più conta nella costituzione del valore di questi oggetti è la serie cumulativa di transazioni che tali oggetti portano con sé. Quando questi circuiti si disgregano. Con gli sviluppi dell’etnografia. armi. tuttavia. che coglie la politica nel suo divenire. se adeguatamente impiegate allo scopo. della distribuzione e del consumo delle risorse. Forse. che è uno dei padri dell’antropologia economica sostanzialista. i sostanzialisti. Gli studi che gli antropologi marxisti hanno realizzato soprattutto in Africa sub- sahariana e in America latina tra gli anni ‘60 e ‘80 si sono concentrati su modi di produzione legati alle comunità domestiche. Qui sono generalmente gli anziani ad avere il controllo della terra e delle risorse. i quali sono manovrati dagli attori politici. Per partecipare alla “lotta per il potere” bisogna comunque disporre di risorse di un tipo o dell’altro. capitali. Per quanto riguarda la produzione. I formalisti ritenevano che l’economia fosse un comportamento finalizzato alla massimizzazione dell’utile. Considerare la politica come un’arena svincola la politica stessa dall’immagine statica che aveva caratterizzato la riflessione passata dell’antropologia sul tema del potere. competenze e saperi. significati e risorse).com) . vale a dire un insieme di relazioni sociali che organizzano il lavoro necessario ad estrarre energia dalla natura attraverso strumenti. Lo studio antropologico del potere ha posto l’attenzione alle diverse modalità in cui. al Distribuzione proibita | Scaricato da Greta Venturelli (venturelligreta95@gmail. lOMoARcPSD|1659922 risorse che. Forme di vita economica L’antropologia economica studia in una prospettiva comparativa. le relazioni sociali implicate nel processo di produzione. chi se n’è più occupato è Polanyi. degli strumenti di lavoro e. Fino ai suoi lavori. valori. Questa riflessione sui modi di produzione ha orientato anche gli studi antropologici che hanno studiato la produzione in altri contesti culturali. I modi di produzione includono: i mezzi di produzione (terra. di natura simbolica e materiale. L’analisi dell’economia comprende lo studio della produzione. Marx aveva sottolineato inoltre. l’antropologia economica era dominata dalla corrente formalista. Marx dice che un modo di produzione è una determinata forma di organizzazione della produzione. 2. ecc). presso differenti culture. che oggi preferisce concentrarsi sugli aspetti dinamici della contesa politica. L’antropologia economica si occupa anche di distribuzione. c’è stata un influenza forte della riflessione marxista. Basandosi su queste considerazioni. come i beni incorporino relazioni sociali. l’antropologia ha adottato quella che è stata chiamata prospettiva processuale. il sapere e la tecnologia di cui la società dispone. conferiranno ad essi il potere di controllare altre e più importanti risorse. Questa prospettiva consente di cogliere meglio la natura composita del fenomeno politico. ovvero il modo in cui il modo di produzione capitalista ha inglobato o si è sviluppato accanto ad altri modi di produzione. oltre che di produzione. individui. macchine. si crea ciò che è stato chiamato arena politica. Gli antropologi marxisti hanno inoltre studiato l’articolazione dei modi di produzione. soprattutto delle persone. uno spazio astratto occupato da tutti gli elementi che determinano il confronto politico (organizzazioni. l’analisi antropologica ha potuto accostarsi alle forme di vita economica secondo nuove prospettive.com) . In conseguenza di questo fatto però la comunità domestica delle società africane si è indebolita. la comunità domestica è stata «funzionalmente incorporata» dalle forme economiche e sociali. una forma di “dipendenza strutturale” dei primi dai secondi. Sono infatti gli anziani. in un rapporto di articolazione e di dipendenza da quello capitalista. Polanyi elaborò un’idea di economia come rapporto concreto degli esseri umani con la natura da un lato e con i propri simili dall’altro. cioè uomini sposati con una prole in grado di lavorare la terra. Tali risorse non coincidono però tanto con la terra e gli attrezzi. che vedrà i nuovi anziani. Il mercato è caratteristico delle società industriali. In età coloniale e post-coloniale. Questa visione dell’economia metteva l’accento sulla dimensione sociale di quest’ultima. L’articolazione dei modi di produzione comporta il progressivo coinvolgimento dei sistemi “locali” in sistemi più ampi e. la terra. tanto in Africa quanto in Europa. Il prezzo è determinato dalla legge della domanda e dell’offerta. a un certo momento. Ciò significa che il modo di produzione dominante nelle società tradizionali africane è entrato. Polanyi privilegia la distribuzione e lo scambio