TACCO N. 65 (1):Mastro nuovo 10/12/09 17:37 Pagina 1 TACCO N. 65 (1):Mastro nuovo 10/12/09 17:37 Pagina 2 DDai giornali e dallâesperienza quotidianaciascuno di noi fa esperienza dellâeclissidella legalità nel nostro paese.Eâ in aumento (fonte Dna, rapporto2008) la criminalità organizzata, fornita diingenti mezzi finanziari e di collusive prote-zioni, che spadroneggia in varie zone del Paese, impone la sua âleggeâ e il suo pote- re, attenta alle libertà fondamentali dei cit- tadini, condiziona lâeconomia del territorio e le libere iniziative dei singoli, fino a propor- si, talvolta, come Stato di fatto alternativo a quello di diritto. Non meno inquietante è poi la nuova criminalità così detta dei âcolletti bianchiâ, che volge a illecito profitto la funzione di autorità di cui è investita, impone tangenti a chi chiede anche ciò che gli è dovuto, realiz- za collusioni con gruppi di potere occulti e asserve la pubblica amministrazione a inte- ressi di parte. Le risposte istituzionali sembrano spes- so troppo deboli e confuse, talvolta mera- mente declamatorie, con il rischio di rende- re la coscienza civile sempre più opaca. Manca quella mobilitazione delle coscienze che, insieme ad unâefficace azio- ne istituzionale, può frenare e ridurre il feno- meno criminoso. Non vi è solo paura, ma spesso anche omertà ; non si dà solo disimpegno, ma anche collusione; non sempre si subisce una concussione, ma spesso si trova como- da la corruzione per ottenere ciò che altri- menti non si potrebbe avere. Non sempre si è vittima del sopruso del potente o del gruppo criminale, ma spesso si cercano più il favore che il diritto, il âcom- paraggioâ politico o criminale che il rispetto della legge e della propria dignità . La crescita di una più viva coscienza della legalità esige che la formulazione delle leggi obbedisca innanzitutto alla tutela e alla promozione del bene comune. Ma si deve rilevare, purtroppo, una sem- pre maggiore marginalizzazione di unâauten- tica azione politica. Si è portati a coltivare più lâinteresse immediato dei particolarismi che il bene comune, con una conseguente gestione riduttiva della politica. Così, lo Stato è divenuto sempre più debole: affiora lâimmagine di un insorgente neo-feudalesimo, in cui corporazioni e lob- bies manovrano la vita pubblica, influenzano il contenuto stesso delle leggi, decise a rita- gliare per il proprio tornaconto un sempre maggiore spazio di privilegio. Tutto ciò ha portato ad elevare al mas- simo il potere ricattatorio di chi ha una par- ticolare forza di contrattazione, ad aumen- tare il numero delle leggi âparticolaristicheâ (cioè in favore di qualcuno) e a ridurre inve- ce drasticamente le leggi âgeneraliâ, vanifi- cando così le istanze di chi non ha voce né forza. Per le stesse ragioni il parlamento corre il rischio di essere ridotto a strumento di semplice ratifica di intese realizzate al suo esterno, con il conseguente impoverimento della funzione delle assemblee legislative. Ecco, ho usato questi concetti per dare una chiave di lettura dei tanti episodi che dalle pagine dei giornali locali in questâulti- mo anno ci hanno shockato. Cito in ordine sparso, tanto per dirne alcuni: il âsistema Tarantiniâ e le escort, lâaf- faire di via Brenta, lâinchiesta sullâUniversità di Lecce e il sistema di favori e regalìe, la richiesta di rinvio a giudizio per il ministro Raffaele Fitto (mentre andiamo in stampa ancora non è stata emessa la sentenza), i possibili legami tra il clan mafioso Padovano e una decina di amministratori e politici. Ma non sono parole mie: sono dei vescovi italiani. E non sono neanche recenti. Sono di quasi 20 anni fa. Eâ la nota sullâeducazione alla legalità della Cei del 1991. Tutti concetti che tanti degli imputati eccellenti nei processi citati, ferventi cattoli- ci, dovrebbero conoscere. Io, laica, ne sono rimasta colpita. Per la loro lucidità e perché sono parole rimaste inascoltate. Leggiamole tutti e magari cominciamo a scardinare âil sistemaâ. Ciascuno nel proprio metro quadrato, ciascuno con il proprio âno, non ci stoâ. Un augurio questo, di buon Natale a tutti e buon anno. LâEditoriale LâEditoriale// di Maria Luisa Mastrogiovanni il mensile del salento Anno VI - n. 65 - Dicembre 2009 Iscritta al numero 845 del Registro della Stampa del Tribunale di Lecce il 27 gennaio 2004 EDITORE: Nerò Comunicazione - Casarano - P.zza A. Diaz, 5 DIRETTORE RESPONSABILE: Maria Luisa Mastrogiovanni HANNO COLLABORATO: Mario Maffei, Laura Leuzzi, Luisa Ruggio, Enzo Schiavano, Mario De Donatis, Andrea Morrone FOTO: Dove non segnalato archivio del Tacco dâItalia REDAZIONE: p.zza Diaz, 5 - 73042 Casarano - Tel./Fax: 0833 599238 E-mail:
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[email protected] IL PROSSIMO NUMERO IN EDICOLA 1 FEBBRAIO 2010 LâecLissi deLLa LegaLità TACCO N. 65 (1):Mastro nuovo 10/12/09 17:37 Pagina 3 TACCO N. 65 (1):Mastro nuovo 10/12/09 17:37 Pagina 4 In guerra, a scenari compromessi, si aprono le porte dei penitenziari per non lasciare nulla di intentato o perché non si è più nelle condizioni di sostenere le ragio- ni della legalità . Siamo in guerra, coinvolti in un serrato confronto per le strategie che determine- ranno â nei nuovi contesti geopolitici â i futuri assetti dello sviluppo globale. Non ci sono eserciti da fronteggiare, ci sono equilibri economico-finanziari da sostenere, per la pace sociale. Tanto ha portato (capisco, ma non condivido) ad aprire, con la normativa che conosciamo, ai flussi finanziari rivenienti da âoperazioni malavitoseâ che, se voglia- mo, sono di più grande impatto, in termini di pericolosità sociale, di quelle riconduci- bili alla semplice âevasione fiscaleâ. La situazione è grave, molto grave, testimoniata, peraltro, dal fatto che gli stessi ambienti che, inizialmente hanno denunciato la posizione governativa si sono distinti, poi, nellâindicare le priorità per la destinazione dâuso dei proventi. Le ragioni dellâemergenza sociale hanno prevalso su quelle della legalità . Si è imposta la terapia per tenere sotto controllo la sintomatologia, che ha confer- mato la propensione del Governo a sotto- valutare il âquadro clinicoâ ed a differire, nel tempo, le riforme strutturali, per il supe- ramento delle patologie. Di queste cose si è occupata, al con- trario, la Banca dâItalia che, con il recente âConvegno sul Mezzogiornoâ ha segnalato una propensione della classe politica a cogliere più le opportunità per mantenere inalterato il consenso che a spendere per le politiche di sviluppo, in un contesto caratterizzato da un âdeficit di capitale socialeâ. Ed è questo il merito della Banca dâItalia: aver acceso i riflettori sul deficit di âcapitale socialeâ nel Mezzogiorno, che impone una nuova strategia per lo sviluppo di questâarea. Una strategia che intervenga per consolidare la cittadinanza attiva, iso- lando i fattori del sottosviluppo culturale che hanno portato alla connivenza tra âmalavita organizzataâ e âcolletti bianchiâ; connivenze che non possono essere unica- mente sconfitte dallâazione meritoria dellâAntimafia, ma da un profondo rinnova- mento. Si impone un più forte raccordo tra cultura e politica per dar vita alla âbuona vita organizzataâ, presupposto ineludibile perché âcapitale socialeâ e âlegalità â pos- sano rivitalizzare lo âStato di dirittoâ. Opinioni dal Tacco// di MARIO DE DONATIS
[email protected] BO LL ET TI NO D EI N AV IG AN TI Piero Montinari, il più giovane presi- dente nella storia di Confindustria Lecce, è stato riconfermato fino a gennaio 2012 dai 40 componenti della Giunta, in esecuzione alla disposizione trans- itoria dello statuto dellâAssociazione degli imprenditori che prevede la possibilità di rinnovo per altri due anni del presidente uscen- te, evitando il macchinoso ricorso ai così detti âsaggiâ e la relativa nuova campagna elettorale (quella del 2004 aveva visto contrapposi ben tre candidati: Montinari, Enzo Benisi e Paride De Masi). Per dare maggiore continuità di azione la maggior parte delle as sociazioni hanno optato sulla for mula del 3+3 e anche Lecce si è ade- guata portando a sei anni (4+2) lâincarico di Montinari. Un periodo sufficiente per continuare la sua incisiva azione di rappresentanza degli interessi datoriali e per realizzare pienamente, seppure in tempi di grave recessione, il suo ambizioso piano strategico. Urge però attivare nuovi canali di dialogo con il tessuto delle pic- cole imprese, guardando al Salento nella sua interezza, da Gagliano a Guagnano, e superando quella sensazione da club esclusivo che allonta- na una parte dellâimprenditorialità salentina. Montinari. e due CHI SCEND E CH I SA LE Piero Montinari Adelchi Sergio, patron dellâomoni- mo calzaturificio tricasino, è lâaltra faccia dellâimpren- ditorialità salenti- na. La crisi del manifatturiero ha colpito duro ma la sua cattiva gestio- ne dellâemergenza occupazionale è sotto gli occhi di tutti. Destinatario nei decenni di ingenti incentivi pubblici, con alcuni incidenti di percorso con la legge 488, vista la mala parata ha portato allâe- stero le sue aziende e ha rapidamente espulso dal processo produttivo gli operai italiani la cui protesta è stata seguita con continuità dalla web-tv de iltaccoditalia.net. La difficile vertenza degli ultimi anni, aveva trovato un delicato punto dâintesa negli accordi assunti innanzi al Prefetto il 7 ottobre scorso. Accordi spregiudicatamente disattesi da Sergio il quale non ha mantenuto lâimpegno di far partire una singola manovia, con lâincredibile spiegazione di non disporre dei soldi necessari a comprare le materie prime. Ecco come profittare della crisi per difendere cinicamente i propri privilegi. Eppure non è così per tutti: diversi calzaturifici grandi, medi e pic- coli, lottano tenacemente per mantenere vive le aziende e alto lâonore del fondatore, anche attin- gendo ai patrimoni personali costruiti in anni di lavoro. adeLcHi riapre. anzi cHiude Adelchi Sergio CHIEDI AL TUO EDICOLANTE IL MENSILE DI INCHIESTA IL TACCO DâITALIA OPPURE ABBONATI E RICEVERAI IL TACCO DIRETTAMENTE A CASA TUA, IN TUTTA ITALIA â Effettua il pagamento con bollettino postale al C/C 54550132 intestato a Nerò Comunicazione â invia la ricevuta per fax allo 0833-599238 per lâattivazione immediata e indicaci i tuoi dati fiscali per lâemissione della fattura ABBOMANENTO ORDINARIO 10 NUMERI: Euro 15,00 SOSTENITORE DEL TACCO DâITALIA: Euro 100,00 Lâabbonamento al Tacco è unâidea originale di regalo di Natale: richiedici il gadget da mettere sotto lâalbero Le ragioni deLLa LegaLità per generare âbuona vita organizzataâ TACCO N. 65 (1):Mastro nuovo 10/12/09 17:37 Pagina 5 TACCO N. 65 (1):Mastro nuovo 10/12/09 17:37 Pagina 6 Câera una volta un Paese, rimasto lontano lontano, e câera una volta un impegno alla Robin Hood raggiunto dalla società civile attraverso la raccolta firme di un milione di cittadini a favore della legge sullâuso sociale dei beni confi- scati alla mafia e alla loro restituzione alla collettività . Il divieto di mettere in ven- dita questi beni, un giorno, fu messo in discussione dai topolini del Senato che con un emenda- mento e con una certa abili- tà nellâuso della dialettica e del glissaggio decisero di aggiustare il tiro e vedere di sbarcare il lunario vendendo i beni confiscati che non trova- no destinazione entro tre o sei mesi. I cattivi cattivoni ne furono notevolmente agevola- ti, si misero una calza in testa per simulare incipienti calvi- zie, giacche e cravatte e taschini pieni di biglietti da visita e con sorrisi da pifferaio magico fecero cantare una musichetta ai loro soldini incantando i salvadanai a forma di porcello dei topolini ai quali non bastavano più le risorse recuperate col Fondo Unico Giustizia. Una melodia, un tale tintinnio di monetine, che lo Stato si arrese allâingiustizia e allâin- cultura dellâillegalità ai quali vennero educati i bambini durante il doposcuola Degli Espedienti, tutti cominciarono a dare feste tematiche sui più efficaci imbrogli della storia del reame, unâoperazione di marketing territo- riale che piacque molto ai cattivi cattivoni camuffati a dovere per andare al mercatino dellâusato a ricomprarsi i loro beni. Ma quella erosione ulteriore non preoccupava più di tanto i topolini seduti sazi comâerano sul loro bel pezzo di formaggio, la risonanza delle loro idee era un suono monotono e costante che dimostrava la povertà di un reame pronto a barattare un riscatto