tiroide

April 29, 2018 | Author: Anonymous | Category: Documents
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La tiroide è una ghiandola che comprende due sistemi endocrini: il primo produce gli ormoni tiroidei (T3 e T4), il secondo la calcitonina. La tiroide è una ghiandola follicolare cioè costituita da milioni di vescicole (i follicoli) all'interno delle quali vengono immagazzinati gli ormoni tiroidei. La calcitonina viene prodotta invece da cellule che si trovano al di fuori dei follicoli (cellule C o parafollicolari). In greco antico tiroide significa simile a uno scudo. La forma della tiroide può richiamare la forma della lettera H. Indice [nascondi]        1 Anatomia 2 Embriologia 3 Fisiologia 4 Note 5 Voci correlate 6 Altri progetti 7 Collegamenti esterni Anatomia [modifica] La tiroide è una ghiandola endocrina a forma di farfalla, costituita da due lobi a forma di pera, destro e sinistro, uniti da uno stretto ponte che prende il nome diistmo. Spesso è presente un lobo accessorio piramidale, che può essere la continuazione dell’istmo o di uno dei lobi laterali e che si estende in alto al davanti della laringe, detta PIRAMIDE DEL MORGAGNI o DEL LALOUETTE. L'organo sano, nell'adulto ha colorito rosso bruno, superficie liscia (è rivestita da una capsula fibrosa propria), consistenza molle e misure di 7 cm di larghezza, 3 di altezza e 0,5 (apici)-2 (basi) cm di spessore circa, mentre il peso medio è di 20 g. La ghiandola varia con la crescita (pesa 0,2 g nel bambino) e in condizioni particolari (aumenta di dimensioni durante la gravidanza). La tiroide prende rapporto con la laringe, la parte iniziale della trachea ed il fascio vascolonervoso del collo (carotide comune, vena giugulare interna e nervo vago) mediante dei legamenti che costituiscono la guaina peritiroidea. Si trova quindi alla base del collo, ma la sua posizione è variabile perché segue i movimenti della laringe (sale quando si solleva il mento o quando si deglutisce). La ghiandola giace in uno spazio anatomico definito loggia tiroidea, delimitata anteriormente e lateralmente da muscoli (i muscoli sottoioidei e sternocleidomastoidei, rispettivamente) e posteriormente dal fascio vascolonervoso del collo e il condotto laringotracheale. Riceve le arterie tiroidee superiori (rami delle carotidi esterne) e tiroidee inferiori (rami del tronco tireocervicale delle succlavie); le veneformano un ricco plesso nello spazio peritiroideo che drena per mezzo della vena tiroidea superiore alla giugulare interna e per mezzo della inferiore al tronco brachiocefalico. I vasi linfatici formano una rete perifollicolare che drenano a quelli della capsula, tributari dei linfonodi della catena giugulare interna, ai paratracheali ed ai pretracheali. Embriologia [modifica] La tiroide ha origine endodermica, deriva dall'intestino branchiale, Inizia come un abbozzo cavo della radice della lingua (dove nell'adulto permane una struttura obliterata chiamata forame cieco), che migra poi in senso caudale fino alla cartilagine tiroide della laringe, a cui aderisce. Durante questa migrazione, viene formata una struttura cava, il dotto tireoglosso, che viene progressivamente riempita fino a scomparire completamente alla fine del quarto mese. In alcuni individui, il dotto tireoglosso può rimanere pervio anche in età adulta, contenendo isole di tessuto tiroideo che vanno incontro a cisti. Gli studi rivelano che la tiroide inizia a funzionare intorno al terzo mese. È abbastanza frequente trovare un residuo di tale dotto nell'adulto sotto forma di un tubulo che origina dall'istmo (il lobo piramidale). Fisiologia [modifica] Gli ormoni da essa prodotti sotto stimolo ipofisario, composti iodati derivanti dalla tirosina, come la tetraiodotironina o T4 e latriiodotironina o T3, agiscono sul metabolismo cellulare e sui relativi processi di accrescimento; una scarsa secrezione di questi ormoni nell'infanzia (ipotiroidismo), può portare a un mancato sviluppo del sistema nervoso (cretinismo tiroideo). Nella tiroide sono poi presenti alcune cellule, le cellule C di derivazione neuroectodermica, deputate alla produzione dicalcitonina che agisce sul ricambio del calcio assieme al paratormone e alla vitamina D. Le cellule C o parafollicolari si trovano nello stroma reticolare della tiroide e nello sviluppo embrionale derivano da cellule delle creste neurali che colonizzano il sesto arco branchiale, formando il corpo ultimo branchiale. La carente migrazione delle cellule delle creste neurali nel sesto arco branchiale, come accade nella Sindrome di DiGeorge, provoca disturbi nella capacità di mantenere l'omeostasi del calcio, visto il ruolo fondamentale della calcitonina nell'antagonizzarre l'azione della vitamina D e del paratormone come principale ormone ipocalcemizzante. La tiroide rappresenta l'unico caso di ghiandola endocrina che possiede la capacità di accumulare il secreto, prima che esso venga riversato nel torrente circolatorio, in sede extracellulare in quanto gli ormoni, legati ad una glicoproteina iodata (tireoglobulina), si accumulano nel lume follicolare sotto forma di colloide. Nella parete follicolare si evidenziano due popolazioni cellulari: le cellule parafollicolari o cellule C e le cellule follicolari o tireociti. Queste due popolazioni cellulari hanno una diversa origine embriologica: solo le cellule follicolari, più numerose, originano propriamente dall'abbozzo tiroideo che deriva da un'introflessione della mucosa alla base della lingua; le cellule parafollicolari migrano invece successivamente nella tiroide provenendo dai corpi ultimobranchiali, abbozzi embrionari dei quali nei mammiferi non resta traccia, e vengono considerati parte del sistema endocrino diffuso denominato APUD (Amine Precursor Uptake and Decarbossilation). Gli ormoni prodotti dalle cellule follicolari o tireociti sono due dipeptidi iodati: la tiroxina (T4) prodotta in maggior quantità e la triiodotironina (T3). Entrambe sono sotto il controllo dell'ormone ipofisario TSH. Gli ormoni hanno un effetto generalmente eccitatorio sul metabolismo basale: aumentano il consumo di ossigeno da parte dei tessuti, stimolando la produzione endogena di calore; stimolano la sintesi proteica, la gluconeogenesi, la glicogenolisi e ilcatabolismo dei lipidi; hanno un effetto inotropo e cronotropo positivo sul miocardio, migliorandone la sensibilità