Loescher - Schede Di Grammatica Italiana

April 28, 2018 | Author: Anonymous | Category: Documents
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242L’italiano per studiare Gli articoli 1 GLI ARTICOLI SONO PAROLE CHE NON POSSONO STARE DA SOLE, PERCHÉ NON HANNO UN SIGNIFICATO PROPRIO; DEVONO SEMPRE STARE DAVANTI AL NOME E HANNO ALCUNE FUNZIONI IMPORTANTI. L’articolo determinativo indica una persona, un animale o una cosa determinata e cono- sciuta da chi parla e da chi ascolta. In cortile c’è il cane. Il cane vuol dire il cane che conosciamo; può essere il mio cane, il tuo, il suo… il cane di cui abbiamo già parlato. In ogni caso non è un cane sconosciuto. L’articolo indeterminativo indica una perso- na, un animale o una cosa non determinata o generica, non conosciuta da chi parla e da chi ascolta. In cortile c’è un cane. Un cane vuol dire un cane sconosciuto, un cane che non ho mai visto o di cui non ho ancora par- lato. Un cane qualunque. Articoli Determinativi Indeterminativi Sing. Plur. Solo singolare Maschile il i un lo gli uno l’ gli un Femminile la le una l' le un’ Davanti a quali nomi? Dipende dalla lettera iniziale del nome Davanti ai nomi che iniziano con consonante (eccetto z, s + cons., x, y, ps, gn, pn) Davanti ai nomi che iniziano con z, s + cons., x, y, ps, gn, pn Davanti ai nomi che iniziano con vocale Davanti ai nomi che iniziano con consonante Davanti ai nomi che iniziano con vocale L’articolo determinativo si usa per indicare: • una persona/cosa unica La luna è gialla. Il papa vive a Roma. • un’intera specie o categoria Il leone vive in Africa. I soldati portano la divisa. • una persona/animale/cosa di cui si è già parlato prima Sono andato a una festa di compleanno; la festa è stata molto divertente perché c’erano tutti i miei amici. A volte l’articolo determinativo sostituisce: • un aggettivo dimostrativo Entro la primavera prenderò la patente. (= entro questa primavera) • un aggettivo indefinito Il sabato sera vado in discoteca. (= ogni sabato sera) L’articolo indeterminativo si usa per indicare: • una persona/animale/cosa qualunque Prendi una matita e scrivi. Andiamo in un bar. • una persona/animale/cosa che non si vuole precisare meglio Mi ha telefonato un amico. Ho comprato un libro di fantascienza. • una persona/animale/cosa nominata per la pri ma volta Sono andato a una festa di compleanno; la festa è stata molto divertente perché c’erano tutti i miei amici. In corso Marconi c’è una scuola; è la scuola dove Piero ha fatto le elementari. LA FORMA L’USO Schede n°01-08_240_257:Schede n°01-08_240_257 26-02-2008 12:06 Pagina 242 ctavernari Rettangolo ctavernari Rettangolo ctavernari Casella di testo Questa pagina può essere fotocopiata esclusivamente per uso didattico © Loescher Editore 243L’italiano per studiare 1Grammatica 01 • Inserisci l’articolo determinativo corretto davanti a ogni nome. . . . . . . . . pesce . . . . . . . . albero . . . . . . . . occhiali . . . . . . . . vita . . . . . . . . articolo . . . . . . . . capelli . . . . . . . . pioggia . . . . . . . . spinaci . . . . . . . . spazzolino . . . . . . . . olio . . . . . . . . incidente . . . . . . . . ladri . . . . . . . . fiore . . . . . . . . strada . . . . . . . . cugino . . . . . . . . scienziato . . . . . . . . matite . . . . . . . . vetro . . . . . . . . zucchino . . . . . . . . dentista . . . . . . . . religione . . . . . . . . incrocio 02 • Sostituisci l’articolo indeterminativo con l’articolo determinativo al plurale e trasforma i nomi al plurale. i quaderniun quaderno ➜ . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 1. una finestra ➜ . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2. un uomo ➜ . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3. un’unghia ➜ . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4. un’operaia ➜ . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5. uno straniero ➜ . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 6. un orso ➜ . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 7. un gioco ➜ . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 8. un vecchio ➜ . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 9. uno stupido ➜ . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 10. un impiegato ➜ . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 03 • Scegli l’articolo corretto e cerchialo. 1. il / lo / un zio 2. le / gli / li zii 3. un / un’ / uno albero 4. la / le / un cattedrale 5. lo / l’ / il esercito 6. li / gli / i articoli 7. il / la / le generale 8. un / un’ / una associazione 9. le / la / un ferrovie 10. un’ / l’ / lo ufficio 11. una / un’ / la assenza 12. i / le / gli lavaggi 04 • Completa le frasi con l’articolo corretto. 1. Tutti . . . . . . . . . . . errori che fai sono dovuti alla tua distrazione. 2. Prendi . . . . . . . . . . . pentola più grande che riesci a trovare. 3. . . . . . . . . . . . scarpe da ginnastica che Stefano ha comprato sono bellissime. 4. Vorrei . . . . . . . . . . . francobollo per . . . . . . . . . . . lettera da spedire in Perù. 5. . . . . . . . . . . . orologio è fermo. Sono già . . . . . . . . . . . sette? 6. . . . . . . . . . . . telegiornale ha trasmesso . . . . . . . . . . . ultime notizie. 7. Mia zia è . . . . . . . . . . . donna molto simpatica, ma . . . . . . . . . . . sue sorelle no. 8. . . . . . . . . . . . tuoi vicini di casa hanno . . . . . . . modo di fare insopportabile. 05 • Inventa delle frasi con queste coppie di espressioni e scrivile sul tuo qua- derno. 1. La casa nuova / Una casa nuova 2. Un inverno / L’inverno 3. Un lago / Il lago 4. La cartolina / Una cartolina 5. Lo sport / Uno sport Schede n°01-08_240_257:Schede n°01-08_240_257 26-02-2008 12:06 Pagina 243 ctavernari Rettangolo ctavernari Rettangolo ctavernari Casella di testo Questa pagina può essere fotocopiata esclusivamente per uso didattico © Loescher Editore 244L’italiano per studiare Gli articoli partitivi L’ARTICOLO PARTITIVO (FORMATO DALLA PREPOSIZIONE DI + L’ARTICOLO DETERMINATIVO) INDICA UNA PARTE NON BEN DETERMINATA DI UN TUTTO PIÙ GRANDE. Per l’uso di qualche, vedi Scheda 19, I pronomi indefiniti. Al singolare indica una certa quantità di qual- cosa: un po’ di… Vorrei dell’aranciata = Vorrei un po’ di aranciata. Metti ancora dello zucchero nel latte = Metti ancora un po’ di zucchero nel latte. Al plurale indica una parte rispetto a tutto, un certo numero di: alcuni, qualche… Vorrei dei quaderni = Vorrei alcuni quaderni (o qualche quaderno). Laura ha dei cavalli bellissimi = Laura ha alcuni cavalli bellissimi. L’articolo partitivo al plurale si anche usa per: • formare il plurale dell’articolo indeterminativo un ragazzo dei ragazzi una studentessa delle studentesse 2 LA FORMA L’USO Articoli partitivi Singolare Plurale Maschile del dei (di + il) (di + i) dello degli (di + lo) (di + gli) dell’ degli (di + l’) (di + gli) Femminile della delle (di + la) (di + le) dell’ delle (di + l’) (di + le) Davanti a quali nomi? Dipende dalla lettera iniziale del nome Davanti ai nomi che iniziano con consonante (eccetto z, s + cons., x, y, ps, gn, pn) del gelato, del vino, dei soldati Davanti ai nomi che iniziano con z, s + cons., x, y, ps, gn, pn dello zucchero, dello spago, degli gnomi Davanti ai nomi che iniziano con vocale dell’inchiostro, degli attori, degli occhi Davanti ai nomi che iniziano con consonante della marmellata, della pasta, delle patate Davanti ai nomi che iniziano con vocale dell’acqua, dell’uva, delle arie Schede n°01-08_240_257:Schede n°01-08_240_257 26-02-2008 12:07 Pagina 244 ctavernari Rettangolo ctavernari Rettangolo ctavernari Casella di testo Questa pagina può essere fotocopiata esclusivamente per uso didattico © Loescher Editore 245L’italiano per studiare 2Grammatica 01 • Scegli l’articolo partitivo corretto e cerchialo. 1. del / della / dell’ acqua 2. delle / degli / dell’ alberi 3. del / dello / dell’ cioccolato 4. delle / dei / dell’ insegnanti 5. della / delle / dell’ olio 6. dello / del / delle sciocchezze 7. del / della / delle risposte 8. della / delle / dell’ associazioni 9. dello / del / dell’ zucchero 10. del / dell’ / dello latte 11. dei / degli / delli studenti 12. della / dell’ / del benzina 02 • Completa la tabella. 1. un banco dei banchi 2. una compagna . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . dei giorni 4. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . dei problemi 5. una lezione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 6. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . delle pagine 7. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . delle finestre 8. un gioco . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 9. una merendina . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 10. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . delle cose 11. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . degli scalini 12. un berretto . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 13. uno zaino . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 14. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . delle scarpe 15. un orologio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 03 • Completa le frasi con l’articolo partitivo corretto. 1. Fai . . . . . . . . . . . . . . . . . errori dovuti alla tua distrazione. 2. Prendi . . . . . . . . . . . acqua per far bollire . . . . . . . . . . . patate per stasera. 3. Stefano ha comprato . . . . . . . . . . . bellissime scarpe da ginnastica. 4. Vorrei . . . . . . . . . . . francobolli per il Perù. 5. Metti nella valigia . . . . . . . . . . . calze, . . . . . . . . . . . magliette, . . . . . . . . . . . mutande e un paio di pantaloni. 6. Il telegiornale ha trasmesso . . . . . . . . . . . notizie terribili sulla guerra in Cecenia. 7. Mia zia ha . . . . . . . . . . . sorelle non molto simpatiche. 8. I vicini di casa di Giulia hanno . . . . . . . . . . . modi di fare insopportabili. 04 • Cerchia gli articoli partitivi e poi sostituiscili con un po’ di + il nome cui si riferiscono. 1. Per favore, dammi dei soldi per pagare il macellaio. . . . . . . . . . . . 2. Vuoi ancora della coca-cola? . . . . . . . . . . . 3. Metti ancora del sale nell’acqua per la pasta. . . . . . . . . . . . 4. C’era del fango sul pavimento e così sono scivolato. . . . . . . . . . . . 5. Qui ci vuole del nastro adesivo per aggiustare il libro. . . . . . . . . . . . 6. Hai della carta da imprestarmi? . . . . . . . . . . 7. Ci ha preparato del tiramisù. . . . . . . . . . . Schede n°01-08_240_257:Schede n°01-08_240_257 26-02-2008 12:07 Pagina 245 ctavernari Rettangolo ctavernari Rettangolo ctavernari Casella di testo Questa pagina può essere fotocopiata esclusivamente per uso didattico © Loescher Editore 246L’italiano per studiare Gli articoli determinativi. Usi particolari Si usa l’articolo determinativo davanti ai nomi propri? In generale Usi particolari Davanti a un nome • No • Sì, nella lingua parlata in certe di persona Ho visto Silvano. zone dell’Italia settentrionale Come sta il Bruno? Davanti a un cognome • No, se è un uomo • Sì, nel linguaggio burocratico Ho incontrato Miniotti. Il Salvemini è stato interrogato dalla polizia. • Sì, se il cognome è preceduto da un titolo Il dottor Balocco ha operato mia figlia. Il professor Bracco ha spiegato la lezione. • Sì, nella lingua scolastica del passato per indicare un perso- naggio famoso Il Foscolo scrisse Le Grazie. • Sì, se è una donna • No, se c’è anche il nome La Grasso è una brava Giovanna Grasso è una brava professoressa di matematica. professoressa di matematica. • Sì, se è una famiglia (o marito e moglie) I Filippi sono veramente gentili. Davanti a un nome • Sì, quando è un nome di: • No, quando c’è la preposizione geografico Stato, regione, continente, in davanti a un nome di Stato, isola grande, monte, lago, regione, continente fiume, mare o oceano In Italia c’è un clima temperato. L’Italia ha un clima temperato. Il Danubio sfocia nel Mar Nero. • No, quando è un nome di città • Sì, se il nome della città è accom- Abito a Torino. pagnato da una determinazione Durante le vacanze ho visitato particolare Firenze e Pisa. La Torino di una volta era una città abbastanza piccola. • Sì, se la città indica il nome di una squadra di calcio Il Torino è tornato in serie A. La Roma ha vinto lo scudetto. 3 Schede n°01-08_240_257:Schede n°01-08_240_257 26-02-2008 12:07 Pagina 246 ctavernari Rettangolo ctavernari Rettangolo ctavernari Casella di testo Questa pagina può essere fotocopiata esclusivamente per uso didattico © Loescher Editore 247L’italiano per studiare 3Grammatica 01 • Scegli la forma corretta e cerchiala. 1. Alberto / L’Alberto frequenta l’ultimo anno di università al politecnico. 2. Mi hanno telefonato Guglielmi / i Guglielmi per disdire l’appuntamento che avevamo con loro. 3. Kilimangiaro / Il Kilimangiaro è un monte di Africa / dell’Africa. 4. Hai visitato Napoli / la Napoli archeologica? 5. Deledda / La Deledda è l’unica scrittrice italiana che ha vinto il premio Nobel per la letteratura. 6. I Vigili del Fuoco hanno estratto Calleri / il Calleri ormai morto dalle lamiere dell’auto. 7. Tunisia / La Tunisia è bagnata da Mediterraneo / dal Mediterraneo. 8. Roma è attraversata da Tevere / dal Tevere. 9. Marocco / Il Marocco è un paese bellissimo. 10. Sergio Benni / Il Sergio Benni fa l’elettrauto. 02 • Unisci con una freccia ciascun nome della prima colonna con la frase corretta della seconda colonna. a. ha vinto la medaglia d’argento nel salto in alto b. sono partiti per le vacanze c. è stata trasferita in un altro ufficio d. è uno scrittore del Novecento 1. La Silvestri a. abitano al quarto piano 2. Silvestri b. è un’ottima pediatra 3. Il Silvestri c. vorrebbe cambiare lavoro 4. I Silvestri d. è stato arrestato e condotto in carcere 03 • Aggiungi l’articolo determinativo corretto solo quando è necessario. 1. Ho incontrato . . . . . . . . . . . professor Rossi davanti alla scuola. 2. . . . . . . . . . . . maestra Grandi oggi ci ha portati al museo. 3. . . . . . . . . . . . Lombardia è una regione ricca e verde. 4. Ho chiesto a Paola com’era . . . . . . . . . . . Australia: ci è stata in vacanza per tre mesi! 5. È . . . . . . . . . . . Po il fiume che nasce dal Monviso? 6. A . . . . . . . . . . . Milano ci sono spesso avvenimenti internazionali molto importanti. 7. In . . . . . . . . . . . Francia si fa festa il 14 luglio. 8. . . . . . . . . . . . Roma oggi ha vinto la partita. 9. . . . . . . . . . . . Canestri non sono in casa. Riprova più tardi. 10. . . . . . . . . . . . Anna Picchio non lavora più qui da due anni. 11. . . . . . . . . . . . Picchio adesso si è trasferita a Firenze. 12. . . . . . . . . . . . Roma dell’antichità era una città importantissima. 13. . . . . . . . . . . . Roma è una città che gode di un magnifico clima. 14. Quando . . . . . . . . . . . Manzoni ha pubblicato I Promessi sposi aveva quarantadue anni. 15. In . . . . . . . . . . . Gran Bretagna si guida a sinistra. 1. Tozzi 2. Il Tozzi 3. La Tozzi 4. I Tozzi Schede n°01-08_240_257:Schede n°01-08_240_257 26-02-2008 12:07 Pagina 247 ctavernari Rettangolo ctavernari Rettangolo ctavernari Casella di testo Questa pagina può essere fotocopiata esclusivamente per uso didattico © Loescher Editore 248L’italiano per studiare Il nome I NOMI SONO LE PAROLE CHE SERVONO PER INDICARE QUELLO CHE NOI PENSIAMO E DI CUI PARLIAMO: PERSONE, ANIMALI, OGGETTI, PENSIERI, LUOGHI, IDEE, SENSAZIONI, SENTIMENTI... Ecco alcuni esempi di nomi: compagno, cane, erba, pallone, cioccolato, libro, macchina, sole, giorno, malattia, Italia, libertà, fame, amicizia, matematica 4 È possibile classificare i nomi in vari modi. I nomi indicano: • una persona, un animale o una cosa in gene- rale. In questo caso si chiamano nomi co mu - ni e si scrivono con la lettera iniziale minu- scola città, ragazzo, fiume, gatto, canarino • una persona, un animale o una cosa in mo - do particolare e che lo distingue; in questo caso si chiamano nomi propri e si scrivono con la lettera iniziale maiuscola Torino, Francesco, Po, Ulisse I nomi indicano anche: • una persona, un animale o una cosa reali, che si possono vedere, o sentire, o toccare; in questo caso si chiamano nomi concreti casa, tavolo, mamma, amico, sole, patata, ossigeno • idee, concetti, pensieri, sentimenti che si pos - sono solo pensare ma non si possono ve de re, o sentire, o toccare; in questo caso si chia - mano nomi astratti allegria, amicizia, velocità, paura, vecchiaia I nomi indicano anche: • una sola persona o una sola cosa; in questo caso si chiamano nomi individuali studente, ladro, pecora, soldato, stella, isola • un insieme, un gruppo di persone o di cose; in questo caso si chiamano nomi collettivi classe, banda, gregge (= gruppo di pecore), esercito, costellazione (= gruppo di stelle), arcipelago (= gruppo di isole) Schede n°01-08_240_257:Schede n°01-08_240_257 26-02-2008 12:07 Pagina 248 ctavernari Rettangolo ctavernari Rettangolo ctavernari Casella di testo Questa pagina può essere fotocopiata esclusivamente per uso didattico © Loescher Editore 03 • Scrivi vicino a ogni nome proprio il nome comune che lo spiega e vicino a ogni nome comune un nome proprio adatto. calciatore1. Alessandro Del Piero . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2. Giacomo Leopardi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3. Venezia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4. Ferrari . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5. Juventus . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 6. Danubio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 7. Sicilia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Everest8. montagna . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 9. lago . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 10. cantante . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 04 • Scrivi vicino a ogni nome collettivo da quali persone, animali o cose è formato, scegliendo dall’elenco. api • clienti • giocatori • navi • alberi • mucche • foglie • musicisti • giudici • fogli 1. Lo sciame è un gruppo di . . . . . . . . . . . . . . . . 2. La flotta è formata da . . . . . . . . . . . . . . . . . 3. La squadra è formata da . . . . . . . . . . . . . . . . . 4. La mandria è formata da . . . . . . . . . . . . . . . . 5. La risma è un insieme di . . . . . . . . . . . . . . . . . 6. La clientela è formata da . . . . . . . . . . . . . . . . 7. La giuria è un gruppo di . . . . . . . . . . . . . . . . . 8. Il fogliame è formato da . . . . . . . . . . . . . . . . . 9. Il bosco è formato da . . . . . . . . . . . . . . . . . 10. L’orchestra è un gruppo di . . . . . . . . . . . . . . . 249L’italiano per studiare 4Grammatica 01 • Sottolinea nel brano i nomi comuni e metti la lettera maiuscola ai nomi propri. Il sindaco si mette alla guida dell’auto municipale per trasportare i concittadini non serviti dal tra- sporto pubblico. Sta succedendo a drezzo (como), comune di mille abitanti al confine con la sviz- zera. Per più di due mesi l’autobus non potrà transitare, perché un cantiere interrompe la strada. E dal momento che la spt, la società che gestisce la linea, non ha istituito un servizio navetta, è intervenuto il primo cittadino, lorenzo canepa, che ha messo disposizione la fiat uno del comu- ne per trasportare gli utenti alla fermata più vicina, a due chilometri dal paese, mettendosi per- sonalmente alla guida, quando è necessario. (da «L’Avvenire», 13 giugno 2001) 02 • Inserisci i nomi nella colonna giusta della tabella. Metti la lettera maiuscola ai nomi propri. alessandro manzoni • bottiglia • ferro • luce • unghia • statua • gamba • arancia • milano • londra • roberto • giocattolo • vittorio emanuele • berlusconi • africa • rio delle amazzoni • appennini • bologna • vasco rossi • informazione • ralph schumacher • papà • dizionario Nomi comuni Nomi propri bottiglia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Alessandro Manzoni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Schede n°01-08_240_257:Schede n°01-08_240_257 26-02-2008 12:07 Pagina 249 ctavernari Rettangolo ctavernari Rettangolo ctavernari Casella di testo Questa pagina può essere fotocopiata esclusivamente per uso didattico © Loescher Editore 250L’italiano per studiare Il genere del nome TUTTI I NOMI IN ITALIANO HANNO UN GENERE GRAMMATICALE, CIOÈ SONO MASCHILI OPPURE FEMMI- NILI. QUANDO IL NOME INDICA UNA PERSONA O UN ANIMALE, È FACILE SAPERE QUAL È IL GENERE GRAMMATICALE, PERCHÉ QUASI SEMPRE COINCIDE CON IL SESSO REALE. Sono di genere maschile i nomi di persone e di animali di sesso maschile: uomo, padre, fratello, amico, professore, operaio, dottore cane, leone, gallo, cavallo, gatto, lupo Sono di genere femminile i nomi di persone e di animali di sesso femminile: donna, madre, sorella, amica, professoressa, operaia, dottoressa cagna, leonessa, gallina, cavalla, gatta, lupa, mucca Invece, quando il nome indica una cosa, un og - getto, un’azione, un’idea, una qualità ecc. può essere maschile o femminile; in questo caso il genere è solo una categoria grammaticale. È però importantissimo sapere il genere del no - me, perché in italiano esiste la concordanza, cioè l’obbligo di mettere insieme parole tutte maschili oppure tutte femminili: una donna (articolo femminile + nome femminile) il gatto (articolo maschile + nome maschile) 5 Come facciamo a riconoscere il genere? Possiamo guardare come finisce il nome, cioè la sua desinenza. Quando la desinenza non dà una risposta sicura, bisogna guardare sul dizionario. I nomi con sono di genere… Esempi Eccezioni desinenza… -o quasi il libro, il letto, il compagno, la mano, la radio, l’eco sempre maschile lo studio, lo zio, il tavolo, la moto, la foto, l’auto il cielo, il gioco, l’albero, l’occhio -a generalmente la mamma, la scuola, il problema, il diploma, il clima, femminile la maglia, l’acqua, la ragazza, il papa, il profeta, il poeta, la penna, la pasta, la merenda il pilota, l’elettricista, l’autista, il pigiama -à generalmente la città, l’onestà, la sincerità, il papà femminile la metà -e, -è maschile il sole, il pane, il dente, il giornale, il caffè o femminile la luce, la carne, la pelle, la soluzione -i, -ì maschile lo sci, il lunedì, il brindisi o femminile l’analisi, l’oasi -ù generalmente la gioventù, la servitù, la virtù il caucciù femminile Schede n°01-08_240_257:Schede n°01-08_240_257 26-02-2008 12:07 Pagina 250 ctavernari Rettangolo ctavernari Rettangolo ctavernari Casella di testo Questa pagina può essere fotocopiata esclusivamente per uso didattico © Loescher Editore 251L’italiano per studiare 5Grammatica 01 • Inserisci l’articolo o la desinenza necessari. 1. la lezion . . . 11. . . . . . videogioco 2. . . . . . problema 12. . . . . . giovedì 3. il poet . . . 13. la soluzion . . . 4. . . . . . operaio 14. . . . . . pilota 5. il giornalist . . . 15. . . . . . parrucchiera 6. il cugin . . . 16. . . . . . salame 7. . . . . . formaggio 17. il pomodor . . . 8. . . . . . mano 18. . . . . . clima 9. lo zuccher . . . 19. lo student . . . 10. la carn . . . 20. . . . . . bontà 02 • Nel brano che segue le parole in corsivo sono nomi. Sottolinea in blu i nomi maschili e in rosso i nomi femminili. Un incredibile incidente è avvenuto all’aeroporto del Cairo. Per non investire un cammello che trotterellava da solo sulla pista, il pilota di un aereo che stava decollando ha sbandato ed è fini- to sulla sabbia, atterrando malamente sulla pancia, perché il carrello con le ruote era ormai stato ritirato. Non ci sono state vittime, ma il velivolo ha subito gravi danni. Non si sa da quale caro- vana sia fuggito l’animale, che – apparendo all’improvviso – ha spaventato il pilota, costrin- gendolo ad una manovra d’emergenza, per evitare un investimento che sarebbe stato molto peri- coloso. L’aeroporto è rimasto chiuso due ore per sgomberare la pista e riattivare il traffico. (adattato dalla «Domenica del Corriere», 11 luglio 1965) 03 • Inserisci nella tabella i seguenti nomi in base al genere grammaticale, riconoscendo se dipende dal sesso (della persona o dell’animale) oppure se è solo una categoria grammaticale. corpo • cervello • televisione • cugino • foglio • sete • elefante • asino • pioggia • impiegato • medico • gallina • calore • zia • leonessa • segretaria Genere Dipende dal sesso Dipende dal sesso È solo una categoria della persona dell’animale grammaticale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . maschile . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . femminile . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Schede n°01-08_240_257:Schede n°01-08_240_257 26-02-2008 12:07 Pagina 251 ctavernari Rettangolo ctavernari Rettangolo ctavernari Casella di testo Questa pagina può essere fotocopiata esclusivamente per uso didattico © Loescher Editore 252L’italiano per studiare Il genere del nome: dal maschile al femminile I NOMI DI PERSONA E I NOMI DI ANIMALE HANNO DUE GENERI, UNO MASCHILE E UNO FEMMINILE. POSSIAMO PASSARE DAL NOME MASCHILE (QUELLO INDICATO COME FORMA PRINCIPALE SUL DIZIONARIO) AL NOME FEMMINILE IN VARI MODI. 6 Come facciamo a trasformare il genere, cioè a passare dal maschile al femminile? LA FORMA • Nomi che cambiano la desinenza (nomi mobili) Maschile Femminile Maschile Femminile Maschile Femminile -o -a -tore -trice -a -essa bambino bambina attore attrice poeta poetessa impiegato impiegata pittore pittrice duca duchessa gatto gatta scrittore scrittrice -e -a -e -essa signore signora leone leonessa infermiere infermiera principe principessa -o -essa avvocato avvocatessa • Nomi con due forme completamente diverse (nomi indipendenti) padre madre fratello sorella toro mucca uomo donna genero nuora montone pecora marito moglie frate suora celibe nubile • Nomi con la stessa forma, nei quali si distingue il genere con l’articolo (nomi di genere comune) il cantante la cantante il pediatra la pediatra l’insegnante l’insegnante il nipote la nipote il dirigente la dirigente l’artista l’artista • Nomi con la stessa forma, che vale per entrambi i sessi (nomi di genere promiscuo) (Con questi nomi, se è proprio necessario distinguere il sesso, si dice il leopardo maschio e il leopardo femmina). il leopardo la marmotta la balena il topo l’usignuolo lo squalo la volpe l’oca Attenzione: Le cose non hanno sesso e quindi hanno un unico genere, o maschile o femminile. Però ci sono parole simili e di genere diverso (il colpo / la colpa): in questo caso si ha un falso cambiamento di genere, perché il significato cambia completamente. Schede n°01-08_240_257:Schede n°01-08_240_257 26-02-2008 12:07 Pagina 252 ctavernari Rettangolo ctavernari Rettangolo ctavernari Casella di testo Questa pagina può essere fotocopiata esclusivamente per uso didattico © Loescher Editore 253L’italiano per studiare 6Grammatica 01 • Questi nomi hanno un significato completamente diverso se si cambia il genere. Con l’aiuto del dizionario, prova a scrivere una frase per ognuno dei due significati. 1. Il pasto . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 8. Il velo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . La pasta . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . La vela . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2. Il mostro . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 9. Il colpo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . La mostra . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . La colpa . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3. Il pizzo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 10. La banca . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . La pizza . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Il banco . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4. Il palo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 11. Il capitale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . La pala . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . La capitale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5. Il busto . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 12. Il torto . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . La busta . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . La torta . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 6. Il caso . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 13. Il soffitto . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . La casa . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . La soffitta . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 7. Il punto . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 14. Il suolo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . La punta . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . La suola . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 02 • Completa la tabella inserendo le forme mancanti. Se non le conosci, guarda sul dizionario o chiedi aiuto a un compagno. Maschile Femminile Maschile Femminile 1. il ragazzo la ragazza 15. il gallo la gallina 2. il cavallo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 16. il re . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3. l’elefante . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 17. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . la cugina 4. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . la lettrice 18. il cane . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5. il bidello . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 19. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . la maestra 6. lo zio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 20. il giornalista . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 7. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . la telefonista 21. il lattaio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 8. il fidanzato . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 22. il sarto . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 9. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . la contadina 23. il suonatore . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 10. lo sciatore . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 24. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . la pianista 11. il regista . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 25. il panettiere . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 12. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . la professoressa 26. il preside . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 13. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . la biologa 27. lo studente . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 14. il segretario . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 28. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . la nonna Schede n°01-08_240_257:Schede n°01-08_240_257 26-02-2008 12:07 Pagina 253 ctavernari Rettangolo ctavernari Rettangolo ctavernari Casella di testo Questa pagina può essere fotocopiata esclusivamente per uso didattico © Loescher Editore 254L’italiano per studiare Il numero del nome TUTTI I NOMI IN ITALIANO HANNO UN NUMERO GRAMMATICALE, CIOÈ QUALCOSA CHE INDICA SE SONO SINGOLARI O PLURALI. L’ELEMENTO CHE INDICA IL NUMERO È LA DESINENZA DELLA PAROLA. Il numero di un nome è: • singolare quando il nome indica una sola per - sona o una sola cosa il fratello, il cane, la bambina, la matita • plurale quando il nome indica più di una per- sona o più di una cosa i fratelli, i cani, le bambine, le matite Ci sono però parecchi nomi che non cambiano, cioè hanno il singolare e il plurale uguali: si chia- mano nomi invariabili: il re / i re la città / le città il caffè / i caffè 7 Come si passa dal singolare al plurale di un nome? Dobbiamo guardare come finisce il nome, cioè dobbiamo considerare la sua desinenza. I nomi con la desinenza al plurale Esempi al singolare: hanno la desinenza: -a -i se sono maschili problema/problemi -e se sono femminili donna/donne -o -i libro/libri -e -i cane/cani -i -i crisi/crisi analisi/analisi Casi particolari: -ca/-ga -chi/-ghi se sono maschili collega/colleghi duca/duchi -che/-ghe se sono femminili banca/banche cronaca/cronache -co/-go -chi/ghi se hanno l’accento gioco/giochi sulla penultima sillaba elenco/elenchi -ci/-gi se hanno l’accento sindaco/sindaci sulla terzultima sillaba medico/medici Eccezioni: amico/amici incarico/incarichi obbligo/obblighi profugo/profughi -logo -loghi se sono cose dialogo/dialoghi -logi se sono persone psicologo/psicologi -cia/-gia -ce/-ge se prima c’è mancia/mance pioggia/piogge una consonante -cie/-gie se prima c’è valigia/valigie camicia/camicie una vocale -cìa/-gìa - cìe/-gìe farmacia/farmacie bugia/bugie -io -i figlio/figli bacio/baci -ìo -ii zio/zii pendio/pendii Nomi irregolari uomo/uomini bue/buoi paio/paia dio/dei uovo/uova braccio/braccia Schede n°01-08_240_257:Schede n°01-08_240_257 26-02-2008 12:07 Pagina 254 ctavernari Rettangolo ctavernari Rettangolo ctavernari Casella di testo Questa pagina può essere fotocopiata esclusivamente per uso didattico © Loescher Editore 255L’italiano per studiare 7Grammatica 01 • Volgi al plurale i seguenti nomi singolari. 1. l’omicida . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 13. lo zaino . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2. l’uomo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 14. il semaforo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3. la borsetta . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 15. la goccia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4. il pino . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 16. il guadagno . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5. la ciliegia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 17. la lavatrice . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 6. la scodella . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 18. il giornale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 7. la pioggia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 19. la freccia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 8. il giornalista . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 20. il dizionario . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 9. l’automobile . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 21. la pallina . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 10. il lampadario . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 22. il frigorifero . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 11. la principessa . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 23. la ringhiera . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 12. il rubinetto . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 24. la scarpa . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 02 • Volgi al plurale i nomi singolari e al singolare i nomi plurali. 1. il medico . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2. l’infermiera . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . i dottori 4. l’infermiere . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5. la medicina . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 6. la farmacia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 7. il farmacista . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 8. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . i farmaci 9. l’iniezione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 10. lo sciroppo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 11. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . le pastiglie 12. la radiografia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 13. l’analisi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 14. la goccia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 15. l’ambulatorio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 16. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . gli ospedali 17. il pediatra . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 18. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . i cardiologi 03 • Indica (✓) il plurale corretto. 1. doccia a. docce b. doccie 2. geologo a. geologi b. geologhi 3. buccia a. bucce b. buccie 4. portafoglio a. portafogli b. portafoglii 5. dizionario a. dizionarii b. dizionari 6. brontolio a. brontoli b. brontolii 7. traffico a. traffici b. traffichi 8. focaccia a. focacce b. focaccie 9. rasoio a. rasoi b. rasoii 10. vocabolario a. vocabolarii b. vocabolari Schede n°01-08_240_257:Schede n°01-08_240_257 26-02-2008 12:07 Pagina 255 ctavernari Rettangolo ctavernari Rettangolo ctavernari Casella di testo Questa pagina può essere fotocopiata esclusivamente per uso didattico © Loescher Editore 256L’italiano per studiare La struttura del nome I nomi sono composti da parti che possiamo dividere e spiegare: • la radice, che è la parte della parola che e spri me il suo significato; • la desinenza, che è la parte della parola che indica le sue caratteristiche grammaticali (genere e numero) Ad esempio, nei nomi: casa ragazzo mare libri CAS RAGAZZ MAR LIBR sono le radici, che ci fanno capire di che cosa parliamo, mentre A è la desinenza che ci indica che il nome CASA è singolare femminile O è la desinenza che ci indica che il nome RAGAZZO è singolare maschile E è la desinenza che ci indica che il nome MARE è singolare maschile I è la desinenza che ci indica che il nome LIBRI è plurale maschile I nomi come questi (composti solo dalla radice e dalla desinenza) si chiamano nomi primitivi. Partendo da questi nomi fondamentali si sono formati tutti gli altri nomi. Ad esempio: PORT A è un nome primitivo radice + desinenza PORT IER E radice + suffisso + desinenza S PORT ELL O prefisso + radice + suffisso + desinenza 8 sono nomi derivati, cioè nomi con prefissi e suffissi che li fanno diventare nomi nuovi con un altro significato. Il prefisso un elemento che si mette prima della radice: il suffisso è un elemento che si mette dopo la radice. Schede n°01-08_240_257:Schede n°01-08_240_257 26-02-2008 12:07 Pagina 256 ctavernari Rettangolo ctavernari Rettangolo ctavernari Casella di testo Questa pagina può essere fotocopiata esclusivamente per uso didattico © Loescher Editore 257L’italiano per studiare 8Grammatica 01 • Da quali nomi primitivi nascono i seguenti gruppi di nomi derivati? maglia1. maglieria, magnifico, maglierista derivano da . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2. ventilatore, ventaglio, ventata derivano da . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3. panettiere, panettone, panificio derivano da . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4. cavalletto, cavaliere, cavalluccio derivano da . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5. acquitrino, acquazzone, acquario derivano da . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 6. scalone, scalinata, scalino derivano da . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 7. marinaio, mareggiata, maremoto derivano da . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 8. casolare, casato, casalinga derivano da . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 02 • Unisci con una freccia ogni nome primitivo della prima colonna con il suo derivato nella seconda colonna. 1. dente a. testata 2. braccio b. occhiali 3. piede c. barbiere 4. occhio d. ditale 5. collo e. braccialetto 6. dito f. pedone 7. barba g. collana 8. testa h. dentista 9. mano i. orecchino 10. orecchio j. maniglia 03 • Completa la tabella, con l’aiuto del dizionario. Nome primitivo Nomi derivati 1. città cittadino cittadinanza concittadino 2. fiore 3. lavoro 4. erba 5. carta 6. occhio 7. latte 8. pane 9. libro 10. dente Schede n°01-08_240_257:Schede n°01-08_240_257 26-02-2008 12:07 Pagina 257 ctavernari Rettangolo ctavernari Rettangolo ctavernari Casella di testo Questa pagina può essere fotocopiata esclusivamente per uso didattico © Loescher Editore 258L’italiano per studiare Gli aggettivi qualificativi 9 GLI AGGETTIVI SONO PAROLE CHE SERVONO A DESCRIVERE MEGLIO IL NOME, SPIEGANDO LE SUE QUALITÀ E CARATTERISTICHE. BUONO, CATTIVO, STUPIDO, INTELLIGENTE, GIOVANE, VECCHIO SONO AGGETTIVI. Gli aggettivi qualificativi non solo descrivo- no, ma specificano meglio il nome, che da generico diventa più preciso. Devo stirare le camicie. (le camicie in generale) Devo stirare le camicie nuove. (solo quelle nuove e non quelle vecchie) Gli aggettivi (come gli articoli e come i nomi) possono essere singolari o plurali, maschili o femminili e devono sempre concordare con il nome al quale si riferiscono. Questo vuol dire che , se mettiamo insieme un articolo, un nome e un aggettivo, essi devono essere uguali, cioè tutti e tre maschili, oppure tutti e tre femmini- li, e tutti e tre singolari o plurali. Articolo Nome Aggettivo il ragazzo simpatico maschile maschile maschile singolare singolare singolare Articolo Nome Aggettivo la ragazza simpatica femminile femminile femminile singolare singolare singolare Articolo Nome Aggettivo i ragazzi simpatici maschile maschile maschile plurale plurale plurale Articolo Nome Aggettivo le ragazze simpatiche femminile femminile femminile plurale plurale plurale LA FORMA In italiano ci sono due gruppi di aggettivi, che formano il femminile e il plurale in modo diverso. Aggettivi che al maschile Femminile Maschile Femminile singolare hanno la desinenza: singolare plurale plurale -o -a -i -e nuovo nuova nuovi nuove -e -e -i -i intelligente intelligente intelligenti intelligenti Attenzione: L’aggettivo egoista ha un solo singolare (egoista), ma due plurali (egoisti al maschile e egoiste al femminile): Quell’uomo è un vero egoista. Alice è un’egoista. ma: Quegli uomini sono egoisti. Alice e Clara sono egoiste. L’USO Quando un aggettivo non si riferisce a un nome solo, ma a due o più nomi si mette al: • plurale maschile se i nomi sono maschili Un libro e un quaderno nuovi • plurale femminile se i nomi sono femminili Una penna e una matita nuove • plurale maschile se i nomi sono uno maschile e uno femminile Una penna e un libro nuovi Schede n°09-11_258_263:Schede n°09-11_258_263 26-02-2008 12:09 Pagina 258 ctavernari Rettangolo ctavernari Rettangolo ctavernari Casella di testo Questa pagina può essere fotocopiata esclusivamente per uso didattico © Loescher Editore 259L’italiano per studiare 9Grammatica 01 • Completa la tabella. singolare plurale singolare plurale 1. giornata faticosa . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5. stella luminosa . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2. bella canzone . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 6. stanza buia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3. alloggio piccolo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 7. donna noiosa . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4. occhio azzurro . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 8. esercizio difficile . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 02 • Completa la tabella. 1. il nuovo compagno la nuova compagna i nuovi compagni le nuove compagne 2. il ragazzo antipatico . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . l’insegnante severa . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4. l’operaio puntuale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . i bambini allegri . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 6. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . l’allieva intelligente . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 03 • Completa le frasi inserendo l’aggettivo tra parentesi concordato al nome a cui si riferisce. 1. Sul balcone ho molti vasi . . . . . . . . . . . . . . . . . (pieno) di fiori . . . . . . . . . . . . . . . . . (rosso). 2. Sono passati due camion molto . . . . . . . . . . . . . . . . . (veloce) e . . . . . . . . . . . . . . . . . (rumoroso). 3. Maddalena ha avuto delle occasioni . . . . . . . . . . . . . . . (favorevole) di lavoro, ma non le ha accettate. 4. Questi biscotti sono troppo . . . . . . . . . . . . . . . . . (dolce). 5. Francesca fa sempre delle telefonate così . . . . . . . . . . . . . . . . . (lunga) che suo padre si arrabbia. 04 • Riscrivi le seguenti frasi, trasformando al femminile tutti gli elementi possibili (articoli, nomi, aggettivi). 1. Mio cugino è un ragazzo intelligente, ma troppo vanitoso. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2. Il gatto di Bruno è piccolo, nero e molto affettuoso. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3. Piero e Giovanni sono i compagni più simpatici e divertenti della classe. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4. Il fratello di Paolo fa il cassiere in banca. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5. Il dottor Pezzano è un pediatra molto competente e preparato. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . giornate faticose Schede n°09-11_258_263:Schede n°09-11_258_263 26-02-2008 12:09 Pagina 259 ctavernari Rettangolo ctavernari Rettangolo ctavernari Casella di testo Questa pagina può essere fotocopiata esclusivamente per uso didattico © Loescher Editore 260L’italiano per studiare I gradi dell’aggettivo GLI AGGETTIVI QUALIFICATIVI POSSONO ESPRIMERE IN MODO GENERALE COME SONO UNA PERSONA O UN COSA, MA ANCHE PRECISARE QUANTO LA PERSONA O LA COSA SONO IN QUEL MODO, CIOÈ IN QUALE MISURA E GRADO POSSIEDONO UNA CERTA QUALITÀ. 10 Riguardo a una stessa casa possiamo dire: Questa casa è grande. ➜ aggettivo di grado positivo Questa casa è più grande della casa di Rosi. ➜ aggettivo di grado comparativo Questa casa è meno grande della mia. ➜ aggettivo di grado comparativo Questa casa è grande come quella di papà. ➜ aggettivo di grado comparativo Questa casa è grandissima. ➜ aggettivo di grado superlativo Questa casa è la più grande del paese. ➜ aggettivo di grado superlativo IL COMPARATIVO Il grado comparativo si usa quando si fa il con- fronto, il paragone tra due elementi, che si chia- mano primo e secondo termine di paragone. Il comparativo può essere di tre tipi: • comparativo di maggioranza quando il primo termine di paragone (questa casa) possiede la qualità (grande) in misura maggiore rispetto al secondo termine (la casa di Rosi) Questa casa è più grande della casa di Rosi. • comparativo di minoranza quando il primo termine di paragone (questa casa) possiede la qualità (grande) in misura minore rispetto al secondo termine (la mia) Questa casa è meno grande della mia. • comparativo di uguaglianza quando il primo termine di paragone (questa casa) possiede la qualità (grande) in misura ugua- le rispetto al secondo termine (quella di papà) Questa casa è grande come quella di papà. Quando facciamo dei paragoni il primo e il se - con do termine sono collegati tra di loro da: • di: se paragoniamo due nomi o due pronomi Emilia è più elegante di Adriana. Io sono più paziente di te. • che: se paragoniamo due verbi o due aggettivi Nuotare è più divertente che prendere il sole. Davide è più simpatico che bello. IL SUPERLATIVO Il superlativo può essere di due tipi: • superlativo relativo quando una persona o una cosa possiede una qualità al massimo o al minimo grado in rap- porto a un gruppo di persone o di cose Questa pizza è la più buona di tutte. Oggi è il giorno più corto dell’anno. Salvatore è il meno simpatico tra gli amici di mio figlio. • superlativo assoluto quando una persona o una cosa possiede una qualità al massimo grado e non facciamo il confronto con altri Oggi è una giornata freddissima. Ugo era simpaticissimo. Il superlativo assoluto si forma in vari modi: • sostituendo alla desinenza dell’aggettivo di grado positivo la desinenza -issimo del gra - do superlativo: caro/carissimo; gentile/gen- tilissimo • mettendo davanti all’aggettivo di grado po si - tivo: molto, estremamente, immensamente, incredibilmente… : caro/molto caro; gentile/ incredibilmente gentile Schede n°09-11_258_263:Schede n°09-11_258_263 26-02-2008 12:09 Pagina 260 ctavernari Rettangolo ctavernari Rettangolo ctavernari Rettangolo ctavernari Casella di testo Questa pagina può essere fotocopiata esclusivamente per uso didattico © Loescher Editore 261L’italiano per studiare 10Grammatica 01 • Scrivi il comparativo di maggioranza e il superlativo assoluto degli aggettivi seguenti. Grado Grado Grado Grado Grado Grado positivo comparativo superlativo positivo comparativo superlativo 1. amaro più amaro amarissimo 5. digeribile . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2. luminosa . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 6. pesanti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3. antichi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 7. faticosa . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4. strane . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .8. lucido . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 02 • Scrivi il superlativo relativo dei seguenti aggettivi. 1. piccolo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2. divertente . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3. nera . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4. chiari . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5. golose . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 6. povera . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 7. giovane . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 8. gustoso . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 9. spiritosi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 10. utili . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 03 • Unisci con una freccia ogni nome della prima colonna ad un aggettivo della seconda colonna e poi a un nome della terza colonna, formando delle frasi comparative (di maggioranza, di minoranza, di uguaglianza), che scriverai sul tuo quaderno. Il sole è più luminoso della luna. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . il gatto alto la tartaruga l’Everest luminoso la banana il sole popolosa le foglie l’erba prezioso l’acqua il ghiaccio veloce l’Oceania l’Africa verde l’argento l’oro dolce la luna l’uva freddo il Cervino 04 • Con le coppie di parole che seguono inventa delle frasi facendo dei paragoni. 1. leopardo / gatto Il leopardo è più pericoloso del gatto. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Il gatto è meno grosso del leopardo. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2. Roma / Bologna . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3. mio cugino / tuo fratello . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4. Stefano / Piergiorgio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5. estate / primavera . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 6. mare / lago . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 7. ciliegia / mela Schede n°09-11_258_263:Schede n°09-11_258_263 26-02-2008 12:09 Pagina 261 ctavernari Rettangolo ctavernari Rettangolo ctavernari Casella di testo Questa pagina può essere fotocopiata esclusivamente per uso didattico © Loescher Editore Una frase come: Laura ha restituito a Piero i soldi; i soldi Piero aveva imprestato a Laura. è complicata e poco chiara. Sostituendo i nomi in neretto con pronomi, diventa: Laura ha restituito a Piero i soldi che lui le aveva imprestato. I pronomi possono sostituire non solo un nome, come nei casi visti finora, ma anche altre paro- le o addirittura delle frasi intere: • un aggettivo La medicina mi sembrava cattiva, ma in realtà non lo è. • un altro pronome Mangia questo, che è più buono. • un verbo Alberto ieri doveva studiare, ma non l’ha fatto. • una frase I bambini hanno sporcato dappertutto, e questo non va bene. Ci sono molti tipi di pronomi: personali, pos- sessivi, dimostrativi, indefiniti, relativi, inter- rogativi. I PRONOMI PERSONALI I pronomi personali indicano le persone del di - scorso: • io, me, mi, noi, ci si riferiscono a chi parla o scrive; • tu, te, ti, voi, vi si riferiscono a chi ascolta o legge; • egli, lui, esso, lo, gli, si, ella, lei, essa, la, le, essi, esse, loro, li si riferiscono alla persona o alla cosa di cui si parla o si scrive. I PRONOMI PERSONALI SOGGETTO I pronomi personali possono essere usati per indicare chi fa un’azione: in questo si chiamano pronomi personali soggetto. 1a persona singolare io 2a persona singolare tu maschile egli, lui, esso 3a persona singolare femminile ella, lei, essa 1a persona plurale noi 2a persona plurale voi maschile essi, loro 3a persona plurale femminile esse, loro Attenzione: Nella 3a persona le forme egli/ella e essi/esse usate so prat - tutto in passato per indicare persone e esso/essa per indi- care cose sono oggi sostituite – nella lingua parlata – da lui, lei, loro. 262L’italiano per studiare I pronomi IL PRONOME È UNA PAROLA CHE SI USA AL POSTO DI UN NOME PER NON RIPETERLO E RENDERE LA FRASE PIÙ SEMPLICE E SCORREVOLE. 11 { { Schede n°09-11_258_263:Schede n°09-11_258_263 26-02-2008 12:09 Pagina 262 ctavernari Rettangolo ctavernari Rettangolo ctavernari Casella di testo Questa pagina può essere fotocopiata esclusivamente per uso didattico © Loescher Editore 263L’italiano per studiare 11Grammatica 01 • Inserisci il pronome personale soggetto adatto davanti a ogni forma verbale. 1. . . . . . andavo 13. . . . . . avevano 2. . . . . . ha studiato 14. . . . . . siete 3. . . . . . ridono 15. . . . . . siete ritornati 4. . . . . . è stato 16. . . . . . scrive 5. . . . . . scrivete 17. . . . . . hai fatto 6. . . . . . siamo partiti 18. . . . . . facevo 7. . . . . . andiamo 19. . . . . . dorme 8. . . . . . bevo 20. . . . . . fanno 9. . . . . . abbiamo dormito 21. . . . . . studia 10. . . . . . mangi 22. . . . . . andava 11. . . . . . balla 23. . . . . . sono andato 12. . . . . . ho scritto 24. . . . . . beve 02 • Sostituisci ai nomi comuni o propri in neretto il pronome personale soggetto corrispondente. 1. L’oculista . . . . . . . . mi ha visitato l’altro ieri. 2. Giulia . . . . . . . . ci ha invitati a pranzo per domenica. 3. Franco e sua moglie . . . . . . . . hanno più di ottant’anni. 4. In questo periodo il muratore . . . . . . . . non lavora. 5. Rocky è il cane del benzinaio: Rocky . . . . . . . . sta tutto il giorno al distributore. 6. Il presidente . . . . . . . . ha fatto un’importante dichiarazione. 7. Luisa . . . . . . . . è mia amica da vent’anni. 8. I sindacati . . . . . . . . hanno deciso di continuare lo sciopero. 9. Marco . . . . . . . . fa il cameriere in un albergo al mare. 10. I miei genitori . . . . . . . . sono in pensione. 03 • Completa le seguenti frasi con il pronome personale soggetto adatto. 1. . . . . . . . . gli ha promesso un lavoro. 2. Avevo perso i documenti, ma . . . . . . . . li ha trovati nell’atrio. 3. . . . . . . . . non so proprio più che cosa fare per convincerlo a rimanere. 4. . . . . . . . . abbiamo deciso di iscriverci al corso di musica, e . . . . . . . . ? 5. I carabinieri hanno cercato di inseguire il ladro, ma . . . . . . . . è riuscito a scappare. 6. . . . . . . . . è intelligente e simpatica, mentre . . . . . . . . è veramente uno stupido. 