sociale con un favore allâillecito e alla violenza. Opinioni dal Tacco// Casarano. Il 6 novembre scorso la giunta gui- data dal sindaco Ivan De Masi ha stabilito il riordino delle scuole dellâobbligo cittadine, riducendo da quattro a tre gli istituti com- prensivi. Più volte, in passato, si era cercato di porre mano alla riorganizzazione ed alla ottimizzazione della rete scolastica di Casarano, ma quei tentativi fallirono perché si erano scontrati con le esigenze e gli inte- ressi dei diversi dirigenti scolastici, degli inse- gnanti e dei genitori. Anche questa volta non sono mancate le polemiche, con accuse reci- proche tra i poli, le proteste dei genitori e la nascita di comitati contro la proposta. Che cosa prevede il nuovo riordino? Sostanzialmente, il Polo 4 di piazza Bastianutti viene inglobato quasi per intero dallâIstituto Comprensivo di piazza San Domenico (Polo 3), lasciando quasi intatta la struttura degli altri. Solo la scuola dellâinfan- zia di via Tagliamento viene aggregata al Polo 1 di via Ruffano per compensare la âperditaâ della scuola dellâinfanzia di via Capuana, pas- sata sotto lâamministrazione dellâIstituto Comprensivo di via Messina. Le ragioni che hanno portato a questa scelta sono state chiaramente spiegate nella relativa delibera (n. 296/2009) e solo chi ha competenza in materia ha ragione di commentarle. Noi ci facciamo carico di una proposta. Data la distanza notevole tra i plessi di piazza Bastianutti e piazza S. Domenico, forse la concentrazione dei due poli si potrebbe attuare soltanto trasferendo classi e uffici che si trovano attualmente nellâedificio di piazza S. Domenico in quello di Casaranello. In questo modo si otterrebbe un vero e pro- prio decentramento del Polo 3 con riflessi positivi su vari fronti. Intanto, si decentra un importante polo scolastico che da tempo si tenta di spostare dal centro cittadino (forse non tutti sanno che lâedificio di via Sesia, attualmente occupato dal Liceo Scientifico, era stato costruito per trasferire lâex scuola media di piazza S. Domenico). In questo modo, si eliminano i problemi di viabilità che ogni giorno, allâinizio e alla fine delle lezioni, si creano in un punto nevralgico del centro. In secondo luogo, lâedificio scola- stico e i suoi importanti spazi esterni recinta- ti tornerebbero nella disponibilità del Comune che li potrebbe utilizzare per altri scopi. In terzo luogo, la futura ristrutturazione della piazza rende inopportuna la presenza della scuola che viene vista come un elemen- to estraneo a tutto il contesto. Infine, il decentramento nella zona di Casaranello restituirebbe al Polo 3 quel legame con il proprio territorio-quartiere che non ha mai avuto. poLi scoLastici â4x3â una proposta aL coMune di LUISA RUGGIO
[email protected] una favoLa iMMoraLe Lâaria cHe tira di ENZO SCHIAVANO
[email protected] //Questione di LooK Vengo anchâio, non tu no. Alla lettera di Blasi, Vendola risponde con una video-lettera. Se le mandano a dire e restano tutti sulla giostra. Col rischio che siano i cittadini a scendere o ad interrompere il gioco. Portandosi via il pallone. INDOVINA CHI Eâ? La soluzione a pag. 14 il tacco dâItalia 7 Dicembre 2009 TACCO N. 65 (1):Mastro nuovo 10/12/09 17:37 Pagina 7 TACCO N. 65 (1):Mastro nuovo 10/12/09 17:37 Pagina 8 Itre pianeti più il nodo lunare neltuo segno ti rendono pienamenteCapricorno. Ciò significa che sei un tipo molto pratico e molto diretto, che guarda agli obiettivi â anche ambiziosi â senza distogliere lâatten- zione e senza perdere la concentra- zione. Il tuo ascendente, lâAriete, ti rende molto sicuro di te e, in alcune circostanze, anche piuttosto impulsi- vo. Non è un male: sei un tipo svelto che spesso si mette in mostra per la sua capacità di affermare le proprie idee. La tua vita è fatta di relazioni, che gestisci in maniera passionale, sia nella vita privata, dove in alcune cir- costanze ti capita di manifestarti come un poâ possessivo, sia nella vita lavorativa e politica. Lâautorità che ti sei costruito negli anni, oggi ti consente di essere apprezzato per ciò che fai e considerato una figura vincente. Del resto, i tuoi successi sono alla storia. Ma più che al pas- sato, questo è il momento di guarda- re al futuro. Forza, allora, perché le stelle saranno dalla tua parte. Si apre infatti per te un periodo molto fortunato, che toccherà il suo apice proprio allâarrivo della primavera. Eâ dunque il momento giusto per fare progetti di ampio respiro. La tua voglia di affermazione sarà giusta- mente appagata. Organizza il ritorno, da leader, sulla scena. Il cielo è dalla tua. Il personaggio del mese //Rocco Palese (per motivi di tipo familiare Rocco Palese non ha potuto aprirci le porte di casa nonostante la buona volontà dimostrata) Chiamarlo âcomodinoâ è un poâ troppo. Eâ lo studio di Rocco Palese a Bari. Lâimpegno in politica è talmente pressante, che lui ci trascorre lâintera gior- nata. Dappertutto ci sono faldoni e documenti accatastati. Anche la borsa rischia lâesplosione, tanto è piena. Sempre a portata di mano sono la cartellina con il logo âForza Italiaâ e la guida alla Finanziaria 2008. Lâ OR OS CO PO A C UR A D I IU LY F ER RA RI // COGNOME: Palese NOME: Rocco NATO IL: 31 dicembre 1953 A: Acquarica del Capo OCCHI: castani CAPELLI: brizzolati STATURA: 1,69 m PESO: 67 kg TAGLIA: 44 NUMERO DI SCARPE: 40 STATO CIVILE: coniugato, con due figlie TITOLO DI STUDIO: laurea in Medicina e Chirurgia; specializzazione in Chirurgia genera- le ed in Chirurgia dâurgenza e Pronto Soccorso PROFESSIONE: medico CARICA POLITICA: consigliere regionale; capogruppo FI-Pdl in Consiglio regionale CARTA DâIDENTITà Divano. Ha una nuova funzio- ne, quella di contenere nume- rosissimi documenti. Meglio stare in piedi, quindi. Scrivania. Eâ praticamente sommersa dalle carte Quadri. In stile surrealista, per- mettono di viaggiare con lâim- maginazione e di allontanarsi per quanto possibile dalla quotidianità . Guida giuridico-normativa âFinanziaria 2008â. Da buon politico, questa guida è immancabile nella borsa di lavoro di Rocco Palese. Cartellina porta-documenti. Rigorosamente con il logo âForza Italiaâ. Custodisce i documenti più urgenti. UN MOMENTO FORTUNATO TUTTO LAVORO E POLITICA SU L CO M OD IN O E NE LL A BO RS A Capricorno (22 dicembre 21 gennaio) TACCO N. 65 (1):Mastro nuovo 10/12/09 17:40 Pagina 9 TACCO N. 65 (1):Mastro nuovo 10/12/09 17:38 Pagina 10 di LAURA LEUZZI
[email protected] Un poâ di leggerezza// a nataLe SENTIMENTI POSITIVI SOTTO LâALBERO. CHE COSA HANNO PERDONATO, E A CHI, I VOLTI NOTI DI CASA NOSTRA. ALLA RISCOPERTA, PIà O MENO SINCERA, DI UNA BONTà DIFFUSA on è Natale senza buoni sentimenti. A volte sono solo la sottile strategia per tenere sotto scacco chi abbiamo intor- no. Altre volte sono reali propositi che, tuttavia, nella stra- grande maggioranza dei casi, vengono disattesi una volta passate le feste. Uno di questi è il perdono. Puntualmente sotto lâalbero ci ripromettiamo di praticarlo. A volte lo fac- ciamo pure. Purché il torto da perdonare sia un peccato veniale e purché la persona in questione lo meriti vera- mente. Che cosa avete perdonato e a chi? Mentre ci pensa- te, ecco che cosa hanno perdonato i vip salentini. Che, guarda caso, sarà il Natale, addirittura perdonano senza legare al dito la buona azione. N perdono ti Claudio Casciaro, consigliere di opposizione (Pdl), Casarano Nel corso della mia carriera politi- ca e, dunque, di uomo impegnato nella società , mi è capitato spes- so di essere bersaglio di maldi- cenza ed invidia. Non mi riferisco solo allâultima tornata elettorale, ma ad una intera vita. Purtroppo, anche se non è una consolazione, a volte fa parte del gioco. In quei casi mi sono sforzato di ascrivere gli episodi di offesa nei miei con- fronti nellâambito della competi- zione politica e, di conseguenza, di perdonare chi ne era stato lâauto- re. Come ho detto in un mio recente comizio, io ho un sogno: riuscire a sradicare la brutta pianta dellâinvidia che getta solo fango su una società civile in cui tutti sono interessati al bene comune. Simona Manca, vicepresidente Provincia di Lecce Non mi è mai successo di dover perdonare qualcuno perché uno dei miei limiti, purtroppo, è che dimentico subito il male ricevuto. In genere, però, faccio un poâ più di fatica a dimenticare gli atti di slealtà . Ippolito Chiarello, attore, Corsano Ho imparato a perdonare, ma non per cristiana vocazione. Solo perché so, a mie spese, che lâuo- mo sbaglia e la donna altrettan- to. Ha un bel gusto perdonare, perché apre porte nuove. Eâ lâan- ticamera della ricerca della sere- nità nelle azioni. Ma non saprei dire che cosa e a chi ho perdo- nato. Sicuramente la prima volta che lâho fatto è stata nel mio lavoro, ma non chiedetemi noti- zie più precise. Marcello Moscara, artista, Galatina Non saprei individuare un unico grande âperdonoâ o una persona specifica a cui ho perdonato qualcosa. Penso che ogni giorno si perdoni qualcosa a qualcuno di piccolo o di un poâ più importante. Eâ un processo mentale quasi naturale per vivere sereni. Silvia Famularo, giornalista, Lecce Non perdono, dimentico. Pratico dunque una forma ancora più radicale di perdo- no. Considero questo lato del mio carat- tere una vera fortuna perché mi porta a non conservare nemmeno il ricordo del- lâoffesa subita. Ciò vale, naturalmente, solo per le persone a me care verso le quali non riesco a serbare rancore. Ma se subisco un torto da una persona alla quale non tengo poi tanto, allora prefe- risco chiudere il rapporto. Lo faccio senza continuare a nutrire sentimenti negativi. In tal modo non sento più nemmeno la ferita. Mi ritengo, tuttavia, una privilegiata perché non ho subito grossi torti tali da dovermi chiedere se perdonarli o meno. TACCO N. 65 (1):Mastro nuovo 10/12/09 17:38 Pagina 11 Generalmente perdono tutti. Ciò che perdono con più fatica è lâarroganza anche se lâho fatto, ed anche piuttosto spesso. Mi è capitato di recente di per- donare un collega che consideravo anche un amico. Anzi: io lâho trattato da amico, mentre lui non ha fatto altrettan- to. Infatti ho saputo che ha coltivato, e credo coltivi tuttora, sentimenti di invi- dia nei miei confronti che ha manifesta- to raccontando storie false sul mio conto. Probabilmente che gli davano fastidio i miei successi sul piano professionale e su quello umano ed il fatto che io sappia sfruttare al massimo le mie potenzialità . Oggi non provo più dolore per quanto successo ma ancora un poâ di delusione. Purtroppo lâinvidia è un senti- mento che non si può controllare e che non fa differenza dâetà . Umberto Albanese, medico ed artista, Casarano Daniele Amoroso, produttore musicale Partiamo dal presupposto che non sono tanto a favore del perdono, perché le regole della vita sociale sono poche e semplici. Ma un caso è capitato anche a me. Ho perdonato mia moglie di avermi convinto a sposarla (si sa che le donne sono manipolatrici e pratiche dellâipnosi!), perché dopo un anno mi ha fatto conoscere il senso della vita: mia figlia. W tutte le donne e tutte le mogli! Sofia Elena Chiriatti, responsabile creativa di GPace, Calimera Io sono il miele in persona, uno zuccherino che non farebbe mai male a nessuno e perdona tutto a tutti. Infatti, nonostante la mia bontà dâanimo capita che qualcuno mi faccia del male e, come si dice, si per- dona ma certo non si dimentica. Sono sempre pronta a mettere da parte lâorgoglio per perdonare anche ciò che non mi garba per niente. Vi svelo un segreto che ho custodito per lungo tempo. Qualche anno fa la mia insegnante di danza mi aveva promesso che per rappresentare lâaccademia che frequentavo mi avrebbe fatto partecipare ad un concorso, poi però cambiò idea e mi sostituì con unâaltra allieva. Quando lo venni a sapere mi uscì fumo dalle orecchie e scappai fuori per la vergogna. Con tutto ciò, anche se non glielâho mai detto, le voglio lo stesso un gran bene e comprendo che forse ero ancora troppo piccola per affrontare un concorso così importante. Antonio Costa, docente di Economia aziendale, Matino Generalmente ho perdonato tutto, anche la presunzione e lâarroganza di qualcuno. Parto dal proverbio ânon fare agli altri ciò che non vuoi sia fatto a teâ. Preferisco per- tanto perdonare molti dei piccoli torti subiti, in modo da essere perdonato per ogni even- tuale mia manchevolezza. Come diceva Oscar Wilde: âPerdona sempre i tuoi nemici. Nulla li fa arrabbiare di piùâ. Il perdono può dunque essere la più sottile forma di vendetta. E poi in tema di proverbi non sarebbe male ricordarne un altro che fa comprendere come io non sia così tenero come si potrebbe pen- sare: âPerdona i tuoi nemici ma non dimenti- care i loro nomi.