rispetto alla produzione. Diversamente dai marxisti. tra cui lo stesso Meillassoux. per cui le risorse e i beni prodotti erano considerati come aventi soprattutto destinazione sociale. Si parla di mercato quando i prezzi e l’organizzazione degli scambi sono regolati dalla moneta. ma sono piuttosto le donne. Molte società dell’Africa e dell’Asia sono state infatti studiate da un punto di vista che evidenzia alcuni aspetti centrali del processo produttivo inteso come fenomeno sociale. essi consentono loro di dare inizio a un nuovo “ciclo domestico”. Combinando la teoria di Polanyi con quella di Marx. Influenzato dallo studio di Malinowski. molto spesso. i quali contribuiscono allo svolgimento delle attività di sussistenza di interesse comune. Secondo diversi autori. Secondo Polanyi le forme di distribuzione e scambio presenti nelle diverse società sono tre: reciprocità. le comunità domestiche di molti paesi africani sono divenute le rifornitrici di manodopera sia per le piantagioni che per le industrie. la comunità domestica si fonda su un accesso paritario di tutti gli individui al mezzo di produzione per eccellenza. redistribuzione e mercato. controllare a turno la produzione agricola e la riproduzione della comunità. Secondo Meillassoux. cioè gruppi di individui per lo più consanguinei e alleati coresidenti. Tuttavia all’interno di tale comunità vige il principio dell’anzianità sociale come fondamento dell’autorità. In uno studio dedicato ai Gouro della Costa d’Avorio. a detenere il controllo delle risorse. Concedendo ai giovani delle mogli. l’accesso alle quali è regolato dagli anziani delle varie comunità domestiche: le donne sono la risorsa fondamentale grazie alla quale gli individui possono diventare a loro volta indipendenti. l’antropologo francese Claude Meillassoux si prefisse di studiare quale tipo di rapporti sociali determinasse l’orientamento economico all’interno di ciò che chiamò “comunità domestiche”. consideravano l’economia come rapporto degli esseri umani con la natura e con i propri simili. Boas e Mauss. cioè i giovani di una volta. Distribuzione proibita | Scaricato da Greta Venturelli (venturelligreta95@gmail. lOMoARcPSD|1659922 contrario. per eredità.com) . Un’organizzazione politica potrebbe essere pertanto considerata come l’insieme delle regole. profitto. le regole e le istituzioni vigenti nella loro società. la difesa degli interessi di un certo gruppo di individui o dell’intero corpo sociale. Nel pensiero occidentale dominato dall’idea di razionalità logico-formale. possono essere ottenuti per vie differenti. determinate cariche: presidente. Vi sono però società in cui le cariche sono assenti. Gli antropologi hanno considerato per molto tempo le organizzazioni politiche Distribuzione proibita | Scaricato da Greta Venturelli (venturelligreta95@gmail. Non sempre queste regole. È difficile per una comunità sottrarsi completamente all’impatto di una logica economica come quella dominata dal mercato. Parlare di organizzazione politica significa evocare le dimensioni del potere e dell’autorità. elezione o consenso esplicito. perché rispondono al soddisfacimento di un bisogno considerato primario. le resistenze alla penetrazione del mercato e l’attaccamento all’economia dell’affezione sembrano avere maggiore successo. Per pianificatori e consulenti la razionalità è ciò che orienta il comportamento verso l’ottenimento di un utile materiale: guadagno. 3. Questi casi sono stati considerati esempi di una economia dell’affezione tipica di comunità “tradizionali” come contrapposta a una “economia del valore” promossa dagli stati attraverso progetti di sviluppo e iniziative miranti a favorire l’inserimento di sistemi economici locali nella sfera del mercato. che tali comportamenti non possano essere giudicati irrazionali. delle istituzioni e delle pratiche che contribuiscono a definire il quadro entro il quale si svolge l’attività politica. Forme di vita politica L’attività politica è l’aspetto intenzionale del comportamento mediante il quale i singoli o i gruppi manipolano. Spostandoci verso contesti altri non è detto che troviamo le stesse istituzioni. le trasformazioni possono essere rapide e rilevanti. Il rispetto dell’autorità. ecc. anche l’economia appare come un settore guidato dal calcolo e dal guadagno. re. invece. magari imponendo divieti e tabù su certe pratiche percepite come minacciose. l’esercizio del potere. istituzioni e pratiche hanno a che vedere con le idee che noi associamo generalmente alla sfera politica. così come assenti possono essere istituzioni o ruoli politici istituzionalizzati. Alcuni antropologi ritengono. sacerdote ecc. Tali rapidità e rilevanza dipendono da quanto il sistema locale