7. . . . . . . . . siamo nati a Casablanca, . . . . . . . . invece è tunisino. 8. Sono stufo di mettere in ordine sempre io; oggi fatelo . . . . . . . . . 04 • In italiano non è obbligatorio (come in francese, in inglese e in altre lingue) indicare sempre il pronome soggetto; molto spesso – quando è chiaro di chi si parla – non si dice, cioè si lascia sottinteso. Nelle seguenti frasi cancella i pronomi personali soggetto che non sono necessari. 1. Io sono italiano, e tu? 2. Io avevo un gatto che si chiamava Ulisse e lui era rosso e bianco. 3. Oggi io devo lavare i piatti. 4. Oggi devo lavare i piatti io. 5. Io ho portato il caffè a Stefano e lui mi ha ringraziata moltissimo. 6. Noi abbiamo affittato una casa nuova e noi domani traslocheremo. 7. Se tu studi qualche ora oggi, tu domani sarai libero di andare alla partita. 8. Non è lui che ha vinto la gara, ma quel ragazzo biondo che è seduto là. Schede n°09-11_258_263:Schede n°09-11_258_263 26-02-2008 12:09 Pagina 263 ctavernari Rettangolo ctavernari Rettangolo ctavernari Casella di testo Questa pagina può essere fotocopiata esclusivamente per uso didattico © Loescher Editore 1a persona singolare mi 2a persona singolare ti maschile lo 3a persona singolare femminile la Noi guardiamo la televisione. = Noi la guardiamo. Loro comprano il pane arabo. = Loro lo comprano. 1a persona plurale ci 2a persona plurale vi maschile li 3a persona plurale femminile le Giovanna ama molto i figli = Giovanna li ama molto. Giorgio accompagna le sue sorelle a scuola. = Giorgio le accompagna a scuola. 264L’italiano per studiare I pronomi personali complemento diretto QUANDO I PRONOMI PERSONALI SI USANO COME COMPLEMENTO DIRETTO HANNO LA FUNZIONE DI COMPLEMENTO OGGETTO DELLA FRASE. Attenzione: Qualche volta è possibile anche usare le forme. me, te, lui/lei, noi, voi, loro se si vuole dare molto risalto al pronome. Noi vediamo lei. invece di ‘Noi la vediamo.’ = Vediamo proprio lei, vediamo lei e non altri. Io amo te. invece di ‘Io ti amo.’ = Amo solo te, amo te e non altri. 12 { { LA FORMA L’USO I pronomi di 3a persona singolare lo/la diventano l’ quando sono seguiti dal verbo avere: I pronomi diretti si mettono: • prima del verbo (e staccati dal verbo) se il verbo è all’indicativo, al congiuntivo o al condizionale Mangio il panino. = Lo mangio. Se mangiassi il panino? = Se lo mangiassi? Mangerei il panino. = Lo mangerei. • dopo il verbo (e uniti al verbo) se il verbo è all’infinito, all’imperativo o al gerundio Posso mangiare il panino. = Posso mangiarlo. Mangia il panino! = Mangialo! Mangiando il panino non avrai più fame. = Mangiandolo non avrai più fame. Lo ho fatto = L’ho fatto Lo abbiamo detto = L’abbiamo detto La hanno sentita = L’hanno sentita La avevo portata = L’avevo portata Schede n°12-16_264_273:Schede n°12-16_264_273 26-02-2008 12:10 Pagina 264 ctavernari Rettangolo ctavernari Rettangolo ctavernari Casella di testo Questa pagina può essere fotocopiata esclusivamente per uso didattico © Loescher Editore 265L’italiano per studiare 12Grammatica 01 • Completa le seguenti frasi con il pronome personale complemento corretto. Facciamo una festa a scuola… 1. Chi porta la coca-cola e l’aranciata? 4. Chi porta le patatine?. . . . . . . porta Florina. . . . . . . . porta Youssef. 5. Chi porta la torta? . . . . . . . porta Daniela. 2. Chi porta i bicchieri? . . . . . . . porta Vittoria. 6. Chi porta le pizzette e le frittelle? . . . . . . . 3. Chi porta i tovaglioli di carta? porta Rafael. . . . . . . . porta Cristina. 7. Chi porta il gelato? . . . . . . . porta Karen. 02 • Completa le seguenti frasi con un pronome personale complemento di 3a persona, facendo attenzione alla differenza tra uso al presente e uso al passato. Presente Passato prossimo 1. Mangi il pesce? No, non . . . . . . mangio mai. Sì, . . . . . . ho mangiato domenica. 2. Mangi la pasta? Sì, . . . . . . mangio quasi tutti i giorni. Oggi no, ma . . . . . . ho mangiata ieri. 3. Mangi il tiramisù? Non . . . . . . mangio perché è troppo Sì, . . . . . . ho mangiato qualche volta grasso. al ristorante. 4. Mangi le banane? Sì, . . . . . . mangio, ma in Italia non Sì, . . . . . . ho mangiate oggi sono buone. a merenda. 5. Mangi i cioccolatini? Sì, . . . . . . mangio tutte le volte che Sì, Anna ne ha portati a scuola e posso. . . . . . . ho mangiati tutti io. 03 • Completa le seguenti frasi con il prono- me personale complemento corretto. 1. Matteo e Simone dipingono con le tempere. Io invece non . . . . . . . ho mai usate. 2. Non so fare le equazioni. Non . . . . . . . abbiamo ancora studiate. 3. Non ho portato il vocabolario, . . . . . . . dimentico sempre. 4. Ruth ha sbagliato il problema. Non . . . . . . . ha proprio capito. 5. Joseph ha le scarpe da ginnastica nuove. . . . . . . . ha comprate ieri. 04 • Completa le seguenti frasi con il prono- me personale complemento corretto. 1. Se ti piace quella maglietta, compra . . . . ! 2. Se hai bisogno di un quaderno, compra . . . . ! 3. Se manca il latte, compriamo . . . . ! 4. Se volete dei pennarelli nuovi, comprate . . . . ! 5. Se hai dimenticato il biglietto, compra . . . . ! 05 • Completa le seguenti frasi con il pro- nome personale complemento adatto. 1. Sono ammalata da due giorni e mia mamma vuole portar . . . . dal medico. 2. Il gatto è in casa, ma io non riesco a trovar . . . . . 3. Perché i vostri genitori vogliono portar . . . . in montagna, se non vi piace? 4. Non ho capito questa spiegazione anche se la professoressa . . . . ha ripetuta due volte. 5. Le rose erano appassite e . . . . ho buttate via. Schede n°12-16_264_273:Schede n°12-16_264_273 26-02-2008 12:10 Pagina 265 ctavernari Rettangolo ctavernari Rettangolo ctavernari Casella di testo Questa pagina può essere fotocopiata esclusivamente per uso didattico © Loescher Editore 266L’italiano per studiare I pronomi personali complemento indiretto ECCO LA FORMA DEI PRONOMI PERSONALI QUANDO DI USANO COME COMPLEMENTO INDIRETTO. LA FORMA Forma debole Forma forte 1a persona singolare mi (= a me) me (a me, di me, con me, per me…) 2a persona singolare ti (= a te) te (a te, di te, con te, per te…) 3a persona singolare masch. gli (= a lui) lui/sé (a lui, a sé, di lui, di sé…) femm. le (= a lei) lei/sé (a lei, a sé, di lei, di sé…) ne (= di/da lui; di/da lei) 1a persona plurale ci (= a noi) noi (a noi, di noi, con noi, per noi…) 2a persona plurale vi (= a voi) voi (a voi, di voi, con voi, per voi…) 3a persona plurale gli (= a loro) loro (a loro, di loro, con loro, per loro…) ne (= di/da loro) Vedi Scheda 14, Ci e Ne. L’USO 13 La forma debole si usa solo per indicare il complemento di termine (a chi?). Telefonerò a voi domani = Vi telefonerò domani. Porta le fotocopie a noi = Portaci le fotocopie. Come abbiamo già visto per i pronomi persona- li diretti, anche i pronomi personali con valore di complemento di termine si possono mettere: • prima del verbo (e staccati dal verbo) se il verbo è all’indicativo, al congiuntivo o al condizionale gli dico se gli dicessi gli direi • dopo il verbo (e uniti al verbo) se il verbo è all’infinito, all’imperativo o al gerundio dirgli digli dicendogli La forma forte si usa per tutti i complementi introdotti da una preposizione: Vengo con te. Abbiamo parlato molto di voi. Questo regalo è per lei. Attenzione: Alla 3a persona si usa sé (invece di lui/lei) quando il pro- nome si riferisce al soggetto della frase: Michele pensa solo a sé. Sé è Michele stesso, quindi la frase vuol dire che Michele pensa solo a sé stesso, e non agli altri, perché è un egoista. Invece: Michele pensa solo a lui. Lui non è Michele ma un’altra persona, per esempio suo figlio, suo fratello, un suo amico… Schede n°12-16_264_273:Schede n°12-16_264_273 26-02-2008 12:10 Pagina 266 ctavernari Rettangolo ctavernari Rettangolo ctavernari Casella di testo Questa pagina può essere fotocopiata esclusivamente per uso didattico © Loescher Editore 267L’italiano per studiare 13Grammatica 01 • Completa le frasi cerchiando il pronome giusto tra le alternative proposte. 1. Il dottore non c’è. Quando torna, gli / le dirò che hai telefonato. 2. Vorrei una maglietta. Me / Mi piacerebbe viola. 3. È arrivato lo zio. Le / Gli / Li hai già parlato? 4. Sono andato dalla professoressa e le / gli / ci ho raccontato tutto. 5. Luca è offeso con te. Devi chiedergli / chiederle / chiederci scusa. 6. Se volete vi / ve impresto le mie cassette. 7. Giulia è insopportabile. Parla di lei / sé continuamente. 8. Tutti vogliono venire con te / ti / tu perché sei molto simpatico. 02 • Completa le frasi con il pronome personale complemento corretto. 1. Sono andato dal tabaccaio e . . . . . . . . ho portato i soldi che mancavano. 2. José è tornato dal farmacista e . . . . . . . . ha detto che le medicine non andavano bene. 3. Se venite a casa mia, . . . . . . . . faccio provare il mio computer nuovo. 4. . . . . . . . . restituisci i soldi che ti ho imprestato? 5. . . . . . . . . telefono domani per sapere se puoi venire al cinema. 6. Siamo molto contenti perché la professoressa Tallone . . . . . . . . accompagna in gita al castello di Fénis. 03 • Completa le frasi con il pronome personale complemento corretto. 1. Se vuoi parlare con Federico, telefona . . . . subito, perché poi va via. 2. La mamma compie gli anni. Regaliamo . . . un profumo. 3. Se avete deciso di chiedere scusa a Fatima, parlate . . . . ora. 4. Se continuate a dir . . . . un mucchio di bugie, come posso fidarmi di voi? 5. Posso telefonar . . . . verso le sette o dormite ancora? 6. Dicendo . . . . queste cose, lo hai fatto arrabbiare. 04 • Riscrivi le seguenti frasi sostituendo alle parole sottolineate i pronomi personali complemento adatti. 1. Giovanna ha quattro figli e parla sempre dei quattro figli. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2. Ho telefonato a Rosa e ho detto a Rosa che passerò domani a trovarla. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3. Mettiti d’accordo con Mario per andare al cinema con Mario. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4. Alina ha salutato Olga, ma lei non ha risposto a Alina. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5. L’avvocato ha convocato il cliente per spiegare al cliente a che punto è la causa. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 6. Matteo è venuto da me per dire a me che c’era una telefonata urgente. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 7. Angelo è andato a trovare Paola perché voleva parlare a Paola. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 8. Quando vai dal medico, spiega al medico i tuoi sintomi. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Schede n°12-16_264_273:Schede n°12-16_264_273 26-02-2008 12:10 Pagina 267 ctavernari Rettangolo ctavernari Rettangolo ctavernari Casella di testo Questa pagina può essere fotocopiata esclusivamente per uso didattico © Loescher Editore 268L’italiano per studiare Ci e Ne CI E NE SONO DUE PAROLE PARTICOLARI, CHE HANNO VARI USI E VARI SIGNIFICATI. 14 CI Che cos’è? Che cosa significa? Come si usa? • pronome personale diretto noi (oggetto) Roby ci ha visti sull’autobus. Vedi Scheda 12, I pronomi personali complemento diretto. • pronome personale indiretto a noi Ci impresti il tuo dizionario? Vedi Scheda 13, I pronomi personali complemento indiretto. • particella avverbiale di luogo in questo posto, qui, in quel posto, lì, là con il verbo essere: (ci è) = c’è Nello zaino c’è il portapenne. ci sono Nel portapenne ci sono le matite. con altri verbi Come vai a scuola? – Ci (= là) vado a piedi. Vieni al cinema con noi? – Non ci (= là) posso venire perché ho da fare. • particella pronominale a questo, con questo, Sono veramente interessato a questo di questo, su questo lavoro, ci tengo molto. Sei abituato a stare così tanto al sole? Sì, ci sono abituato. Sei riuscito a trovare i biglietti per la partita? Sì, finalmente ci sono riuscito. NE • pronome personale indiretto di lui, di lei, di loro Beppe è molto affezionato ai figli. Ne (= di loro) parla sempre. Rafael viene dall’Ecuador e ne (= dell’Ecuador) ha molta no stalgia. da lui, da lei, da loro Ho fatto questo lavoro ma non ne (= da questo) ho guadagnato niente. Vedi Scheda 13, I pronomi personali complemento indiretto. • pronome partitivo di questo, di questa, Vuoi del gelato? Sì, ne (= di gelato) di questi, di queste vorrei un po’. Guarda che belle rose! Ne raccolgo qualcuna. per indicare una parte Mangi tutta la pasta? No, ne di qualcosa (= di pasta) prendo solo un piatto. Attenzione: Vuoi le arance? – Sì, le voglio. Vuoi le arance? – Sì, ne vorrei tre. (vuol dire che voglio tutte le arance che ci sono qui) Vuoi le arance? – Sì, ne vorrei un chilo. (vuol dire che voglio solo una parte delle arance che ci sono qui) Lo, la, li, le significano tutto. Ne invece significa un po’, ed è necessario specificare la quantità (tre, un chilo…). Schede n°12-16_264_273:Schede n°12-16_264_273 26-02-2008 12:10 Pagina 268 ctavernari Rettangolo ctavernari Rettangolo ctavernari Casella di testo Questa pagina può essere fotocopiata esclusivamente per uso didattico © Loescher Editore 269L’italiano per studiare 14Grammatica 01 • Riscrivi le frasi sostituendo ci alle espressioni in neretto. Attenzione alla posizione di ci nella frase. 1. Porta a noi una birra. Portaci una birra.. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2. Luisa ha telefonato a noi? . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3. Ho la febbre, vado a letto e resto a letto fino a domani. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4. Mario ha regalato a noi una scatola di cioccolatini. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5. La dottoressa oggi è in studio e sarà in studio anche venerdì. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 6. Tutti vanno alla festa, ma io non posso andare alla festa. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 7. Restituisci a noi gli sci. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 02 • Riscrivi le frasi sostituendo ne alle espressioni in neretto. Attenzione alla posizione di ne nella frase. 1. Non mi importa niente di lui. Non me ne importa niente.. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2. Non gli importa niente di studiare. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3. Tanta gente parla male di Manuela. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4. Ho troppe banane. Vuoi un po’ di banane? . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5. A Fausto piace molto il calcio. Parla sempre di calcio. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 03 • Completa le seguenti frasi usando ci o ne. 1. Quando . . . . . . porti le fotografie delle vacanze? 2. Domani vai a Milano in macchina? No, . . . . . . vado in treno. 3. I miei fratelli sono in America e . . . . . . sento molto la mancanza. 4. Avete visto il fidanzato di Valeria? Che cosa . . . . . . dite? 5. Mi mancavano molti colori e allora . . . . . . ho comprato una scatola. 6. Non ho voglia di andare a quel pranzo. E tu . . . . . . vuoi andare? 7. Ti piace questo agnello arrosto? . . . . . . vuoi ancora? 04 • Completa le frasi usando ne e un’espressione di quantità a scelta tra quelle elencate. una fetta • un chilo • una forma grossa • un cucchiaino • un pizzico • una dozzina • dieci litri 1. Vuoi lo zucchero nel caffè? – Sì, . . . . . . metto . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2. Che belle pere! . . . . . . vorrei . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3. Quante uova ti servono? Compra . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4. Che buona questa torta! Posso aver . . . . . . ancora . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . ? 5. Sono quasi senza benzina. Me . . . . . . metta . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 6. Manca il pane. Compra . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 7. Aggiungi un po’ di sale agli spinaci. . . . . . . basta . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Schede n°12-16_264_273:Schede n°12-16_264_273 26-02-2008 12:10 Pagina 269 ctavernari Rettangolo ctavernari Rettangolo ctavernari Casella di testo Questa pagina può essere fotocopiata esclusivamente per uso didattico © Loescher Editore 270L’italiano per studiare I pronomi combinati QUANDO I PRONOMI PERSONALI INDIRETTI MI, TI, GLI, CI, VI SONO USATI INSIEME CON I PRONOMI PERSONALI DIRETTI LO, LA, LI, LE E CON IL PRONOME NE SI TRASFORMANO IN FORME COMBINATE. me lo te lo me la te la mi me li ti te li me le te le me ne te ne ce lo ve lo ce la ve la ci ce li vi ve li ce le ve le ce ne ve ne Dai a me il bicchiere? = Me lo dai? = mi = lo Per la 3a persona singolare maschile (gli) e femminile (le) e per la 3a persona plurale (gli) le forme combinate sono scritte unite, in un’u- nica parola. glielo gliela gli glieli gliele gliene Porto un regalo a Emilio. = Glielo porto. = lo = gli 15 { { { { { Anche questi pronomi combinati (come abbia- mo già visto per i pronomi delle schede 12 e 13) possono stare: • prima del verbo (e staccati dal verbo) se il verbo è all’indicativo, al congiuntivo o al con - dizionale te lo dico se te lo dicessi te lo direi • dopo il verbo (e uniti al verbo) se il verbo è all’infinito, all’imperativo o al gerundio non posso dirtelo diglielo dicendotelo LA FORMA Attenzione: Nei pronomi combinati, le forme deboli mi, ti, ci, vi diventano me, te, ce, ve. Domani ti porto un nuovo CD. Domani te lo porto. L’USO Schede n°12-16_264_273:Schede n°12-16_264_273 26-02-2008 12:10 Pagina 270 ctavernari Rettangolo ctavernari Rettangolo ctavernari Rettangolo ctavernari Casella di testo Questa pagina può essere fotocopiata esclusivamente per uso didattico © Loescher Editore 271L’italiano per studiare 15Grammatica 01 • Completa le risposte usando un pronome combinato. 1. Chi porta le fotocopie al preside? – . . . . . . . . porto io mentre vado in segreteria. 2. Chi restituisce i soldi agli zii? – . . . . . . . . . . . . . . . restituiremo noi domenica. 3. Chi scrive un biglietto di auguri a Marta? – . . . . . . . . . . . . . . . . scrivo io volentieri. 4. Chi prepara la merenda ai bambini? – . . . . . . . . . . . . . . . . prepara mia mamma. 5. Mi impresti il libro di geografia? – Oggi mi serve; . . . . . . . . . . . . . impresterò domani. 6. Ho sete, berrei una bibita. – Andiamo al bar, . . . . . . . . . . . . . offro io. 7. Quando mi regali un videogioco nuovo? – . . . . . . . . . . . . . regalerò per il tuo compleanno. 02 • Riscrivi le seguenti frasi usando un pronome combinato al posto delle parole in neretto. 1. Vuoi conoscere Paola? Presenterò Paola a te stasera. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2. Ho finito il problema. Posso far vedere il problema alla professoressa? . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3. Mio fratello aveva dei francobolli e ha dato a me cinque francobolli. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4. Se non ti piace come si comporta, dì questo a lui. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5. Vittoria mi ha imprestato 5 euro. Devo ricordarmi di restituire 5 euro a lei. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 03 • Riscrivi la seconda parte delle seguenti frasi, in corsivo, usando il pronome combinato adatto. 1. Hai troppe prugne? Portale a noi. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2. Non ti servono quei giornali? Portali a noi. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3. Ho fatto il gelato alla nocciola. Lo farò assaggiare a te. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4. Il direttore ha l’abitudine di cambiare gli orari senza dirlo a noi. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5. Hai detto al macellaio che la carne non era buona? – No, mi sono dimenticato di questo. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 04 • Rispondi alle domande usando un pronome combinato. 1. Hai fatto vedere le foto allo zio Lino? Sì, . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2. Quando ti hanno fatto la multa? . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . oggi. 3. Gli hai preparato tu la cena? Sì, . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4. Gli hai spiegato che qui non c’è lavoro? Sì, . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5. Hai detto a Susanna che non voglio il dolce? Sì, . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Schede n°12-16_264_273:Schede n°12-16_264_273 26-02-2008 12:10 Pagina 271 ctavernari Rettangolo ctavernari Rettangolo ctavernari Casella di testo Questa pagina può essere fotocopiata esclusivamente per uso didattico © Loescher Editore 272L’italiano per studiare I pronomi relativi I PRONOMI RELATIVI SOSTITUISCONO UN NOME, COME TUTTI I PRONOMI, E IN PIÙ METTONO IN RELAZIONE DUE FRASI, UNENDOLE IN UNA FRASE SOLA. Non conosco quel ragazzo. Quel ragazzo lavora nel bar. che Non conosco quel ragazzo che lavora nel bar. La professoressa insegna matematica. La professoressa si chiama Nebiolo. che La professoressa che insegna matematica si chiama Nebiolo. 16 Il pronome relativo più importante è che: è invariabile, cioè non cambia mai: va bene per il maschile e per il femminile, sia al singolare sia al plurale. Maschile singolare Il ragazzo che lavora nel bar è rumeno. Maschile plurale I ragazzi che lavorano nel bar sono rumeni. Femminile singolare La ragazza che lavora nel bar è rumena. Femminile plurale Le ragazze che lavorano nel bar sono rumene. Negli esempi precedenti che è usato come sog- getto. Che può anche essere usato come oggetto. Le scarpe che ho buttato via erano completamente consumate. (il soggetto della frase è ‘io’) Il latte che hai comprato è scaduto. (il soggetto della frase è ‘tu’) In tutti i casi che può essere sostituito da quale; però, mentre che è invariabile, quale ha quattro forme (maschile, femminile, singolare, plurale). il quale la quale i quali le quali Quando il pronome relativo è preceduto da una preposizione (vedi Scheda 37), possiamo usare: • cui (invariabile) • quale (quattro forme: il quale, la quale, i quali, le quali) Questa è la casa in cui (= nella quale) vivo da sempre. Questo è l’amico di cui (= del quale) ti ho parlato tanto. Le frasi che incominciano con un pronome rela- tivo si chiamano frasi o proposizioni relative. Schede n°12-16_264_273:Schede n°12-16_264_273 26-02-2008 12:10 Pagina 272 ctavernari Rettangolo ctavernari Rettangolo ctavernari Casella di testo Questa pagina può essere fotocopiata esclusivamente per uso didattico © Loescher Editore 273L’italiano per studiare 16Grammatica 01 • Sottolinea in rosso i pronomi relativi che trovi nelle seguenti frasi e in blu le parole a cui si riferiscono. 1. Il centralino mi ha dato un numero di interno che probabilmente era sbagliato. 2. La legge che è stata proposta da alcuni partiti sarà approvata. 3. Ti piace la canzone che ha vinto il festival? 4. Aureliano, che è sempre stato benissimo, da qualche mese si ammala continuamente. 5. Matteo gioca con l’acqua in una vasca che suo papà ha messo sul terrazzo. 6. Non so se la signora che ho visto in segreteria sarà la nostra nuova preside. 02 • Costruisci delle frasi relative, unendo con un pronome relativo le seguenti coppie di frasi. 1. Ho venduto il motorino. Il motorino era vecchio. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2. Ho messo le calze nel cassetto. Il cassetto è già pieno. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3. Luisa è andata da un’amica. L’amica è ucraina. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4. Ho telefonato a una zia. La zia abita nel Veneto. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5. Ho consultato un sito Internet. Il sito è poco interessante. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 6. Non trovo più i documenti. I documenti erano sul tavolo. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 03 • Completa le seguenti frasi, usando il pronome cui più la preposizione necessaria. 1. La casa . . . . . . . . . . . . . abito ora è molto più grande di quella di prima. 2. Le cugine . . . . . . . . . . . . . ti ho parlato arriveranno in Italia il prossimo mese. 3. La città . . . . . . . . . . . . . vengo si trova nell’interno dell’Ecuador. 4. La persona . . . . . . . . . . . . . scrivo mi è molto cara. 5. Il computer . . . . . . . . . . . . scrivo è nuovissimo. 6. I motivi . . . . . . . . . . . . mi arrabbio con Carlo sono sempre gli stessi. 04 • Inserisci nelle frasi seguenti il pronome relativo adatto. 1. La pizza . . . . . . . . . . . . . fanno qui è la migliore della città. 2. Ti spiego il motivo per . . . . . . . . . . . . . sono qui. 3. Franco è il ragazzo con . . . . . . . . . . . . . esce mia sorella. 4. Ho già speso tutti i soldi . . . . . . . . . . . . . mi ha dato mio padre. 5. La sedia su . . . . . . . . . . . . sei seduto sta per rompersi. 6. Mi è piaciuto molto il libro . . . . . . . . . . . . mi hai portato. 7. Il compito in classe . . . . . . . . . . . . abbiamo fatto ieri era difficile. 8. Il motorino . . . . . . . . . . . . ha investito Laura andava troppo veloce. Schede n°12-16_264_273:Schede n°12-16_264_273 26-02-2008 12:10 Pagina 273 ctavernari Rettangolo ctavernari Rettangolo ctavernari Casella di testo Questa pagina può essere fotocopiata esclusivamente per uso didattico © Loescher Editore 274L’italiano per studiare Gli aggettivi e i pronomi possessivi I POSSESSIVI SERVONO PER INDICARE A CHI APPARTIENE UNA PERSONA O UNA COSA. LA FORMA Persona Singolare Plurale maschile femminile maschile femminile 1a sing. (io) mio mia miei mie 2a sing. (tu) tuo tua tuoi tue 3a sing. (lui/lei) suo sua suoi sue 1a pl. (noi) nostro nostra nostri nostre 2a pl. (voi) vostro vostra vostri vostre 3a pl. (loro) loro loro loro loro 17 I possessivi possono essere: • aggettivi possessivi, quando accompagnano il nome il mio orologio, la tua bicicletta, il suo ufficio, la nostra scuola, la vostra insegnante, il loro alloggio • pronomi possessivi, quando il nome non c’è, perché il pronome sta al posto del nome Quest’ombrello è di Nerina; il mio invece è blu. (il mio significa il mio ombrello) Uso dell’articolo davanti ai possessivi Davanti ai… Sì / No Esempi pronomi possessivi si mette sempre Che macchina prendiamo? La mia? aggettivi possessivi • con i nomi non di famiglia si mette sempre Il suo lavoro, la nostra amicizia, i miei capelli, le tue idee • con i nomi di famiglia non si mette con un mia sorella, tua cugina, suo zio, nome singolare nostra madre, vostra cognata si mette con un nome le mie sorelle, le tue cugine, plurale i suoi zii, le nostre zie si mette sempre con loro il loro zio, la loro mamma, i loro nonni, le loro sorelle si mette con un nome il mio fratellino, la sua cuginetta alterato (anche se sing.) si mette con un nome il mio caro papà, i miei zii modificato: da un aggettivo di Verona o da una specificazione Nella frase La tua camicia è celeste tua indica che tu sei il proprietario della camicia, che la camicia appartiene a te. Schede n°17-21_274_285:Schede n°17-21_274_285 26-02-2008 12:08 Pagina 274 ctavernari Rettangolo ctavernari Rettangolo ctavernari Casella di testo Questa pagina può essere fotocopiata esclusivamente per uso didattico © Loescher Editore 02 • Completa le seguenti frasi, inserendo l’aggettivo o il pronome possessivo corretti. Poi scrivi accanto a ogni frase se i possessivi sono aggettivi (A) oppure pronomi (P). mia (A)1. Per favore, dammi la . . . . . . . . borsa. 2. Nella . . . . . . . . famiglia siamo tutti bruni. 3. La . . . . . . . . insegnante di scienze è abbastanza brava. La . . . . . . . . invece mi sembra più severa. 4. . . . . . . . . nonno è nato in Egitto. 