â Ritengo tuttavia di essere molto fortunato in quanto se qualche nemico in passato ho avuto, poi ho anche avuto lâabilità di farmelo amico. Salvatore Sava, ricercatore artistico, Surbo Ho perdonato dei piccoli sgambetti tentati ai danni della mia carriera accademica. Più volte negli ultimi anni sono ricorso alle vie legali per far rispettare legalità e merito. Chi ho perdonato? Credo sia eccessivo fare anche pubblicità a quelle persone. TACCO N. 65 (1):Mastro nuovo 10/12/09 17:38 Pagina 12 TACCO N. 65 (1):Mastro nuovo 10/12/09 17:38 Pagina 13 il tacco dâItalia 14 Dicembre 2009 Controcanto// UUn regalo alla mafia. Così è stato drasticamente defi-nito lâemendamento del governo alla Finanziaria,emerso come un iceberg in una navigazione che nonne portava traccia e approvato dalla maggioranza alSenato. Mettere in vendita oltre tremila beni immobiliconfiscati alle mafie e non assegnati, significa consentirea Cosa nostra, Camorra,âNdrangheta e Sacra corona unitadi rientrarne in possesso. Concordano su questo magistra-ti, amministrazioni pubbliche, associazioni della società civile e in particolare Libera, che allâ approvazione della legge 109 sullâuso sociale dei beni confiscati diede un contributo decisivo raccogliendo un milione di firme. Cittadini che sono ora i primi traditi dallâemendamento governativo. Come lo è la memoria di Pio La Torre, il dirigente comunista massacrato proprio perché aveva voluto quella legge. Come sono traditi i familiari delle centinaia di vitti- me innocenti cadute per mano criminale. Al di là dellâe- norme responsabilità che lo Stato si è già assunto nel seminare di ostacoli burocratici e amministrativi il percor- so operativo dellâassegnazione del bene confiscato, non costituendo ancora quellâagenzia nazionale più volte inu- tilmente richiesta e promessa. I controlli previsti nellâemendamento per evitare lâac- quisizione dei beni posti allâasta da parte di interessi cri- minali sono risibili e facilmente superabili. Come è già avvenuto in alcuni casi in Sicilia e in Calabria, non man- cano alle mafie i mezzi finanziari, né i prestanome socie- tari o imprenditori amici attraverso cui operare. E, soprat- tutto, non si vede quali imprenditori onesti oserebbero farsi avanti in territori dominati dalla paura, contrappo- nendosi pubblicamente a un clan mafioso. Una vera scon- fitta per lo Stato e il rafforzamento di unâegemonia illega- le e spesso criminale che perdura in almeno quattro gran- di regioni del Meridione, Puglia compresa, nonostante la positiva repressione da parte di magistratura e forze di polizia. E sarebbero infine traditi quei ragazzi che le cooperative di Libera Terra e di altre valide associazioni civili sottraggono alla disoccupazione e al precariato nel complesso percorso dellâassegnazione sociale, con lâaiuto di comuni bene amministrati. Libera sta moltiplicando i suoi impegni in questa direzione, che ha già permesso fra mille difficoltà , comprese le continue minacce e gli atten- tati da parte mafiosa, di realizzare valide cooperative in Sicilia, Calabria, Puglia, Lazio e, entro Natale, addirittura nel cuore dei clan della camorra più feroce, con una cooperativa che produrrà mozzarelle a Casal di Principe e Castel Volturno, mentre unâaltra cooperativa è in fase avanzata a Catania. Allâestendersi della penetrazione eco- nomica mafiosa nel centro e nord-Italia, con un potente riciclaggio nellâeconomia legale delle più ricche regioni del Paese, si contrappone inoltre la crescita delle iniziati- ve sociali sui beni confiscati, con un primo significativo progetto di Libera sulla Cascina Caccia in provincia di Torino, intitolata al Procuratore che fu ucciso dalla ândran- gheta. Questo straordinario percorso verso la legalità subirà ora un duro colpo, se lâemendamento passerà anche alla Camera. Un colpo che coprirebbe di vergogna innanzi tutto un governo che a parole si dice grande nemico della mafia, ma nei fatti, come sta purtroppo avvenendo in altre vicende a partire dal mancato scioglimento dellâammini- strazione di Fondi richiesto inutilmente dal prefetto, dà il via libera allâoffensiva mafiosa. Le denunce della situazio- ne si sono moltiplicate, con una grande raccolta di firme indirizzate a Montecitorio su iniziativa di Libera e delle amministrazioni aderenti ad Avviso Pubblico. Se non dovessero bastare, sarebbe davvero un vergognoso passo indietro per la nostra democrazia e un bel regalo sotto lâalbero di Natale delle mafie che, dietro la patina di verde stesa da un sistema di silenziose complicità legali, è sem- pre impregnato del rosso del sangue e della paura. *giornalista, direttore di âLibera informazioneâ âbestiario pubblico. ovvero: come nascono nuovi improbabili personaggi sulla scenaâ in d o vi n a c H i è di ROBERTO MORRIONE* daL governo un regaLo aLLa Mafia NELLA LEGGE FINANZIARIA CHE IL PARLAMENTO à CHIAMATO AD APPROVARE ENTRO FINE ANNO à CONTENUTO UN EMENDAMENTO CHE PERMETTE LA VENDITA ALLâASTA DEI BENI CONFISCATI ALLE MAFIE. SAREBBE SEMPLICE PER LA MAFIA RIAPPROPRIARSENE Vincenzo Magistà direttore âTgNorbaâ Rosanna Metrangolo caporedattore âNuovo Quotidiano di Pugliaâ Marco Renna âStudio 100 Lecceâ Mimmo Pavone direttore responsabile âIl Paese nuovoâ Vincenzo Maruccio giornalista âNuovo Quotidiano di Pugliaâ Tonio Tondo inviato âLa Gazzetta del Mezzogiornoâ Roberto Guido direttore âquiSalentoâ Lino De Matteis caposervizio âNuovo Quoti- diano di Pugliaâ, vicepresidente regionale Assostampa Renato Moro capocronista âNuovo Quotidiano di Pugliaâ Gabriella Della Monaca coordinatore TG NORBA GRANDE SALENTO Luisa Ruggio redattrice Canale8, scrittrice Walter Baldacconi direttore responsabile Tg Studio 100 Paola Ancora addetta stampa Ministero delle Politiche agricole Michele Mauri direttore editoriale LâATV Antonio Silvestri addetto stampa Inps Lecce Dionisio Ciccarese presidente homepage Group, società di consulen- za di comunicazione strate- gica ed editrice di grandi giornali e siti internet Nunzio Pacella addetto stampa Apt di Lecce Loredana Di Cuonzo giornalista pubblicista diri- gente scolastico Istituto dâarte âG. Tomaâ Galatina-Nardò Giancarlo Minicucci direttore Il Nuovo Quotidiano di Puglia Vaileth Sumuni Luigi Russo giornalista, presidente CSV Salento Francesco Ria fisico, pubblicista Serenella Pascali giornalista di âVolontariato Salentoâ; esperta di Politiche sociali Mario Vecchio direttore responsabile Tg LâATV Stefano Cianciotta giornalista, esperto in lavori pubblici CHI HA FIRMATO CONTROCANTO TACCO N. 65 (1):Mastro nuovo 10/12/09 17:38 Pagina 14 TACCO N. 65 (1):Mastro nuovo 10/12/09 17:38 Pagina 15 TACCO N. 65 (1):Mastro nuovo 10/12/09 17:38 Pagina 16 Imp. INCHIESTA:Mastro nuovo 10/12/09 16:28 Pagina 1 Conversazione 1 Funzionario comunale: âNel nostro Comune? Assolutamente no, non ci sono beni confiscati alla mafiaâ. Giornalista: âMa veramente a noi risulta che ce ne siano treâ. Funzionario comunale: âBeh, se è così, non ne siamo a cono- scenzaâ. Conversazione 2 La giornalista ha le foto in mano di una villa confiscata alla mafia e sventrata nel giro di un paio di nottate (le pubblichia- mo qui in alto e a pag. 5). Chiede dettagli al funzionario comunale: âVorrei sapere a quale clan è appartenuta e quando è stata sequestrataâ. Funzionario comunale: âUna villa confiscata alla mafia e sven- trata nella notte? Si, ne ho sentito parlare, ma sono leggende metropolitaneâ. Conversazione 3 Giornalista: âChe cosa farete del bene destinato al vostro Comuneâ? Funzionario comunale: âProbabilmente non lo acquisiremo al patrimonio. Non sappiamo che farceneâ. il tacco dâItalia 2 Dicembre 2009 di MARIA LUISA MASTROGIOVANNI nessuno tocchi âcosa nostraâ Lâinchiesta// SONO 757 I BENI CONFISCATI ALLA MAFIA IN PUGLIA. DI QUESTI 101 SONO NEL SALENTO, CHE à LA TERZA PROVINCIA PER NUMERO DI BENI CONFISCATI. QUASI TUTTI SONO ABBANDONATI E IN UNO STATO DI TOTALE DEGRADO. MANCANO FONDI PER RECUPERARLI E IL PON SICUREZZA E âLIBERA IL BENEâ NON BASTANO. PERCIÃ, IN FUTURO, MEGLIO VENDERLI. ALLâASTA. E LA MAFIA RINGRAZIA Galatina. La villa confiscata al clan Coluccia è stata letteralmente sventrata nel giro di poche notti (ph: Dino Valente) Imp. INCHIESTA:Mastro nuovo 10/12/09 16:28 Pagina 2 RR icostruire la mappa dei beni confiscati alla mafia in Salento significa scontrarsi a 200 allâora su un muro di gomma: sono pochi quelli che ne parlano volentieri. Come il dirigente dellâufficio tecnico del Comune di Casarano, Andrea Carrozzo, o la responsabile dellâufficio legale del Comune di Taurisano, Betti Cascione, che con un sorriso fiero ci fanno sapere di aver seguito un corso per la gestione dei beni confiscati e di essere degli esperti. Ma per la maggior parte dei Comuni si trat- ta di patate bollenti di cui liberarsi in fretta. Il modo migliore per farlo sembra essere quello di lasciare la patata in un angolo a raffreddare e poi a marcire in attesa che tutti si dimentichi- no della sua esistenza. Accade così che i cittadini vengano tenuti allâoscuro di questa fetta di patrimonio statale, perché è di questo che si tratta, di patrimonio dello Stato, negando di fatto il diritto di asso- ciazioni, fondazioni, cooperative di utilizzarli per scopi sociali. Tra il momento della confisca da parte della magistratura e quello della âdestinazio- neâ ai Comuni, passano anche 15 anni e in alcuni casi lâiter non si concluderà mai: i beni sono spesso gravati da ipoteche, sono occupa- ti abusivamente o vi abitano i parenti dei con- dannati. Racconta don Raffaele Bruno, respon- sabile regionale di Libera, che Cosimo Screti, il cosiddetto cassiere della Scu (si legga a pag. 12) commentasse così la confisca di terreni e immobili di sua proprietà : âPeccato, a saperlo primaâ¦avrei ipotecato anche la casa. Così oltre alla terra mi sarei ricomprato anche la villaâ. Chiaro, no? Le proprietà sono gravate da ipoteche e la pratica della confisca non può essere perfezio- nata. Vengono messe allâasta e indovinate chi è a ricomprarsele? I vecchi proprietari, tramite prestanome. Eâ difficile dunque renderli disponibili e vi sono Comuni che decidono di non acquisirli al proprio patrimonio, perché non vogliono entra- re in contrasto con il clan mafioso (si legga a pg. 4-9). I beni confiscati diventano così beni di nessuno, in un limbo potenzialmente eterno, che sottrae chi li occupa a qualunque obbligo fiscale: sono âdestinatiâ al Comune ma non sono âacquisitiâ al suo patrimonio, quindi rimangono in un terreno neutro, un limbo appunto, dove se ci sono gli uomini giusti nei posti giusti, è possibile che dellâesistenza di quel bene ci si dimentichi per sempre. Oppure può succedere che quando alla fine di un iter lungo e tortuoso come solo in Italia si sanno concepire (durante il quale sono affidati in gestione allâAgenzia del demanio) i beni sono finalmente âdestinatiâ al Comune di appartenenza, qui inizia un altro estenuante calvario: il bene che è stato del mafioso deve prima essere âacquisitoâ al patrimonio del Comune, cioè deve avere la sua âcarta dâidenti- tà â in quanto bene della collettività e poi final- mente può essere âassegnatoâ ad unâassocia- zione, una cooperativa purché lo utilizzi per finalità sociali. Il Comune può anche decidere di assegnarlo a se stesso, e farne uffici, centri di ritrovo, anche appartamenti per emergenze abitative o famiglie indigenti. Ma i Comuni, tranne rari casi che vi raccon- tiamo come punte di diamante in una situazio- ne altrimenti opaca (si legga a pag. 12), non assegnano i beni tramite bando pubblico, ma âaumma aummaâ, come dice don Raffaele Bruno, responsabile regionale dellâassociazione fondata da don Ciotti, âLiberaâ. Insomma, su quelle case, su quei terreni, addirittura su quelle fabbriche, raramente si accende un fascio di luce fatto di cittadini orgogliosi e partecipi di un processo di riscatto sociale collettivo. Perché, una volta acquisiti al patrimonio dei Comuni, sprofonderanno nuova- mente nellâombra, assegnati come favore ad associazioni vicine allâamministrazione comu- nale o che garantiscono un bagaglio di voti significativo. Strappati dallo Stato al sistema mafioso ritornano allo Stato in un sistema in cui lâillega- lità o lâaggiramento