allecatecolamine. Nell'età fetale e nella prima infanzia, hanno un importantissimo ruolo nel differenziamento e nella crescita delsistema nervoso, e un loro deficit dovuto ad una condizione di ipotiroidismo produce una condizione detta cretinismocaratterizzata da incompleto sviluppo del SNC e da ritardo mentale. La calcitonina, prodotta dalle cellule parafollicolari C, regola il metabolismo del calcio agendo in modo antagonista al paratormone secreto dalle ghiandole paratiroidi. Nei mammiferi l'effetto della calcitonina sul metabolismo del calcio è decisamente marginale, per cui se ne ipotizzano altri possibili azioni, come quella di neuromodulatore. Il fabbisogno giornaliero di iodio per la sintesi degli ormoni tiroidei è di circa 150 microgrammi, ai quali, in gravidanza e in allattamento vanno aggiunti 50-100 microgrammi per la crescita del bambino. ORMONI TIROIDEI Gli ormoni tiroidei sono prodotti dai tireociti della tiroide. Gli ormoni prodotti sono: *la tetra-iodotironina o tiroxina (T4), circa il 90% del totale e forma inattiva *e la tri-iodotironina (T3), circa il 10%. Nelle loro molecole sono contenuti rispettivamente 4 e 3 atomi di iodio. La tiroide produce T4 in concentrazioni molto maggiori rispetto a T3. Quest’ultima è però molto più attiva e può essere a sua volta ottenuta dall’ormone T4 per una trasformazione enzimatica che avviene nel circolo sanguigno, a seconda delle necessità dell’organismo. In condizioni fisiologiche gli ormoni tiroidei stimolano i processi cosiddetti anabolici, vale a dire di crescita, sviluppo e movimento dell’organismo. Inoltre, aumentano il processo di ossidazione delle cellule controllando gli enzimi che presiedono al metabolismo energetico. Essi agiscono così sui processi di accrescimento e di diversificazione delle cellule.Questi ormoni promuovono lo sviluppo dell'encefalo nel feto, in presenza di una scarsa produzione, i neonati sono fortemente ritardati (cretinismo infantile). In dosi elevate, come nel caso di malattie della tiroide, inducono un aumento dei processi catabolici, cioè di distruzione, consumo ed eccessiva attività metabolica, con perdita energetica dell’organismo. La quantità di ormoni tiroidei presenti nel plasma si misura con metodo radioimmunologico: si ha ipertiroidismo se tale quantità è superiore alla norma, ipotiroidismo se è inferiore. La tiroxina è sintetizzabile, e la preparazione farmaceutica è impiegata nella terapia dell’ipotiroidismo e del gozzo semplice.Il Gozzo è l ingrandimento della ghiandola tiroidea, che è causata dalla mancata conversione dello iodio nella forma ionizzata, questo fa si che la tiroxina non venga legata nonostante le stimolazioni del s.n.c. La secrezione degli ormoni tiroidei è controllata dall' ipofisi anteriore mediante il rilascio del ormone tireostimoante TSH. Tiroxina La L-tiroxina o tetraiodo-L-tironina (T4) è uno degli ormoni iodati prodotti dalle cellule tiroidee insieme alla 3,5,3'triiodo-L-tironina (T3). Si usa riferirvisi anche come T4, in opposizione all'altro ormone tiroideo circolante - T3 (il numero indica il numero di atomi di iodio presenti), che è la forma più attiva dell'ormone, avendo un'affinità 10 volte maggiore per il recettore degli ormoni tiroidei. È sintetizzata nelle cellule follicolari della tiroide a partire da una grossa glicoproteina nota come tireoglobulina, accumulata nella colloide dei follicoli. Dopo la sintesi, è immessa nel circolo ematico assieme alla T3, dove viaggiano principalmente legate a proteine plasmatiche, che le proteggono dal metabolismo e dall'escrezione: la TBG (Thyroxine Binding Globulin) ne lega il 75%, il resto è legato all'albumina e alla prealbumina. Una piccola quota (circa lo 0,03% di T4 e lo 0,3% di T3) viaggia come ormone libero, le cosiddette fT4 e fT3 (f=free, cioè libere), che rappresentano la frazione fisiologicamente attiva, cioè capace di legarsi al proprio recettore. La tiroxina è la più presente nel sangue, rappresentando il 90% del totale degli ormoni tiroidei, e la sua emivita è relativamente elevata (6 giorni) contro 1 giorno per T3. Tuttavia, viene convertita in parte in T3 per esplicare i suoi effetti. Gli ormoni tiroidei agiscono sul metabolismocorporeo in vari modi:   Aumentano il consumo di ossigeno e la produzione di calore (con aumento della temperatura corporea) Stimolano la sintesi proteica e positivizzano il bilancio dell'azoto(indice di utilizzo delle proteine per la loro sintesi)   Aumentano la gluconeogenesi e la glicogenolisi Stimolano la sintesi, la mobilizzazione e il catabolismo del colesterolo e dei lipidi in genere. L’azione catabolica è prevalente Gli ormoni tiroidei aumentano la velocità dei processi ossidativi cellulari e regolano il metabolismo della maggior parte dei tessuti. In generale, si ha un effetto prevalentemente anabolico a basse dosi, mentre a dosi elevate si ha un'azione catabolica. Questa azione bifasica è evidente nei confronti del metabolismo del glicogeno, delle proteine e dei lipidi. Inoltre, T4 e T3 regolano l’attività del sistema adrenergico agendo sulla responsività dei tessuti periferici alle catecolamine. Un loro eccesso, come negli ipertiroidismi, causa un aumento della frequenza cardiaca e della contrattilità miocardica; un aumento della gittata pulsatoria e dellagittata cardiaca; la diminuzione delle resistenze periferiche causata dalla vasodilatazione; un aumento del flusso sanguigno locale nella cute (con conseguente sudorazione e aumento della temperatura), nei muscoli, nel cuore e nell’encefalo. Questi cambiamenti sono il risultato di vari fattori: azione inotropa (aumento della forza di contrazione cardiaca) e cronotropa (aumento della frequenza cardiaca) positiva degli ormoni tiroidei, aumentata responsività all'azione delle catecolamine, aumentata richiesta periferica di ossigeno. Nel corso della vita giovanile, la tiroxina e la sua forma più attiva T3, in collaborazione con l'GH (ossia l'ormone somatotropo, secreto dall'adenoipofisi) controllano l'accrescimento. Gli ormoni tiroidei sono indispensabili allo sviluppo dell’apparato scheletrico e alla maturazione di quello riproduttivo. In ambito clinico, il dosaggio della frazione libera (quella non legata alle proteine di trasporto plasmatiche) della T4 e della T3(fT4 e fT3), essendo la quota responsabile delle azioni sui tessuti, unita al dosaggio dell'ormone tireostimolante (TSH), permette la diagnosi della maggior parte delle malattie tiroidee. A livello farmacologico, la Tiroxina è usata per la terapia sostitutiva nei pazienti con ipotiroidismo e cretinismo o per la soppressione del TSH nei pazienti con gozzo non tossico. Triiodotironina Da Wikipedia, l'enciclopedia libera. La triiodotironina (T3) è un ormone tiroideo, prodotto dalla ghiandola endocrina tiroide insieme alla tiroxina. Contiene tre atomi di iodio ed è presente nel flusso sanguigno con una concentrazione di 80/180 ng/dl di sangue. Nei tessuti periferici la tiroxina viene trasformata in triiodotironina. Biosintesi e secrezione della triiodotironina [modifica] Il processo di biosintesi della triiodotironina coinvolge i seguenti fenomeni: 1. Captazione attiva di ioduro tramite cotrasportori di membrana della cellula follicolare tiroidea, direzionamento dello ioduro al lato apicale della cellula e trasporto attraverso la membrana apicale in direzione del lume follicolare 2. Ossidazione dello ioduro nel lume follicolare 3. Iodazione dei residui tirosile della molecola della tireoglobulina, con la formazione di iodotirosine 4. Accoppiamento ossidativo di due iodotirosine, producendo iodotironineancora legate alla tireoglobulina. La tiroide capta lo ioduro circolante tramite un processo attivo che richiede energia. Questo processo di captazione è realizzato dalla proteina NIS (Sodium Iodide Symporter), che utilizza l’energia elettrochimica del sodio intracellulare. La proteina NIS trasporta all'interno della cellula ioni sodio (Na+) e iodio (I-) in proporzione 2:1. L’attività della Na+/K+ ATPasigarantisce l’energia elettrochimica necessaria all'ingresso dello ioduro, tramite trasporto attivo di sodio fuori dalla cellula contro il suo gradiente elettrochimico, richiedendo una spesa di ATP. Questo trasporto di ioduro è inibito da ioni come il perclorato, iltiocianato ed il pertecnetato. Una volta dentro la cellula, lo ioduro si diffonde verso il lato apicale fino al lume del follicolo tiroideo, essendo trasportato attraverso la membrana apicale tramite la proteina pendrina (PDS). Lo ioduro è infine ossidato dalla ioduro perossidasi (TPO), enzima situato sulla membrana apicale, che ha il sito catalitico all’interno del lume follicolare. Il processo di ossidazione ha come donatore di elettroni il perossido di idrogeno (H2O2), generato dall’enzima della membrana apicale DUOX. Dopo l’ossidazione lo ioduro sarà incorporato ai residui di tirosina della molecola tireoglobulina. Quando un radicale iodio è incorporato alla tirosina, si produce una monoiodotirosina (MIT). Quando due radicali iodio, invece, sono incorporati alla tirosina, si produce una diiodotirosina (DIT). Anche l’accoppiamento dei residui tirosile della tireoglobulina, che avviene dopo l’organificazione dello ioduro, è catalizzato dalla TPO. Ancora legate alla tireoglobulina, alcune tirosine (MIT e DIT) si accoppiano, producendo iodotironine. L’accoppiamento di una MIT con una DIT produce triiodotironina (T3), oppure rT3 (triiodotironina inversa, che non è biologicamente attiva, dato che uno dei radicali iodio non è legato al carbonio 5 della molecola bensì al carbonio 5'). L’accoppiamento di due DIT produce tetraiiodotironina, altro ormone della ghiandola tiroide (T4). Due MIT producono diiodotironina, che, come la rT3 non possiede attività biologica. Il colloide del lume follicolare, che contiene le iodotironine ancora legate alla tireoglobulina è endocitato dalla cellula follicolare tramite il processo di pinocitosi. Nel citoplasma, dunque, le vescicole di colloide endocitate si fondono a lisosomi con enzimi di attività proteolitica, che idrolizzano la tireoglobulina, rilasciando molecole libere di T4, T3, rT3, diiodotironina, MIT e DIT. Queste ultime tre molecole, visto che non possiedono attività biologica, perdono i loro radicali iodio grazie all’azione dell’enzima DHALnel citoplasma. Circa il 10% del T4 prodotto dalla cellula follicolare è convertito a T3 tramite l’attività dell’enzima 5'-deiodasi ancora nel citoplasma. La triiodotironina si diffonde attraverso la membrana citoplasmatica basale verso i capillari sanguigni, entrando nella circolazione sistemica. Trasporto di triiodotironina nel sangue [modifica] La concentrazione totale di triiodotironina nel sangue è di 2,3 nmol/L. Comunque, una piccola frazione si trova libera nelplasma, dato che la maggior parte dell’ormone si trova legato a proteine plasmatiche, come la proteina legante di tiroxina (TBG – thyroid binding globulin), la transtiretina (TTR), l’albumina e le lipoproteine. Essendo un equilibrio chimico, espresso dalla formula: si può definire la costante: La concentrazione libera di T3 sarà quindi: Metabolismo periferico della triiodotironina [modifica] La ghiandola tiroide produce maggiori quantità di tiroxina rispetto a triiodotironina. La triiodotironina è inoltre metabolicamente più attiva. Così, nei tessuti periferici la tiroxina viene trasformata in triiodotironina (80% della triiodotironina viene prodotta dalla tiroxina perifericamente e 20% viene prodotta nella ghiandola tiroide). La trasformazione di tiroxina a triiodotironina avviene grazie alle deiodasi, enzimi che contengono selenio-cisteina e che rimuovono il radicale iodio della tiroxina, producendo triiodotironina e triiodotironina inversa (dipende dal radicale rimosso). Anche la triiodotironina può perdere radicali iodio, diventando diiodotironina. Questi meccanismi di produzione di rT3 e T2, che non sono biologicamente attive, sono realizzati dalla deiodasi 3 (D3) e costituiscono un metodo di inattivazione della T3 quando i suoi livelli plasmatici sono troppo alti (in situazioni di ipertiroidismo questo meccanismo non è sufficiente). Da queste informazioni, si conclude, dunque, che la potenziale attività della triiodotironina si trova non nella T3 plasmatica (che è bassa), ma nella T4 plasmatica, che costituisce un “serbatoio” di T3 grazie alla successiva azione delle deiodasi periferiche. La mancanza di selenio può diminuire l’attività delle deiodasi. Anche il propiltiouracile inibisce le deiodasi, causandoipotiroidismo. Captazione cellulare della triiodotironina [modifica] La captazione cellulare della triiodotironina è realizzata da trasportatori di membrana. Sono due le famiglie di queste trasportatori: “trasportatori di anioni organici” e “trasportatori di aminoacidi”. È