5. I genitori di Ester mi hanno invitato nella . . . . . . . . casa al mare. 03 • Riscrivi le frasi correggendo gli errori. 1. La sua sorella si chiama Kristin. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2. Suoi fratelli non sono ancora arrivati. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3. Mio cuginetto fa sempre i capricci. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4. Suo vestito è tutto macchiato. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5. Mamma, hai visto mie scarpe nuove? . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 04 • Completa le seguenti frasi, inserendo l’aggettivo o il pronome possessivo corretti. Inserisci anche l’articolo quando è necessario. 1. Marco, . . . . . . . . figlio si chiama Matteo? 2. Luisa, . . . . . . . . figli si chiamano Matteo e Anna? 3. Carlo, . . . . . . . . vocabolario di inglese è più completo del . . . . . . . . 4. Vuoi vedere . . . . . . . . casa? 5. Ho comprato un gelato anche per . . . . . . . . fratello. 05 • Sostituisci le espressioni in corsivo con l’aggettivo possessivo corrispondente. 1. La macchina che abbiamo noi. = la nostra macchina. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2. La segretaria che lavora per te. = . . . . . . . . . . . . . 3. Il sogno che ho sempre avuto. = . . . . . . . . . . . . . . . 4. La dieta che stai facendo. = . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5. Le pantofole che uso in casa. = . . . . . . . . . . . . . . . 6. I giocattoli con cui gioca Sara. = . . . . . . . . . . . . . . 7. Il gatto che abbiamo noi. = . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 8. I vestiti che Luisa mette. = . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 9. I discorsi che fate. = . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 275L’italiano per studiare 17Grammatica 01 • Completa la tabella. Singolare Plurale maschile femminile maschile femminile 1. il mio gatto la mia gatta i miei gatti le mie gatte 2. il tuo amico . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . la sua compagna . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . le nostre insegnanti 5. vostro figlio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 6. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . i loro colleghi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Schede n°17-21_274_285:Schede n°17-21_274_285 26-02-2008 12:08 Pagina 275 ctavernari Rettangolo ctavernari Rettangolo ctavernari Casella di testo Questa pagina può essere fotocopiata esclusivamente per uso didattico © Loescher Editore 276L’italiano per studiare Gli aggettivi e i pronomi dimostrativi I DIMOSTRATIVI SERVONO A MOSTRARE, A INDICARE LA POSIZIONE IN CUI SI TROVA QUALCOSA RISPETTO A CHI PARLA. Questo indica una persona o una cosa vicina (= qui, vicino a me): • vicina nello spazio: Questo libro è pieno di disegni. • vicina nel tempo: Questa settimana fa caldo. Quello indica una persona o una cosa lontana (= là, lontano da me): • lontana nello spazio: Quella casa sulla collina è del sindaco. • lontana nel tempo: Quell’anno siamo andati in vacanza in Portogallo. Nei casi visti finora i dimostrativi sono aggettivi dimostrativi, perché accompagnano un nome. questo libro, questa settimana, quella casa, quell’anno I dimostrativi possono anche essere pronomi dimostrativi quando stanno al posto del nome, lo sostituiscono per non ripeterlo. Nella frase: Questa penna non scrive, dammi per favore quella penna. per non ripetere penna la seconda volta, diciamo: Questa penna non scrive, dammi per favore quella. Quella, in questo caso, è un pronome dimostrativo. 18 Questo e quello concordano con il nome a cui si riferiscono, e cioè possono essere maschili, fem- minili, singolari, plurali. LA FORMA Aggettivi dimostrativi singolare plurale maschile femminile maschile femminile questo questa questi queste quel quella quei quelle quello quegli quell’ quell’ quegli quelle Pronomi dimostrativi maschile femminile maschile femminile questo questa questi queste quello quella quelli quelle Attenzione: Esistono varie forme di quello (maschile) a seconda di come inizia la parola che segue, come per l’articolo il: • se inizia per consonante normale, la forma è quella dell’articolo il (il bambino, quel bambino; i bambini, quei bambini); • se inizia per z, s + consonante, ps, pn, la forma è quella dell’articolo lo (lo studente, quello studente; gli studenti, quegli studenti); • se inizia per vocale, la forma è quella dell’articolo l’ (l’uomo, quell’uomo; gli uomini, quegli uomini). Esistono altri due aggettivi e pronomi dimostrativi (chiamati anche identificativi), stesso e mede- simo, che indicano somiglianza o identità Faccio sempre lo stesso lavoro. Questa maglia ha il medesimo colore dei pantaloni. oppure significano persino, anche, in persona. Gli amici stessi non credevano a quello che Luigi raccontava. Stesso e medesimo sono sempre preceduti dall’articolo. Schede n°17-21_274_285:Schede n°17-21_274_285 26-02-2008 12:08 Pagina 276 ctavernari Rettangolo ctavernari Rettangolo ctavernari Rettangolo ctavernari Casella di testo Questa pagina può essere fotocopiata esclusivamente per uso didattico © Loescher Editore 277L’italiano per studiare 18Grammatica 01 • Completa la tabella. Singolare Plurale maschile femminile maschile femminile 1. questo compagno questa compagna questi compagni queste compagne 2. questo amico . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . questa operaia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4. quel professore . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . quella insegnante . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 6. quell’uomo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 7. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . quei ragazzi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 8. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . quelle studentesse 02 • Completa le seguenti frasi usando la forma corretta dell’aggettivo dimostrativo quello. 1. Ti ricordi il nome di . . . . . . . . albergo dove abbiano dormito a Roma? 2. Non trovo più . . . . . . . . bolletta della luce da pagare. 3. . . . . . . . . cameriere ha le unghie sporche. 4. L’avvocato Ardusso lavora in . . . . . . . . palazzo bianco e grigio. 5. . . . . . . . . ragazzi credono di essere in gamba, ma sono solo dei pasticcioni. 6. . . . . . . . . ananas è maturo? 03 • Completa le seguenti frasi usando la forma corretta dell’aggettivo o del pronome dimostrativo, sce- gliendo tra questo e quello. 1. Questo vestito è . . . . . . . . che hai messo al matrimonio di Clara? 2.Questo colore non va bene. Proviamo . . . . . . . . . 3. Mia madre è uscita dall’ospedale e . . . . . . . . è . . . . . . . . che conta. 4. I cugini di Sandro non verranno al matrimonio e . . . . . . . . mi dispiace molto. 5. Se comprerò delle scarpe nuove, butterò via . . . . . . . . vecchie. 6. Ti regalo una mia fotografia. Quale vuoi? – Prendo . . . . . . . . . 04 • Completa le frasi con l’aggettivo o il pronome identificativo corretti. 1. Da quando è morta sua moglie, Gino non è più . . . . . . . . . . . . . . . . . 2. Al cinema Lux danno sempre . . . . . . . . . . . film. 3. Che noia! Sempre . . . . . . . . . . . . . . . . discorsi! 4. Luisa si mette . . . . . . . . . . . . . . . . vestito tutti i giorni. 5. Fa’ quello che vuoi, per me è . . . . . . . . . . . . . . cosa. 6. I medici . . . . . . . . . . . . . . . . si sono stupiti di una guarigione così rapida. 7. Le sorelle Gigliotti vanno nello . . . . . . . . . . . . albergo da dieci anni. 8. Purtroppo la salute non è più . . . . . . . . . . . . . . di quando ero giovane. Schede n°17-21_274_285:Schede n°17-21_274_285 26-02-2008 12:08 Pagina 277 ctavernari Rettangolo ctavernari Rettangolo ctavernari Casella di testo Questa pagina può essere fotocopiata esclusivamente per uso didattico © Loescher Editore 278L’italiano per studiare Prima parteGli aggettivi e i pronomi indefiniti GLI INDEFINITI INDICANO IN MODO GENERICO, NON DEFINITO, NON PRECISO LA QUALITÀ O L’INDENTITÀ DI CIÒ A CUI SI RIFERISCONO. Ho molti amici. Molti è un aggettivo (perché accompagna il no - me amici) indefinito perché non indica con pre- cisione il numero degli amici che ho: cinque? die - ci? venti? Anch’io ne ho tanti. Tanti è un pronome (perché sottintende il nome amici che non viene detto) indefinito perché non indica con precisione quanti: cinque? dieci? venti? Gli aggettivi e i pronomi indefiniti sono varia- bili, cioè cambiano al maschile, femminile, sin- golare e plurale, a seconda del nome che ac - com pagnano (se sono aggettivi) o del nome a cui si riferiscono (se sono pronomi). Vediamo prima di tutto gli indefiniti che indi- cano quantità non determinata. 19 La forma L’uso singolare plurale come aggettivo come pronome maschile femminile maschile femminile poco poca pochi poche Mangio poca carne. Ne mangio poca. diverso diversa diversi diverse Ho visto diverse Ci sono dei bar? Sì, persone ce ne sono diversi. parecchio parecchia parecchi parecchie C’era parecchia gente. Erano parecchi. tanto tanta tanti tante Oggi c’è tanto sole. Mi vuoi bene? Sì, tanto. altrettanto altrettanta altrettanti altrettante Ti auguro altrettanta Io ho molti libri e tu fortuna. ne hai altrettanti. molto molta molti molte Tu hai molti vestiti. Anche io ne ho molti. troppo troppa troppi troppe Ci sono troppi errori. Siete troppi! tutto tutta tutti tutte Tutti i miei amici Sono venuti tutti. sono simpatici. Attenzione: • Diverso è: un aggettivo indefinito se si trova prima del nome Ho diversi libri di storia dell’arte. (= parecchi libri) un aggettivo qualificativo se si trova dopo il nome Cerco dei libri diversi da quelli che ho già. (= libri differenti) • Poco, tanto e molto usati sia come aggettivi sia come pronomi indefiniti possono avere il comparativo e il superlativo: - poco comparativo: meno superlativo: pochissimo - tanto comparativo: più superlativo: tantissimo - molto comparativo: più superlativo: moltissimo Schede n°17-21_274_285:Schede n°17-21_274_285 26-02-2008 12:08 Pagina 278 ctavernari Rettangolo ctavernari Rettangolo ctavernari Casella di testo Questa pagina può essere fotocopiata esclusivamente per uso didattico © Loescher Editore 279L’italiano per studiare 19Grammatica 01 • Completa le frasi usando gli aggettivi indefiniti elencati. alcuni • troppo • altrettanta • parecchi • pochi • tutta • tutto 1. Per fare un caffè bastano . . . . . . . . . . . . . . . . . . minuti. 2. Mio cugino lavora nell’informatica e guadagna . . . . . . . . . . . . . . . . . . soldi. 3. In questo periodo mi va . . . . . . . . . . . . . . . male. 4. Non posso pulire . . . . . . . . . . . . . . . . . . la casa in dieci minuti. 5. Qui c’è . . . . . . . . . . . . . . . rumore, andiamo via. 6. Abbiamo molta fame e voi ne avete . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 02 • Scrivi se nelle seguenti frasi l’indefinito è usato come aggettivo (A) o come pronome (P). 1. Hai dimenticato qualcosa per il viaggio? No, ho preso tutto. . . . . . . 2. Pagate molti soldi di affitto? Sì, 600 euro. . . . . . . 3. Tutti i miei cugini ormai lavorano, perché sono grandi. . . . . . . 4. Oggi ho parecchio da fare, non venite a disturbarmi. . . . . . . 5. Ci sono parecchie cose di cui vorrei discutere con te. . . . . . . 6. C’è tantissimo da studiare. . . . . . . 7. Abbiamo preso tantissimo sole. . . . . . . 03 • Scrivi una frase per ognuno dei seguenti aggettivi indefiniti. 1. molte . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2. troppi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3. alcuni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4. diverse . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5. parecchie . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 6. tanti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 7. moltissime . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 04 • Per ognuna delle seguenti domande inventa una risposta adatta che contenga un aggettivo o un pronome indefinito di quantità. 1. C’è ancora dello zucchero? . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2. Quante ragazze partecipano alla gara? . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3. Ci sono monumenti in Sicilia? . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4. Hai dei pennarelli rossi? . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5. Quante ore hai dormito stanotte? . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 05 • In ogni frase sostituisci all’aggettivo diverso una delle espressioni dell’elenco (a seconda che diverso sia un aggettivo qualificativo o indefinito). parecchie • differente • di un altro genere • che non coincidono per niente • molti 1. Mi dispiace, abbiamo idee troppo diverse. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2. Ho diverse idee su come ristrutturare questa casa. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3. Alla festa di Carnevale ogni bambino aveva una maschera diversa. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4. Questo film non mi è piaciuto. Pensavo che fosse diverso. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5. Ho aspettato diversi giorni, poi gli ho telefonato. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Schede n°17-21_274_285:Schede n°17-21_274_285 26-02-2008 12:08 Pagina 279 ctavernari Rettangolo ctavernari Rettangolo ctavernari Casella di testo Questa pagina può essere fotocopiata esclusivamente per uso didattico © Loescher Editore 280L’italiano per studiare I seguenti indefiniti sono usati solo come pronomi: qualcosa, niente, nulla. Seconda parteGli aggettivi e i pronomi indefiniti 19 Parliamo ora degli indefiniti che indicano qualità o identità non determinata. La forma L’uso singolare plurale come aggettivo come pronome maschile femminile maschile femminile nessuno nessuna non esiste il plurale Non ho nessuno zio. Non c’era nessuno. alcuno alcuna alcuni alcune Alcuni libri sono Alcuni erano noiosi. assenti. ciascuno ciascuna non esiste il plurale Ciascuna allieva vada Ciascuno è libero di in direzione. decidere. certo certa certi certe In certi casi mi Certi non pagano arrabbio. le tasse. tale tale tali tali Fa un tale freddo! È venuto un tale. altro altra altri altre Non c’erano altri fiori? Sì, ce n’erano altri. Attenzione: • Nessuno e alcuno, quando sono aggettivi, diventano nessun e alcun davanti a parola che inizia con vocale o con consonante diversa da z, s + consonante, ps, gn. Nessun amico, nessun libro però: nessuno studente • Alcuno: al singolare si usa nelle frasi negative e significa nessuno Non si sentiva alcun rumore. (= non si sentiva nessun rumore). al plurale significa qualche, dei C’erano alcuni ragazzi che giocavano. (= C’era qualche ragazzo che giocava – C’erano dei ragazzi che giocavano) I seguenti indefiniti sono solo singolari e hanno una forma diversa se sono aggettivi o se sono pronomi. Come aggettivo Come pronome La forma L’uso La forma L’uso maschile e femminile maschile femminile ogni Ogni giorno ognuno ognuna Ognuno pensa a sé. studio un po’. qualche Vorrei qualche qualcuno qualcuna È venuto qualcuno? banana. qualsiasi Leggo qualunque chicchessia Possiamo chiedere a giornale. chicchessia. qualunque Puoi venire a chiunque Chiunque potrebbe qualsiasi ora. entrare. Schede n°17-21_274_285:Schede n°17-21_274_285 26-02-2008 12:08 Pagina 280 ctavernari Rettangolo ctavernari Rettangolo ctavernari Casella di testo Questa pagina può essere fotocopiata esclusivamente per uso didattico © Loescher Editore 281L’italiano per studiare 19Grammatica 01 • Gli aggettivi indefiniti qualche e alcuni/alcune significano la stessa cosa; però: - qualche è inavariabile e vuole il nome sempre al singolare; - alcuni/alcune è variabile e vuole il nome al plurale. Completa la tabella. 1. qualche quaderno alcuni quaderni 2. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . giorno . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . ragazza . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pagina . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . cane . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 02 • Gli aggettivi indefiniti nessuno e ciascuno possono essere solo singolari e cambiano davanti al nome con le stesse regole dell’articolo indeterminativo: un, uno, una, un’. Indica (✓) la forma corretta. 1. a. Non ho nessuno amico. b. Non ho nessun amico. c. Non ho nessuni amico. 2. a. Non ho nessune amiche. b. Non ho nessun amica. c. Non ho nessun’amica. 3. a. Igor in Italia non ha nessun zio. b. Igor in Italia non ha nessuno zio. 4. a. Igor in Italia non ha nessune sorelle. b. Igor in Italia non ha nessuna sorella. 03 • Gli indefiniti nessuno, niente, nulla quando si trovano dopo il verbo vogliono anche il non prima del verbo. Correggi le seguenti frasi, se sono sbagliate. 1. Carlo aveva nessuna scusa per non venire. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2. Niente gli fa paura. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3. Ho visto nessuno, la strada era deserta. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4. C’è nessuno? . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5. Jason ha due sorelle ma ha nessun fratello. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 6. Digli niente, tanto non capisce. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 04 • Completa le frasi inserendo gli aggettivi o i pronomi indefiniti adatti, scegliendoli tra quelli elencati. qualcosa • troppo • molti • alcune • qualsiasi • qualcuno • poca • ogni 1. In questa scuola ci sono . . . . . . . . . . . . . . . . . . allievi stranieri. 2. Suo figlio mangia . . . . . . . . . . . . . . . . . . frutta e verdura e così gli mancano . . . . . . . . . . . . . . . . vitamine. 3. . . . . . . . . . . . . . . . . . . ha visto i fratelli Chang? 4. Sergio è sempre in ritardo perché ha . . . . . . . . . . . . . . . . . . da fare. 5. In questa frase c’è . . . . . . . . . . . . . . . . . . che non va. 6. Fa’ più attenzione: in . . . . . . . . . . . . . . . . . . esercizio ci sono almeno dieci errori! 7. Vieni pure a trovarmi in un giorno . . . . . . . . . . . . . . . . . . : sono sempre a casa. Schede n°17-21_274_285:Schede n°17-21_274_285 26-02-2008 12:08 Pagina 281 ctavernari Rettangolo ctavernari Rettangolo ctavernari Casella di testo Questa pagina può essere fotocopiata esclusivamente per uso didattico © Loescher Editore 282L’italiano per studiare Gli aggettivi e i pronomi interrogativi GLI INTERROGATIVI SERVONO PER INTRODURRE UNA DOMANDA. Anche gli interrogativi possono essere agget- tivi (se accompagnano un nome) o pronomi (se sostituiscono o sottintendono un nome). Gli aggettivi interrogativi sono: • che e quale: per chiedere la qualità o l’iden- tità del nome a cui si riferiscono Che numero di telefono hai? = Quale numero di telefono hai? In che città sei nato? = In quale città sei nato? Che programmi hai per domani? = Quali programmi hai per domani? Di che ragazze parli? = Di quali ragazze parli? • quanto: per chiedere la quantità del nome a cui si riferiscono Da quanto tempo sei in Italia? Quanta acqua devo mettere nella pentola? Quanti compagni hai? Quante valigie stanno in macchina? Quanto concorda con il nome a cui si riferisce, sia nel numero sia nel genere. I pronomi interrogativi sono: • chi: per fare una domanda riguardante una persona Chi sei? Chi di voi parla bene il cinese? • che cosa: per fare una domanda riguardante una cosa Che cosa vuoi? Attenzione: Chi è invariabile (cioè è sempre uguale al maschile, fem- minile, singolare o plurale) e vuole il verbo alla 3a persona singolare. 20 Attenzione: Anche gli aggettivi interrogativi che, quale, quanto possono essere pronomi quando sostituiscono un nome. Ci sono due dolci in frigo. Quale (dolce) vuoi? In cortile ci sono molti ragazzi. Quale (ragazzo) è tuo fratello? È facile accorgersi che gli aggettivi e i pronomi interrogativi introducono quindi una domanda, cioè una frase interroga- tiva diretta, con il punto interrogativo: Chi è? Che cosa fa? Quanto guadagna? Gli interrogativi possono però introdurre anche frasi che non hanno il punto interrogativo, ma che contengono un ele- mento di dubbio, di domanda. Queste frasi si chiamano interrogative indirette. Non so chi è. Vorrei sapere che cosa fa. Chissà quanto guadagna. Schede n°17-21_274_285:Schede n°17-21_274_285 26-02-2008 12:08 Pagina 282 ctavernari Rettangolo ctavernari Rettangolo ctavernari Casella di testo Questa pagina può essere fotocopiata esclusivamente per uso didattico © Loescher Editore 283L’italiano per studiare 20Grammatica 01 • Completa le seguenti frasi con gli aggettivi interrogativi corretti (più risposte sono possibili). 1. . . . . . . . . . . . . . . latte bevi al mattino? 2. . . . . . . . . . . . . . . frutta preferisci? 3. . . . . . . . . . . . . . . colore ti piace di più? 4. . . . . . . . . . . . . . . ragazzi vanno alla gita? 5. In . . . . . . . . . . . . . . via abiti? 6. A . . . . . . . . . . . . . . piano abiti? 7. . . . . . . . . . . . . . . progetti hai per le vacanze? 8. In . . . . . . . . . . . . . . giorni riceve il medico? 02 • Completa le seguenti frasi con i pronomi interrogativi corretti (più risposte sono possibili). 1. . . . . . . . . . . . . . . è successo? 2. Di . . . . . . . . . . . . . . stai parlando? 3. . . . . . . . . . . . . . . conosci a questa festa? 4. Non so . . . . . . . . . . . . . . ha pagato e . . . . . . . . . . . . . . no. 5. Dimmi . . . . . . . . . . . . . . vuoi per pranzo. 6. Non c’è più aranciata. . . . . . . . . . . . . . . l’ha bevuta? 7. Il prosciutto è finito. . . . . . . . . . . . . . . ne devo comprare? 8. . . . . . . . . . . . . . . ha detto che oggi avrebbe fatto caldo? 03 • Trasforma le seguenti frasi in domande. 1. Dimmi che cosa vuoi. Che cosa vuoi? . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2. Non riesco a capire che cosa stai facendo. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3. Vorrei sapere quanto costano questi pantaloni. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4. Dimmi che ore sono. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5. Ti ho chiesto a chi stavi telefonando. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 6. Chissà quanti amici ha Beppe. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 7. Fammi sapere a che ora arrivi. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 8. Non so quante uova devo mettere nella crema. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 04 • Inventa una domanda adatta a ciascuna delle seguenti risposte, usando aggettivi o pronomi interrogativi. 1. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Piove e fa freddo. 2. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Spaghetti al pomodoro. 3. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Due euro al chilo. 4. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Credo che verrà alle nove. 5. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Mi piacerebbe fare la parrucchiera. 6. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Quella rosa a righe blu. 7. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Le otto meno venti. Schede n°17-21_274_285:Schede n°17-21_274_285 26-02-2008 12:08 Pagina 283 ctavernari Rettangolo ctavernari Rettangolo ctavernari Casella di testo Questa pagina può essere fotocopiata esclusivamente per uso didattico © Loescher Editore 284L’italiano per studiare I numerali I NUMERALI SERVONO PER INDICARE IN MODO PRECISO LA QUANTITÀ DI QUALCOSA O L’ORDINE IN CUI QUALCOSA SI TROVA ALL’INTERNO DI UNA SERIE. Se i numerali indicano una quantità precisa si chiamano numerali cardinali e corrispondono ai numeri che usiamo in matematica: tre amici, venti persone, cento euro, duemila abitanti… Se i numerali indicano l’ordine in una serie si chiamano numerali ordinali e si usano come aggettivi, per cui concordano in genere e numero con il nome e cui si riferiscono: prima fila, secondo posto, le classi quarte… 21 Cardinali Ordinali Cardinali Ordinali 1 – uno primo 16 – sedici sedicesimo 2 – due secondo 17 – diciassette diciassettesimo 3 – tre terzo 18 – diciotto diciottesimo 4 – quattro quarto 19 – diciannove diciannovesimo 5 – cinque quinto 20 – venti ventesimo 6 – sei sesto 30 – trenta trentesimo 7 – sette settimo 40 – quaranta quarantesimo 8 – otto ottavo 50 – cinquanta cinquantesimo 9 – nove nono 60 – sessanta sessantesimo 10 – dieci decimo 70 – settanta settantesimo 11 – undici undicesimo 80 – ottanta ottantesimo 12 – dodici dodicesimo 90 – novanta novantesimo 13 – tredici tredicesimo 100 – cento centesimo 14 – quattordici quattordicesimo 1 000 – mille millesimo 15 – quindici quindicesimo10 000 – diecimila diecimillesimo Uno si usa come l’articolo indeterminativo un, uno, una, un’: un operaio, uno stecchino, una vite, un’amica Milione e miliardo sono nomi maschili e quindi possono avere singolare e plurale; se dopo c’è un nome bisogna inserire anche la preposizione di: un milione, cinque miliardi, due milioni di abitanti Gli aggettivi numerali possono essere o non essere preceduti dall’articolo, ma il significato della frase cambia: Due figli di Vincenzo lavorano con lui. (significa che Vincenzo ha anche altri figli, che fanno un altro lavoro) I due figli di Vincenzo lavorano con lui. (significa che Vincenzo ha solo due figli e tutti e due lavorano con lui) Ci sono poi: • i numerali frazionari: si usano in matemati- ca, ma anche nel linguaggio di tutti i giorni per indicare parti di un totale. In matematica si scrivono in cifre, nella lin- gua comune in lettere: 2/3, 4/5, 1/7 due terzi, quattro quinti, un settimo • i numerali collettivi: si usano per indicare una quantità numerica considerata come un insie- me e sono nomi (quindi vogliono l’articolo). In riferimento al numero due si usano: cop- pia, paio, biennio…. (più entrambi che signifi- ca tutti e due). In riferimento al numero tre si usano: tri- mestre, triennio, terzetto… In riferimento al numero dieci si usano: decennio, decina, decade… In riferimento al numero dodici si usa: doz- zina. • i numerali distributivi: si usano per indicare più persone o cose ordinate nello spazio e nel tempo: a uno a uno, uno per volta, uno alla volta, uno per ciascuno… Schede n°17-21_274_285:Schede n°17-21_274_285 26-02-2008 12:08 Pagina 284 ctavernari Rettangolo ctavernari Rettangolo ctavernari Casella di testo Questa pagina può essere fotocopiata esclusivamente per uso didattico © Loescher Editore 285L’italiano per studiare 21Grammatica 01 • Trascrivi in cifre i seguenti numeri cardinali scritti in lettere. 10001. mille . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2. centocinquantadue . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3. ventinove . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4. diciottomila . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5. sessantuno . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 6. quattromiladuecentoquarantasette . . . . . . . . 7. trecentonovantacinque . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 8. quattromilioni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 02 • Trascrivi in lettere i seguenti numeri cardinali scritti in cifre. ventiduea. 22 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . b. 1 045 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . c. 783 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . d. 1 890 000 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . e. 267 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . f. 1951 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . g. 2000 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . h. 88 600 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 03 • Completa le seguenti frasi con un numerale cardinale o ordinale adatto. 