della legge contribuisce ad alimentare il sostrato culturale delle nuove mafie (si legga intervista a don Raffaele Bruno, pag. 13). Le associazioni assegnatarie del bene dopo più di un decennio dal sequestro, si trovano in mano, nella totalità dei casi, catapecchie o ter- reni incolti e abbandonati. Lo stato di abbandono è tale che servono ingenti risorse per consolidarne anche la stati- cità e i beni sono così definitivamente rimossi dalla memoria collettiva. Con loro è dimentica- ta la lunga e faticosa attività di uomini delle forze dellâordine e della magistratura che sono riusciti a scardinare un tassello del potere eco- nomico della mafia, rappresentato da quella che oggi ormai è una catapecchia. // LIBERA IL BENE A questo degrado ha cercato di dare una risposta il bando della Regione Puglia âLibera il beneâ, attraverso il quale sono stati stanziati 6.5 milioni da destinare ai Comuni che voglia- no riappropriarsi di un patrimonio che è vera- mente âcosa nostraâ. I comuni possono presen- tare progetti entro il 30 marzo 2010. Info: www.regione.puglia.it e http://bollentispi- riti.regione.puglia.it. Questâinchiesta è il tentativo di rimuovere la polvere accumulata sulla coscienza colletti- va da anni di abbandono dei beni confiscati. Si tratta di un vero e proprio monitoraggio, ad oggi inedito, fatto sul campo e incrociando più fonti, per poter fornire anche una lettura critica della situazione dei beni confiscati in Puglia e nel Salento. Di alcuni di questi beni abbiamo voluto aprire le porte, abbiamo pubblicato le foto, per- ché ogni bene confiscato rappresenta una vit- toria sulla mafia e dietro ognuna di quelle porte, ci sono cittadini che ne hanno subito la violenza. il tacco dâItalia 3 Dicembre 2009 i beni confiscati in Puglia Bari 278 Brindisi 214 Foggia 77 Lecce 101 Taranto 87 Totale 747 Lâemendamento inserito neLLa Finanziaria Eâ in questi giorni al vaglio del Parlamento un emendamento alla legge Finanziaria 2010 che rischia di riaprire le porte dei beni confiscati alla criminalità organizzata. Si tratta di un emendamen- to che permette la vendita allâasta dei beni confiscati se lâAgenzia del demanio non procede entro 90 giorni alla loro destinazione. Contro questâemendamento e contro il âprocesso breveâ ha fatto un appello lo scrittore Roberto Saviano, autore del best seller Gomorra, scrivendo direttamente a Berlusconi. Allâappello di Saviano di sono aggiunti più di mezzo milione di cittadini italiani. Imp. INCHIESTA:Mastro nuovo 10/12/09 16:28 Pagina 3 // CASARANO. NELLA CASA DEL MAFIOSO LâARCHIVIO COMUNALE Uffici comunali nellâabitazione appartenu- ta al clan Giuseppe Scarlino-Luigi Giannelli. Nellâimmobile di via Vittorio Emanuele II il Comune di Casarano collocherà lâarchivio comunale. Per poter realizzare il necessario intervento di ristrutturazione ha in mente di partecipare al bando âLibera il beneâ. Gli altri beni sequestrati nel territorio di Casarano sono in fase di acquisizione da parte del Demanio ma non ancora trasferiti al Comune che ha già manifestato il suo interes- se allâacquisizione. Erano tutti e tre di proprie- tà di Augustino Potenza. Oggi sono nelle dis- ponibilità dei familiari del prevenuto per i quali lâAgenzia del Demanio ha intrapreso la procedura di sfratto in via amministrativa. // CASTRIGNANO. URGE RISTRUTTURAZIONE Câera la firma di Giuseppe Scarlino di Taurisano anche nellâunico immobile seque- strato alla criminalità organizzata nel Comune di Castrignano del Capo: un appartamento già trasferito al patrimonio comunale. Per poterlo dare in gestione il Comune ha bisogno di ristrutturarlo notevolmente. // CAVALLINO. I BENI AI GIOVANI Cavallino parteciperà al bando âLibera il beneâ per lâappartamento di via Spadolini appartenuto a Remo Pantaleo. Lâimmobile verte in condizioni precarie e va necessaria- mente ristrutturato prima di poterne affidare la gestione per finalità sociali; lâAmministrazione ha previsto un centro polivalente per i giovani. Finalità sociali invece per la struttura che si trova in agro di Cavallino, denominata âMasseria Ussanoâ. Verte in condizioni di manutenzione pessime; sarà assegnata ad associazioni di volontariato operanti sul terri- torio, ancora non individuate. il tacco dâItalia 4 Dicembre 2009 ecco tutti i beni toLti aLLa scu saLentina MAPPA DELLE PROPRIETà CONFISCATE ALLA CRIMINALITà ORGANIZZATA NELLA PROVINCIA DI LECCE. IMMOBILI E TERRENI CHE SI APPRESTANO A RINASCERE A NUOVA VITA. PER FARLO HANNO BISOGNO IN MOLTI CASI DI CONSISTENTI INTERVENTI DI RECUPERO. POI, AD OGNI FRUTTO RACCOLTO, RACCONTERANNO LA VITTORIA SULLâILLEGALITà IComuni rischiano di diventare lâanellorotto di una catena che dovrebbe por-tare dalla confisca dei beni al loro riutilizzo sociale. Lì, nei paesi dove tutti conoscono i fatti di tutti, e tutti cono- scono via morte e miracoli dei compae- sani, disinteressarsi di quelle case con- fiscate può rappresentare la sottoscri- zione di una sorta di muta solidarietà o almeno un non dichiarato consenso espresso con unâalzata di spalle: âNon lo so, non sono fatti mieiâ. Eppure è pro- prio âlâantimafia socialeâ richiamata dal giudice Tanisi lâarma più efficace per isolare e sconfiggere la mafia. Unâarma che, nei Comuni del Salento, è senza ombra di dubbio spuntata. Chi e perché spunti quellâarma, inter- rompendo il processo di riutilizzo dei beni confiscati, sono risposte che il let- tore potrà trovare nel monitoraggio che abbiamo effettuato, paese per paese, sullo stato dellâarte del recupero di quei beni che, in troppi casi, rischiano di essere dimenticati per sempre da tutti, tranne da chi ne è stato il proprietario. Ugento. Villa Scarcella, in località âFontanelleâ. Una villa dotata di ogni comfort, persino di piscina e di varie dependance. Quasi 4mila metri quadrati. Abusivi. Ed il Comune non si è mai accorto di nulla Casarano. Via Vittorio Emanuele II Imp. INCHIESTA:Mastro nuovo 10/12/09 16:29 Pagina 4 Due dei beni sequestrati alla criminalità organizzata nel territorio di Galatina sono stati già trasferiti al Comune. Appartenevano entrambi al clan Coluccia. Il primo si trova in località Roncella a Noha ed è un terreno di 8.018 metri quadrati già assegnato in gestio- ne alla cooperativa âTerre di Puglia â Libera terraâ di Mesagne che questâanno dovrebbe avere il primo raccolto dai campi coltivati. Questo terreno tuttavia sembrava vivo anche quando ufficialmente non lo era. âIscritto nel patrimonio del Comune sin dal 2001, nel 2008 non era ancora stato affida- to in gestione - riferisce Roberta Forte, asses- sora comunale alle Politiche giovanili della Giunta Antonica -. Mi recai pertanto a fare un sopralluogo e rimasi sorpresa da ciò che vidi: il terreno era perfettamente curato, con albe- ri regolarmente potati ed erbacce sradicate. Non sembrava un campo abbandonato da anni. Probabilmente la mafia non aveva mai smesso di considerarlo come suoâ. Il secondo bene è un immobile seque- strato quandâera in costruzione e rimasto, dunque, allo stato rustico. Anche questo si trova a Noha in via Bellini â angolo via Nievo. Per poterlo rendere fruibile alla cittadinanza il Comune ha bisogno di terminarne la costru- zione; ha così avanzato una domanda di finanziamento per il Pon Sicurezza ed affida- to la redazione del progetto a Libera che, a sua volta, ha incaricato Francesco Capone e Brizio Montinaro. Familiare, questâultimo, di vittima di mafia: il fratello Antonio faceva parte della scorta di Falcone. Il progetto (che ammonta a 981.558 euro) trasforma lâimmo- bile in un centro per lâospitalità giovanile, una sorta di ostello della gioventù con finalità turistico-culturali di promozione del territorio e della cultura della legalità ; è attualmente al vaglio ministeriale. Per altri beni presenti sul territorio la pro- cedura di acquisizione è tuttora in corso; sono stati sequestrati e sono entrati nella proprietà dellâAgenzia del Demanio ma non sono stati trasferiti al Comune; non è stato ancora emesso il provvedimento di assegna- zione. Una villa di lusso smontata in tre notti. Ridotta allo stato rustico, svuotata della mobilia ma anche privata delle porte, addi- rittura degli intonaci. Con i muri sfondati in segno di sfregio, il tetto divelto, e gli alberi di ulivo tagliati a metà . La villa era quella abitata da esponenti della famiglia Coluccia. Sequestrata da diversi anni non è ancora passata nel patrimonio demaniale né in quello comunale. Sembra un bene intoccabile. Era la villa del boss. Il paese ne conosce la storia ma non la vuole racconta- re. Si fa fatica a reperire informazioni. Le abbiamo chieste più volte presso gli uffici comunali ma ci è stato risposto che, sì, gira voce dello âsmontaggioâ, ma è solo una leg- genda e che il Comune non sa bene nem- meno dove sia ubicata. Invece non si tratta di una leggenda. La villa si trovava, e si trova tuttora pur essendo irriconoscibile, in contrada Roncella, a Noha, dove i Coluccia erano proprietari di altri beni, tra immobili e terreni. Il perché di un tale atto di violenza verso lâimmobile lo spiega ancora Roberta Forte. In occasione della scorsa Pasquetta, ci dice, lâamministrazione aveva organizza- to una manifestazione pubblica nel terreno poi dato in gestione alla cooperativa âTerra di Puglia - Libera terraâ, anchâesso in loca- lità Roncella. âNel paese si era diffuso lâe- quivoco che il luogo scelto fosse invece villa Coluccia. Pochi giorni prima dellâevento la villa venne totalmente smontata. Fu quello il modo della criminalità organizzata per far sentire la propria presenza sul territorio comunaleâ. Poco distante da villa Coluccia si trova lâazienda agricola che tutti conoscono come âMasseria Roncellaâ, appartenuta allo stesso clan. Oggi è chiusa ed inattiva. Anche in questo caso, il Comune sembra essersene dimenticato. il tacco dâItalia 5 Dicembre 2009 IL COMUNE NON SA NEMMENO DOVE SI TROVI. COSà CI HA DETTO, RIFERENDOCI CHE LA STORIA DEL SUO âSMONTAGGIOâ à SOLO UNA VOCE DI PIAZZA. PURTROPPO NON LO Ã. ECCO LA STORIA DI UNA VILLA SFARZOSA RIDOTTA ALLO STATO DI RUSTICO IN POCHE ORE Lo strano caso della villa sparita in tre notti GaLatina. in attesa dei Primi Frutti Noha, via Bellini - angolo via Nievo. Lâimmobile sequestrato quandâera in costruzione (ph Dino Valente) ph Dino Valente ph Dino Valente Imp. INCHIESTA:Mastro nuovo 10/12/09 16:29 Pagina 5 // LECCE. NESSUN BENE AFFIDATO IN GESTIONE I beni confiscati ed acquisiti dal Comune di Lecce serviranno a dare risposta allâemer- genza abitativa di famiglie indigenti o avran- no finalità sociali: saranno utilizzati, dunque, come alloggi popolari o diventeranno sedi di associazioni impegnate nel sociale. Eâ quanto ha stabilito il Comune che tuttavia non ha ancora assegnato alcun bene in gestione ad associazioni. Inoltre: âPer nessuno degli immobili sequestrati è stato indetto un bando di gara pubblico - ci hanno spiegato dal Comune -. Semplicemente il Comune sce- glierà il progetto e lâassociazione più idonei al singolo casoâ. Alcuni immobili saranno adi- biti a struttura socio-sanitaria, come Pronto soccorso o consultori familiari. A questo uti- lizzo erano destinati anche i due presenti nella marina di Casalabate che poi sono stati invece assegnati per emergenza abitativa. Ai 13 beni già acquisiti dal Comune se ne è aggiunto recentemente uno, acquisito al patrimonio comunale negli ultimi mesi. Ubicato in via Melica 4, era stato del boss Filippo Cerfeda, come il resto del complesso sportivo denominato âex Cedasâ cui è annesso. La destinazione dâuso dellâimmobile, non ancora dato in gestione, non è stata ancora determinata e dipende dalla possibilità da parte del Comune di acquisire anche il resto della struttura sportiva, anchâessa confiscata, per la quale ha espresso interesse; in tal caso potrebbe realizzare una struttura polivalente sportiva per la cittadinanza da affidare in gestione ad una o più associazioni. Il Comune ha intenzione di partecipare al bando âLibera il beneâ e di richiedere il finan- ziamento del Pon Sicurezza ma non ha anco- ra stabilito per quali beni concorrere. Altri 26 beni confiscati non sono stati ancora acqui- siti a patrimonio comunale. Agli uffici comu- nali non ne risulta neppure lâesistenza. // LIZZANELLO NON SA CHE FARSENE âProbabilmente non coglieremo lâinvito della Prefettura ad acquisire il bene â dice Andrea Mocavero, vicesindaco del Comune di Lizzanello - perché non sapremmo che farce- neâ. Il bene di cui parla Mocavero è un