e in grado di difendersi dalla pressione esterna. Pianificatori e consulenti ritengono che popoli che investono le loro risorse per scopi puramente simbolici siano da considerarsi irrazionali. secondo finalità e interessi specifici. Questa posizione è smentita da chi pensa che si possa essere razionali anche perseguendo scopi diversi. Queste resistenze costituiscono la ragione principale del fallimento dei progetti di sviluppo ideati da operatori europei o nordamericani che spesso conoscono poco o nulla della realtà sociale e culturale delle popolazioni coinvolte. Potere e autorità possono essere incarnati da figure sociali particolari che rivestono. Ciò non toglie che siano presenti norme capaci di assicurare la coesione di un gruppo e il rispetto delle regole. Tuttavia. in alcuni casi. lOMoARcPSD|1659922 Quando i sistemi locali entrano in un rapporto di articolazione coi sistemi dominati dal mercato. primo ministro. Si può acquisire prestigio guadagnandosi la stima e il rispetto degli altri. un fattore che di per sé evoca. ma questi individui godono di un’autorità limitata: esercitano il loro ruolo attraverso la persuasione e l’esempio. le tribù sono egualitarie. La “banda” è stata ritenuta dagli antropologi la forma più elementare di organizzazione politica. spesso. certe forme di stratificazione rituale. che possono essere reali o fittizi e sono creati e mantenuti attraverso matrimoni e scambi. in genere. o domini. come in tutti i settori di studio dell’antropologia. Lo status dipende dal genere. uno scetticismo nei confronti di tali classificazioni.com) . consigli di villaggio e/o di associazioni pan-tribali. caratteristica dei gruppi di cacciatori-raccoglitori nomadi. i consigli di villaggio e i sodalizi. di controllo e di coercizione nei confronti dei gruppi di discendenza che la costituiscono. o potentati e gli Stati. Le “tribù” sono. dall’età. In società di tal genere viene posta grande enfasi sulla parentela consanguinea. Negli ultimi decenni è prevalso. I cacciatori e raccoglitori sono privi di un diritto formalizzato. Nella letteratura antropologica le tribù si distinguono a seconda della presenza o meno di alcune caratteristiche che però sono spesso compresenti. tuttavia. Esistono quindi delle figure di autorità. le bande sono piccoli gruppi basati sui legami di parentela. nelle società organizzate in tribù. di natura personale. leader dei gruppi di discendenza. le tribù. mentre le ultime due sono centralizzate. anche se a livello di pura Distribuzione proibita | Scaricato da Greta Venturelli (venturelligreta95@gmail. da caratteristiche e capacità personali. Le bande si caratterizzano per essere fluide: i loro componenti possono cambiare da un anno all’altro in maniera piuttosto significativa. Le bande di cacciatori e raccoglitori sono fortemente egualitarie. Essi sono di fatto dei gruppi corporati ma prendono il nome di segmentari perché sono suscettibili di frazionarsi o di aggregarsi in segmenti di minore o di maggiore estensione. riscontrabili presso popolazioni agricole o pastorali (forme non intensive di produzione e sono organizzate in villaggi e/o gruppi di discendenza. Queste caratteristiche sono i lignaggi segmentari. in conseguenza di qualità o atti culturalmente valorizzati. lOMoARcPSD|1659922 concrete come se fossero disposte su una linea continua dalle forme più semplici a quelle più complesse. Nelle società di questo tipo. ma non dispongono di mezzi di coercizione. Come le bande. Le forme di organizzazione politica tendono infatti a sfumare le une nelle altre. I lignaggi segmentari sono i gruppi di discendenza unilineari costitutivi di una tribù. La risoluzione delle dispute spetta a capi villaggi. Le prime due forme sono acefale. i contrasti sono. guerre di piccola scala tra villaggi sono frequenti. la stratificazione di genere è forte. La società tribale è priva di classi sociali e di un potere centrale con capacità di decisione. i conflitti sono risolti ricorrendo ai legami di parentela. ma non per nascita: tutte le differenze di status sono acquisite. Elman Service ha proposto una tipologia delle forme di organizzazione politica: le bande. Esistono persone più influenti delle altre. “big men” (figura dell’area melanesiana e polinesiana). le chefferies. generalmente. Generalmente. Sebbene alcune caratteristiche di queste società fossero state notate da alcuni studiosi già molto tempo prima. È possibile ad esempio trovare. forme associative che hanno la funzione di organizzare una parte della popolazione secondo progetti d’azione specifici. tanto maggiore sarà il suo prestigio. fornite di potere decisionale e consultivo. Dove le popolazioni tribali sono insediate in villaggi permanenti. diritti e