di speciale interesse medico la famiglia di trasportatori di aminoacidi che trasporta iodotironine, visto che esse sono costituite da due residui dell’aminoacido tirosina. Il trasportatore di aminoacido responsabile di questa azione è il MCT8(Monocarboxylate transporter), che trasporta aminoacidi aromatici, come la tirosina. Nel sistema nervoso, l’azione del MCT8 è di grande importanza per i neuroni perché questo tipo cellulare non ha la deiodasi D2 sulla membrana e la captazione di triiodotironina accade grazie all’azione della D2 degli astrociti. Il MCT8 è, quindi, fondamentale per la captazione neuronale della triiodotironina convertita dall’astrocito. Una mutazione di questo trasportatore causa una sindrome legata al cromosoma X, caratterizzata da un grave ritardo psicomotore e da alti livelli di T3 plasmatico, laSindrome di Allan-Herndon-Dudley[1]. Regolazione della sintesi di triiodotironina [modifica] Dal TSH [modifica] L’ormone TSH, prodotto nell’ipofisi è il principale regolatore dell’attività della tiroide. Comunque, anche il TSH è regolato tramite l’ormone ipotalamico TRH (TSH Releasing Hormone), costituendo un meccanismo di retroazione negativa. Questo meccanismo è spiegato dalla responsività delle cellule dell’ipofisi che producono il TSH alle variazioni di ormoni tiroidei nel sangue. Quando i livelli sono bassi, c’è una sintesi maggiore di recettori di TRH da queste cellule, aumenta la recettività verso il TRH e quindi si produce più TSH. Il contrario succede quando i livelli plasmatici di ormoni tiroidei sono alti. Come l’espressione del TSH e di recettori del TRH è regolata dai livelli intracellulari di triiodotironina, i livelli plasmatici di tiroxina hanno un effetto più forte su questa regolazione, visto che la tiroxina plasmatica è la risorsa fondamentale di triiodotironina intracellulare (80% del totale), grazie all’azione della deiodasi D2 della cellula ipofisaria. I livelli di tiroxina plasmatica sono, quindi, importantissimi per la clinica. Il TSH agisce direttamente sulla cellula follicolare della tiroide, promuovendo la sua crescita, proliferazione e la sua attività. I recettori del TSH nella cellula follicolare, tramite la trasduzione del segnale e l’azione della proteina G fanno aumentare i livelli plasmatici di AMP ciclico. I geni del trasportatore NIS e della tireoglobulina hanno siti regolatori mediati dai livelli di AMP ciclico e, quando essi sono elevati, la sintesi di NIS e tireoglobulina è aumentata. Così, il TSH fa aumentare l’attività degli enzimi responsabili per la sintesi degli ormoni tiroidei. Dai livelli intracellulari di iodio organificato [modifica] Il meccanismo auto-regolatore della sintesi della triiodotironina è dovuto alla responsività da parte della cellula follicolare ai livelli intracellulari di iodio organificato. Lo iodio organificato intracellulare inibisce l'attività dell'enzima DUOX, che fornisce il perossido di idrogeno all'ossidazione dello ioduro[2]. Diminuisce così, la sintesi di iodio organificato. Quando i livelli plasmatici di ioduro sono alti, causano un effetto di diminuzione della sintesi di ormoni tiroidei, l'effetto Wolff-Chaikoff. L'effetto Wolff-Chaikoff ha una durata di alcuni giorni, dopodiché l'effetto termina quando la sintesi degli ormoni ritorna al normale. Meccanismo molecolare di azione [modifica] Genomico [modifica] L’azione genomica della triiodotironina promuove la modificazione dell’espressione genica della cellula bersaglio. La T3 viene dal sangue o dal metabolismo intracellulare della tiroxina da parte delle deiodasi. Il recettore degli ormoni della tiroide (TR, dall’inglese thyroid-hormone receptor) è nucleare e si accoppia a regioni di regolazione del gene-bersaglio. Queste regioni sono denominate TRE (dall’inglese thyroid-hormone responsive element). Il recettore TR si lega al DNA del gene-bersaglio come un monomero, omodimero o anche eterodimero. La situazione principale è la formazione dell’eterodimero del TR con il recettore nucleare RXR (dall'inglese Retinoid X Receptor, Recettore X Retinoide). Il TR può ancora formare eterodimeri con altri recettori. Comunque il complesso più stabile e con maggiore affinità per le regioni TRE è il complesso TR-RXR. La triiodotironina genera diversi segnali cellulari che dipendono dai geni e dai tessuti, regolando tanto l’attivazione come la repressione della trascrizione del mRNA. Repressione della trascrizione in assenza della triiodotironina [modifica] Il legame chimico del TR con le regioni TRE del DNA avviene indipendentemente dalla presenza della triiodotironina. Molte proteine di regolazione si legano all’omodimero TR-TR o all’eterodimero TR-RXR, come la proteina HDAC (deacetilasi di istone). Questo complesso repressore promuove la deacetilazione degli istoni, rendendo compatta la cromatina e, così, inibendo l'azione dell’enzima di trascrizione RNA polimerasi. Repressione della trascrizione in presenza di triiodotironina [modifica] La presenza della triiodotironina può anche reprimere la trascrizione di alcuni geni. Questo fenomeno è importante nell’ipotalamo e nell’ipofisi per garantire la retroazione negativa che regola la secrezione della triiodotironina: la repressione della trascrizione è fondamentale per diminuire la secrezione di TSH e TRH quando i livelli di ormoni tiroidei solo alti. Il processo di repressione verificato in questo meccanismo di retroazione è realizzato da parte del recettore TRβ2, che è espresso dalle cellule ipotalamiche e ipofisarie coinvolte nel processo di regolazione dell’attività della tiroide. Il recettore TRβ, quindi, diminuisce la trascrizione quando legato alla triiodotironina[3]. Attivazione della trascrizione in presenza di triiodotironina [modifica] Quando la triiodotironina si lega al TR (eccetto i tipi di TR coinvolti nella regolazione della sintesi di ormoni tiroidei, TRβ2), attiva la trascrizione di mRNA. Ciò accade perché in presenza di T3 il complesso repressore è inattivato. In questo fenomeno è importante il ruolo di proteine co-attivatorie, essendo le principali le proteine della famiglia TRAP (Thyroid Hormone Receptor-associated Proteins, ossia proteine associate al recettore degli ormoni tiroidei) e della famiglia SRC (steroid receptor co-activator, ossia attivatore del recettore steroideo). Queste ultime aumentano la trascrizione mediate non solo da recettori