terre- no di 330 metri quadrati nella frazione di Merine. Il Comune è venuto a conoscenza della sua esistenza solo poche settimane fa, per comunicazione della Prefettura, ma non è interessato ad acquisirlo perché âè troppo piccolo per essere utilizzato o per costruirci un immobile da destinare ad associazioniâ. Lizzanello pertanto non parteciperà a âLibera il beneâ. A chi è appartenuto? Non lo sanno. âNon ce ne siamo interessatiâ. // MARTANO. APPENA ALLâINIZIO Il Comune di Martano non ha ancora deciso se trasferire nel suo patrimonio i due beni acquisiti dallâAgenzia del Demanio a luglio 2009. Sono attualmente in corso degli studi in merito. Ancora non si conoscono i nomi dei prevenuti. // MATINO. SEQUESTRATO CON I MOBILI DELLâINQUILINO Apparteneva a Giuseppe Scarlino e Luigi Giannelli anche lâimmobile di Matino, inte- stato al figlio di Giannelli (Marco Antonio Giannelli). Questi conservava in quella casa mobilia ed effetti personali ma non ci viveva. Le pra- tiche di sequestro si sono quindi protratte più a lungo del solito e si sono concluse solo pochi mesi fa, quando il Comune è entrato in casa con la forza e lâha acquisita al proprio patrimonio, cambiandone poi la serratura. Attualmente si sta decidendo che uso fare delle suppellettili presenti. Lâimmobile è stato affidato in gestione allâassociazione Augusto Del Noce, che opera nel ramo dellâassistenza sociale, e al circolo musicale Papadia che si occupa di turismo e cultura, ma non è ancora utilizzato. Verte in condizioni di conservazione pessime e neces- sita di un consistente intervento di ristruttu- razione. Eâ molto grande ed strutturato su due piani; in due stanze è crollato il solaio. Il Comune ha in mente di partecipare al bando âLibera il beneâ, ma ancora non sono stati realizzati progetti di riqualificazione. il tacco dâItalia 6 Dicembre 2009 Un milione di euro perso e la possibi- lità di dare unâadeguata collocazione abi- tativa ai rom presenti sul territorio comu- nale svanita. Eâ lâepilogo della lunga e con- troversa storia che ha riguardato masseria Ghermi, un bene strappato alla criminalità organizzata leccese ed ancora inutilizzato. Il progetto elaborato nel 2006 dal Comune, dal Ministero dellâInterno dal Ministero dellâEconomia e delle Finanze (che ammontava ad un milione di euro, appunto) prevedeva di trasformare la masseria in un campo di accoglienza per i nomadi dotato di quei confort che avreb- bero garantito dignità alla popolazione di extracomunitari. âAvevamo previsto â spie- ga Francesca Mariano, ex assessora alle Politiche sociali â non dei prefabbricati senza vita dove sistemare i nuovi inquilini, ma della strutture più confortevoli ed anche spazi che i rom avrebbero potuto attrezzare a piccole botteghe. Sarebbe stato un intervento davvero importante che purtroppo non si è realizzato per lâop- posizione del Comune di Surboâ. Masseria Ghermi sorge infatti in agro di Lecce ma è molto vicina al territorio di Surbo, che ha presentato ricorso al Tar ritenendo tale vicinanza lesiva ai suoi interessi. Non vole- va i rom come vicini di casa. Il Tar ha rigettato il ricorso ma lâiter di assegnazione si è comunque arenato. Risultato: il progetto non è mai stato rea- lizzato; il finanziamento è andato perso; il Comune ha visto sfumare lâopportunità di rimettere in piedi la masseria e trovare casa ai nomadi presenti nel territorio. Ma Masseria Ghermi è interessata da un nuovo progetto di recupero presentato prima dellâestate. Prevede di creare nella struttura un centro per il ricovero dei sen- zatetto; sarebbe la prima esperienza del genere in Italia. Se, almeno stavolta, nes- suno penserà di mettere i bastoni tra le ruote alla sua realizzazione. Abbiamo cercato di sapere di più su questa storia chiedendo informazioni a Paolo Perrone, sindaco di Lecce che, quando scoppiò il âcaso Masseria Ghermiâ era vicesindaco di Lecce oltreché assesso- re al Bilancio. Pur sollecitato più volte, il sindaco non ci ha mai risposto. masseria Ghermi. un milione di euro perso Matino, via Enrico Fermi, 41 Imp. INCHIESTA:Mastro nuovo 10/12/09 16:29 Pagina 6 // SQUINZANO. DALLA MAFIA ALLE FORZE DELLâORDINE Lâiter di acquisizione a patrimonio comu- nale è già stato completato per cinque beni che saranno destinati a caserma. Proprietari erano Gaetano Giangrande e Oronzo Levante. Per la ristrutturazione del comples- so il Comune ha ottenuto un finanziamento di circa 750mila euro da parte dellâUnione europea. Il progetto prevede la realizzazione di garage e depositi nello scantinato (236,80 metri quadrati); al piano terra sarà collocata la caserma (223,94 metri quadrati); al primo ed al secondo piano (230,98 metri quadrati e 229,55 metri quadrati) gli alloggi per il comandante ed il vicecomandante. I due locali in via San Francesco dâAssisi 24 sono stati assegnati al Comune ma non ancora acquisiti. Appartenevano a Candido Giangrande e a Maria Teresa De Clemente. In passato erano stati dati in affitto ad un partito politico e ad unâattività artigianale. Sono stati confiscati per il 48,86 per cento della superficie totale. Il Comune ha intenzio- ne di acquisirli e di affidarli in gestione ad associazioni onlus. Per il capannone in via Mazzini, lâiter di acquisizione è appena allâinizio. Lâimmobile non è ancora stato acquisito dallâAgenzia del Demanio. Se la procedura di acquisizione a patrimonio comunale dovesse concludersi per tempo, il Comune parteciperà al bando âLibera il beneâ per poterlo ristrutturare. il tacco dâItalia 7 Dicembre 2009 Ancora non siamo riusciti a ricostruire il prologo di questa paradossale vicenda che vede un clan mafioso entrare in possesso di un pezzo di costa con tanto di spiaggia, sab- bia bianca e finissima, macchia mediterra- nea di elevato interesse naturalistico. Mare e dune tra le più belle del Salento. Private. Di più: di proprietà del clan dei Tornese. Non escludiamo quindi di ritornare sul- lâargomento. Intanto possiamo raccontare lâepilogo. E cioè che finalmente la duna è ritornata di tutti. Corrispondono ad un terreno dunale e ad uno retrodunale i due beni confiscati al clan Tornese e recentemente trasferiti al Comune di Porto Cesareo che in queste set- timane sta studiando le modalità per la par- tecipazione al bando âLibera il beneâ, consi- derando lâobbligo per lâEnte di contribuire per il 10% al finanziamento previsto. I due terreni, di elevato pregio ambientale, si trova- no tra Riva degli Angeli e Punta Prosciutto, in un lembo di duna tra due stabilimenti bal- neari che si è preservato dallâabusivismo degli anni Ottanta e Novanta. In passato il Comune, per proteggerlo, vi aveva realizzato una staccionata in legno ed una passerella che consentiva ai bagnanti di oltrepassare la duna arrivando direttamente sulla battigia. Oggi i due terreni sono stati dati in comoda- to dâuso alla cooperativa âLibera terraâ di Mesagne. Su quei beni è stato siglato un accordo di programma tra Comune, Libera e Area mari- na protetta; questa ha elaborato un progetto di videosorveglianza dellâarea di 300mila euro finanziato dal Pon Sicurezza. âLâArea marina protetta â spiega Attilio Chimenti, di Libera - ha realizzato su quellâarea un campo di lavoro, âAmici dei parchiâ: hanno pulito la spiaggia ed organizzato azioni di sensibilizza- zione e di ricerca sullâambiente. Ma abbiamo in mente di intraprendere attività di ricerca e di laboratorio per avvici- nare i ragazzi ai temi della tutela del territo- rio e della legalità â. Porto cesareo. dune saLve Nella foto: il capannone in agro di Salve. Lì aveva sede la âConfezioni Marta Srlâ, di Ivano Paiano, di Presicce, che lavorava per conto della Chicco. Paiano aveva ottenuto da Scarlino nellâ89 un pre- stito di 29 milioni di lire in cambio del quale aveva firmato un assegno di 30 milioni; ma gli Scarlino miravano ad impadronirsi dellâintera fab- brica per un prezzo di 60 milioni. Paiano minac- ciò di riferire delle estorsioni alle forze dellâordi- ne e dopo un avvertimento (una rosa spezzata fuori dal cancello del capannone) finì murato in un pozzo I terreni dunali confiscati a Porto Cesareo, nellâarea tra Riva degli Angeli e Punta Prosciutto (ph Libera) // SURBO. FARE LEZIONE NEI BENI DELLA MAFIA I due beni, un appartamento ed un gara- ge, sequestrati a Giorgilorio al clan Cerfeda sono stati già dati in gestione dal Comune alla scuola Adsum che vi realizza attività di formazione anche in collaborazione con lâUniversità . Lâimmobile di via Martiri dâOtranto, che era di Antonio Carlà , è già stato assegnato al Comune; attualmente è in corso la procedura di trasferimento. Il Comune ha ricevuto nume- rose richieste da parte di associazioni inte- ressate a gestirlo; probabilmente sarà asse- gnato alla Protezione civile, ma solo dopo un lieve intervento di restauro. // SALVE. LAVORI IN CORSO Acquisito dal Comune ma ancora non tra- scritto tra i beni comunali (la procedura è in corso), lâimmobile che ricade nel Comune di Salve apparteneva a Giuseppe Scarlino ed eredi. Sarà dato in gestione, ma ancora non è stata individuata lâassociazione che se ne occuperà . Attualmente è chiuso e in stato inu- tilizzo e necessita di ristrutturazione. Per que- sta ragione il Comune ha intenzione di parte- cipare al bando âLibera il beneâ o di chiede- re un finanziamento con il Pon Sicurezza. Imp. INCHIESTA:Mastro nuovo 10/12/09 16:29 Pagina 7 // TAURISANO. IL GIRO DEI PRESTANOME La procedura di sequestro ed acquisizio- ne è stata piuttosto difficoltosa per il Comune di Taurisano, dove gli immobili confiscati erano tutti intestati a prestanome. I beni sono stati tutti acquisiti e solo recentemente trasferiti al Comune ma non ancora destinati in gestione. Appartenevano tutti al clan capeggiato da Giuseppe Scarlino, detto Pippi Calamita. Sono tutti immobili non di pregio, che vanno necessariamente ristruttu- rati prima di essere utilizzati. Verranno dati in gestione ad associazioni e non a singole per- sone. Il Comune ha intenzione di partecipare a âLibera il beneâ e di chiedere anche altri tipi di finanziamenti, come quello previsto dal Pon Sicurezza, che possano permettere di sistemarli. // TREPUZZI VAGLIA âLIBERA IL BENEâ Tutti i beni confiscati alla criminalità orga- nizzata nel Comune di Trepuzzi sono già stati trasferiti al Comune. Quello ubicato in via Tahon de Revel (appartenuto a Mario Tornese) sarà utilizzato per scopi istituzionali: il Comune vi organizzerà attività socio-culturali. Gli altri tre beni, tutti in contrada Imbrogni e tutti collegati tra loro, appartenu- ti a Gaetano Giangrande ed Oronzo Levante, verranno dati in gestione ad associazioni per il reinserimento lavorativo. La partecipazione al bando âLibera il beneâ è attualmente al vaglio del Comune. In paese e nel circondario tutti lâhanno sempre conosciuta come âla villa del mafio- soâ. E ancora oggi girano al largo da lì. Non câè cittadino ugentino o che frequen- ti abitualmente le caraibiche spiagge del parco naturale di Ugento che non sappia del- lâesistenza di quella villa. Perché è immensa e situata in una strada molto frequentata che conduce ai villaggi turistici Robinson e Victor e alla pineta comunale attrezzata. Da maggio a settembre centinaia di migliaia di persone fanno su e giù per quella strada, vigili e cara- binieri perlustrano la zona in lungo e largo. Eppure il Comune di Ugento si è accorto che la villa ubicata in zona âFontanelleâ era abusiva solo in seguito alla segnalazione da parte della comunità Emmanuel, che, una volta concluso lâiter di confisca e acquisizione al patrimonio comunale, lâaveva ricevuta in gestione proprio dal Comune. Lâimmobile con piscina, un fabbricato principale con porticato, era appartenuto al clan Scarcella che aveva in Ugento e nei Comuni limitrofi la propria zona di influenza. Una superficie totale di 3.825,29 metri quadrati e nessuno si era mai accorto che fosse nata senza le necessarie concessio- ni edilizia e sanitaria. âCi siamo resi conto che la villa non aveva i permessi â spiega Daniele Ferrocino, vicepresidente della comunità Emmanuel - quando abbiamo dovuto redigere il progetto per la gestione dellâimmobile; abbiamo chiesto dei documenti presso gli uffi- ci comunali ed abbiamo constatato, con sor- presa, che quei documenti non esistevanoâ. Attualmente sono in corso le procedure per il rilascio del permesso di costruire in sanatoria con il paradosso che il Comune, che ha acquisito il bene al proprio patrimo- nio, dovrà pagare i costi di sanatoria