1. Io abito al . . . . . . . . . . . . . piano 2. Un litro di latte costa . . . . . . . . . . . . . euro. 3. Prenderemo il treno delle . . . . . . . . . . . . . 4. Oggi è il . . . . . . . . . . . . . di febbraio. 5. 20 è un . . . . . . . . . . . . . di 60. 6. Il . . . . . . . . . . . . . classificato di una gara prende la medaglia d’oro. 04 • Che cosa significano i seguenti modi di dire con i numeri? Indica (✓) la risposta esatta. 1. decidere in quattro e quattr’otto a. decidere senza fare attenzione; b. decidere in fretta; c. decidere con precisione. 2. mangiare due spaghetti a. digiunare; b. mangiare due piatti di pasta; c. mangiare un po’ di pasta. 3. fare quattro passi a. camminare adagio; b. contare i passi prima del salto in alto; c. fare una breve passeggiata. 4. essere al settimo cielo a. essere felici; b. abitare all’ultimo piano; c. guardare le nuvole. 5. parlare a quattr’occhi a. mettersi gli occhiali; b. parlare in due, da soli; c. parlare in quattro tra amici. 6. mangiare un boccone a. mangiare poco e in fretta; b. mangiare una cosa dolce; c. mangiare senza masticare. Schede n°17-21_274_285:Schede n°17-21_274_285 26-02-2008 12:08 Pagina 285 ctavernari Rettangolo ctavernari Rettangolo ctavernari Casella di testo Questa pagina può essere fotocopiata esclusivamente per uso didattico © Loescher Editore • Ogni modo comprende molti tempi. Ad esempio, nella forma verbale scriviamo c’è: • la radice scriv- del verbo scrivere; • la desinenza -iamo che indica: la prima persona plurale; il modo indicativo; il tempo presente. La desinenza di un verbo fa capire: 1. la persona che compie l’azione • 1a persona: io, noi • 2a persona: tu, voi • 3a persona: lui, lei, loro 2. il numero delle persone • singolare: io, tu, lui, lei • plurale: noi, voi, loro 3. il tempo in cui accade l’azione • presente; • passato; • futuro. 4. il modo in cui l’azione viene presentata: • nel suo significato generale, come sul dizionario infinito lavorare • in modo reale indicativo lavoriamo • in modo possibile, dubitativo o come una opinione personale congiuntivo se lavorassi • in modo eventuale, basato su una condizione condizionale lavorerei, se... • come un ordine imperativo lavora! I verbi italiani si dividono in tre gruppi, che si chiamano coniugazioni. • La prima coniugazione comprende i verbi che hanno la desinenza -are: parlare, mangiare, pensare… • La seconda coniugazione comprende i verbi che hanno la desinenza -ere: scrivere, leggere, chiedere… • La terza coniugazione comprende i verbi che hanno la desinenza -ire: sentire, partire, dormire… 286L’italiano per studiare Il verbo IL VERBO È L’ELEMENTO DELLA FRASE INDISPENSABILE PER COMUNICARE. SI RIFERISCE AL SOGGETTO, CIOÈ A CHI FA O SUBISCE L’AZIONE. 22 • la parte iniziale, che è invariabile, cioè non cam bia: si chiama radice ed esprime il signi- ficato di base del verbo • la parte finale, che è variabile, cioè cambia: si chiama desinenza e comunica molte infor- mazioni, come vedremo Il verbo dà molte informazioni sul soggetto. Ci dice ad esempio: • che cosa fa Andrea gioca. • com’è Andrea è simpatico. • se compie o subisce l’azione Andrea chiama, Andrea è stato chiamato. LA FORMA Il verbo è formato da due parti: LAVOR IAMO RITORN ERÒ radice desinenza radice desinenza Schede n°22-26_286_295:Schede n°22-26_286_295 26-02-2008 12:05 Pagina 286 ctavernari Rettangolo ctavernari Rettangolo ctavernari Casella di testo Questa pagina può essere fotocopiata esclusivamente per uso didattico © Loescher Editore 01 • Completa la tabella, inserendo le forme verbali elencate sotto. studiano • lavora • conosce • gridano • camminate • ridiamo • mangia • laviamo • vincete • giocate • parli Voce verbale Radice Desinenza Persona Numero andiamo and- -iamo 1a singolare 287L’italiano per studiare 22Grammatica 02 • Ci sono parole che finiscono in -are, -ere, -ire ma non sono verbi. Prova a cercarle e cerchiale. 1. andare - saltare - singolare - cercare - pagare 2. spendere - convincere - salumiere - sapere ridere 3. finire - blandire - costruire - lire - bollire 03 • Scrivi accanto a ogni verbo il suo contrario. 1. arrivare . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2. incominciare . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3. continuare . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4. risparmiare . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5. salire . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 6. vivere . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 7. ricordare . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 8. pulire . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 9. aprire . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 10.entrare . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 04 • Sottolinea tutte le forme verbali presenti in questo brano. Siamo andati a raccogliere le mele. Ogni anno torniamo dalla stessa contadina, che ce le vende per poco purché le raccogliamo. C’era un po’ di sole, ma l’aria era fredda, già autunnale. Ci siamo arrampicati su per il pendìo, abbiamo scosso i meli: Le mele gialle e le mele rosse cadevano, rotolavano, si nascondevano nell’erba, coprivano il prato. Si sentiva profumo di frutta matura, di foglie umide e arrivava a folate dalla casa il fumo della stufa accesa. Eravamo allegri. Marta ci ha accolti in casa. È vecchia, parla solo dialetto; ogni volta ci offre un bicchiere di vino rosso e le prime castagne. Ci racconta del passato, di quando suo marito era ancora vivo e la collina lì intorno era tutta accuratamente coltivata a vigna. Ora Marta è sola, le viti non ci sono più e al loro posto crescono i meli. Schede n°22-26_286_295:Schede n°22-26_286_295 26-02-2008 12:05 Pagina 287 ctavernari Rettangolo ctavernari Rettangolo ctavernari Casella di testo Questa pagina può essere fotocopiata esclusivamente per uso didattico © Loescher Editore 288L’italiano per studiare L’indicativo. Il presente Si usa il modo indicativo per indicare un fatto vero, sicuro o presentato da chi parla come vero e sicuro: Oggi c’è il sole. Vedo che oggi c’è il sole. Il modo indicativo ha otto tempi: • 4 semplici (formati da una sola parola) • 4 composti (formati da due parole) presente lavoro passato prossimo ho lavorato imperfetto lavoravo trapassato prossimo avevo lavorato passato remoto lavorai trapassato remoto ebbi lavorato futuro lavorerò futuro anteriore avrò lavorato Attenzione: Oggi, specialmente nell’italiano parlato al Nord, si usa spesso il presente al posto del futuro. Domenica vado al mare (invece di andrò). 23 L’INDICATIVO È IL MODO DEL VERBO CHE INDICA LA REALTÀ, LA CERTEZZA. IL PRESENTE IL PRESENTE È UN TEMPO DEL MODO INDICATIVO. L’indicativo presente indica: • un’azione che avviene ora, in questo momento Oggi piove. • un fatto, un’azione abituale Mio padre lavora in fabbrica. LA FORMA Per le coniugazioni regolari del presente vedi Tavole dei verbi, pp. 324-31. Indichiamo di seguito il presente indicativo dei più importanti verbi irregolari. Avere Essere Fare Dare Andare io ho io sono io faccio io do io vado tu hai tu sei tu fai tu dai tu vai lui ha lui è lui fa lui dà lui va noi abbiamo noi siamo noi facciamo noi diamo noi andiamo voi avete voi siete voi fate voi date voi andate loro hanno loro sono loro fanno loro danno loro vanno Stare Sapere Potere Dovere Volere io sto io so io posso io devo io voglio tu stai tu sai tu puoi tu devi tu vuoi lui sta lui sa lui può lui deve lui vuole noi stiamo noi sappiamo noi possiamo noi dobbiamo noi vogliamo voi state voi sapete voi potete voi dovete voi volete loro stanno loro sanno loro possono loro devono loro vogliono Uscire Capire Dire Venire Salire io esco io capisco io dico io vengo io salgo tu esci tu capisci tu dici tu vieni tu sali lui esce lui capisce lui dice lui viene lui sale noi usciamo noi capiamo noi diciamo noi veniamo noi saliamo voi uscite voi capite voi dite voi venite voi salite loro escono loro capiscono loro dicono loro vengono loro salgono * Si coniugano come CAPIRE alcuni verbi come FINIRE, PULIRE, COSTRUIRE, RESTITUIRE. Schede n°22-26_286_295:Schede n°22-26_286_295 26-02-2008 12:05 Pagina 288 ctavernari Rettangolo ctavernari Rettangolo ctavernari Casella di testo Questa pagina può essere fotocopiata esclusivamente per uso didattico © Loescher Editore 289L’italiano per studiare 23Grammatica 01 • Scrivi l’infinito delle seguenti forme verbali al presente. giocare1. giocate . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2. mangiamo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3. fumano . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4. vanno . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5. viene . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 6. beve . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 7. stanno . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 8. salgono . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 9. vuole . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 10. puoi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 11. capisce . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 12. ritorni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 13. paghiamo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 14. escono . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 15. andate . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 16. fa . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 17. diciamo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 18. devono . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 19. possiamo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 20. fanno . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 21. uscite . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 02 • Completa le frasi coniugando al presente i verbi indicati tra parentesi. 1. Mia mamma . . . . . . . . . . . . . . . . . . (avere) due sorelle. 2. Gli studenti . . . . . . . . . . . . . . . . . . (essere) tutti in classe. 3. Tibor . . . . . . . . . . . . . . . . . . (parlare) volentieri con tutti. 4. Io . . . . . . . . . . . . . . . . . . (finire) di studiare dopo cena. 5. Voi due . . . . . . . . . . . . . . . . . . (andare) nella stessa scuola? 6. Noi . . . . . . . . . . . . . . . . . . (leggere) questo libro in classe. 7 Alberto . . . . . . . . . . . . . . . . . . (scrivere) in modo poco chiaro. 8. Forse Marta non . . . . . . . . . . . . . . . . . . (sapere) il mio indirizzo. 9. Mio cugino . . . . . . . . . . . . . . . . . . (cercare) lavoro, ma non lo . . . . . . . . . . . . . . . . . . (trovare). 10.Gli zii . . . . . . . . . . . . . . . . . . (venire) a trovarci tutte le domeniche. 03 • Collega i soggetti della prima colonna con le frasi della seconda colonna. Poi scrivi l’infinito del verbo. studiare1. Alberto a. studia matematica. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2. Silvano e Giorgio b. calcola le spese mensili. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3. I miei cani c. sono due sorelle. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4. Papà d. è una maestra in pensione. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5. Vittoria e. è pieno di brutte notizie.. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 6. Il giornale f. passano le vacanze in California. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 7. Nerina e Maria Carla g. abbaiano poco. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Schede n°22-26_286_295:Schede n°22-26_286_295 26-02-2008 12:05 Pagina 289 ctavernari Rettangolo ctavernari Rettangolo ctavernari Casella di testo Questa pagina può essere fotocopiata esclusivamente per uso didattico © Loescher Editore 290L’italiano per studiare L’imperfetto 24 L’IMPERFETTO È UN TEMPO DEL MODO INDICATIVO. L’indicativo imperfetto indica un’azione passata che ha avuto una certa durata e continuità. Ieri pioveva. LA FORMA Per le coniugazioni regolari dell’imperfetto vedi Tavole dei verbi, pp. 324-31. Indichiamo di seguito l’imperfetto indicativo dei più importanti verbi irregolari. Avere Essere Fare Dire io avevo io ero io facevo io dicevo tu avevi tu eri tu facevi tu dicevi lui aveva lui era lui faceva lui diceva noi avevamo noi eravamo noi facevamo noi dicevamo voi avevate voi eravate voi facevate voi dicevate loro avevano loro erano loro facevano loro dicevano L’USO L’imperfetto si usa: • per fare una descrizione al passato La mia casa era piccola, ma aveva un bel giardino tutto intorno. • per esprimere un’azione abituale e ripetitiva nel passato Da bambino correvo e saltavo tutto il giorno. • per indicare che un’azione passata è avvenuta nello stesso momento di un’altra anche passata (e che tutte e due le azioni hanno avuto la stessa durata) Mentre mangiavo, guardavo la televisione. Schede n°22-26_286_295:Schede n°22-26_286_295 26-02-2008 12:05 Pagina 290 ctavernari Rettangolo ctavernari Rettangolo ctavernari Casella di testo Questa pagina può essere fotocopiata esclusivamente per uso didattico © Loescher Editore 02 • Completa le frasi coniugando all’im- perfetto i verbi indicati tra parentesi. 1. Mirella . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . (essere) una ragazza intelligente, che . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . (imparare) subito tutto. 2. In montagna noi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . (fare) delle gite molto faticose, . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . (camminare) anche cinque o sei ore. 3. Elena . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . (avere) la brutta abitudine di arrabbiarsi subito e di gridare. 4. Al mio paese io . . . . . . . . . . . . . . . (abitare) con la mia famiglia in una casa vicina al mare. 5. Queste case una volta non c’ . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . (essere). La strada . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . (passare) in mezzo ai prati e mio zio laggiù . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . (avere) un orto. 6. Mentre io . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . (fare) i compiti, mio fratello . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . (parlare) e mi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . (disturbare). 7. Mio nonno . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . (fare) il macellaio. 03 • Completa le frasi trasformando il verbo dal presente all’imperfetto. 1. Ora abito in Italia. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Prima . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2. Ora vado nella scuola . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Al mio paese . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3. In Italia i miei compagni sono . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Al mio paese . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4. Qui la mia casa è . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Al mio paese . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5. Ora mio padre fa . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Prima mio padre . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 6. Il tempo qui è . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Al mio paese . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 7. In Italia mangio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Al mio paese . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 291L’italiano per studiare 24Grammatica 01 • Completa la tabella. Infinito Indicativo presente Indicativo imperfetto 1. lavorare io lavoro io lavoravo 2. io vado io 3. ridere lui lui 4. noi noi vedevamo 5. tu giochi tu 6. finire voi voi 7. tu tu compravi 8. vendere lei lei 9. io preparo io 10. uscire tu tu Schede n°22-26_286_295:Schede n°22-26_286_295 26-02-2008 12:05 Pagina 291 ctavernari Rettangolo ctavernari Rettangolo ctavernari Casella di testo Questa pagina può essere fotocopiata esclusivamente per uso didattico © Loescher Editore 292L’italiano per studiare Il passato prossimo Il passato prossimo indica un’azione passata. Le azioni al passato prossimo sono avvenute in un passato vicino. Stamattina ho mangiato pane e marmellata. oppure in un passato lontano, ma i cui effetti durano ancora nel presente: Sono nato nel 1989. Il passato prossimo è un tempo composto, cioè è fatto di due parole: HO GIOCATO SONO ANDATO ausiliare participio ausiliare participio passato passato L’ausiliare del passato prossimo può essere il tem po presente di avere, oppure di essere (ve - dre mo dopo quando si usa l’uno o l’altro). Il participio passato è una forma verbale che si ottiene sostituendo la desinenza -are, -ere, -ire dell’infinito con la desinenza -ato, -uto, -ito. parlare parlato credere creduto sentire sentito 25 IL PASSATO PROSSIMO È UN TEMPO COMPOSTO DEL MODO INDICATIVO. Esistono molti participi passati irregolari. Ecco un elenco di quelli più importanti. 1a coniugazione 2a coniugazione fare fatto accendere acceso leggere letto spendere speso bere bevuto mettere messo togliere tolto chiedere chiesto nascere nato vincere vinto chiudere chiuso nascondere nascosto rompere rotto decidere deciso prendere preso scegliere scelto dipingere dipinto rimanere rimasto scendere sceso dividere diviso rispondere risposto scrivere scritto La maggioranza dei verbi vuole l’ausiliare avere. C’è però un gruppo di verbi (detti intransitivi) che vogliono l’ausiliare essere. Sono in genere verbi che indicano un movimento (andare, arrivare, parti- re, tornare, venire) o un cambiamento (diventare, morire, nascere, crescere). Dato però che le ecce- zioni sono numerose, è necessario imparare con l’uso e a memoria qual è l’ausiliare giusto e – in caso di dubbio – consultare il dizionario. Mangiare Andare (verbo che indica movimento) io ho mangiato io sono andato (andata) Attenzione: Con l’ausiliare avere il participio passato non cambia. Con l’ausiliare essere cambia, cioè concorda in genere e numero con il soggetto. Pierpaolo è andato. Pierpaolo e Giorgio sono andati. Mariella è andata. Mariella e Carla sono andate. Anche con l’ausiliare avere il participio passato cambia come genere e numero, quando il passato prossimo è preceduto dal pronome personale lo, la, li, le. Vedi Scheda 11, I pronomi. Hai mangiato il pane? – Sì, l’ho mangiato. Hai mangiato la pizza? – Sì, l’ho mangiata. Hai mangiato i pomodori? – Sì, li ho mangiati. Hai mangiato le patate? – Sì, le ho mangiate. 3a coniugazione aprire aperto dire detto morire morto venire venuto Schede n°22-26_286_295:Schede n°22-26_286_295 26-02-2008 12:05 Pagina 292 ctavernari Rettangolo ctavernari Rettangolo ctavernari Casella di testo Questa pagina può essere fotocopiata esclusivamente per uso didattico © Loescher Editore 293L’italiano per studiare 25Grammatica 02 • Trasforma i verbi delle seguenti frasi dal presente al passato prossimo. 1. La mamma esce di casa al mattino presto. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2. Accompagna me a scuola. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3. Porta Angela alla scuola materna. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4. Va a fare la spesa al mercato. . . . . . . . . . . . . . . . 5. Torna a casa verso le dieci. . . . . . . . . . . . . . . . . . . 6. Fa le pulizie, lava e stira. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 7. Prepara il pranzo. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 03 • Completa le seguenti frasi scrivendo il passato prossimo dei verbi tra parentesi. 1. Luca mi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . (dire) che Pietro . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . (partire) ieri. 2. Questa mattina il signor Gallo . . . . . . . . . . . . . . . (portare) la macchina dal meccanico e poi . . . . . . . . . . . . . . . . . (andare) a lavorare in tram. 3. Che cosa (voi) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . (mangiare) ieri sera a casa di Fausto? 4. Lo zio Ivan . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . (fumare) troppe sigarette, così poi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . (stare) male e . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . (tossire) tutta la notte. 5. Il treno . . . . . . . . . . . . . . . . . . . (arrivare) alle 11. 04 • Rispondi alle domande, facendo attenzione alla concordanza del participio passato dopo il pronome diretto. Sì, le ho comprate.1. Hai comprato le mele? – . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2. Hai comprato le arance? – No, non le ho . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3. Hai comprato i peperoni? – Sì, li ho . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4. Hai comprato la torta? – Sì, l’ho . . . . . . . . . . . . 5. Hai comprato il pane? – Sì, l’ho . . . . . . . . . . . . 6. Hai comprato la carne? – Sì, l’ho . . . . . . . . . . . 7. Hai comprato le merendine? – No, non le ho . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 01 • Completa la tabella. Infinito Presente Imperfetto Passato prossimo 1. scrivere io scrivo io scrivevo io ho scritto 2. pensare io io io 3. tu tu tu hai pagato 4. lei risponde lei lei 5. aiutare voi voi voi 6. tornare loro loro loro 7. lui viene lui lui 8. noi noi noi abbiamo letto 9. io ascolto io io 10. tu tu ripetevi tu Schede n°22-26_286_295:Schede n°22-26_286_295 26-02-2008 12:05 Pagina 293 ctavernari Rettangolo ctavernari Rettangolo ctavernari Casella di testo Questa pagina può essere fotocopiata esclusivamente per uso didattico © Loescher Editore 294L’italiano per studiare La differenza tra imperfetto e passato prossimo Nelle Schede 24 e 25 abbiamo già visto quando si usano, ma è molto importante metterli a con- fronto per capirne bene le differenze di significato. L’USO Imperfetto Passato prossimo azione abituale, che si faceva sempre azione non abituale, che è stata fatta una sola volta Da bambino andavo al mare tutte Da bambino una volta sono andato al mare. le domeniche. azione ripetitiva, che si faceva tante volte azione puntuale, avvenuta una volta Mia zia faceva sempre dei dolci buonissimi. Mia zia ieri ha fatto dei dolci buonissimi. azione durativa, che è durata azione momentanea, breve, che è durata per un certo tempo o è avvenuta in un momento Ieri pioveva. Ieri è piovuto un po’. Quando nella stessa frase ci sono due azioni passate che sono avvenute contemporanea- mente, possiamo avere tre casi: • due azioni ugualmente lunghe (durative): - imperfetto Mentre studiavo, + - imperfetto mia sorella preparava la cena. • due azioni ugualmente puntuali o momentanee: - passato prossimo Quando Fulvio è arrivato, + - passato prossimo lo abbiamo salutato. • un’azione durativa durante la quale avviene un’azione momentanea: - imperfetto Mentre mangiavo, + - passato prossimo è suonato il telefono. 26 L’IMPERFETTO E IL PASSATO PROSSIMO SONO DUE TEMPI DEL PASSATO MOLTO USATI IN ITALIANO. Schede n°22-26_286_295:Schede n°22-26_286_295 26-02-2008 12:05 Pagina 294 ctavernari Rettangolo ctavernari Rettangolo 295L’italiano per studiare 26Grammatica 01 • Imperfetto o passato prossimo? Cerchia l’alternativa corretta. 1. Una volta qui c’era / c’è stata una pizzeria. 2. Facevi / Hai fatto i compiti per domani? 3. Sabato andavo / sono andato al cinema. 4. Finalmente arrivava / è arrivato l’ultimo giorno di scuola. 5. In Perù abitavo / ho abitato in molte città. 6. In passato gli Italiani fumavano / hanno fumato di più. 7. L’anno scorso andavo / sono andato in piscina tutti i giorni. 8. Giovedì andavo / sono andato in piscina con Bruno. 9. Da piccolo avevo / ho avuto paura dei tuoni. 10.Da piccolo avevo / ho avuto il morbillo. 02 • Imperfetto o passato prossimo? Cerchia l’alternativa corretta. 1. Mentre telefonavo / ho telefonato, Paola arrivava / è arrivata. 2. Mentre il marito preparava / ha preparato la tavola, la moglie cucinava / ha cucinato. 3. Quando uscivo / sono uscito, pioveva / è piovuto. 4. Andando a scuola, vedevo / ho visto un incidente stradale. 5. Andando a scuola, vedevo / ho visto tutti i giorni tua sorella alla fermata dell’autobus. 6. Sergio non mangiava / ha mangiato niente, perché stava / è stato male. 7. Quando abitavo / ho abitato in Cile, andavo / sono andato a scuola da febbraio a novembre. 8. Quando Rosa lavorava / ha lavorato per la famiglia D’Angelo, guadagnava / ha guadagnato abbastanza bene. 9. Mentre la professoressa spiegava / ha spiegato, Martin si metteva / si è messo a gridare. 10.Visto che faceva / ha fatto bel tempo, partivamo / siamo partiti presto per il mare. 03 • Completa le seguenti frasi con l’imperfetto o il passato prossimo del verbo indicato tra parentesi. 1. Stamattina Lino . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . (andare) al mercato. 2. Lino . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . (andare) al mercato tutti i giorni. 3. Ieri noi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . (studiare) italiano, storia e geometria. 4. Da piccoli noi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . (studiare) l’aritmetica. 5. Al mare io . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . (mangiare) pesce a pranzo e a cena. 6. Domenica io . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . (mangiare) il pesce al forno. 7. Mio nonno da giovane . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . (leggere) il giornale senza occhiali. 8. Mio nonno ieri . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . (leggere) il giornale tutta la sera. 04 • Completa le seguenti frasi con l’imperfetto o il passato prossimo del verbo indicato tra parentesi. 1. Michele . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . (cambiare) la macchina perché . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . (essere) troppo vecchia. 2. Ieri . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . (essere) una bella giornata di sole, ma . . . . . . . . . . . . . . . . (fare) abbastanza freddo. 3. Di solito alla domenica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . (andare) a pescare con mio padre e mio fratello Joseph. 4. Quando tu . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . (telefonare), io . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . (stare) ancora dormendo. Schede n°22-26_286_295:Schede n°22-26_286_295 26-02-2008 12:05 Pagina 295 ctavernari Rettangolo ctavernari Rettangolo 296L’italiano per studiare Il passato remoto IL PASSATO REMOTO È UN TEMPO DEL MODO INDICATIVO. Il passato remoto indica un’azione passata, che è avvenuta in un passato lontano e che è com- pletamente finita. Cristoforo Colombo arrivò in America nel 1492. LA FORMA Per le coniugazioni regolari del passato remoto vedi Tavole dei verbi, pp. 324-31. Indichiamo di seguito il passato remoto dei più importanti verbi irregolari. La prima coniugazione ha solo 3 verbi irregolari al passato remoto e la terza ne ha solo 2: Prima coniugazione Terza coniugazione Dare Fare Stare Dire Venire io diedi io feci io stetti io dissi io venni tu desti tu facesti tu stesti tu dicesti tu venisti lui diede lui fece lui stette lui disse lui venne noi demmo noi facemmo noi stemmo noi dicemmo noi venimmo voi deste voi faceste voi steste voi diceste voi veniste loro diedero loro fecero loro stettero loro dissero loro vennero Ecco i verbi irregolari più importanti della seconda coniugazione: Avere Essere Chiudere Conoscere Decidere io ebbi io fui io chiusi io conobbi io decisi tu avesti tu fosti tu chiudesti tu conoscesti tu decidesti lui ebbe lui fu lui chiuse lui conobbe lui decise noi avemmo noi fummo noi chiudemmo noi conoscemmo noi decidemmo voi aveste voi foste voi chiudeste voi conosceste voi decideste loro ebbero loro furono loro chiusero loro conobbero loro decisero Leggere Mettere Prendere Sapere Scrivere io lessi io misi io presi io seppi io scrissi tu leggesti tu mettesti tu prendesti tu sapesti tu scrivesti lui lesse lui mise lui prese lui seppe lui scrisse noi leggemmo noi mettemmo noi prendemmo noi sapemmo noi scrivemmo voi leggeste voi metteste voi prendeste voi sapeste voi scriveste loro lessero loro misero loro presero loro seppero loro scrissero Spendere Tenere Vedere Vivere Volere io spesi io tenni io vidi io vissi io volli tu spendesti tu tenesti tu vedesti tu vivesti tu volesti lui spese lui tenne lui vide lui visse lui volle noi spendemmo noi tenemmo noi vedemmo noi vivemmo noi volemmo voi spendeste voi teneste voi vedeste voi viveste voi voleste loro spesero loro tennero loro videro loro vissero loro vollero L’USO Nell’italiano parlato oggi il passato remoto è u sa to soltanto in alcune regioni italiane (Toscana e al - cune zone del Sud); nelle altre è sostituito dal passato prossimo. È però importante studiare il passato remoto per poter capire i libri di storia e i romanzi, che sono normalmente scritti con questo tempo. 27 Schede n°27-31_296_305:Schede n°27-31_296_305 26-02-2008 12:07 Pagina 296 ctavernari Rettangolo ctavernari Rettangolo ctavernari Casella di testo Questa pagina può essere fotocopiata esclusivamente per uso didattico © Loescher Editore 01 • Completa la tabella. Infinito Presente Passato prossimo Passato remoto 1. venire io vengo io sono venuto io venni 2. vedere tu tu tu 3. vivere lui lui lui 4. loro loro loro misero 5. noi noi abbiamo voluto noi 6. lui tiene lui lui 7. voi voi avete dato voi 8. fare lui lui lui 9. lui sta lui lui 297L’italiano per studiare 27Grammatica 02 • Completa le seguenti frasi usando i verbi elencati sotto. scoppiò • scrisse • fu • morirono • scoprì • dipinse 1. Alessandro Manzoni . . . . . . . . . . . . . . . . . . I Promessi sposi. 2. La seconda guerra mondiale . . . . . . . . . . . . . . . nel 1939. 3. Nel 1492 Cristoforo Colombo . . . . . . . . . . . . . . l’America. 4. Costantino . . . . . . . . . . . . . . . . . . un imperatore romano. 5. Decine di migliaia di persone . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . a Hiroshima per la bomba atomica. 6. Leonardo da Vinci . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . la Gioconda. 03 • Completa le frasi inserendo il passato remoto dei verbi tra parentesi. 1. L’anno scorso noi . . . . . . . . . . . . . . . . . . (visitare) il Perù e . . . . . . . . . . . . . . . . . . (vedere) molti luoghi interessanti. 2. Molti anni fa i miei genitori . . . . . . . . . . . . . . . . (decidere) di andare a vivere in campagna. 3. Quando Giovanni . . . . . . . . . . . . . . . . . . (dire) che aveva deciso di andare a lavorare all’estero, sua madre non . . . . . . . . . . . . . . . . . . (essere) affatto contenta. 4. A Natale, l’anno scorso, . . . . . . . . . . . . . . . . . . (nevicare) molto. 5. Michele non . . . . . . . . . . . . . . . . . . (sapere) rispondere a quella domanda. 04 • Trasforma le seguenti frasi dal passato prossimo al passato remoto. 1. Il re Vittorio Emanuele II è vissuto a Torino e a Roma. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2. Dante ha scritto la Divina Commedia. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3. Il giorno di Ferragosto di vent’anni fa è morta mia zia. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4. Napoleone è nato nel secolo diciottesimo. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5. La signora Cheng è venuta ad abitare in Italia quasi trent’anni fa. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Schede n°27-31_296_305:Schede n°27-31_296_305 26-02-2008 12:07 Pagina 297 ctavernari Rettangolo ctavernari Rettangolo ctavernari Casella di testo Questa pagina può essere fotocopiata esclusivamente per uso didattico © Loescher Editore L’USO Il futuro ha due tempi: il futuro semplice e il futuro anteriore Il futuro semplice si usa soprattutto: • per indicare un’azione che si realizzerà in futu- ro, in un momento successivo al momento pre- sente Domenica partiremo con il treno delle 9.30. Il futuro, però, ha anche alcuni usi particolari in frasi in cui non si parla di azioni future. Serve: • per esprimere un dubbio Papà a quest’ora sarà in ufficio? • per esprimere una concessione Queste scarpe saranno anche di moda, ma a me non piacciono. • per esprimere un’ipotesi approssimativa Per questa casa i Ferraris pagheranno almeno due milioni di affitto al mese. Oggi il futuro è spesso sostituito dal semplice presente, soprattutto nell’italiano familiare e parlato nell’Italia del Nord. Domani arriva mio cugino (invece di arriverà). Il futuro anteriore è un tempo composto dal fu turo dell’ausiliare avere-essere (avrò, sarò) + il participio passato del verbo. Si usa quando ci sono due azioni future e l’una avviene prima dell’altra. Deciderò che sport fare e poi andrò a iscrivermi in palestra o in piscina. Quando avrò deciso che sport fare, andrò a iscrivermi in palestra o in piscina. 298L’italiano per studiare Il futuro IL FUTURO È UN TEMPO DEL MODO INDICATIVO. L’indicativo futuro indica un’azione futura, che deve ancora avvenire rispetto al momento in cui si parla o si scrive. Domani pioverà. LA FORMA Per le coniugazioni regolari del futuro vedi Tavole dei verbi, pp. 324-31. Indichiamo di seguito il futuro dei più importanti verbi irregolari. Avere Essere Andare Dare Fare io avrò io sarò io andrò io darò io farò tu avrai tu sarai tu andrai tu darai tu farai lui avrà lui sarà lui andrà lui darà lui farà noi avremo noi saremo noi andremo noi daremo noi faremo voi avrete voi sarete voi andrete voi darete voi farete loro avranno loro saranno loro andranno loro daranno loro faranno Sapere Potere Dovere Volere Venire io saprò io potrò io dovrò io vorrò io verrò tu saprai tu potrai tu dovrai tu vorrai tu verrai lui saprà lui potrà lui dovrà lui vorrà lui verrà noi sapremo noi potremo noi dovremo noi vorremo noi verremo voi saprete voi potrete voi dovrete voi vorrete voi verrete loro sapranno loro potranno loro dovranno loro vorranno loro verranno 28 Schede n°27-31_296_305:Schede n°27-31_296_305 26-02-2008 12:07 Pagina 298 ctavernari Rettangolo ctavernari Rettangolo ctavernari Rettangolo ctavernari Casella di testo Questa pagina può essere fotocopiata esclusivamente per uso didattico © Loescher Editore 299L’italiano per studiare 28Grammatica 01 • Completa la tabella. Infinito Presente Futuro Futuro anteriore 1. mangiare tu mangi tu mangerai tu avrai mangiato 2. fare io io io 3. lei vende lei lei 4. comprare noi noi noi 5. io penso io io 6. voi decidete voi voi 7. tu tu verrai tu 8. regalare voi voi voi 9. noi andiamo noi noi 10. io io io avrò visto 02 • Coniuga al futuro i verbi indicati tra parentesi. 1. Che cosa . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . (fare) quando sarai grande? 2. Quando arriveremo a Roma, dove . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . (andare)? 3. Il medico . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . (venire) a visitare Paola domani mattina. 4. A luglio Cristina . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . (tornare) in Romania a prendere la figlia. 5. Appena . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . (potere), io . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . (andare) dal parrucchiere. 03 • Coniuga al futuro i verbi indicati tra parentesi. 1. Questa sera noi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . (mangiare) le castagne. 2. Mia sorella . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . (venire) al cinema con voi, se dopo voi la . . . . . . . . . . . . . . . . . . . (riaccompagnare) a casa. 3. Se io . . . . . . . . . . . . . . . . . . (prendere) gli antibiotici . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . (guarire) presto. 4. La signora Fortisi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . (pagare) l’affitto dopodomani. 04 • Trasforma le frasi secondo il modello. Prima dormirò, poi ricomincerò a studiare. Quando avrò dormito, ricomincerò a studiare.. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 1. Eric comprerà gli sci e poi verrà in montagna. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2. Venderò la moto e poi ne comprerò una più bella. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3. Finirò gli esercizi di inglese e poi guarderò la televisione. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4. L’avvocato esaminerà la proposta e poi vedrà se accettarla. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5. Vedremo gli orari del treno e poi decideremo a che ora partire. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 6. Mario arriverà in albergo e poi ci telefonerà. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Schede n°27-31_296_305:Schede n°27-31_296_305 26-02-2008 12:07 Pagina 299 ctavernari Rettangolo ctavernari Rettangolo ctavernari Casella di testo Questa pagina può essere fotocopiata esclusivamente per uso didattico © Loescher Editore 300L’italiano per studiare La forma riflessiva ??? 29 Molti verbi si possono coniugare in forma riflessiva, per esprimere un’azione che ricade, si riflet- te sul soggetto stesso che la compie. Osserviamo questi esempi: 21. Io lavo i piatti forma normale attiva 2a. Io mi lavo forma riflessiva diretta 2b. Io mi lavo i denti forma riflessiva indiretta Nelle frasi del tipo 2 l’azione di lavare non riguarda una cosa esterna (come i piatti della frase 1), ma riguarda me stesso che faccio l’azione. I verbi nella forma riflessiva si coniugano normalmente, ma sono sempre accompagnati dal pro- nome riflessivo: mi, ti, si, ci, vi, si. Presente Futuro Imperfetto Passato prossimo io mi lavo io mi laverò io mi lavavo io mi sono lavato tu ti lavi tu ti laverai tu ti lavavi tu ti sei lavato lui si lava lui si laverà lui si lavava lui si è lavato noi ci laviamo noi ci laveremo noi ci lavavamo noi ci siamo lavati voi vi lavate voi vi laverete voi vi lavavate voi vi siete lavati loro si lavano loro si laveranno loro si lavavano loro si sono lavati Come si vede dall’esempio, i verbi riflessivi al participio passato usano sempre l’ausiliare essere e non l’ausiliare avere. Forma attiva Forma riflessiva Ho lavato le calze. Mi sono lavato - Mi sono lavato le mani. Ho asciugato i bicchieri. Mi sono asciugato - Mi sono asciugato i capelli. Ho guardato la televisione. Mi sono guardato allo specchio. Esiste anche la forma riflessiva reciproca, quando il pronome personale non ha significa- to riflessivo, ma significa tra noi, tra voi, tra loro, l’un l’altro e il verbo indica un’azione che due o più persone fanno a vicenda, scambie- volmente. I bambini si picchiano. non vuol dire i bambini picchiano loro stessi (for - ma riflessiva), ma ogni bambino picchia un altro bambino, si picchiano tra loro. Attenzione: Esistono anche i verbi pronominali, che sembrano uguali ai verbi riflessivi e si coniugano con le stesse regole: accorgersi, pentirsi, vergognarsi, sedersi, arrabbiarsi, addormentarsi… Schede n°27-31_296_305:Schede n°27-31_296_305 26-02-2008 12:07 Pagina 300 ctavernari Rettangolo ctavernari Rettangolo ctavernari Casella di testo Questa pagina può essere fotocopiata esclusivamente per uso didattico © Loescher Editore 04 • Riscrivi il seguente testo trasformando i verbi dal presente al passato prossimo. Lucia si sveglia alle sette meno un quarto, si alza dopo pochi minuti e va in bagno. Si toglie il pigia- ma, si lava, si asciuga, si veste, si spazzola i capelli. Poi va in cucina e fa colazione. Prima di uscire si lava i denti, si pettina, si dà un po’ di profumo. Poi si infila le scarpe, si mette la giacca ed esce. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 301L’italiano per studiare 29Grammatica 01 • Rispondi alle domande. 1. A che ora ti svegli? – . . . . . . sveglio alle . . . . . . . 2. A che ora ti alzi? – . . . . . . . alzo alle . . . . . . . . 3. E poi che cosa fai? – . . . . . . . . lavo, . . . . . . . . pettino, . . . . . . vesto e . . . . . . preparo per uscire. 4. Come fai a lavarti la faccia? – . . . . . . . . . lavo con il sapone, . . . . . . . . . . sciacquo con l’acqua, . . . . . . . . . . asciugo con l’asciugamano. 5. Che cosa ti diverte fare? – . . . . . diverto a . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 6. Che cosa ti annoia? – . . . . . . . . . . annoio quando . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 7. Che cosa ti fa arrabbiare? – Io . . . . . . . . . . arrabbio se . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 02 • Completa le frasi con i verbi indicati tra parentesi. 1. L’autobus che va a scuola . . . . . . . . . . . . . . . . . . . (fermarsi) proprio davanti a casa mia. 2. Andrea in genere . . . . . . . . . . . . . (svegliarsi) alle sette, ma stamattina . . . . . . . . . . . . . . . (svegliarsi) tardi e così è arrivato in classe alle nove. 3. Ho dimenticato l’ombrello e così . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . (bagnare) dalla testa ai piedi. 4. Vincenzo per andare al matrimonio di suo fratello . . . . . . . . . . . . . . (mettersi) un vestito nero. 5. Piero . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . (farsi) la barba con il rasoio elettrico. 03 • Completa la tabella. Presente Passato prossimo Forma attiva Forma riflessiva Forma attiva Forma riflessiva 1. io lavo io mi lavo io ho lavato io mi sono lavato 2. lui alza lui lui lui 3. tu tu tu hai svegliato tu 4. noi noi ci pettiniamo noi noi 5. loro loro loro hanno ferito loro 6. voi mettete voi voi voi 7. tu pulisci tu tu tu 8. loro loro si sentono loro loro 9. noi allontaniamo noi noi noi 10. lui lui lui lui si è mosso Schede n°27-31_296_305:Schede n°27-31_296_305 26-02-2008 12:07 Pagina 301 ctavernari Rettangolo ctavernari Rettangolo ctavernari Casella di testo Questa pagina può essere fotocopiata esclusivamente per uso didattico © Loescher Editore 302L’italiano per studiare Il congiuntivo Il congiuntivo è il modo verbale che serve per esprimere incertezza, dubbio, desiderio. È importante capire la differenza di significato tra l’indicativo e il congiuntivo. Indicativo Congiuntivo Esprime un fatto presentato Esprime un fatto presentato come possibile, come vero, reale, sicuro o come solo pensato, desiderato, temuto Oggi c’è il sole. Che bello se oggi ci fosse il sole! Sono sicuro che domani ci sarà il sole. Ho paura che domani non ci sia il sole. So che Tobias lavora alla Fiat. Credo che Tobias lavori alla Fiat. Clelia arriva sempre in ritardo. Può darsi che Clelia arrivi in ritardo. LA FORMA Il modo congiuntivo ha 4 tempi: - 2 semplici (formati da una sola parola) - 2 composti (formati da due parole) presente: che io lavori passato: che io abbia lavorato imperfetto: che io lavorassi trapassato: che io avessi lavorato Per le coniugazioni regolari del congiuntivo vedi Tavole dei verbi, pp. 324-31. Le forme irregolari riguardano il presente e a volte anche l’imperfetto di alcuni verbi. Ecco le più comuni. Infinito Congiuntivo Congiuntivo Infinito Congiuntivo Congiuntivo presente imperfetto presente imperfetto andare vada andassi salire salga salissi avere abbia avessi sapere sappia sapessi bere beva bevessi scegliere scelga scegliessi dare dia dessi stare stia stessi dire dica dicessi tenere tenga tenessi dovere debba dovessi togliere tolga togliessi essere sia fossi tradurre traduca traducessi fare faccia facessi uscire esca uscissi potere possa potessi venire venga venissi rimanere rimanga rimanessi volere voglia volessi L’USO Il congiuntivo può essere usato in frasi indipendenti o in frasi dipendenti da altre. a) L’uso in frasi indipendenti non è molto frequente e si limita soprattutto ai seguenti casi: • ordine/invito/esortazione (con il congiuntivo presente) rivolti a qualcuno a cui si dà del Lei Signora, entri, si accomodi pure qui. Dottor Fusco, mi dica la verità. Giri al primo incrocio e poi vada sempre dritto. • desiderio che si pensa non possibile, non realizzabile (con il congiuntivo imperfetto) Ah, se potessi tornare al mio paese! Se mia madre guarisse! Se avessi un lavoro! b) Per l’uso del congiuntivo in frasi dipendenti vedi Scheda 31. IL CONGIUNTIVO È UN ALTRO DEI MODI VERBALI DELLA LINGUA ITALIANA (NELLE SCHEDE PRECEDENTI È STATO PRESENTATO IL MODO INDICATIVO). 30 Schede n°27-31_296_305:Schede n°27-31_296_305 26-02-2008 12:07 Pagina 302 ctavernari Rettangolo ctavernari Rettangolo ctavernari Casella di testo Questa pagina può essere fotocopiata esclusivamente per uso didattico © Loescher Editore 03 • Trasforma le seguenti frasi usando il congiuntivo presente al posto delle espressioni in neretto. Signora, dovrebbe ritelefonare domani. Signora, ritelefoni domani.. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 1. Signorina, può aspettare un momento? . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2. Professore, perché non viene a mangiare la pizza con noi? . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3. Signorina, le dispiace chiudere la porta? . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4. Signor Borello, potrebbe portarmi i suoi documenti? . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 04 • Nella seguente lettera sottolinea in blu i verbi all’indicativo e in rosso i verbi al congiuntivo. Cara Maria, non ho più ricevuto tue notizie. Come stai? Come stanno gli zii? Spero che vada tutto bene e che siate contenti della casa nuova. Immagino che traslocare sia stato molto faticoso. Mi ricordo che quando abbiamo cambiato casa noi otto anni fa era stato terribile. Appena ti è possibile, vorrei che tu ti ricordassi di parlare a Franco, come ti avevo chiesto, per sapere se è sempre d’accordo di venderci la macchina quando gli arriverà quella nuova. Se gli arrivasse entro la fine del prossimo mese, potremmo venire ad Asti e fare l’atto di vendita. Se invece avesse cambiato idea, dimmelo, e ci regoleremo diversamente. Tanti saluti agli zii e a te un forte abbraccio. Chiara. 303L’italiano per studiare 30Grammatica 01 • Completa la tabella Indicativo Congiuntivo Presente Imperfetto Presente Imperfetto 1. io vado io andavo io vada io andassi 2. tu tu davi tu tu 3. lui lui lui lui dicesse 4. lui lui lui faccia lui 5. voi uscite voi voi voi 02 • Completa la tabella. Per le forme del trapassato prossimo, consulta le tavole dei verbi (pp. 324-31). Indicativo Congiuntivo Passato prossimo Trapassato prossimo Passato Trapassato 1. io sono venuto io ero venuto io sia venuto io fossi venuto 2. lei è uscita lei lei lei 3. noi noi noi noi avessimo voluto 4. voi voi voi voi aveste saputo 5. lui è andato lui lui lui Schede n°27-31_296_305:Schede n°27-31_296_305 26-02-2008 12:07 Pagina 303 ctavernari Rettangolo ctavernari Rettangolo ctavernari Casella di testo Questa pagina può essere fotocopiata esclusivamente per uso didattico © Loescher Editore 304L’italiano per studiare Il congiuntivo nelle frasi dipendenti IL CONGIUNTIVO È QUASI SEMPRE USATO IN FRASI DIPENDENTI. La parola congiuntivo vuol dire che congiunge. Il congiuntivo unisce infatti due frasi di cui una di - pen dente dall’altra (principale e dipendente). I casi più importanti di uso del congiuntivo sono: • nelle frasi dichiarative (dopo il che) quando con il verbo che c’è nella frase principale si vuole esprimere un’opinione personale, un desiderio, una preoccupazione, un’attesa, una probabilità, cioè pensieri, sensazioni, sentimenti. Quando invece nella frase principale si esprime certezza, si usa l’indicativo. Indicativo Congiuntivo So che Maria è partita domenica. Penso che Maria sia partita domenica. Sono sicuro che mio fratello arriverà oggi. Immagino che mio fratello arrivi oggi. Ho saputo che Angelo è guarito bene. Spero che Angelo sia guarito bene. So che Manuel ha perso il lavoro. Ho paura che Manuel abbia perso il lavoro. Si usa il congiuntivo anche quando nella principale ci sono verbi come: volere, preferire, piacere, dispiacere, aspettare, bisognare, essere necessario/essere probabile/possibile/difficile… Voglio che tu vada subito a casa. (e non: Voglio che tu vai) Mi piacerebbe che venissero a trovarci. (e non: Mi piacerebbe che venivano) Aspetto che Luisa mi scriva. (e non: Aspetto che mi scrive) Bisogna che Simone traduca questo. (e non: Bisogna che Simone traduce) • nelle frasi ipotetiche (dopo il se) quando si vuole esprimere una possibilità. Se studiassi di più, imparerei l’italiano e l’inglese. Per l’uso del congiuntivo nelle frasi ipotetiche vedi Scheda 40, Il periodo ipotetico. 31 L’USO DEI TEMPI Se nella frase principale c’è il presente Penso che… si usa • il congiuntivo presente per esprimere la contemporaneità oggi oggi Penso che Tobias lavori alla Fiat • il congiuntivo passato per esprimere l’anteriorità oggi in passato Penso che Tobias abbia lavorato alla Fiat Se nella frase principale c’è il passato (imperfetto o passato prossimo) Pensavo che… / Ho pensato che… si usa • il congiuntivo imperfetto per esprimere la contemporaneità ieri ieri Pensavo che Tobias lavorasse alla Fiat • il congiuntivo trapassato per esprimere l’anteriorità ieri in passato Pensavo che Tobias avesse lavorato alla Fiat Schede n°27-31_296_305:Schede n°27-31_296_305 26-02-2008 12:07 Pagina 304 ctavernari Rettangolo ctavernari Rettangolo ctavernari Casella di testo Questa pagina può essere fotocopiata esclusivamente per uso didattico © Loescher Editore 305L’italiano per studiare 31Grammatica 01 • Completa le frasi con il congiuntivo presente, usando il verbo indicato tra parentesi. 1. Voglio che tu . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . (smettere) assolutamente di dire parolacce. 2. Spero proprio che Elena . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . (passare) l’esame. 3. È difficile che mia sorella . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . (tornare) tardi alla sera. 4. Non credo che questa . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . (essere) la soluzione migliore. 5. Immagino che tu non . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . (avere) i soldi per pagare il dizionario. 6. Silvia pensa che sua cugina . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . (trovarsi) male a Genova. 7. Tutti pensano che quel ragazzo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . (rubare). 02 • Completa le seguenti frasi con il congiuntivo passato, usando il verbo indicato tra parentesi. 1. Mi dispiace che Paola . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . (perdere) il portafoglio. 2. È probabile che tu . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . (lasciare) l’ombrello in treno. 3. Non credo che voi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . (fare) da soli questo lavoro. 4. Ho paura che il dottor Pennisi . . . . . . . . . . . . . . . già . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . (uscire). 5. La mamma è preoccupata che papà non . . . . . . . . . . . . . . . . ancora . . . . . . . . . . . . . . . . (arrivare). 6. Immagino che ieri in montagna . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . (piovere) tutto il giorno. 7. Spero che tu . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . (ricordarsi) di comprare le arance. 03 • Completa le seguenti frasi con il congiuntivo imperfetto, usando il verbo indicato tra parentesi. 1. Credevo che Renata e Carla . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . (venire) a trovarci. 2. Speravo che tu ormai . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . (stare) un po’ meglio. 3. Non immaginavamo che il direttore . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . (essere) così gentile. 4. Carla aveva paura che i bambini . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . (rompere) i bicchieri. 5. Speravo proprio che lei . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . (divertirsi) alla festa. 6. Non credevo che la polizia lo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . (arrestare). 7. Lucio voleva che Rosaria . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . (cambiare) lavoro. 04 • Trasforma le frasi usando il tempo del congiuntivo più appropriato. 1. Ho saputo che la sposa si veste di bianco. Immagino che . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2. Ho sentito che gli zii hanno l’influenza. Ho paura che. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3. Sono certo che siete felici. Desidero che . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4. Ho visto che tutti si sono dimenticati di telefonarmi. Mi dispiace che . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5. So che la signora Fiamma ha divorziato. Suppongo che. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 6. Mi hanno detto che Ugo ha cambiato lavoro. È probabile che . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 7. Sapevo che Rosi abitava qui. Credevo che . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Schede n°27-31_296_305:Schede n°27-31_296_305 26-02-2008 12:07 Pagina 305 ctavernari Rettangolo ctavernari Rettangolo ctavernari Casella di testo Questa pagina può essere fotocopiata esclusivamente per uso didattico © Loescher Editore L’USO 306L’italiano per studiare Il condizionale Il condizionale è il modo del verbo che indica che un’azione avviene a condizione che se ne veri- fichi un’altra. Mangerei, se ci fosse qualcosa di buono. Se facesse meno freddo, mi laverei i capelli. Verrei volentieri a trovarti, se i miei mi lasciassero. LA FORMA Il modo condizionale ha 2 tempi: • uno semplice (formato da una sola parola), che serve per esprimere un evento che potrebbe accadere nel presente a condizione che ne accada un altro presente Se studiassi di più, prenderei un bel voto. • uno composto (formato da due parole), che serve per esprimere un evento che sarebbe acca- duto nel passato a condizione che – sempre nel passato – ne fosse accaduto un altro passato Se avessi studiato di più, avrei preso un bel voto. Per le coniugazioni regolari del condizionale, vedi Tavole dei verbi, pp. 324-31. Indichiamo di seguito il condizionale presente dei più importanti verbi irregolari. Avere Essere Andare Dare Fare io avrei io sarei io andrei io darei io farei tu avresti tu saresti tu andresti tu daresti tu faresti lui avrebbe lui sarebbe lui andrebbe lui darebbe lui farebbe noi avremmo noi saremmo noi andremmo noi daremmo noi faremmo voi avreste voi sareste voi andreste voi dareste voi fareste loro avrebbero loro sarebbero loro andrebbero loro darebbero loro farebbero Sapere Potere Dovere Volere Venire io saprei io potrei io dovrei io vorrei io verrei tu sapresti tu potresti tu dovresti tu vorresti tu verresti lui saprebbe lui potrebbe lui dovrebbe lui vorrebbe lui verrebbe noi sapremmo noi potremmo noi dovremmo noi vorremmo noi verremmo voi sapreste voi potreste voi dovreste voi vorreste voi verreste loro saprebbero loro potrebbero loro dovrebbero loro vorrebbero loro verrebbero IL CONDIZIONALE È UN ALTRO DEI MODI VERBALI DELLA LINGUA ITALIANA (NELLE SCHEDE PRECEDENTI SONO GIÀ STATI PRESENTATI IL MODO INDICATIVO E IL MODO CONGIUNTIVO). 