per steroidi, ma anche da altri recettori, come il TR. L’interazione fra SRC-1 e le proteine della famiglia di co-attivatori p300-CBP promuove l’acetilazione delle istoni. Questa reazione chimica rende la cromatina accessibile alla RNA polimerasi, favorendo la trascrizione[4]. Problemi nel meccanismo genomico [modifica] Mutazioni dei recettori TR possono causare resistenza agli ormoni tiroidei. Quando la mutazione è verificata nei recettori espressi da vari tessuti (come il TRα), il quadro è di ipotiroidismo, visto che i recettori TRα non riescono a regolare la trascrizione anche quando si trovano alti livelli di ormoni tiroidei nel sangue (resistenza periferica). Quando la mutazione è verificata nei recettori espressi solo dall’ipotalamo e dall’ipofisi, invece, si ha una situazione di ipertiroidismo, perché i recettori (TRβ2) non sono capaci di inibire la sintesi di TRH e TSH anche quando si trovano alti livelli di ormoni tiroidei nel sangue (resistenza ipofisaria)[5]. Non genomico [modifica] La triiodotironina ha anche meccanismi di azione non-genomici che, quindi, non coinvolgono la regolazione dell’espressione genica. Questo meccanismo di azione avviene grazie all’interazione fra la triiodotironina e alcune proteine della membrana cellulare e della membrana mitocondriale, che regolano, per esempio, il traffico di ADP e ATP dall'interno del mitocondrio. Effetti biologici intracellulari [modifica] Prodotti dall'attività genomica [modifica] La triiodotironina promuove la trascrizione di diversi enzimi coinvolti nel metabolismo, specialmente il metabolismo respiratorio. Enzimi che hanno un ruolo importante nella catena di trasporto degli elettroni, come la NADPH-citocromo-c2 reduttasi, lacitocromo-c ossidasi hanno una sintesi elevata in presenza di ormoni tiroidei e, quindi, incrementano il tasso di respirazione cellulare grazie alla loro aumentata attività. Altri prodotti dell'attività genomica della triiodotironina sono: la glicerolo-3-fosfato deidrogenasi, l'enzima malica, eritropoietina, proteina-G stimolatoria, ecc. Aumentano anche i livelli di UCP nel mitocondrio, un forte disaccoppiante della catena respiratoria dalla fosforilazione ossidativa, causando la produzione di calore e non di ATP come risultato della respirazione. Non genomici [modifica] Alcuni effetti non genomici sono osservati in presenza di triiodotironina nella cellula. Questi effetti sono causati dall'interazione con proteine che non sono coinvolte nell'espressione genica. Come risultato, aumenta l'attività di alcune proteine importanti per il metabolismo cellulare, come alcuni trasportatori ionici(specialmente della pompa di sodio-potassio) e della calmodulina. Sono altri effetti: l'aumento della captazione di glucosio e il controllo della captazione di calcio e della rimodellazione dell'actina, alterando il citoscheletro di molte cellule. Effetti biologici sistemici [modifica] Nei singoli tessuti [modifica] Effetti nel tessuto cardiaco [modifica] Molti degli effetti della triiodotironina, specialmente nel sistema cardiaco, sono simili a quelli prodotti dalle catecolamine. La T3 presenta grande effetto inotropico e cronotropico nel cuore. L’eccesso di T3 aumenta la responsività adrenergica cardiaca. Gliantagonisti dei recettori β-adrenergici invertono alcuni degli effetti cardiaci dell’ipertiroidismo clinico, come la tachicardia, comunque, non riescono ad invertire altri effetti dell’ipertiroidismo. La T3 promuove l’aumento dell’espressione della proteina strutturale miosina MHCα, risultando in una maggiore velocità di contrazione cardiaca. Come effetto generale di questi fenomeni, si osserva una crescita della gittata cardiaca che garantisce un apporto di ossigeno adatto alla maggiore richiesta da parte dei tessuti che si osserva in presenza della triiodotironina. Questa crescita della gittata cardiaca è causata tanto indirettamente dalla triiodotironina (tramite l'aumento dell'azione delle catecolamine), come direttamente (tramite l'aumento dell'espressione della miosina MHCα, una maggiore captazione di calcio da parte del miocito e l'aumento dell'attività dell'adenilato ciclasi, fenomeni che aumentano la forza di contrazione). Adeguati livelli di ormoni tiroidei sono necessari per una funzionalità cardiaca normale. Nei casi di deficienza di ormoni tiroidei tanto la gittata cardiaca è più bassa come l'efficienza cardiaca, dato che la frazione di eiezione del ventricolo sinistro è più bassa (rapporto fra la quantità di sangue eiettato alla fine della sistole e la quantità totale di sangue che c'era nel ventricolo all'inizio della sistole). Effetti nel tessuto nervoso [modifica] Una deficienza di triiodotironina durante lo sviluppo embrionale e durante l’infanzia causa una riduzione della crescita delle cortecce cerebrale e cerebellare, della proliferazione di assoni, della migrazione cellulare, della mielinizzazione, della ramificazione dei dendriti e della genesi di sinapsi. Come risultato, questa deficienza nelle fasi iniziali della vita causano un ritardo dello sviluppo del sistema nervoso seguito da un deficit cognitivo e motore. Questo quadro clinico è denominatocretinismo. Immagini del cervello realizzati tramite la tomografia ad emissione di positroni hanno dimostrato che, quando i livelli di triiodotironina sono ridotti, anche il flusso sanguigno nel cervello e il metabolismo cerebrale di glucosio sono più bassi. Questi dati possono spiegare il deficit psicomotorio degli individui ipotirotici[6] L’ormone tiroideo aumenta anche la velocità e l'ampiezza dei riflessi nervosi periferici, la vigilanza e reattività a diversi stimoli, lamemoria e la capacità di apprendimento. Effetti nel tessuto osseo [modifica] L’ossificazione endocondrale è stimolata dalla triiodotironina, rendendo l’osso più lungo linearmente tramite la maturazione deicentri ossei epifisari. Anche se non è necessaria per la crescita lineare dell’osso dopo la nascita, la triiodotironina è essenziale per il corretto sviluppo delle ossa del feto. La triiodotironina partecipa anche della rimodellazione ossea negli adulti e il suo eccesso può causare osteoporosi. Effetti nei tessuti della pelle [modifica] La triiodotironina partecipa anche della maturazione dell’epidermide e degli annessi cutanei. Anche il processo di degradazione di queste strutture è promosso dalla triiodotironina. Tanto l’eccesso quanto