a se stesso. âAbbiamo chiesto allâAgenzia delle entrate di poter evitare di pagare - dice Massimo Lecci, vicesindaco â e siamo in atte- sa di rispostaâ. Allâinterno della villa sarà realizzato un centro polivalente destinato a minori in condi- zioni di disagio; potrà ospitare circa 15 bam- bini alla volta provenienti da comunità di accoglienza residenziali o da famiglie in con- dizioni di indigenza. Sarà strutturato come un campo scuola estivo. Il progetto è stato sotto- posto a richiesta di finanziamento presso il Ministero dellâInterno nellâambito dellâiniziati- va Pon Sicurezza per un totale di 150mila euro. âAbbiamo ricevuto in gestione lâimmobi- le da circa due anni e ancora non abbiamo potuto iniziare la nostra attività â continua Ferrocino -. Se i tempi si allungheranno ulte- riormente il finanziamento richiesto potrebbe non essere sufficiente; da quando abbiamo presentato il progetto, il solaio di alcune stan- ze è crollato e le condizioni di manutenzione continuano a peggiorareâ. viLLa scarceLLa: 4miLa metri abusivi. e iL comune non Lo saPeva IL COMUNE NON SI ERA MAI ACCORTO CHE LA VILLA LUSSUOSA DI PROPRIETà DEL CLAN SCARCELLA FOSSE ABUSIVA. LâHA SCOPERTO LA COMUNITà EMMANUEL, CHE HA AVUTO LâIMMOBILE IN GESTIONE. IL PARADOSSO à CHE ORA IL COMUNE DEVE PAGARE LE SPESE DI SANATORIA A SE STESSO ERA LA RESIDENZA DEL BOSS. DIVENTERà UN CENTRO POLIVALEN- TE ESTIVO PER BAMBINI DISAGIATI. MA LA PRATICA SI à ARENATA E LE CONDIZIONI DELLâIMMOBILE PEG- GIORANO. IL FINANZIAMENTO RICHIESTO PER RIMETTERLO A NUOVO POTREBBE NON ESSERE SUFFICIENTE Taurisano, via Garibaldi, 18 Trepuzzi, contrada Imbrogni (ph Libera) il tacco dâItalia 8 Dicembre 2009 Villa Scarcella ad Ugento, località Fontanelle Imp. INCHIESTA:Mastro nuovo 10/12/09 16:29 Pagina 8 il tacco dâItalia 9 Dicembre 2009 Eugenio Ozza, sin- daco di Ugento, confer- ma le difficoltà di un iter di acquisizione degli immobili troppo lungo. âLo abbiamo rispettatoâ, dice. Come mai il Comune non si era mai accorto che la villa in località Fontanelle fosse abusiva? Domanda difficile, risposta affidata alla nota farraginosità burocratica: âColpa degli Ufficiâ. Ma è disposto a pagare i costi di sanatoria se ciò accelererà lâinsediamento della comunità Emmanuel nellâimmobile e lâinizio delle attività previste. Qual è la sua opinione sullâemenda- mento alla finanziaria che prevede che i Comuni possano vendere allâasta i beni immobili di proprietà dellâEnte per fare cassa? âQuesta è una novità , ma se il fine del- lâemendamento è fare cassa, credo che si stia stravolgendo il senso della normativa che prevede di mettere i beni confiscati al servizio della collettività e, in particolare, per attività a sfondo socialeâ. Fino ad oggi si è corso il rischio che i beni confiscati ritornassero nelle mani dei mafiosi? Attraverso quale meccanismo? âCredo di no, perché la legge prevede un iter molto lungo e complicato. Se i beni dovessero essere messi allâasta, però, è un rischio da mettere in conto, se non si istitui- ranno degli uffici preposti alla vigilanza ed al controllo. Per quanto ci riguarda applichere- mo la legge facendo molta attenzione a que- ste eventualità â. Da un nostro monitoraggio risulta che la maggior parte dei beni confiscati sono in totale abbandono. Secondo lei perché: per incompetenza nel seguire un iter anche piuttosto difficile o per paura di possibili ritorsioni? âLâiter è davvero lungo e complicato; noi abbiamo cercato di rispettarlo in ogni suo punto ed in maniera meticolosa. I ritardi si creano necessariamente quando si ha a che fare con questo tipo di praticheâ. Perché i cittadini non vengono informa- ti dellâesistenza di questi beni sul territorio comunale? âNe hanno parlato tanto i giornali, abbiamo fatto incontri e conferenze dei ser- vizi. Se non ne sanno è perché non si sono informatiâ. Ha incontrato particolari difficoltà legate allâiter di acquisizione dei beni, come minacce, avvertimenti o simili? âAssolutamente noâ. I beni confiscati devono essere iscritti al patrimonio del Comune ma o i tempi di iscrizione sono lunghissimi o lâiscrizione non arriva mai. Perché? âDomanda difficile. Eâ proprio nella natu- ra della praticaâ. In località Fontanelle câè una villa data in gestione alla Comunità Emmanuel. Il Comune ha scoperto tramite segnalazione che era abusiva. Che cosa succede? Il Comune pagherà a se stesso la sanatoria? âCi stiamo informando. Data lâimportan- za di recuperare il bene e di dare avvio allâattività della comunità , siamo anche dis- posti a farci carico delle spese, purché lâiter di gestione riprenda nella maniera più velo- ce possibileâ. Come è stato possibile non accorgersi che un immobile di dimensioni così consi- stenti fosse abusivo? âDovrebbe essere compito degli uffici. Eâ una domanda alla quale non so rispondereâ. sindaco di UgentoEugenio Ozza ozza: âPaGheremo La sanatoria, se serve aL sociaLeâ // UGENTO. OTTO BENI ACQUISITI Cinque beni confiscati nel territorio ugentino appartenevano al clan degli Scarcella; altri tre al clan Scarlino- Giannelli. Sono stati tutti acquisiti a patrimonio comunale. Nella grande villa, in zona Fontanelle la comunità Emmanuel realizzerà campi scuola estivi per ragazzi bisognosi; il pro- getto è candidato ad avvalersi del finan- ziamento âPon Sicurezzaâ (150mila euro); sul bene in località âPaduliâ il Comune, di intesa con il Dipartimento âGiustizia Minorileâ del Ministero della Giustizia, ha redatto un progetto di edu- cazione alla legalità dal titolo âCentro di gestione e info-educazione del parco naturale regionale Litorale di Ugentoâ, anchâesso sottoposto a richiesta di finan- ziamento con il Pon Sicurezza (124.702,89 euro). Uno degli appartamenti di via Tirolo a Lido Marini sarà destinato a sede del dis- taccamento della Polizia Municipale; lâal- tro sarà sede dellâufficio informazioni ed assistenza turistica. Il bene in via Tasso ad Ugento diven- terà un centro diurno per anziani. Per questo bene il Comune si sta atti- vando per partecipare al bando regiona- le âLibera il Beneâ; lâimporto dei lavori previsto dal progetto è di 250mila euro. Nellâimmobile in zona âTrappetoâ ad Ugento, di intesa con lâassociazione Guide Scout Cattolici Italiani (Agesci) â Gruppo Scout Ugento, sarà realizzata una base attrezzata per campi estivi. Il progetto è in fase di elaborazione. // VERNOLE NON PARTECIPERà AL BANDO Nonostante le pressioni da parte della Prefettura e di Libera, il Comune di Vernole non ha ancora acquisito i due beni presenti sul proprio territorio per- ché sono attualmente abitati dalla moglie e dai tre figli del prevenuto, Daniele Ingrosso, di Merine, attualmen- te in carcere. Non parteciperà pertanto al bando regionale âLibera il beneâ. âSiamo dâaccordo in linea di princi- pio ad acquisire i beni ed a darli in gestione a chi li sappia valorizzare e far rinascere â ci spiega il sindaco Mario Mangione - ma non possiamo mandare via chi attualmente li abita. Il giorno dopo ci ritroveremmo queste persone in Comune che ci chiedono un posto dove andare a dormireâ. âSE IL FINE DELLâEMENDAMENTO ALLA FINANZIARIA à FARE CASSA, SI STA STRAVOLGENDO IL SENSO DELLA NORMATIVA. VILLA SCARCELLA? DATA LA SUA IMPORTANZA SIAMO ANCHE DISPOSTI A FARCI CARICO DELLE SPESE PURCHà LâITER DI GESTIONE POSSA RIPRENDERE. ABUSIVO? SPETTAVA AGLI UFFICI CONTROLLAREâ Imp. INCHIESTA:Mastro nuovo 10/12/09 16:29 Pagina 9 Il Salento criminale degli anniOttanta-Novanta era in manoa sei uomini: Giovanni De Tommasi, Mario Tornese, Giuseppe Scarlino detto âPippi Calamitaâ, Luigi Giannelli, Salvatore Padovano detto âNino Bombaâ e Claudio Conte. Tutti personaggi con una lunga sto- ria da raccontare, leader influenti di clan composti anche da centinaia di persone. // IL CLAN SCARLINO-GIANNELLI- PADOVANO Il clan Scarlino è stato uno dei clan stori- ci del basso Salento. Si occupava di traffico di stupefacenti, estorsioni, usura, omicidi. Furono numerosi quelli perpetrati allâinterno della stessa organizzazione per la suprema- zia sul territorio. Il gruppo al completo era costituito dal- lâalleanza Giuseppe Scarlino-Luigi Giannelli- Salvatore Padovano. Sul clan Scarlino sono state condotte indagini importanti, la più significativa delle quali è quella conosciuta come operazione âViribus unitisâ, chiamata così perché portata avanti congiuntamente da polizia e carabinieri, conclusasi con circa 90 arresti, tutti nel basso Salento, tutti nel clan egemone, negli anni â98-â99. Nel gruppo vi erano anche Fernando Scarlino, detto âLu porcuâ, che era riuscito ad evadere dal carcere di Lugano in Svizzera, e la moglie di Giannelli, Anna De Matteis detta âMorteâ; questa fece ammazzare una bambi- na di tre anni assieme alla madre che era diventata lâamante del marito, e ritenuta dalla âMorteâ pericolosa perché, essendo tos- sicodipendente, poteva raccontare fatti che conosceva da vicino alle forze di polizia. Uccisa la madre, la bambina venne colpita da due uomini ma poi, rimasta in vita, venne sbattuta contro degli alberi fino alla morte. Lâomicidio venne riferito alla polizia da Luigi De Matteis, cognato di Giannelli. Scarlino e Giannelli, che erano compari tra loro, avevano a loro volta contatti con il il tacco dâItalia 10 Dicembre 2009 Le mani suL saLento CHI SI SPARTIVA IL TERRITORIO DELLA PROVINCIA DI LECCE NEGLI ANNI OTTANTA E NOVANTA. I NOMI DEI CLAN, IL GIRO DâAFFARI E LE AREE DI INFLUENZA Quotidiano dâepoca. Dieci anni fa, le pagine della cronaca della maxi retata che mise in ginocchio la Scu nel Basso Salento Imp. INCHIESTA:Mastro nuovo 10/12/09 16:29 Pagina 10 gruppo di Mario Tornese di Monteroni, ed operavano dunque indisturbati un poâ in tutta la Provincia. Il basso Salento era interamente loro fino alla zona di Maglie, regno dei Coluccia. Altra ristretta zona che sfuggiva al loro controllo era quella di Racale-Taviano dove câera il clan di Vito Paolo Troisi, collega- to a gente di Nardò-Copertino riunita sotto Marcello DellâAnna, a sua volta referente di Giovanni De Tommasi di Campi Salentina. La zona attorno a Racale non era una zona fran- ca, tuttâaltro. Era terreno di guerra. I rapporti di contrasto finirono a metà degli anni 2000 quando i clan si resero conto che le guerre di mafia non determinavano altro che unâatten- zione maggiore da parte delle forze di polizia verso le organizzazioni criminali. Che quindi decisero di fare affari senza calpestarsi i piedi. E da quel momento avvenne proprio questo: i clan si spartirono il territorio. // GLI SCARCELLA Il 16 dicembre 1995, per lâoperazione denominata âSanta Clausâ vennero eseguite 45 ordinanze di custodia cautelare in carce- re a carico di altrettanti indagati facenti capo al boss Michele Scarcella. Responsabili a vario titolo di associazione per delinquere finalizzata principalmente al traffico di sostanze stupefacenti, ma anche allâimmigra- zione clandestina e agli omicidi. Il campo dâazione del clan Scarcella era il basso Salento, ma non era così esteso come quello del clan rivale sullo stesso territorio, quello di Scarlino-Giannelli-Padovano. // IL CLAN COLUCCIA La zona di Noha e Galatina era in mano ai Coluccia, un gruppo familiare nel quale si inserivano altri personaggi. I presunti collega- ti a questo clan erano circa 40. Il gruppo era dedito al traffico di stupefa- centi; in un solo blitz vennero sequestrati con- tanti pari a 3 miliardi di lire, tutti proventi del- lâattività illecita. Il clan Coluccia lavorava un poâ con tutti gli altri clan nel settore della droga senza guerre di potere, solo con lâinten- to del fare soldi, pertanto non ha vissuto pro- blemi connessi al controllo del territorio o a contrasti particolari con altri gruppi. Câè stato tuttavia un periodo, sul finire degli anni Novanta, in cui una serie di episodi fece pen- sare ad un tentativo di impossessarsi dellâa- rea: un omicidio in particolare, in pieno giorno a Galatina, quello di Raffaele Papadia, affilia- to ad un altro gruppo galatinese che stava tentando di emergere, venne ricondotto, ma senza prove certe, alla mano dei Coluccia. // AUGUSTINO POTENZA Si occupò di droga, omicidio e rapina, ma non ebbe mai un ruolo di capoclan. Con Tommaso Montedoro facevano parte della banda di Vito Di Emidio, detto âBulloneâ, che ha partecipato anche alla strage della Grottella (il 6 dicembre 99 tre vigilantes ven- nero uccisi e tre feriti per un assalto ai furgo- ni portavalori della Velialpol sulla Copertino- San Donato; trucidati con colpi di