32 Il condizionale si usa: • da solo: - per esprimere un desiderio Vorrei andare al cinema. Mi piacerebbe avere un telefonino nuovo. - per esprimere una richiesta gentile Mi daresti un po’ d’acqua? Mi compreresti un gelato? • in coppia con il congiuntivo: - nelle frasi ipotetiche Se potessi, partirei subito. Vedi Scheda 40, Il periodo ipotetico. Schede n°32-36_306_315:Schede n°32-36_306_315 26-02-2008 12:09 Pagina 306 ctavernari Rettangolo ctavernari Rettangolo ctavernari Casella di testo Questa pagina può essere fotocopiata esclusivamente per uso didattico © Loescher Editore 307L’italiano per studiare 32Grammatica 01 • Trasforma le seguenti frasi, usando il condizionale presente, secondo il modello. Mangio una pizza. Mangerei volentieri una pizza . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 1. Luca smette di lavorare. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2. Noi andiamo in palestra. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3. Suo padre lavora in un negozio. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4. Johnny cambia casa. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5. Facciamo un giorno di vacanza. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 6. Mi metto i pantaloni nuovi. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 02 • Trasforma le seguenti frasi, usando il condizionale passato, secondo il modello. Sono andato alla partita. Sarei andato volentieri alla partita.. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 1. Ho fatto molte fotografie a Francesco e Anna. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2. Loro hanno visto l’ultimo film di 007. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3. Ho mangiato la pasta ai quattro formaggi. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4. La zia Anita ha preso il caffè. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5. Sono partito ieri. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 6. Siamo andati al matrimonio di Massimo e Stefania. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 03 • Rispondi alle domande usando il condizionale passato, secondo il modello. Perché non sei venuto al cinema con noi? – Sarei venuto, ma non avevo i soldi.. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 1. Perché non hai telefonato a Maria? – Le . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . , ma ho perso il suo numero. 2. Perché non avete innaffiato i vasi sul terrazzo? – Li . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . , ma non c’era acqua. 3. Perché non hai guardato il telegiornale? – Lo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . , ma dovevo fare una telefonata urgente. 4. Perché non hai fatto merenda? – La . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . , ma dovevo andare in piscina. 5. Perché non sei andato a piedi? – . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . ma ho preso il tram perché ero in ritardo. 6. Perché non siete andati al mare domenica? – . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . ma il tempo era brutto. 04 • Completa le seguenti frasi, usando il condizionale del verbo indicato tra parentesi. 1. Ti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . (portare) alla stazione, ma non ho la macchina. 2. I signori Gaidano . . . . . . . . . . . . . . . . . . (volere) tornare a Torino, ma per ora continuano a lavorare in Svizzera. 3. Zia, ti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . (piacere) venire con noi al concerto? 4. Mi dispiace, io ti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . (accompagnare) volentieri dal medico, ma alle 9 devo essere in ufficio. 5. Enrico e Fabiola . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . (sposarsi) ma non hanno ancora trovato casa. Schede n°32-36_306_315:Schede n°32-36_306_315 26-02-2008 12:09 Pagina 307 ctavernari Rettangolo ctavernari Rettangolo ctavernari Casella di testo Questa pagina può essere fotocopiata esclusivamente per uso didattico © Loescher Editore Attenzione: Con i cinque verbi andare, dare, dire, fare, stare, se l’imperativo di 2a persona singolare (tu) è unito a un pronome perso- nale, la consonante di questo pronome raddoppia: vacci, dillo, dille, dammi, facci, fammi, dalle, falle, stammi… 308L’italiano per studiare L’imperativo L’IMPERATIVO È UN ALTRO DEI MODI VERBALI DELLA LINGUA ITALIANA (NELLE SCHEDE PRECEDENTI SONO GIÀ STATI PRESENTATI IL MODO INDICATIVO, IL MODO CONGIUNTIVO E IL MODO CONDIZIONALE). L’imperativo è il modo del verbo che serve per esprimere un ordine, un comando. Sta’ zitto! Esci immediatamente! L’imperativo può anche esprimere un suggeri- mento, un invito. Per favore, ascolta quello che dico. Su, prendi ancora un po’ di pollo! 33 LA FORMA L’imperativo ha solo il tempo presente e ha solo due persone: tu e voi. Per le coniugazioni regolari dell’imperativo, vedi Tavole dei verbi, pp. 324-31. Indichiamo di seguito l’imperativo dei più importanti verbi irregolari. andare dare stare dire fare avere essere va’ (vai) da’ (dai) sta’ (stai) di’ fa’ (fai) abbi sii andate date state dite fate abbiate siate Quando si usa l’imperativo con un pronome personale diretto o indiretto, questo si mette dopo l’imperativo e forma con esso una sola parola. Indicativo Imperativo Tu lo compri Compralo! Tu li guardi Guardali! Tu ci porti Portaci! Voi le pagate Pagatele! L’USO L’imperativo si usa per dare un ordine; per es se - re gentili, bisogna sempre aggiungere l’espres- sione per favore o per piacere. Quando si vogliono dare ordini/inviti/suggeri- menti a una persona a cui diamo del Lei, dob- biamo usare la 3a persona singolare del pre- sente congiuntivo. Signora, venga. Dottore, dica pure. L’IMPERATIVO NEGATIVO L’imperativo negativo si forma nel seguente modo: per il tu: con non + infinito Vieni! Non venire! per il Lei: con non + congiuntivo presente Venga! Non venga! per il voi: con non + imperativo Venite! Non venite! Schede n°32-36_306_315:Schede n°32-36_306_315 26-02-2008 12:09 Pagina 308 ctavernari Rettangolo ctavernari Rettangolo ctavernari Casella di testo Questa pagina può essere fotocopiata esclusivamente per uso didattico © Loescher Editore 309L’italiano per studiare 33Grammatica 01 • Completa la tabella. Infinito Imperativo Tu Voi 1. scrivere . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2. ritornare . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3. studiare . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4. dormire . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5. telefonare . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 6. fare . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 7. andare . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 8. ascoltare . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 9. tagliare . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 10. pagare . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 02 • Completa le seguenti frasi con l’imperativo del verbo indicato tra parentesi. 1. Franca, . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . (portare) qui il cane! 2. (Voi) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . (leggere) più lentamente! 3. Zia, . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . (sentire), mi fai un favore? 4. Ragazzi, . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . (pulire) la vostra camera. 5. Bobby, . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . (mangiare) la zuppa! 6. Se ci tieni alla salute, . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . (smettere) di fumare. 03 • Trasforma le seguenti frasi all’imperativo negativo. 1. Smetti di studiare. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2. Compra i francobolli. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3. Andate al supermercato. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4. Butta la pasta. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5. Mangia il cioccolato. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 04 • Trasforma le seguenti frasi dalla forma amichevole (tu) alla forma di cortesia (Lei). 1. Jennifer, cerca di arrivare puntuale! Signorina, . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2. Mamma, rispondi al telefono! Signora, . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3. Luca, telefona all’avvocato! Dottor Giovanardi, . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4. Carlotta, riportami il libro! Signorina Buzzi, . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5. Giovanni, compila questo modulo! Signor Golzio,. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 05 • Completa le seguenti frasi con l’imperativo e il pronome personale. 1. Federica, . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . (darmi) il tuo indirizzo, per favore. 2. Ragazze, . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . (telefonargli) subito, altrimenti esce. 3. Antonio, . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . (svegliarsi), . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . (sbrigarsi), è tardi. 4. Paola, . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . (mettersi) la gonna lilla, che ti sta così bene! 5. Daniele, . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . (farmi) un cappuccino, per favore. 6. Ester, . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . (dirmi) la verità: hai pianto? 7. Bambini, . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . (alzarsi) e . . . . . . . . . . . . . . . . . . (venire) a fare colazione. 8. Andate da Carlo e . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . (portagli) le medicine. Schede n°32-36_306_315:Schede n°32-36_306_315 26-02-2008 12:09 Pagina 309 ctavernari Rettangolo ctavernari Rettangolo ctavernari Casella di testo Questa pagina può essere fotocopiata esclusivamente per uso didattico © Loescher Editore 310L’italiano per studiare Il gerundio Il gerundio è un modo del verbo che esprime un’azione mettendola in rapporto con il verbo della frase principale dal punto di vista causa- le, temporale e modale. • Rapporto di causa Mangiando troppo, ingrassi. (Dato che mangi troppo, ingrassi) • Rapporto di tempo Andando a casa, ho visto Roby. (Mentre andavo a casa, ho visto Roby) • Rapporto di modo Jacopo studia pensando ad altro. (Jacopo studia in modo distratto) 34 ??? LA FORMA Il gerundio ha 2 tempi: • uno semplice (formato da una sola parola), che indica un’azione contemporanea a quella del la frase principale presente Annibale, attraversando le Alpi con l’esercito e con gli elefanti, trovò molta neve. • uno composto (formato da due parole), che indica un’azione anteriore (avvenuta prima) a quel- la della frase principale passato Annibale, avendo attraversato le Alpi, arrivò nella pianura Padana. Per le coniugazioni regolari del gerundio, vedi Tavole dei verbi, pp. 324-31. Indichiamo di seguito il gerundio presente dei più importanti verbi irregolari. fare bere dire facendo bevendo dicendo Attenzione: Se con il gerundio c’è un pronome personale diretto o indiretto, questo si mette dopo il gerundio e forma con esso una sola parola: vedendolo, guardandoti… L’USO Oltre che nei casi spiegati finora, il gerundio si usa molto spesso preceduto dal verbo stare (all’in- dicativo presente o imperfetto) per indicare un’azione che è in svolgimento: sto mangiando, stanno studiando, stavano andando Osserva la differenza tra l’uso del verbo nella forma normale e in questa forma con il gerundio, detta perifrastica. Forma normale Forma perifrastica In primavera piove spesso. Sta piovendo. (piove indica un evento naturale, una cosa (sta piovendo indica che c’è la pioggia in che succede in generale) questo momento) I bambini dormono molto. I bambini stanno dormendo. (dormono indica un’abitudine, un fatto (stanno dormendo indica che i bambini in generale che succede sempre) questo momento sono a letto e dormono) Schede n°32-36_306_315:Schede n°32-36_306_315 26-02-2008 12:09 Pagina 310 ctavernari Rettangolo ctavernari Rettangolo ctavernari Casella di testo Questa pagina può essere fotocopiata esclusivamente per uso didattico © Loescher Editore 311L’italiano per studiare 34Grammatica 01 • Trasforma al gerundio presente le espressioni in neretto delle seguenti frasi. 1. Dato che pago con la carta di credito, tengo pochi soldi nel portafoglio. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2. Mentre scendeva le scale, Paola è scivolata e si è fatta male. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3. La poveretta è stata investita dalla macchina, mentre attraversava la strada sulle strisce pedonali. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4. Mentre pensava a lei, Peter era felice. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5. Quando mi lavo i capelli, mi accorgo che ne perdo molti. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 02 • Trasforma al gerundio passato le espressioni in neretto delle seguenti frasi. 1. Il nostro esercito ha vinto la battaglia, dopo aver combattuto a lungo. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2. Quando ho sentito come stavano le cose, ho preferito andarmene. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3. Dato che ha fatto molti straordinari, mio padre questo mese ha guadagnato più del solito. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4. Dopo aver pagato tutti i debiti, loro si sentono più tranquilli. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5. Dato che ha visto che c’era poca gente, Andrea si è offeso ed è andato via. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 03 • Completa le seguenti frasi unendo al gerundio il pronome personale adatto. 1. Vedendo. . . ho capito che Francesca e Sandra sono molto amiche. 2. Questi esercizi diventano più chiari rifacendo. . . . 3. Le mie magliette sono diventate troppo strette lavando. . . . 4. Questa merendina sembrava buona, ma mangiando . . . ho sentito un gusto cattivo. 5. Leggendo . . . ho visto che questo libro è abbastanza interessante. 04 • Completa le seguenti frasi usando il gerundio nella forma perifrastica dei verbi indicati tra parentesi. 1. Fatima . . . . . . . . . . . . . . . . . . . (preparare) il cous-cous. 2. Alla radio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . (trasmettere) il Festival di Sanremo. 3. In questo momento . . . . . . . . . . . . . . . . . . . (tuonare) e . . . . . . . . . . . . . . . . (piovere) a dirotto. 4. Mentre io . . . . . . . . . . . . . . . . . . . (fare) colazione, è arrivata mia sorella piangendo. 5. Questo film . . . . . . . . . . . . . . . . . . . (avere) molto successo. 6. Che cosa . . . . . . . . . . . . . . . . . . . (fare) Ahmed quando l’hai incontrato? 7. A chi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . (telefonare) Carlo? 8. Il Presidente della Repubblica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . (parlare) in televisione. sta preparando Schede n°32-36_306_315:Schede n°32-36_306_315 26-02-2008 12:09 Pagina 311 ctavernari Rettangolo ctavernari Rettangolo ctavernari Casella di testo Questa pagina può essere fotocopiata esclusivamente per uso didattico © Loescher Editore 312L’italiano per studiare I verbi servili e fraseologici I verbi che si usano generalmente uniti a un verbo all’infinito si chiamano: • servili: dovere, potere, volere; • fraseologici: cominciare, smettere, cercare... Non vuole studiare. Incominciano a capire l’inglese Smetti di gridare! Cerchiamo di fare attenzione. Questi verbi sono uniti all’infinito: • direttamente volere Vorrei andare a dormire. potere Posso telefonare io, se vuoi. dovere Devo studiare dieci pagine di geografia. piacere Mi piace molto stare qui. preferire Preferisco andare a casa. fare Queste notizie mi fanno stare male. lasciare Lascia perdere. (Si costruiscono unendosi direttamente all’infi- nito senza alcuna preposizione anche le espres- sioni verbo essere + aggettivo: è bello, è facile, è inutile…) È difficile imparare questa lezione. Sarebbe bellissimo prendere il sole. • con la preposizione a incominciare Paola ha incominciato a studiare l’inglese. continuare Continua a leggere. divertirsi Silvio si diverte a collezionare francobolli. decidersi Vincenzo si è deciso a sposarsi. mettersi Mettiti a studiare. insistere Beatrice insiste a chiedergli dei soldi, ma è inutile. provare Prova a telefonare di nuovo. riuscire Non riesco a capire questo problema di geometria. • con la preposizione di finire Ho finito di studiare. pensare Penso di preparare una bella frittata per cena. credere Credo di aver studiato abbastanza. decidere Stefan ha deciso di tornare in Romania. cercare Cerca di parlare più forte. ricordarsi Ricordiamoci di restituire il quaderno a Sara. dimenticarsi Ti sei dimenticato di portare la giustificazione? accettare Jonas ha accettato di fare quel lavoro, anche se non gli piace. tentare Tenterò di spiegarti che cosa è successo. rifiutare Mi rifiuto di tornare da quel medico. far finta/fingere Raffaella fa finta di essere d’accordo, ma poi fa quello che vuole. sforzarsi Sforzati di fare più attenzione. Attenzione: I verbi pensare e credere sono seguiti da di + infinito quan- do il soggetto di pensare/credere e il soggetto dell’infinito sono uguali: Io penso di partire (io penso – io parto). Quando il soggetto è diverso, pensare e credere sono se - gui ti da che + indicativo o congiuntivo: Io penso che partiremo (io penso – noi partiremo) Io penso che loro partano (io penso – loro partano) 35 ??? Schede n°32-36_306_315:Schede n°32-36_306_315 26-02-2008 12:09 Pagina 312 ctavernari Rettangolo ctavernari Rettangolo ctavernari Casella di testo Questa pagina può essere fotocopiata esclusivamente per uso didattico © Loescher Editore 313L’italiano per studiare 35Grammatica 01 • Completa le seguenti frasi con la preposizione giusta (se occorre). 1. Sforzati . . . . . . . fare più attenzione. 2. Giorgio e Pina continuano . . . . . . . uscire insieme. 3. Provo di nuovo . . . . . . . telefonargli. 4. Se non sono arrivati tutti, non metterti . . . . . . . mangiare. 5. Vorrei . . . . . . . ritrovare il berretto che ho perso. 6. Mio zio si diverte . . . . . . . scrivere canzoni e . . . . . . . suonarle con la chitarra. 7. Mio padre ha deciso . . . . . . . cambiare casa. 8. È inutile che insistiamo . . . . . . . invitarla. 9. È impossibile . . . . . . . arrivare in tempo. 10. Incominceremo . . . . . . . verniciare le porte domani. 02 • Completa le seguenti frasi con la preposizione giusta (se occorre). 1. Finite . . . . . . . fare l’esercizio, poi potete . . . . . . . fare l’intervallo. 2. Non riesco . . . . . . . capire le equazioni. 3. Continua . . . . . . . suonare, finché risponde. 4. Preferisco . . . . . . . ascoltare musica che ballare. 5. Lucia pensava . . . . . . . iscriversi a un corso di karate. 6. Ricordiamoci . . . . . . . andare a ritirare le fotografie. 7. I nostri vicini di casa si rifiutano . . . . . . . spostare la macchina. 8. Tenteremo ancora . . . . . . . convincerli. 9. Dora deve . . . . . . . partire per la Germania. 10. I signori Traversa hanno deciso . . . . . . . traslocare. 03 • Indica (✓) l’alternativa corretta. 1. a. Penso andare domani a tagliarmi i capelli. b. Penso di andare domani a tagliarmi i capelli. c. Penso a andare domani a tagliarmi i capelli. 2. a. È difficile a capire l’italiano? b. È difficile capire l’italiano? c. È difficile di capire l’italiano? 3. a. Lui preferisce di mangiare il panino. b. Lui preferisce a mangiare il panino. c. Lui preferisce mangiare il panino. 4. a. Mi ricorderò portarti le cassette. b. Mi ricorderò di portarti le cassette. c. Mi ricorderò a portarti le cassette. 04 • Costruisci le frasi, secondo il modello, e scrivile sul tuo quaderno. Io penso / io studio fino alle sei. Io penso di studiare fino alle sei. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 1. Lui crede / lui è intelligente 2. Lui crede / suo fratello è intelligente 3. Noi pensiamo / noi andiamo in vacanza in Marocco 4. Noi pensiamo / loro vanno in vacanza in Marocco 5. Io pensavo / io compravo un paio di scarpe da ginnastica 6. Io pensavo / tu compravi un paio di scarpe da ginnastica Schede n°32-36_306_315:Schede n°32-36_306_315 26-02-2008 12:09 Pagina 313 ctavernari Rettangolo ctavernari Rettangolo ctavernari Casella di testo Questa pagina può essere fotocopiata esclusivamente per uso didattico © Loescher Editore 314L’italiano per studiare Gli avverbi GLI AVVERBI SONO PAROLE O ESPRESSIONI CHE SERVONO PER MODIFICARE O PER PRECISARE MEGLIO ALTRE PAROLE. Silvano è molto intelligente. (molto precisa l’aggettivo intelligente, cioè spiega quanto Silvano è intelligente) Maria cammina in fretta. (in fretta precisa il verbo camminare, cioè spiega come cammina Maria) Il tabaccaio è là. (là precisa il verbo essere, cioè spiega dove si trova il tabaccaio). Ci sono molti tipi di avverbio, che servono per indicare: 36 • il modo in cui un’azione viene fatta: bene, male, facilmente, lentamente, veloce- mente, in fretta, di corsa, dolcemente, ingiu- stamente… Omar impara lentamente. Questa camicia è stirata male. Per formare un avverbio di modo, bisogna aggiun- gere -mente alla forma femminile dell’aggettivo: attento attenta attentamente Se l’aggettivo finisce in -le, la -e cade: facile facilmente • il tempo in cui avviene l’azione: ora, poi, mai, sempre, spesso, qualche volta, subito, prima, dopo, presto, tardi, oggi, doma- ni… Gli vorrò sempre bene. Qualche volta mangio le carote. • il luogo in cui avviene l’azione o dove si trova qual cuno/qualcosa: qui, qua, lì, là, vicino, lontano, sopra, sotto, dentro, davanti, giù, lassù, nei dintorni, dap- pertutto… Io abito lontano, la professoressa invece abita qui, nei dintorni. C’è sporcizia dappertutto. • la quantità di ciò che esprime un verbo o un ag - get tivo: molto, poco, abbastanza, troppo, tanto, al - tret tanto, di più, di meno, parecchio… È troppo pigro per riuscire a fare qualcosa di buono. Ne vorrei di più. Ci sono inoltre: • gli avverbi interrogativi, che servono per intro- durre una domanda: Come? Quando? Dove? Per - ché? Quanto? Quanto costa? Quando verrete a trovarci? • gli avverbi di valutazione, che servono per e - spri mere un giudizio, un parere: sì, no, non, di sicuro, forse, magari, senza dub- bio, certamente, neppure, nemmeno, neanche, eventualmente, probabilmente… Forse la prossima settimana ci sarà un compito in classe di italiano. Faresti un giorno di vacanza? - Magari! Gli avverbi sono invariabili, non concordano con le altre parole e servono a precisare un’informazione. Schede n°32-36_306_315:Schede n°32-36_306_315 26-02-2008 12:10 Pagina 314 ctavernari Casella di testo Questa pagina può essere fotocopiata esclusivamente per uso didattico © Loescher Editore 315L’italiano per studiare 36Grammatica 01 • Completa la tabella. Aggettivo Avverbio Aggettivo Avverbio qualificativo di modo qualificativo di modo 1. dolce dolcemente 7. sicuro . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2. forte . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 8. giusto . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3. rumoroso . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 9. confuso . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4. allegro . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 10. felice . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5. completo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 11. parziale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 6. silenzioso . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 12. normale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 02 • Collega con una freccia gli avverbi che hanno significato uguale o molto simile. 1. davanti a. qua 2. tanto b. certamente 3. raramente c. ogni tanto 4. di sicuro d. sovente 5. altrove e. molto 6. talvolta f. di rado 7. spesso g. in un altro posto 8. qui h. nemmeno 9. neanche i. dinanzi 03 • Completa le seguenti frasi utilizzando un avverbio scelto dall’elenco. appena • domani • tardi • mai • poi • ora • subito • oggi • presto • qualche volta • mai • spesso • sempre 1. Se ti alzi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . , hai tempo per fare colazione con calma. 2. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . possibile l’amministra- tore manderà un idraulico a riparare il tubo. 3. Non vado . . . . . . . . . . . . . . . . . . . a ballare, ma vado . . . . . . . . . . . . . . . . . . . al cinema. 4. Riccardo viene . . . . . . . . . . . . . . . . . . a trovarci. 5. Ormai è . . . . . . . . . . . . , i negozi sono chiusi. 6. Stefania è . . . . . . . . . . . . . . . . . . . in ritardo e non chiede . . . . . . . . . . . . . . . . . . . scusa. 7. Vieni . . . . . . . . . . . . . . perché poi devo uscire. 8. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . andrò dal dentista. 9. Non so spiegarmi il motivo, ma . . . . . . . . . . . . . . . . . . . sono veramente stanco. 10. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . studio, . . . . . . . . . . . . . . . . . . . telefono a Marta. 04 • In ogni gruppo cancella l’avverbio o l’espressione avverbiale che non c’entra. 1. Avverbi di modo: malissimo, di più, gentilmente, benino, educatamente, fortemente. 2. Avverbi di tempo: ora, adesso, forse, stamattina, domani, tardi. 3. Avverbi di luogo: di sopra, da tutte le parti, nelle vicinanze, più o meno, lontano, di fianco. 4. Avverbi di quantità: abbastanza, moltissimo, un po’, tanto, troppo, presto. 5. Avverbi interrogativi: perché?, quanto?, quando?, come mai?, dove?, sotto. 6. Avverbi di valutazione: molto, neanche, niente affatto, non, forse, sì. Schede n°32-36_306_315:Schede n°32-36_306_315 26-02-2008 12:10 Pagina 315 ctavernari Casella di testo Questa pagina può essere fotocopiata esclusivamente per uso didattico © Loescher Editore • Preposizioni improprie Sono parole che vengono usate come preposizioni, ma possono anche essere avverbi o aggettivi. 316L’italiano per studiare Le preposizioni Le preposizioni sono delle parole che si mettono davanti a nomi, aggettivi, pronomi, avverbi e verbi all’infinito per collegarli e metterli in rapporto in vario modo. La macchina di Riccardo è qui. unisce la macchina a Riccardo e serve per indicare chi è il padrone della macchina. Riccardo abita in una casa tra i boschi unisce il verbo abitare alla casa unisce casa con boschi e serve e indica dove abita Riccardo per indicare dov’è la casa LA FORMA Le preposizioni sono di quattro tipi: • Preposizioni semplici di a da in con su per tra fra • Preposizioni articolate Si ottengono unendo le preposizioni semplici con gli articoli determinativi. di a da in con su per tra/fra il del al dal nel con il sul per il tra il lo dello allo dallo nello con lo sullo per lo tra lo l’ dell’ all’ dall’ nell’ con l’ sull’ per l’ tra l’ i dei ai dai nei con i sui per i tra i gli degli agli dagli negli con gli sugli per gli tra gli la della alla dalla nella con la sulla per la tra la l’ dell’ all’ dall’ nell’ con l’ sull’ per la tra la le delle alle dalle nelle con le sulle per le tra le Per sapere quale preposizione articolata dobbiamo usare, bisogna pensare: davanti a questo nome che articolo usiamo? Partiamo dalla preposizione semplice di: se dico il cane la preposizione articolata sarà del cane se dico lo studente la preposizione articolata sarà dello studente se dico l’occhio la preposizione articolata sarà dell’occhio se dico la bambina la preposizione articolata sarà della bambina 37 Avverbi: sopra, sotto, davanti, dietro, dentro, fuori, dopo, prima Vado sopra. (sopra è in questo caso un avverbio di luogo) I piatti sono sopra il tavolo. (sopra è una preposizione, e collega i piatti al tavolo) Aggettivi: vicino, lontano, salvo, lungo, secondo Questo libro è molto lungo. (lungo è in questo caso un aggettivo) Corso Casale si trova lungo il fiume Po. (lungo è una preposizione, e collega il verbo trovarsi con il fiume) • Locuzioni prepositive Sono preposizioni formate da più di una parola: a causa di, di fronte a, in compagnia di, per mezzo di… È morto a causa di un infarto. Schede n°37-40_316_323:Schede n°37-40_316_323 26-02-2008 12:08 Pagina 316 ctavernari Rettangolo ctavernari Rettangolo ctavernari Casella di testo Questa pagina può essere fotocopiata esclusivamente per uso didattico © Loescher Editore 317L’italiano per studiare 37Grammatica 01 • Completa ogni espressione inserendo la preposizione semplice o articolata corretta. Parti dalla preposizione semplice di. il professore La casa . . . . . . . professore 1. l’infermiera La casa . . . . . . . infermiera 6. Carmen La casa . . . . . . . Carmen 2. la padrona La casa . . . . . . . padrona 7. lo scrittore La casa . . . . . . . scrittore 3. l’avvocato La casa . . . . . . . avvocato 8. le mie amiche La casa . . . . . . . mie amiche 4. i figli di Claudio La casa . . . . . . . figli di Claudio 9. il sindaco La casa . . . . . . . sindaco 5. mio fratello La casa . . . . . . . mio fratello 10. gli studenti La casa . . . . . . . studenti 02 • Completa le seguenti espressioni con la preposizione adatta: a, in, da (semplici o articolate). 