la deficienza di questo ormone, quindi, possono causare problemi dermatologici. Anche il derma soffre l’influenza della triiodotironina, che inibisce la sintesi e aumenta la degradazione dei glicosaminoglicani, componenti fondamentali della matrice extracellulare dermale. Effetti nel sangue [modifica] La triiodotironina aumenta la produzione di eritropoietina e, quindi, aumenta l’emopoiesi. L’ormone aumenta anche i livelli di 2,3-bisfosfoglicerato negli eritrociti, promuovendo la dissociazione dell’ossigeno dall’emoglobina, elevando quindi la disponibilità di ossigeno libero ai tessuti. Questo è un meccanismo di compensazione per la richiesta più elevata di ossigeno promossa dalla triiodotironina. Effetti nel tessuto adiposo [modifica] La maturazione dei pre-adipociti ad adipociti è promossa dalla triiodotironina, che esercita diversi effetti riguardanti il metabolismo di lipidi. Tanto la degradazione quanto la sintesi del colesterolo sono promosse dall’ormone. Comunque, come la degradazione soffre un’azione tiroidea maggiore, negli stati di deficienza di triiodotironina i livelli plasmatici di colesterolo (associato alle lipoproteine a bassa densità - LDL) sono più alti. Il metabolismo del colesterolo è aumentato dall’ormone tiroideo anche grazie alla sintesi più elevata di recettori LDL sulla membrana delle cellule. L’ormone aumenta anche la lipolisi degli acidi grassi nel tessuto adiposo. Nella termogenesi [modifica] Gli umani riescono a mantenere la temperatura corporea costante anche se la temperatura esterna soffre variazioni. Questa capacità coinvolge la generazione interna di calore, un processo denominato termogenesi obbligatoria. Negli ambienti ditermoneutralità, la termogenesi obbligatoria è sufficiente. Comunque, negli ambienti più freddi, è necessaria l’attivazione di un altro meccanismo, la termogenesi indotta dal freddo, inclusa nella termogenesi facoltativa. La triiodotironina regola entrambi i meccanismi. L’azione termogenica obbligatoria della triiodotironina avviene grazie all’attivazione dell’espressione delle proteine UCP. Le proteine UCP promuovono il ritorno di protoni attraverso lo spazio intermembranoso della membrana mitocondriale, senza l’attivazione dell’enzima ATP sintetasi e, quindi, senza produrre ATP. Questo flusso di protoni dissipa l’energia potenziale chimica dei protoni sotto la forma di calore. La triiodotironina aumenta anche la lipolisi, elevando la disponibilità di lipidi, fondamentali anch'essi per questo processo di generazione di calore che è denominato disaccoppiamento. Altro meccanismo di generazione di calore nella termogenesi obbligatoria è l’idrolisi dell’ATP da parte delle ATPasi, la cui attività è promossa dalla triiodotironina. La termogenesi facoltativa è attivata da parte del sistema nervoso simpatico grazie a stimoli esterni, ma subisce un'influenza importante da parte della triiodotironina. Animali che soffrono di deficienza dell’ormone diventano ipotermici negli ambienti freddi poiché una carenza di triiodotironina rende questi animali incapaci di sostenere la risposta noradrenergica per la generazione di calore supplementare (la triiodotironina e le catecolamine hanno effetti sinergici). Ormone tireostimolante L'ormone tireostimolante - chiamato anche tirotropina o tireotropina o ormone tireotropo o TSH (acronimo dell'ingleseThyroid-stimulating hormone) - è un ormone tropico secreto dall'adenoipofisi, il lobo anteriore dell'ipofisi, che controlla l'attività secretiva degli ormoni della ghiandola tiroide, aumentando la produzione di tiroxina e triiodotironina. Il suo rilascio è controllato sia dall'ipotalamo che dall'ipofisi. Indice [nascondi]     1 Circolo della Tireotropina 2 Attività sulla tiroide 3 Voci correlate 4 Bibliografia Circolo della Tireotropina [modifica] Viene liberata nel circolo venoso ipofisario (vena ipofisaria), e poi riversata nel circolo sistemico. Arriva quindi alle cellule follicolari della tiroide. Attività sulla tiroide [modifica] Nelle cellule follicolari della ghiandola tiroide stimola il meccanismo del cAMP. L'aumento della concentrazione di cAMP nella cellula tiroidea induce la pinocitosi di colloide dai follicoli tiroidei. Le goccioline di colloide pinocitate si fondono con i lisosomi, liberando gli ormoni tiroidei in circolo. La Tireotropina stimola anche:      aumento del flusso ematico verso la ghiandola tiroide aumento dell'attività della pompa di captazione dello ioduro aumento dell'attività lisosomiale di proteolisi dei proormoni aumento del tessuto tiroideo aumento della secrezione degli ormoni T3 e T4 Ormone di rilascio della tireotropina L'ormone di rilascio della tireotropina o TRH (acronimo dall'inglese thyrotropinreleasing hormone) o TRF (thyrotropin releasing factor) è la sigla con cui è indicato l'ormone secreto dai nuclei sopraottico e paraventricolare dell'ipotalamo che, convogliato all'ipofisi attraverso l'asse ipotalamo-ipofisi (sistema portale), ne stimola la secrezione di tireotropina (TSH). Oltre ad esso, stimola la secrezione di prolattina e dell'ormone della crescita (GH), sempre da parte dell'ipofisi anteriore (adenoipofisi). È codificato da un precursore a catena lunga che codifica per Glu-His-Pro-Gly Nella sua conformazione finale è costituito da Pyr-His-Pro-NH2 dove Pyr è l'acido piroglutammico ciclizzato in modo da non rendere attaccabile il gruppo -NH. Ipotiroidismo L'ipotiroidismo è una disfunzione della tiroide, molto spesso di natura genetica, dovuta a ridotta secrezione degli ormoni tiroidei Tiroxina eTriiodotironina. Effetti [modifica] Gli effetti della scarsa presenza di quest'ormone producono modificazioni sostanziali del metabolismo dell'intero organismo. L'appetito del paziente è compromesso, facile affaticabilità, diminuzione della frequenza cardiaca, vi è un calo della libido, talvolta aumento di peso, stipsi, torpore mentale, frequente sonnolenza per cui il paziente tende a dormire 10-14 ore al giorno, intorpidimento muscolare che vede i muscoli rilasciarsi lentamente dopo contrazione, ridotto metabolismo di tutte le ghiandole endocrine con i relativi scompensi che ne derivano, menorragia e polimenorrea ovvero flussi mestruali eccessivi o eccessivamente frequenti. A volte può essere riscontrata ipoglicemia reattiva (un calo della glicemia dopo un pasto ricco dicarboidrati, con sintomi come sonnolenza e ansietà)[1]. Inoltre