kalashni- cov ed esplosivo ad altissimo potenziale. Il colpo fruttò due miliardi di lire). Augustino Potenza non fu tra gli imputati di quel proces- so solo perché quel giorno per pure occasio- ne, non si trovava lì dove avrebbe dovuto essere. Potenza era legato sia ai Giannelli- Scarlino sia ai Troisi. // FILIPPO CERFEDA E LA SCU LECCESE Filippo Cerfeda è lâatto finale di una serie di passaggi di testimone nellâambito della Scu di Lecce città . Allâinizio degli anni Novanta Lecce era controllata da un gruppo che face- va capo ad Alessandro Macchia, legato a Giovanni De Tommasi. Lâarea di influenza di De Tommasi coincideva con buona parte del Nord Leccese e Lecce città . A metà degli anni Novanta emerse la figura di Giuseppe Lezzi, detto Peppino, poi ammazzato in Olanda. Cerfeda crebbe allâombra del rapporto con Lezzi. Insieme avevano fatto delle rapine in Calabria. Tutti i soggetti criminali salentini infatti nascono come rapinatori. Attorno al 2001 quella sorta di pax che i clan si erano autoimposti per agire indisturba- ti ed evitare che le sentenze dei processi si inasprissero (lâincarico di stabilire lâordine era stato portato avanti da Dario Toma, uscito dal carcere, uomo di De Tommasi) si incrinò e si susseguirono una serie di guerre che portaro- no ad una serie di omicidi ed allâarresto di Toma che venne così soppiantato da Cerfeda. Lezzi era intanto latitante in Olanda, venne arrestato, poi fatto fuggire dal carcere e nel- lâottobre 2001 ammazzato per mano dello stesso gruppo Cerfeda. Che così assunse le redini dellâorganizzazione avendo la possibilità di mantenere rapporti anche con il Sud Salento: da un lato con Remo Pantaleo di Andrano, che a sua volta era legato a Giuseppe Scarlino; dallâaltro con altri soggetti che opera- vano nel Gallipolino. Simone Cerfeda, fratello di Filippo, durante un blitz venne arrestato pro- prio a Gallipoli. Quando nel marzo 2003 Filippo Cerfeda venne arrestato in Olanda, il suo posto venne preso da Franco Fabio, la cui latitanza si concluse il 3 febbraio 2004 in Brasile. Anche Fabio era referente del clan Tornese. Dallâarresto di Cerfeda fino allâomici- dio di Salvatore Padovano, il 6 settembre 2008, non ci sono più stati fatti eclatanti lega- ti alla Scu. Ma dallâinchiesta condotta dalla pm Elsa Valeria Mignone, che ha portato allâar- resto del fratello di Salvatore Padovano, pre- sunto mandante del suo omicidio, sembra aprirsi uno scenario finora solo ipotizzato con rari riscontri nella realtà : un saldo legame tra Scu, pubblica amministrazione, politica, eco- nomia. Quel âsistemaâ di cui ci parlò la pm Mignone nellâintervista contenuta nellâomoni- mo libro (âIl sistemaâ, M. Luisa Mastrogiovan- ni, ed. Il tacco dâItalia 2009). // ANGELO VINCENTI Cugino dei Vincenti che operavano nella zona di Surbo, Angelo Vincenti, detto Angiulinu, non era un vero e proprio affiliato, ma si occupava comunque di droga, rapine ed estorsioni. Eâ colui che ha ideato i due attentati al Tribunale di Lecce, del 21 novem- bre e del 5 dicembre del 1991. Eâ lâautore anche dellâattentato alla linea ferroviaria Lecce-Bologna del 5 gennaio 1992. La sua azione aveva una duplice motivazione. Non essendo colpito dai provvedimenti che negli anni â88-89 avevano messo in ginocchio la Scu e non essendo interessato dal processo per associazione a delinquere di stampo mafioso, traffico di droga ed altro istruito a Lecce a carico di Giovanni De Tommasi più 133, pensò di scuotere le acque in modo da inasprire le sentenze nei confronti degli imputati del processo. Così fu. La seconda motivazione era una generale ribellione nei confronti delle istituzioni che avevano fatto arrestare i figli ed i generi per detenzione di armi. A metà del 93 Vincenti venne arrestato, fece un lungo periodo di carcere e poi morì. Il figlio Giuseppe prese le redini del gruppo, poi entrò in contrasto con Toma, venne colpi- to da provvedimenti cautelari, diventò latitan- te e venne arrestato nel 2002 in Venezuela. GLi aLtri deLLa scu Remo Pantaleo. Arrestato nel 2004, diventò collaboratore di giustizia. Si occupava di droga e rapine. Il clan Giangrande. Composto da Candido e Gaetano, rispettivamente padre e figlio. Non era un clan composto da tanti membri. Non erano uomini dâazione, erano uomini di mente. Si occu- pavano di riciclaggio, sofisticazioni vinicole, reimpiego di capitali illeciti ed avevano influenza nella zone di Squinzano. Oronzo Levante era legato a loro per gli stessi reati. Sono stati arrestati tutti e tre insieme alla metà degli anni 90. Cosimo Screti. Detto Mimino, era di Brindisi. Era legato ai Levante e ai Giangrande. Era il cas- siere della Scu brindisina; divenne collaboratore di giustizia per un certo periodo. Adesso è a San Pietro Vernotico. Giuseppe Matarrelli. Arrestato nellâambito delle indagini con Cerfeda. Eâ un personaggio di spessore minore allâinterno del clan. Raffaele Capoccia. Contrabbandava sigarette nella zona Lecce-Surbo attorno alla metà degli anni 90. Vincenzo Rizzo. Detto Enzo.Operava nella zona di San Cesario, legato al clan Tornese. Eâ stato arrestato nel â94. Daniele Ingrosso. Di Merine di Lizzanello. Il suo territorio era la fascia costiera della zona attorno a San Foca. Imp. INCHIESTA:Mastro nuovo 10/12/09 16:29 Pagina 11 Mesagne, città natale di Pino Rogoli, sto-rico fondatore della Sacra CoronaUnita, a partire dagli anni Ottanta diventò la roccaforte della mafia salentina e fu travolta da un vortice di violenza che sembrava dovesse inghiottirla. Soltanto tra il febbraio 1988 e il novembre 1990 ci furono 18 omicidi, oltre ad un numero altissimo di agguati, feri- menti e attentati dinamitardi. Qui, nel centro storico del comune brindisi- no, a pochi passi da piazza IV novembre e dalla celebre Porta Grande, si trova oggi la coopera- tiva Terre di Puglia, una delle concessionarie del marchio e del sistema Libera Terra. Un progetto importante, che offre non solo una concreta opportunità di riscatto, ma anche di responsa- bilizzazione per unâintera comunità . âLibera Terra â ci spiega il presidente Alessandro Leo â è la concretizzazione pratica del percorso cul- turale di Libera. La nostra è una cooperativa sociale fondata nel gennaio 2008 da giovani pugliesi per il riutilizzo dei beni confiscati alla Sacra Corona Unita. Il nostro lavoro è impronta- to al recupero e alla riconversione dei beni con- fiscati secondo la legge n. 109/96â. Un iter farraginoso. Pochi giorni prima della Pasqua del 2006, nove anni dopo la con- fisca definitiva, infatti, i terreni vengono final- mente destinati e assegnati a Libera Terra. Lunghi anni di vicende oscure e strane lungag- gini burocratiche: âCâè stato un lungo periodo di amministrazione giudiziaria â continua Alessandro Leo â in cui lâamministratore (ormai scomparso), riconducibile alla moglie di Screti, ha letteralmente abbandonato al loro destino i vigneti. Ci sono tanti punti oscuri su questa vicenda, sappiamo soltanto che câè voluto tanto tempo per ottenere quelle terre che qual- cuno, sospettiamo, era già pronto ad acquista- re. Aspettavano semplicemente che fossero messi allâasta per acquistarliâ. Chi era il cassiere della Sacra corona unita. La confisca definitiva dei vigneti1 un tempo appartenuti a Cosimo Antonio Screti è avvenuta nel 1997. Personaggio di spicco della Sacra Corona Unita, originario di San Pietro Vernotico, a Screti fu affidata, secondo quanto ricostruito nei lunghi anni di indagini e proces- si, la gestione degli enormi flussi di denaro deri- vanti dalle attività illecite come racket, droga e contrabbando. Un ruolo che gli procurò la defi- nizione di âcassiere della Scuâ da parte della Direzione Investigativa Antimafia. Personaggio davvero singolare don Tonino. Finito nelle maglie della giustizia a cavallo tra la fine degli anni Ottanta e lâinizio degli anni Novanta per associazione a delinquere di stam- po mafioso, Cosimo Screti inizia a collaborare con la magistratura brindisina nel gennaio del 1993, mentre è in corso di svolgimento un pro- cesso che lo vede imputato con altre 28 perso- ne tutte legate alla criminalità organizzata pugliese. Dichiarazioni le sue ritenute inizial- mente particolarmente importanti dagli inqui- renti, tanto da attribuirgli il soprannome di âBuscetta puglieseâ. Screti è, infatti, il primo ele- mento di spicco della Scu a collaborare con la giustizia e a tracciare, con precisione e dovizia di particolari, autori e mandanti degli omicidi che hanno insanguinato la provincia di Brindisi fra il 1989 ed il 1990. Ben presto la figura del superpentito viene messa in discussione e si finisce per ritenerlo poco attendibile, tanto da rimuoverlo dal programma di protezione. La villa confiscata è occupata dal mafioso. Nel bel mezzo dei vigneti confiscati a Screti vi è una villa a lui confiscata e assegnata al Comune di Torchiarolo nel 2002. Un bene che racchiude in maniera emblematica i problemi delle confische: chi doveva essere destinatario della villa non si è fatto mai vivo, vuoi perché era ancora abitata dallo stesso Screti e poi per- ché era soggetta ad ipoteca. Una moda che si è diffusa moltissimo sui beni a rischio seque- stro o confisca, che consente di ottenere liqui- dità attraverso mutui di cui successivamente deve gravarsi lo Stato. âLâassurdità di questa villa â commenta con un sorriso amaro Leo â, è che si trova proprio al centro dei vigneti confi- scati e assegnati a noi. E guarda caso Screti, dopo che la moglie o la figlia erano diventati custodi giudiziari della villa, ha ottenuto gli arresti domiciliari proprio lì. Questo ha compor- tato di dover convivere con la sua presenza per oltre due anni, fino al maggio-giugno di que- stâanno. In seguito del caso si è interessato il prefetto di Brindisi, Domenico Cuttaia. La villa ha rischiato di andare allâasta per ripagare la banca: così non è stato grazie allâintervento della Regione. Noi abbiamo presentato dei pro- getti di sviluppo che sono in fase di vaglio e â speriamo â successiva approvazioneâ. In agro di Mesagne la cooperativa gestisce circa venti ettari coltivati a grano, un tempo appartenuti a Carlo Cantanna, alias âU Baroneâ, altro nome storico della Scu. Da quel grano si producono e vengono commercializzati i taralli- ni marchiati âLibera Terraâ. Nel marzo del 2008 si è aggiunto anche un piccolo uliveto in Contrada Roncella a Noha. Vi sono inoltre nove ettari di terreno a Cerignola, dove lâobiettivo è produrre lâoliva da mensa denominata âLa bella di Cerignolaâ, un prodotto Dop unico nel suo genere. Questâanno la produzione si aggirerà attorno ai 500 vasetti. Nonostante i numerosi attacchi, ostruzioni- smi, intimidazioni - gli incendi a ridosso della stagione del raccolto - e la difficoltà di reperire manodopera, i ragazzi di Libera Terra vanno avanti. 