doveri in base all’età sociale degli individui. il caso del Big Man. possono incarnare un’autorità largamente rispettata ed ascoltata per motivi extra-politici. fu Evans Pritchard a metterle chiaramente in luce in un suo studio sull’organizzazione dei Nuer. oltre che di origini. I legami di parentela restano molto importanti ma iniziano ad emergere una struttura politica permanente e alcune forme di distinzione nell’accesso alle risorse e al potere. da questo punto di vista.com) . Nelle chefferies lo status si basa sull’anzianità della discendenza. in base a una dinamica di alleanze. tanto più un dato individuo ed il suo lignaggio sono vicini ad uno di questi antenati. cioè assemblee ristrette. gruppi nei quali vengono ripartiti ruoli. lOMoARcPSD|1659922 rappresentazione. un’espressione inglese con la quale vengono tradotti alcuni termini del linguaggio politico delle società della Papua Nuova Guinea e della Melanesia. Questo titolo e la sua fama sono il risultato dell’abilità e dell’iniziativa personale. Tipico è. Così come i lignaggi tendono. in queste società. che costituiscono ancora oggi centri di aggregazione e di potere e che mantengono saldi i legami tra comunità della stessa cultura che sono state separate dalla creazione degli Stati nazionali. La popolazione di un chefferie si considera discendente da un gruppo di antenati comuni. il conflitto e l’opposizione possono portare alla progressiva “segmentazione” delle unità più grandi in segmenti più ridotti. ogni gruppo di discendenza ha propri rappresentanti che si riuniscono periodicamente dando vita ai consigli di villaggio. quindi non classificabili tribali. I capi tribali si caratterizzano per la loro costante opera di ridistribuzione dei beni e dei benefici e di supporto e di assistenza nei confronti del proprio seguito. Il capo è colui che detiene il massimo prestigio e che può dimostrare l’anzianità della Distribuzione proibita | Scaricato da Greta Venturelli (venturelligreta95@gmail. Il compito dei consigli di villaggio è anche quello di amministrare le relazioni con altri villaggi ed altre tribù. pur non essendo specializzati nelle funzioni politiche. la quale si riflette nella funzione politico-religiosa svolta da alcuni di essi. In molte società tribali dell’Africa e del Medio Oriente esiste una distinzione importante tra lignaggi. a fondersi in segmenti sempre più ampi. Nelle società prive di lignaggi segretari. classi d’età. le idee di solidarietà e di comunanza di intenti. L’ideologia ugualitaria è infatti molto potente all’interno di queste società e tende a sottolineare il carattere paritario di tutti i lignaggi segmentari. i cui confini ricalcano quasi sempre quelle delle ex-colonie. alcuni individui che. società segrete. Nelle società tribali membri di diversi gruppi di discendenza possono entrare a far parte di: sodalizi. Il “potentato” costituirebbe una specie di condizione politica “intermedia” fra la tribù e lo stato. i grandi uomini sono figure un po’ anomale. anche se lo stato-nazione è un’invenzione occidentale. censimenti. attribuire la cittadinanza. Vi sono differenze di status ma non classi sociali.com) .Funzione esecutiva: militari. emanare e far rispettare le leggi”. La forma statale non è un prodotto esclusivo dell’occidente.Controllo della popolazione: fissare frontiere. procedure legali. lOMoARcPSD|1659922 sua linea di discendenza. che può essere stato dinastico o stato nazionale. élites vs persone comuni vs schiavi. b) una stratificazione sociale accentuata.Funzione giudiziaria: leggi. radunare uomini per la guerra o per il lavoro. . Lo stato. Le società organizzate su base statuale presentano: a) un accesso alle risorse ancor più differenziato che nelle forme di organizzazione politica sin qui considerate.Funzione fiscale: tasse. . Distribuzione proibita | Scaricato da Greta Venturelli (venturelligreta95@gmail. è la forma di organizzazione politica oggi dominante. Questa definizione si applica sia agli stati moderni. Carneiro (1970) ha definito lo stato “un’entità politica autonoma che raggruppa molte comunità che vivono sul suo territorio. militari vs civili. Gli stati hanno delle unità preposte all’esercizio di specifiche funzioni: . . dotata di un governo centralizzato che ha il potere di imporre tasse. giudici. delle società industriali. c) la sostituzione dei legami di parentela come criterio regolatore delle relazioni sociali con rapporti di tipo “impersonale”. sia agli stati pre-moderni. forze di polizia. Gli stati assegnano diversi diritti alle persone in relazione al loro status: Cittadini vs non cittadini. In alcune formazioni statali questi sottosistemi non sono distinti.


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