gli ormoni tiroidei stimolano la produzione di UCP1 (uncoupling protein), proteine disaccoppianti ovvero in grado di favorire la diffusione facilitata di protoni verso la matrice mitocondriale dissipando il gradiente di concentrazione. Questo processo favorisce il metabolismo cellulare incrementando così la produzione di calore. L'assenza dell'ormone determina quindi un abbassamento della temperatura corporea ed una conseguente sensazione di freddo. Se la patologia insorge durante l'infanzia, influisce sullo sviluppo, in particolare delle cellule cerebrali. Se non curata velocemente può portare a deficienza mentale permanente (cretinismo), a difetti della parola e dell'udito, disordini della stazione eretta, capelli radi, pelle secca, obesità o nanismo, in cui le proporzioni del corpo rimangono simili a quelle di un bambino. Se l'ipotirodismo compare nell'età adulta si ha mixedema, che può causare lentezza fisica e mentale (senza, però, ritardo mentale), edema facciale, stanchezza, ipotonia muscolare, bassa temperatura corporea, pelle secca e obesità. Nell'adulto, la forma più comune di ipotiroidismo è la tiroidite di Hashimoto. Questa patologia è causata da degli anticorpi prodotti dal sistema immunitario che distruggono la tiroide. Cause [modifica] L'ipotiroidismo spesso è conseguenza di un processo autoimmune e provoca un progressivo danno della ghiandola tiroide con esito in fibrosi. L'iposecrezione di tiroxina può anche essere causata da un insufficiente apporto di iodio derivante dalla dieta. Infatti questo particolare ormone è attivo solo in presenza di iodio, che se non attivato non riesce ad interromperne la produzione da parte della tiroide, causandone l'ingrossamento, scatenando così il gozzo endemico colloide, ovvero un notevole ingrossamento della tiroide circa 15-20 volte più delle normali dimensioni. Altre cause per lo più genetiche dovute alla mancata captazione dello iodio o all'assenza di geni che codificano per enzimi essenziali nella formazione di Tiroxina e Triiodotironinacausano gozzo endemico idiopatico con ingrossamento simile alla patologia precedente. Cure [modifica] C'è un'unica terapia cronica, e permette al paziente di condurre una vita normale. In genere avviene con la somministrazione di un ormone sintetico, la levotiroxina sodica, che appunto deve essere assunta dal malato per tutta la vita. La dose ottimale per ciascun paziente deve essere stabilita in base a criteri clinici ed alla determinazione dei livelli di TSH nel sangue. Il trattamento della patologia con Tiroxina assunta oralmente determina il quasi completo ripristino della normalità tanto che pazienti con ipotiroidismo hanno potuto raggiungere il novantesimo anno di età dopo 50 anni di terapia. La sospensione del farmaco può essere pericolosa per la sopravvivenza. Epidemiologia [modifica] Un tempo era comune nelle Alpi Europee e nell'America del Nord (Grandi Laghi). Attualmente l'ipotiroidismo endemico viene prevenuto somministrando alla popolazione sale iodato e aggiungendo iodio all'acqua potabile. Ai giorni nostri questa patologia si riscontra ancora negli Stati del Terzo Mondo come il Nepal, la Nuova Guinea e lo Zaire. Endocrinopatie con effetti comuni con l'ipotiroidismo [modifica] Alcuni dei sintomi dell'ipotiroidismo (quali ad esempio astenia, aumento di peso, perdita di massa muscolare e della libido,depressione) sono comuni ad altre endocrinopatie altrettanto diffuse quali ad esempio l'ipogonadismo (carenza di testosterone) e la sindrome di Cushing. Se si sospetta ipotiroidismo è sempre bene verificare anche i livelli di ACTH, GH, fattore di crescita insulino-simile, cortisolo (plasmatico e urinario), LH, FSH, testosterone libero e totale. Ipertiroidismo L’ipertiroidismo è la sindrome derivante dall'eccesso di ormoni tiroidei nel circolo ematico. Fra le cause nell’uomo vanno ricordate alcune forme comuni, come il gozzo tossico diffuso, il morbo di Basedow-Graves, l'adenoma tossico (di Plummer) ed il gozzo multinodulare tossico, ed altre forme più infrequenti (tiroidite subacuta, tiroidite post-partum, ipertiroidismo iatrogeno,Hashitossicosi o tiroidite di Hashimoto). Segni e sintomi [modifica] I sintomi più evidenti nell’uomo sono:           la perdita di peso; affaticamento; indebolimento; iperattività; irritabilità; apatia; depressione; poliuria; sudorazione. pelle ingiallita Inoltre, nei pazienti si possono presentare una varietà di sintomi come:        palpitazioni e aritmia (specialmente fibrillazione atriale); dispnea; infertilità; calo del desiderio; nausea; vomito; dissenteria. Nella vecchiaia, questi classici sintomi potrebbero non comparire e potrebbero presentarsi solo con l’affaticamento e la perdita di peso. Come altri disordini autoimmuni collegati alla tirotossicosi, un’associazione tra una disfunzione tiroidea e la miastenia gravis è stata riconosciuta. La disfunzione tiroidea, in questa condizione, è spesso autoimmune e circa il 5% dei pazienti con lamiastenia gravis ha anche l’ipertiroidismo. La miastenia gravis raramente si evolve dopo il trattamento della tiroide e la relazione fra le due cose è ancora sconosciuta. Alcune manifestazioni neurologiche molto rare che sono riportate essere dubbiosamente associate con la tirotossicosi sono pseudotumore cerebrale, sclerosi laterale amiotrofica e la sindrome di Guillain-Barré. Ipertiroidismo e agenti disaccoppianti Uno degli effetti primari negli ipertiroidei è la stimolazione della calorigenesi, come aumento del metabolismo basale. A livello del mitocondrio, arrivano NADH+ e FADH2, che devono essere riossidati per poter essere nuovamente utilizzati. La riossidazione degli enzimi avviene con il trasporto di elettroni che prevede il passaggio di elettroni e protoni dal NADH+ fino all'ossigeno O2 che viene ridotto a O= con formazione di acqua, in seguito al rilascio di acqua si ha anche il rilascio di energia. Nella matrice mitocondriale sono presenti anche protoni, portati dal NADH H+, i protoni utilizzano l'energia liberata dalla reazione di ossido riduzione per formare un gradiente protonico per pompare all'esterno protoni, contro il gradiente di concentrazione. Si effettua riduzione di ossigeno e sintesi di acqua nella membrana interna del mitocondrio, vicino al citocromo ossidasi è presente un enzima che si chiama adenosina trifosfato sintasi (ATP sintasi), formato da due