1 Il sequestro e la successiva confisca si devono al lavo- ro dellâallora sostituto procuratore della Repubblica di Brindisi (dal 1990 al 1995) e oggi sindaco di Bari, Michele Emiliano. Il magistrato barese è stato, con i colleghi Piacente e Leone De Castris, uno dei più attivi nella lotta alla Sacra Corona Unita nel brindisino. il tacco dâItalia 12 Dicembre 2009 La âLibera terraâ che dà buoni Frutti IL BUSCETTA PUGLIESE VIVEVA NELLA VILLA NEL BEL MEZZO DEI TERRENI CONFISCATI. ORA TUTTO à DI PROPRIETà DELLO STATO QUEI 30 ETTARI ERANO IL FEUDO DEL CASSIERE DELLA SACRA CORONA. OGGI I RAGAZZI DELLA COOPERATIVA âTERRE DI PUGLIAâ PRODUCONO VINO, OLIO, GRANO, TARALLINI E SOTTOLII BIOLOGICI di ANDREA MORRONE Imp. INCHIESTA:Mastro nuovo 10/12/09 16:29 Pagina 12 Non sta fermo un attimo. I suoi calzari, san-dali da trekking che indossa anche dâinver-no, a piedi scoperti, lo portano di fretta a far la spola tra il carcere di borgo san Nicola, dove è il cappellano, i gruppi biblici di preghiera e riflessione, le riunioni con i volontari di Libera, di cui è responsabile regionale e quelle con gli amministratori dei Comuni dove sono stati confi- scati beni alla mafia. Amministratori che suppor- ta, consiglia, incoraggia. Nella sua testa la mappatura degli interes- si passati e futuri della Sacra corona unita. Don Raffaele come è cambiato il volto della criminalità organizzata? âIl primo periodo di vita della mafia è stato caratterizzato dallâirruzione violenta della stes- sa sul territorio e dal contrasto aperto tra i vari clan che si andavano frantumando. Rispetto a questa condizione le forze dellâordine e la magistratura hanno fatto tantissimo. Tuttavia il problema non è risolto sul versante culturale, dove persiste un modello fondato su elementi quali la presenza di un capo, lâobbedienza spesso acritica, il favore, la certezza che tutto si possa comprare con il denaro. Questo modello culturale, un tempo proprio solo dei clan crimi- nali è diventato il modello diffuso del territorio. Ci siamo mai chiesti che fine fa il denaro accu- mulato dal crimine? La risposta è quotidiana- mente sotto gli occhi di tutti: lâeconomia legale diventa il ricettacolo del riciclaggio, del denaro acquisito in maniera estorsiva, con la violenza, con lo spaccio. Ciò avviene nei settori tradizio- nali che vanno dallâedilizia allâagroalimentare alla gestione del ciclo dei rifiuti. Oggi câè poi un nuovo fenomeno legato alle cosiddette energie alternative, allâacquisizione di terreni per la realizzazione di impianti. Eâ un fenomeno da tenere dâocchioâ. Esistono punti di contatto della mafia con la pubblica amministrazione? âI mafiosi che la magistratura e le forze del- lâordine âcertificanoâ sono sempre troppo pochi rispetto ai cittadini. Come è possibile allora che possano avere un peso così consistente? Evidentemente senza un vuoto di cultura, non potrebbero esistere. I responsabili siamo noi, per- ché con il nostro modo di ragionare, di fatto offriamo quel vacillo di cultura necessario al radi- camento del malaffare. Il bellissimo documento dei vescovi italiani, del 4 ottobre 1991, âLâeclissi della legalità â, è rimasto purtroppo una voce ina- scoltata eppure analizza in maniera puntuale i principi in base ai quali organizziamo la nostra vita: il favore, le tante leggi che garantiscono lâas- senza di legge, eccetera. La borghesia mafiosa e massonica era pre-esistente ai criminali. Esprimeva i politici, i funzionari, gli uomini di potere. Questo sistema purtroppo non è cambia- to. Sistemi bancari, economici, imprenditoriali, politici. Basti guardare alla storia recente della città di Lecce: sono stati al centro di inchieste la Chiesa, la Provincia, il Comune, lâUniversità , gli industriali con la legge 488. Come si chiama tutto questo: beneficienza o crimine organizzatoâ? il tacco dâItalia 13 Dicembre 2009 âiL nuovo business deLLa maFia: Le enerGie rinnovabiLiâ Il lavoro di liberazio- ne dei beni confiscati alla mafia spesso acqui- sisce una delicatezza particolare. Talvolta i beni, al momento del sequestro, sono ancora occupati dagli stessi esponenti della crimina- lità organizzata e pertan- to affidare la loro libera- zione alla buona volontà di un vigile o di un sindaco significa sovraesporre queste figure a rischi rilevanti. Col bando âLibera il beneâ proviamo a mettere in campo un incentivo concreto, per colmare quellâultimo miglio che molto spesso separa la buona volontà di riappropriarsi di un bene confiscato dai fatti. Quellâultimo miglio spesso è intralciato da problemi di natura economica: riconvertire un bene signi- fica intraprendere investimenti importanti che spesso si rivelano un ostacolo insormontabi- le. Per cui a fronte del valore simbolico della restituzione del bene, câè la beffa sostanziale dellâabbandono del bene in condizioni di degrado. E come dire che su quel terreno per- diamo la battaglia simbolica. La confisca dei beni è uno dei più efficaci strumenti di contrasto alle mafie. La mafia è infatti potere conquistato con lâesercizio della scorciatoia della violenza, utilizzata per dimo- strare una sovranità del territorio alternativa a quella delle istituzioni e dello Stato. La mafia è potere economico, soprattutto. Sfilargli il portafogli è uno dei modi più incisi- vi per fargli male. Rimettere sul mercato i beni strappati alla criminalità organizzata come lâemenda- mento alla Finanziaria prevede, pertanto, non comporta solo il rischio che i mafiosi possa- no ritornare in possesso di quei beni, ma anche un rischio più grosso: perdere la parti- ta sul terreno ârapporto di forza simbolicoâ con le organizzazioni criminali. âLibera il beneâ serve a finanziare il recu- pero dei beni; la opportunità finanziaria dal nostro punto di vista è solo un pretesto. Ciò che ci interessa è che attraverso questa esperienza possa crescere la nostra democra- zia e si possa radicare un rapporto nuovo tra i cittadini e le istituzioni e che queste oppor- tunità siano vissute come uno spunto per riappropriarsi del proprio territorio. Ciò che la mafia sia era presa attraverso la violenza sul territorio, viene restituito alla fruibilità della comunità perché possa diven- tare veicolo di inclusione sociale, di nuova occupazione giovanile, strumento attraverso cui la comunità disegna percorsi importanti del proprio destino. assessore alla Trasparenza e Cittadinanza attiva, Regione PugliaGuglielmo Minervini dobbiamo sFiLare iL PortaFoGLi aLLa maFia âRIMETTERE SUL MERCATO I BENI STRAPPATI ALLA CRIMINALITà ORGANIZZATA NON COMPORTA SOLO IL RISCHIO CHE I MAFIOSI RITORNINO IN POSSESSO DI QUEI BENIâ âBASTI GUARDARE ALLA STORIA RECENTE DELLA CITTà DI LECCE: SONO STATI AL CENTRO DI INCHIESTE LA CHIESA, LA PROVINCIA, IL COMUNE, LâUNIVERSITÃ, GLI INDUSTRIALI CON LA LEGGE 488. COME SI CHIAMA TUTTO QUESTO: BENEFICIENZA O CRIMINE ORGANIZZATOâ? IL NUOVO BUSINESS DELLA MAFIA: LE ENERGIE RINNOVABILI Don Raffaele Bruno, responsabile regionale âLiberaâ Imp. INCHIESTA:Mastro nuovo 10/12/09 16:29 Pagina 13 Roberto Tanisi è giudice dâappello e presi-dente dellâAnm (associazione nazionalemagistrati) per il distretto di Lecce Brindisi e Taranto. A lui abbiamo chiesto un parere sullâemen- damento della Finanziaria che permetterebbe di mettere allâasta i beni confiscati e di traccia- re il profilo della mafia oggi in Salento. Dottor Tanisi, che cosa ne pensa dellâe- mendamento inserito nella prossima Finanziaria che permetterebbe la vendita allâasta da parte dei Comuni dei beni acquisi- ti al loro patrimonio? âIl mio giudizio è assolutamente negativo. Intanto perché si pone in aperta antitesi rispet- to alla legge 646/82 (per la quale persero la vita il deputato regionale siciliano Pio La Torre ed il generale Dalla Chiesa), la quale per prima introdusse il principio che la mafia andava col- pita nel portafogli, e poi rispetto alla legge 106/96, che ha introdotto il principio dellâuti- lizzo sociale dei beni confiscati. Io credo che sottrarre ricchezze alla mafia sia molto importante, ma non basti: occorre anche dare un segnale, pubblico, evidente, che la confisca di determinati beni segna, in un certo senso, la sconfitta della mafia e dei mafiosi e che quanto da loro accumulato, spes- so con il sangue e sempre con il ricorso al cri- mine, è divenuto bene di fruizione pubblica. Evidente il significato implicito di tale messag- gio: fare il mafioso non paga, neppure dal punto di vista economico. Come scrive Giancarlo Caselli: âLâantimafia delle âmanetteâ (compito delle Forze dellâordine e della Magistratura) è importante, ma lo è altrettanto lâantimafia socialeâ. Se i beni confiscati sono poi venduti, câè il rischio che i vecchi proprietari li riacquistino, anche tramite prestanome? âCerto che è un rischio quanto mai concre- to. Eâ noto che i mafiosi godono di una disponi- bilità di denaro elevatissima. Eâ normale, per- ciò, che possano, attraverso dei prestanome incensurati, tornare in possesso dei beni loro confiscati. Dâaltro canto, molto spesso i beni confiscati non è che appartenessero formal- mente a questo o quel boss ma, almeno appa- rentemente, risultavano essere proprietà di âterzi estraneiâ (di qui lâestrema difficoltà di pervenire prima al sequestro di tali beni, poi alla loro confisca). Rimettendoli nel circuito economico si corre il rischio di tornare alla casella di partenza, come in un inutile gioco dellâocaâ Alla luce delle ultime notizie di cronaca (caso Padovano e le indagini sulle presunte infiltrazioni mafiose nelle amministrazioni locali), qual è il nuovo volto della mafia nel Salento? âPremesso che io non sono un grande esperto del settore (molto più di me ne sanno i colleghi della DDA, il procuratore Motta, i Sostituti Mignone, Bruno, ecc), credo di poter dire che la situazione nel Salento non sia del tutto omogenea. Così mentre in alcune zone, quelle più a nord della provincia, i sodalizi cri- minali fanno ricorso ai soliti canali di approvvi- gionamento di denaro (stupefacenti, estorsioni, usura), ma non risulta (almeno allo stato attua- le delle cose) abbiano solide correlazioni col tessuto economico e imprenditoriale, nella zona di Gallipoli â ferme le solite fonti di approvvigionamento â negli ultimi tempi sono state rilevate dagli inquirenti inquietanti pene- trazioni (o, meglio, tentativi di penetrazione) nellâeconomia, con la volontà acclarata di alcu- ni di questi capi di investire nel settore immo- biliare (magari anche partecipando alle aste giudiziarie), nelle lottizzazioni di suoli edificato- ri, nellâacquisto di beni produttivi, nel turismo. Quello che è certo è che in questa fase manca una direzione unitaria (quella che vol- garmente si definisce con nome di âcupolaâ) della SCU salentina e i gruppi criminali si muo- vono con una certa autonomia: il che può anche risultare pericoloso sotto altri profili, nel senso che il Salento può diventare âterra di conquistaâ da parte di cosche allogene, non salentineâ. Quali mezzi sono a disposizione della Procura per combattere la mafia (in termini di uomini, finanze, norme)? âQui si tocca una nota dolente. Fino ad oggi i mezzi in termini di uomini e di strutture per contrastare il crimine organizzato non sono mancati, anche se non si è dovuto far ricorso al sacrificio, anche personale. La situazione, tutta- via, non mi pare evolva al bello, quanto piutto- sto al brutto. Gli stanziamenti nel bilancio della giustizia sono sempre esigui. Inoltre giacciono in parlamento disegni di legge che, se approvati, possono rivelarsi esiziali nella lotta alla mafia: penso al disegno di legge sulle intercettazioni che rischia di sterilizzare del tutto un importan- tissimo mezzo di ricerca della prova, da sempre largamente utilizzato nelle indagini di mafia (ultimo il caso Padovano); penso alle ipotizzate modifiche al codice di procedura penale, con la stravolgimento dei rapporti fra Pubblico ministe- ro e Polizia giudiziaria (a mio parere palesemen- te incostituzionale); penso alla limitazione dei poteri di direzione del dibattimento da parte del giudice, e così via. Invece di una procedura più snella e meno farraginosa, si prevedono inutili appesantimenti che si tradurranno, alla fine, in un grosso favore alle cosche. Per non dire poi della ipotizzata elisione del concorso esterno in associazione mafiosa, essenziale per perseguire quella zona grigia, che si colloca al limite fra il âmondo per maleâ e il âmondo per beneâ, fra la âsocietà criminaleâ e la âsocietà dei colletti bianchi e del potere economicoâ. Da ultimo, due parole sullâultima delle rifor- me in cantiere: quella del cosiddetto âprocesso breveâ. Senza entrare nel merito di unâipotesi di riforma che non io, ma tutti i più grandi proces- sualisti hanno definito largamente incostituzio- nale, mi pare di poter dire che anchâessa finirà con lâavere effetti distorsivi â e ovviamente lar- gamente negativi â sui processi di mafia. Mi spiego: se si contingentano i tempi delle fasi processuali (due anni per grado) per taluni tipi di reati e per taluni tipi di imputati, è ovvio che i magistrati, per non far scadere i tempi, si vedranno costretti a privilegiare i processi per fatti meno gravi, rispetto a quelli i fatti più gravi (a meno che non vi siano imputatati detenuti). Con lâovvia conseguenza che i processi per i fatti più gravi, anche di mafia (si pensi, per esempio, a quelli per concorso esterno in associazione mafiosa che, di solito, vedono alla sbarra i cosiddetti âinsospettabiliâ), dovranno essere accantonati. Quanto di logico ci sia in ciò non è dato sapere, anche perché tale scelta legislativa va in direzione esattamente opposta a quella operata nellâestate 2008 (legge 125), che privi- legiava la trattazione nei confronti degli imputa- ti recidivi. Ma le mie, probabilmente, sono domande oziose, anche perché tutti ne conosco- no le risposte. Anzi, la rispostaâ. il tacco dâItalia 14 Dicembre 2009 La nuova maFia dei coLLetti bianchi e Le Future LeGGi che non La contrastano Imp. INCHIESTA:Mastro nuovo 10/12/09 16:29 Pagina 14 Imp. INCHIESTA:Mastro nuovo 10/12/09 16:29 Pagina 15 Imp. INCHIESTA:Mastro nuovo 10/12/09 16:29 Pagina 16