monomeri, F1 e F2, uno dei due monomeri è un canale per protoni. I protoni ripassando attraverso questo canale liberano energia che viene utilizzata dal secondo monomero che così è in grado di sintetizzare energia come ATP. Quando si verifica iper produzione di ormoni tiroidei T3 e T4 essi si comportano da agenti disaccoppianti, infatti essi stimolano la produzione di una proteina che si chiama TERMOGENINA, la quale forma un canale che fa rientrare i protoni nella matrice, così l'energia liberata non è convertita in ATP ma dissipata sotto forma di calore. Diagnosi [modifica] La diagnosi avviene tramite il dosaggio di specifiche sostanze nel sangue (ormoni tiroidei). Un incremento ematico di rilievo delle frazioni libere degli ormoni tiroidei (FT3, o free-triiodiotironina ed FT4, o free-tetraiodiotironina), associato ad un abbassamento dell'ormone tireotropo (TSH, Thyroid Stimulating Hormone), è infatti specifico di una condizione di ipertiroidismo conclamato. Infatti, l'abbassamento del TSH ("soppressione" in gergo endocrinologico) deriva dalla controregolazione negativa a livello adenoipofisario, dove avviene la produzione del TSH, da parte degli ormoni tiroidei (FT3 ed FT4 per l'appunto) in eccesso. La diagnosi del tipo di ipertiroidismo dovrebbe poi avvenire in campo specialistico allo scopo di valutare se trattasi di forme di ipertiroidismo autoimmune (mediante dosaggio di anticorpi specifici, come anticorpi anti-recettore del TSH, AbTPO o AbTg), da farmaci (per esempio da amiodarone) oppure di forme di tireotossicosi, distruttiva (tiroidite subacuta) o iatrogena (assunzione di ormoni tiroidei). In alcuni casi altri accertamenti ematochimici (VES, Tireoglobulina) o strumentali (ecografia tiroidea con color-Doppler, scintigrafia tiroidea con iodocaptazione) possono essere utili al fine di inquadrare meglio la diagnosi. Cura [modifica] Le modalità di cura principali e generalmente accettate per la cura dell’ipertiroidismo nell’uomo sono tre:    Farmacologica, con l'impiego di propiltiouracile o metimazolo. Terapia radiometabolica con lo iodio radioattivo. Chirurgia della tiroide. Chirurgia della tiroide [modifica] La chirurgia (per rimuovere l’intera tiroide o una parte di essa) non è usata estensivamente perché la maggior parte delle forme comuni dell’ipertiroidismo sono curate abbastanza efficacemente con i farmaci o con il metodo dello iodio radioattivo. Comunque, pazienti che non possono tollerare i medicinali per una ragione o per un’altra, o pazienti che rifiutano lo iodio radioattivo, optano per un intervento chirurgico. La procedura è relativamente sicura, e prevede, almeno nella maggior parte degli ospedali italiani, una degenza di 2-3 giorni. Rischi correlati all'intervento sono, oltre ai classici rischi dovuti all'anestesia, quelli specifici, ossia ipocalcemia (per resezione delle paratiroidi) e lesione dei nervi ricorrenti (con compromissione della voce). Terapia radiometabolica con lo iodio radioattivo [modifica] Lo iodio radioattivo viene somministrato oralmente (sia come pillola, sia come liquido) in un’unica volta per ledere in modo irreversibile una ghiandola iperattiva. Lo iodio liquido (soluzione acquosa di ioduro) viene al giorno d'oggi utilizzato raramente, vista la sua notevole volatilità: esiste quindi un importante problema di radioprotezione per gli operatori, nonché un problema di dose alle ghiandole salivari dei pazienti. Lo iodio somministrato per la terapia dell'ipertiroidismo è l'isotopo 131; altri isotopi (come il 125) sono usati, legati a diverse molecole, per diagnostica (ad esempio, nella diagnostica del morbo di Parkinson viene utilizzato un legante recettoriale marcato con I-125). Lo iodio 131 può essere comunque utilizzato (a dosaggi enormemente inferiori rispetto a quelli impiegati per la terapia) anche per procedimenti diagnostici, ad esempio nel follow-up del tumore tiroideo. Lo iodio radioattivo viene somministrato dopo alcuni accertamenti: innanzitutto una scintigrafia tiroidea, che permetta di valutare lo stato di effettivo ipertiroidismo e l'assenza di aree "fredde" (che potrebbero indicare la presenza di un tumore), quindi un test di captazione che viene eseguito somministrando una dose-traccia (modestissima) di iodio-131 ed analizzando ad intervalli regolari di tempo (solitamente 6, 24, 48, 72 e 96 ore) l'attività presente in tiroide (mediante strumento dedicato). Tali esami permettono quindi di calcolare in modo personalizzato l'attività da somministrare al soggetto; questa è solo una delle possibili modalità, dal momento che alcuni Centri somministrano invece dosi fisse. Lo iodio radioattivo viene captato in maniera attiva dalle cellule della tiroide mediante un symporter Na/I e viene quivi immagazzinato. La morte cellulare dovuta all'effetto citotossico delle radiazioni ionizzanti avviene in tempi variabili, legati essenzialmente alla capacità della singola tiroide di captare ed immagazzinare lo iodio radioattivo stesso. Poiché lo iodio è captato quasi esclusivamente dalle cellule tiroidee, non si hanno grossi problemi di irradiamento ad altri organi: si ha una minima irradiazione a livello delle ghiandole salivari, ed una minima irradiazione a livello vescicale. La metodica è stata sviluppata alla fine degli anni '40 ed è ormai ampiamente consolidata, anche per quanto riguarda le eventuali sequele a lungo e lunghissimo termine: non si sono dimostrati effetti collaterali a lungo termine. Spesso il trattamento esita in ipotiroidismo: non è considerabile comunque come effetto indesiderato, poiché le patologie tiroidee (soprattutto il morbo di Basedow) tendono a recidivare, anche a distanza di tempo. Comunque, l'ipotiroidismo è abitualmente curato con facilità con l’assunzione di levotiroxina, che è una forma sintetica pura del T4.  Tirostatici – farmaci che inibiscono la produzione degli ormoni della tiroide, tali come il metimazolo (Tapazole), carbimazoloo PTU (propiltiuracile). Se in trattamenti farmacologici viene usata una dose troppo massiccia, i pazienti possono sviluppare sintomi di ipotiroidismo. L’ipotiroidismo è anche un risultato molto comune dei trattamenti di chirurgia o di radiazione come è difficile determinare quanta ghiandola della tiroide dovrebbe essere rimossa. In questi casi può essere richiesta l’integrazione di levotiroxina.


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