1. Io vado . . . . . . scuola . . . . . . . . . stazione . . . . . . . . . partita 2. Io vado . . . . . . cinema . . . . . . . . . supermercato . . . . . . . . . stadio 3. Io vado . . . . . . pizzeria . . . . . . . . . giardini . . . . . . . . . piscina 4. Io vado . . . . . . farmacia . . . . . . . . . farmacista . . . . . . . . . dentista 5. Io vado . . . . . . dottore . . . . . . . . . bar . . . . . . . . . pronto soccorso 6. Io vado . . . . . . ospedale . . . . . . . . . banca . . . . . . . . . posta 7 Io vado . . . . . . mensa . . . . . . . . . centro . . . . . . . . . segreteria 8. Io vado . . . . . . mio zio . . . . . . . . . lui . . . . . . . . . Beppe 03 • Completa le seguenti frasi con le preposizioni semplici o articolate necessarie. 1. Sono stanca . . . . . . . . . studiare; ho voglia . . . . . . . . . uscire . . . . . . . . . fare una passeggiata. 2. L’aereo è partito . . . . . . . . . Roma . . . . . . . . . 9.05 ed è arrivato . . . . . . . . . Zurigo . . . . . . . . . 10.35. 3. Le chiavi . . . . . . . . . cantina sono . . . . . . . . . tasca . . . . . . . . . giacca . . . . . . . . . papà. 4. Giulio andrà . . . . . . . . . scuola superiore e poi . . . . . . . . . università . . . . . . . . . Bologna. 5. Il pavimento . . . . . . . . . cucina è sporco . . . . . . . . . sugo . . . . . . . . . pomodoro. 04 • Completa le frasi con le preposizioni o le locuzioni prepositive adatte, scegliendole nell’elenco. di • alla • salvo • intorno al • a • del • di • secondo• di • nella • per • a • di fronte alla • di • alle 1. Una piccola folla di curiosi si è radunata . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . corpo della vittima. 2. . . . . . . . . . . . . imprevisti, arriveremo . . . . . . . . . . . . casa tua . . . . . . . . . . . . dieci . . . . . . . . . . . . mattino. 3. . . . . . . . . . . . . partita . . . . . . . . . . . . pallavolo tutti facevano il tifo . . . . . . . . . . . . la loro squadra. 4. Ho comprato un libro . . . . . . . . . . . . poesie . . . . . . . . . . . . libreria . . . . . . . . . . . . via Po. 5. . . . . . . . . . . . . me, continuando . . . . . . . . . . . . non studiare, Enrico sarà bocciato. 6. . . . . . . . . . . . . farmacia c’è un negozio di occhiali, . . . . . . . . . . . . cui è proprietario mio cugino. del Schede n°37-40_316_323:Schede n°37-40_316_323 26-02-2008 12:08 Pagina 317 ctavernari Rettangolo ctavernari Rettangolo ctavernari Casella di testo Questa pagina può essere fotocopiata esclusivamente per uso didattico © Loescher Editore 318L’italiano per studiare L’uso delle preposizioni Tutti i tipi di preposizioni si usano per esprimere delle relazioni e per formare dei complementi. Preposizione Significato Esempi Di Indica le caratteristiche di qualcuno o di qualcosa: • possesso Il quaderno di Paola. • materia Un foglio di carta. • qualità Una ragazza di buon carattere. • argomento Parlare di politica. Talvolta indica anche: • tempo D’inverno nevica. • modo Andare di corsa. A Indica la direzione di un’azione: • termine (verso qualcuno) Regalo i fiori a Laura. • moto a luogo Vado a Genova. Può anche indicare: • stato in luogo Rimango a casa. • età Sono venuto in Italia a 12 anni. • tempo Noi mangiamo a mezzogiorno. Da Indica la provenienza di qualcuno/qualcosa: • moto da luogo Arrivo da Venezia. o la provenienza di un’azione: • agente È stato ucciso da un ladro. Può anche indicare: • moto a luogo (se si va da una persona) Vado da Marinella. • fine Tazzina da caffè. In Indica la posizione: • nello spazio * moto a luogo È andato in Francia * stato in luogo Lavora in ufficio • nel tempo Ci vediamo in serata Talvolta indica anche: • mezzo Vado a lavorare in autobus. • modo State in silenzio! Con Indica: • compagnia Sono in classe con Linda. • mezzo Taglia il pane con il coltello. • modo Ti vedo con molto piacere. Su Indica la posizione nello spazio con un’idea di contatto. I vasi sono sul pavimento. Talvolta indica anche: • argomento È un libro su Garibaldi. • approssimazione Cristina è sui cinquant’anni. Per Indica un passaggio: * attraverso lo spazio Passiamo per piazza San Carlo. * attraverso il tempo È stato ammalato per molti mesi. Può anche indicare: • la destinazione Parti per Roma? • il fine Si è sposato per interesse. • la causa È svenuto per il caldo. Tra / Fra Indicano una posizione intermedia: * nello spazio Abito tra Via Po e Via Principe Amedeo. * nel tempo Ti telefono tra le sei e le otto. Possono anche indicare • un tempo determinato finale Verrò tra qualche giorno. 38 Schede n°37-40_316_323:Schede n°37-40_316_323 26-02-2008 12:08 Pagina 318 ctavernari Rettangolo ctavernari Rettangolo ctavernari Casella di testo Questa pagina può essere fotocopiata esclusivamente per uso didattico © Loescher Editore 319L’italiano per studiare 38Grammatica 01 • Completa le frasi secondo il modello, inserendo le preposizioni semplici o articolate. Ho letto un libro di fantascienza. Ho letto un libro con molta curiosità. Ho letto un libro dall’inizio alla fine. Ho letto un libro per due ore. 1. Anna lavora . . . . . . . . . un negozio. 3. Francesco ride . . . . . . . . . la barzelletta. Anna lavora . . . . . . . . . Milano. Francesco ride . . . . . . . . . solo. Anna lavora . . . . . . . . . sua zia. Francesco ride . . . . . . . . . gli amici. Anna lavora . . . . . . . . . dieci . . . . . . . . . diciotto. Francesco ride . . . . . . . . . tutto. 2. Vado dalla nonna . . . . . . . . . domenica. 4. Bevo il latte . . . . . . . . . la cioccolata. Vado dalla nonna . . . . . . . . . i miei fratelli. Bevo il latte . . . . . . . . . fare colazione. Vado dalla nonna . . . . . . . . . pranzare con lei. Bevo il latte . . . . . . . . . cucina. Vado dalla nonna . . . . . . . . . campagna. Bevo il latte . . . . . . . . . mucca. 02 • Collega con una freccia ciascuna delle preposizioni con il significato che esprime. 1. Sono morto di stanchezza. a. luogo 2. A Valerio piace disegnare. b. causa 3. Se uscito con i tuoi amici? c. possesso 4. Ho visto un nido tra le foglie. d. termine 5. La professoressa ha parlato della seconda guerra mondiale. e. tempo 6. Non riesco a dormire di giorno. f. argomento 7. Il marito di Franca si chiama Claudio. g. compagnia 8. Studio per poter andare a lavorare. h. fine 03 • Indica (✓) che significato hanno le preposizioni sottolineate nelle seguenti frasi. 1. Appena puoi, passa da me. agente causa luogo 2. Ho visto un documentario sui leoni. mezzo argomento luogo 3. Andiamo a piedi. termine modo mezzo 4. Fai le cose con troppa fretta. compagnia causa modo 5. L’aereo non è partito per la nebbia. fine causa termine 6. Esco ora dall’ospedale. agente luogo mezzo 7. Con me puoi stare tranquillo. agente causa compagnia 8. La torta è stata portata da Jimmy. agente causa luogo Schede n°37-40_316_323:Schede n°37-40_316_323 26-02-2008 12:08 Pagina 319 ctavernari Rettangolo ctavernari Rettangolo ctavernari Casella di testo Questa pagina può essere fotocopiata esclusivamente per uso didattico © Loescher Editore 320L’italiano per studiare I connettori (congiunzioni) I CONNETTORI (CONGIUNZIONI) SONO PAROLE CHE SERVONO PER CONGIUNGERE, CIOÈ PER UNIRE. 39 I connettori possono unire: • due parole Anna e Stefania hanno quindici anni. • due frasi Faccio la doccia e mi lavo i capelli. Vado a dormire perché sono molto stanco. Ci sono moltissimi tipi di connettori, che legano le parole o le frasi in modo diverso e con significati diversi. Esse possono essere coordinanti o subordinanti. I connettori coordinanti mettono in relazione due elementi ugualmente importanti, sullo stesso pia - no. Essi possono essere: • copulativi perché uniscono. I più importan- ti sono: e, anche, inoltre, né, neanche, nem- meno, neppure Andrea mangia e beve tantissimo. • disgiuntivi perché escludono. I più impor- tanti sono: o, oppure, ossia Vieni al cinema oppure resti a casa? • avversativi perché contrappongono. I più importanti sono: ma, invece, però, anzi, tut- tavia, eppure, al contrario È intelligente, ma molto antipatico. • esplicativi perché spiegano. I più impor- tanti sono: cioè, infatti, ossia, vale a dire Questa rivista è trimestrale, cioè esce una volta ogni tre mesi. • conclusivi perché concludono. I più impor- tanti sono: perciò, quindi, pertanto, dun- que, insomma Ho lavorato tutto il giorno, perciò me ne torno a casa. • correlativi perché mettono in relazione. I più importanti sono: sia… sia, né… né, così… come, non solo… ma anche Non solo mi ha invitato a pranzo, ma mi ha anche fatto un bellissimo regalo. I connettori subordinanti uniscono due elementi: una frase principale e una frase secondaria, me - no importante. Si chiamano in vari modi, a secon- da della funzione che ha la frase secondaria. Essi possono essere: • causali quando la secondaria spiega la causa. I più importanti sono: perché, poiché, sicco- me, dato che, visto che, dal momento che Mangio il cioccolato perché mi piace. • finali quando la secondaria indica lo scopo. I più importanti sono: affinché, perché, al fine di, per Te lo ripeto, affinché tu non te lo dimentichi. • temporali quando la secondaria indica il tempo. I più importanti sono: quando, men- tre, finché, prima che, dopo che, appena. Mentre ascolto la musica, penso. • dichiarativi quando la secondaria dichiara qualcosa. Il più importante è: che Penso che Paola sia andata a scuola. • condizionali quando la secondaria indica la condizione. I più importanti sono: se, purché, qualora, supposto che, nel caso che Se finisco presto i compiti, vendo a trovarti. • modali quando la secondaria indica il modo. I più importanti sono: come, come quando, in modo che Fa’ come ti dico. • concessivi quando la secondaria concede qualcosa. I più importanti sono: sebbene, an - che se, benché, nonostante che Giovanni ha molti problemi, anche se ride sempre. • eccettuativi e limitativi quando la seconda- ria esprime u na eccezione o limitazione. I più importanti sono: fuorché, tranne, tranne che, eccetto che, per quanto Per quanto ne so, la gita è stata annullata. Schede n°37-40_316_323:Schede n°37-40_316_323 26-02-2008 12:08 Pagina 320 ctavernari Rettangolo ctavernari Rettangolo ctavernari Casella di testo Questa pagina può essere fotocopiata esclusivamente per uso didattico © Loescher Editore 321L’italiano per studiare 39Grammatica 01 • Completa le seguenti frasi. 1. Ho mangiato molto, però . . . . . . . . . . . . . . . . . . 7. Vado a dormire, se . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2. Ho mangiato molto, e allora . . . . . . . . . . . . . . 8. Vado a dormire, perché . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3. Ho mangiato molto, perché . . . . . . . . . . . . . . . 9. Vado a dormire, purché . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4. Ho mangiato molto, anche se . . . . . . . . . . . . . 10. Vado a dormire, dopo che . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5. Ho mangiato molto, come . . . . . . . . . . . . . . . . . 11. Vado a dormire, anche . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 6. Ho mangiato molto, fino a che . . . . . . . . . . . . 12. Vado a dormire, . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 02 • Collega con una freccia ogni frase della prima colonna con la frase della seconda colonna che la completa. 1. Verrò in montagna con voi a. perché costa meno. 2. Non vinciamo la partita b. purché ci sia neve. 3. Mi ha guardato male c. se non corriamo di più. 4. Loredana mangia troppo d. come se fosse colpa mia. 5. Compro la frutta al mercato e. anche se le fa male. 03 • Completa le frasi inserendo il connettore adatto. 1. Ho letto e riletto questa lezione, . . . . . . . . . . non ho capito niente. 2. Vuoi la maglia rossa . . . . . . . . . . quella grigia? 3. Davide è bravissimo . . . . . . . . . . in inglese, . . . . . . . . . . in matematica. 4. Signora, preferisce questo formaggio fresco . . . . . . . . . . questo più stagionato? 5. Questo dolce è molto grasso . . . . . . . . . . piuttosto difficile da digerire. 6. Nel dopoguerra, . . . . . . . . . . dal 1945 al 1950, l’Italia era in gravi difficoltà economiche. 7 . . . . . . . . . . ti decidi a comportarti bene . . . . . . . . . . non verrai più con noi. 8. . . . . . . . . . . tu vada, . . . . . . . . . . tu non vada, telefonagli. Schede n°37-40_316_323:Schede n°37-40_316_323 26-02-2008 12:08 Pagina 321 ctavernari Rettangolo ctavernari Rettangolo ctavernari Casella di testo Questa pagina può essere fotocopiata esclusivamente per uso didattico © Loescher Editore 322L’italiano per studiare Il periodo ipotetico Si chiama periodo ipotetico l’insieme di due frasi, che contengono un’ipotesi e la sua conseguenza. ipotesi conseguenza Se continua a piovere resto a casa protasi apodosi Si chiama protasi la frase che contiene l’ipotesi e che incomincia con le congiunzioni: se, qualo- ra, nel caso che, a condizione che. Si chiama apodosi la frase che contiene la conseguenza. Noi possiamo fare ipotesi nel presente, nel passato e nel futuro. Le nostre ipotesi, inoltre, possono essere reali, possibili, impossibili. Vediamo allora quali modi e tempi del verbo dobbiamo usare nei diversi casi. 40 Ipotesi Tipo di ipotesi Verbo nella protasi nell’apodosi Nel presente REALE (è qualcosa di vero, Indicativo presente Indicativo presente di sicuro, di molto probabile) Se piove rimango a casa. Se mi fai un dolce lo mangio volentieri. POSSIBILE (è qualcosa che potrebbe Congiuntivo imperfetto Condizionale presente succedere, ma non Se studiassi prenderei un bel voto. lo so ancora) Se trovassi lavoro guadagnerei dei soldi. IMPOSSIBILE (è qualcosa che non può Congiuntivo imperfetto Condizionale presente succedere, che è – o che io Se fossi Batman volerei. penso che sia – al di fuori Se abitassi al Polo Nord vivrei in una casa della realtà) di ghiaccio. Nel passato IMPOSSIBILE-IRREALE (è qualcosa di ormai Congiuntivo trapassato Condizionale passato impossibile, perché Se mi avessi telefonato ti avrei invitato. è passata e il passato (se la conseguenza era non si può cambiare) nel passato) Congiuntivo trapassato Condizionale presente Se non avessi perso il treno ora sarei già a Milano. (se la conseguenza è nel presente) Nel futuro REALE-POSSIBILE (è qualcosa ritenuto Indicativo futuro Indicativo futuro comunque reale o possibile) Se farà bello andrò al mare. Attenzione: Due errori sono molto comuni nella lingua parlata: • l’uso del condizionale presente sia nella protasi sia nell’apodosi, in caso di ipotesi nel presente: non si dice: Se potrei, verrei. ma si dice: Se potessi, verrei. • l’uso dell’imperfetto indicativo sia nella protasi sia nell’apodosi, in caso di ipotesi nel passato: non si dice: Se potevo venivo. ma si dice: Se avessi potuto, sarei venuto. Schede n°37-40_316_323:Schede n°37-40_316_323 26-02-2008 12:08 Pagina 322 ctavernari Rettangolo ctavernari Rettangolo ctavernari Casella di testo Questa pagina può essere fotocopiata esclusivamente per uso didattico © Loescher Editore 323L’italiano per studiare 40Grammatica 01 • Forma delle frasi ipotetiche nel presente usando le seguenti coppie di espressioni. Considera le ipotesi come reali. 1. studiare / prendere un bel voto . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2. mangiare troppo / fare indigestione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3. nevicare / giocare a palle di neve . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4. fare bel tempo / andare a passeggio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5. perdere tempo / non finire il lavoro . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 02 • Forma delle frasi ipotetiche nel presente usando le seguenti coppie di espressioni. Considera le ipotesi come possibili. 1. avere tanti soldi / fare il giro del mondo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2. essere un calciatore / guadagnare molto . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3. abitare in Francia / imparare il francese . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4. ammalarsi / chiamare il medico . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5. potere / invitare tutti al ristorante . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 03 • Forma delle frasi ipotetiche nel passato usando le seguenti coppie di espressioni. Considera le ipotesi come impossibili. 1. andare a casa degli zii / vedere Adriana . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2. esserci il sole / abbronzarsi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3. essere promosso / essere più contento . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4. aver mangiato di meno / digerire . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5. non comportarsi male / non essere punito dall’insegnante . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 04 • Riscrivi correttamente le frasi. 1. Se studierei di più, prenderei dei bei voti. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2. Se studiavo, stavo promosso. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3. Se mi telefonavi, venivo a prenderti. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4. Se avrò i soldi, mi comprerei gli occhiali da sole come Elsi. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5. Se papà lo lasciasse, andasse a casa. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 05 • Unisci con una freccia ogni frase della prima colonna con una frase della seconda colonna, in base al senso. 1. Se riesco a finire in tempo questo lavoro, 2. Se i miei trovassero un appartamento più grande, 3. Se suo padre non fosse morto, 4. Se nascessi un’altra volta, 5. Se domani mi interroga di geografia, 6. Se Giovanna ci invitasse a cena, a. Rita non avrebbe avuto un’infanzia così triste. b. vorrei essere un pescatore dei mari del Sud. c. non so niente. d. potremmo portarle una bottiglia di spumante. e. mi rilasso e guardo un po’ la televisione con voi. f. la zia potrebbe venire a stare con noi. Schede n°37-40_316_323:Schede n°37-40_316_323 26-02-2008 12:09 Pagina 323 ctavernari Rettangolo ctavernari Rettangolo ctavernari Casella di testo Questa pagina può essere fotocopiata esclusivamente per uso didattico © Loescher Editore P. Diadori, Comunicazione non verbale nell'insegnamento dell'italiano a stranieri in prospettiva interculturale, in Catricalà M. (a cura di), Lettori e oltre… confine, Atti del corso di aggiornamento per lettori di italiano all'estero organizzato dal MAE, dal MPI e dall'Università per Stranieri di Siena (Siena, 11-15 ottobre 1999), Aida, Firenze 2000, pp. 69-109 Abstract: Quali sono i principali codici non verbali che intervengono nella comunicazione? L'articolo li prende in esame da un punto di vista glottodidattico, mettendo in risalto il valore pedagogico e interculturale che questi assumono nella didattica delle lingue moderne. Comunicazione non verbale nell'insegnamento dell'italiano a stranieri in prospettiva interculturale Pierangela Diadori Università per Stranieri di Siena 1. Introduzione. Lo studio della comunicazione all'interno di un sistema linguistico e socioculturale mette in gioco una serie di fattori: le componenti dell'interazione sociale, la struttura del messaggio verbale, i suoi rapporti con i parametri di variazione sociale, i codici utilizzati, le cause in base alle quali i parlanti interagiscono fra loro, i rapporti fra un dato messaggio e i modelli di comportamento della cultura in cui è stato generato. Ognuno di questi fattori è oggetto di studio di discipline quali la sociologia, la linguistica, la sociolinguistica, la semiotica, la psicologia, l'antropologia. Lo studio della comunicazione umana, così come è andato delineandosi negli ultimi decenni, è dunque un tipico esempio di ambito interdisciplinare, come ben sanno gli stessi linguisti che si occupano di analisi del discorso, e in particolare di una disciplina come la pragmatica, che "studia gli usi comunicativi reali, cioè le modalità concrete con le quali si realizza la comunicazione. In particolare (…) a) le strategie che sono messe in atto sia da parte di chi parla che da parte di chi ascolta, per consentire la riuscita di ogni atto linguistico; b) le relazioni tra lingua e contesto, codificate nella struttura linguistica" (Sobrero: 403)1 . 1 1 Lo stesso Sobrero (406, nota 3) definisce la pragmatica "una disciplina molto giovane, nata al confine fra tre versanti disciplinari: la filosofia, la linguistica, l'antropologia". Nell'atto di apprendere una lingua diversa dalla propria madrelingua, gli apprendenti sono in primo luogo, al pari dei parlanti nativi, dei "membri della società che hanno compiti (non esclusivamente riferiti alla lingua) da realizzare in un certo insieme di circostanze, in uno specifico ambiente e all'interno di un particolare campo di azione"2. Una didattica delle lingue moderne ispirata ad un approccio comunicativo, tanto più se orientata all'azione3, non può dunque non tenere conto delle implicazioni derivanti dagli studi delle discipline che si occupano della comunicazione nella lingua di insegnamento (dalla linguistica italiana agli studi antropologici e sociolinguistici sulle comunità italofone in Italia e all'estero). Questo approccio interdisciplinare diventa cruciale quando si tratta di analizzare i vari aspetti della competenza comunicativa dei parlanti allo scopo di sviluppare un'analoga competenza negli apprendenti stranieri: impossibile, in quest'ottica, limitarsi alle strutture della lingua o al solo codice verbale, dal momento che la comunicazione fra esseri umani non avviene solo utilizzando il sistema linguistico, ma anche attivando tutta una rete di codici non verbali che contribuiscono alla costruzione del messaggio che passa da emittente a destinatario. D'altra parte, lo sviluppo della competenza comunicativa in una lingua straniera implica l'analisi dei comportamenti verbali e non verbali nelle interazioni fra nativi, anche in relazione alla lingua e alla cultura degli apprendenti: gli aspetti interculturali si sovrappongono, quindi, a quelli interdisciplinari, creando una complessa gamma di interazioni che il docente di lingua si troverà a dover fronteggiare con le proprie competenze comunicative di bilingue, integrate e rafforzate da adeguati strumenti glottodidattici. 2. Competenza comunicativa e sistemi sensibili e concettuali della comunicazione umana La comunicazione umana avviene mediante un'ampia gamma di codici che permettono di articolare un messaggio secondo le intenzioni dell'emittente, i rapporti che lo legano al suo destinatario, il contesto in cui avviene l'interazione e i canali comunicativi disponibili. Un messaggio può dunque essere trasmesso mediante il codice lingua, ma anche con l'intonazione, i movimenti del corpo, il modo di vestire o di acconciarsi i capelli. "La capacità di usare tutti i codici (verbali e non), per raggiungere i propri fini nell'ambito di un evento comunicativo" viene definita "competenza comunicativa" (Balboni, 1999:20). Se cerchiamo di stabilire una gerarchia fra i codici comunicativi scopriamo che il codice verbale non sempre è il principale veicolo di trasmissione dei messaggi: la comprensione di un testo, per esempio, dipende solo parzialmente da ciò che viene detto in maniera esplicita, e si basa piuttosto sulla conoscenza del mondo degli interlocutori, sulle relazioni che si possono stabilire fra il contesto e il messaggio stesso, su tutti i significati aggiuntivi che si possono inferire al di là di ciò che appare nel testo di superficie. Spesso sono soprattutto le componenti non verbali della comunicazione quelle che forniscono una prima chiave di interpretazione. Così avviene nella prima infanzia, quando il bambino reagisce in primo luogo agli stimoli visivi (l'espressione del viso, i gesti) e sonori non verbali (l'intonazione, la modulazione della voce, le pause) che provengono dai suoi interlocutori, anche se questi sono contraddetti dal significato delle parole. Così avviene per l'apprendente di una lingua straniera che, 22 Il passo è tratto dal cap. 3 del Quadro di Riferimento Europeo per l'insegnamento delle lingue europee (noto con il nome di Framework): "The approach adopted here, generally speaking, is an action-oriented one insofar as it views users and learners of a language primarily as members of society who have tasks (not exclusively language-related) to accomplish in a given set of circumstances, in a specific environment and within a particular field of action" (la traduzione e il corsivo sono nostri). 33 Sul concetto di Action Oriented Approach si veda, oltre al Framework (1996), anche Ciliberti (1994: 89-92) e, in Serra Borneto (1998) il capitolo sul Project Work (173 sgg.) e quello sull'Interazione Strategica (189 sgg.). nella formulazione di ipotesi sul contenuto verbale di un messaggio, si fa guidare in primo luogo dal "paratesto" (cioè da tutto quello che "sta intorno al testo") prima ancora che dalle parole (molte delle quali, del resto, gli sono sconosciute): nello scritto può trattarsi della forma grafica, del titolo o delle immagini che accompagnano il testo, nell'oralità può essere invece l'aspetto dell'interlocutore, i suoi movimenti, il suo tono di voce. Solo quando l'apprendente disporrà di una interlingua di livello avanzato, potrà focalizzare l'attenzione sulle componenti verbali anche indipendentemente dai messaggi non verbali trasmessi simultaneamente, fino ad arrivare a cogliere l'ironia di una frase contraddetta dall'intonazione ("Bravo davvero!") o le connotazioni aggiuntive fornite da un gesto o una pausa. Come il codice lingua è regolato da norme interne condivise dai membri di una comunità linguistica, così gli altri codici non verbali seguono norme convenzionali che variano da cultura a cultura. E' naturale che nel decodificare un messaggio, l'interlocutore non nativo sia portato ad interpretare ciò che gli è sconosciuto utilizzando le regole del proprio sistema comunicativo. E' questo il meccanismo che incontriamo nel caso di parlanti di lingue romanze che si fanno "fuorviare" dai cosiddetti "falsi amici": l'italofono che apprende lo spagnolo, facilmente attribuirà al vocabolo burro il significato del vocabolo omofono italiano, e cadrà dalle nuvole quando scoprirà che invece vuol dire asino. Analogamente, un nord-europeo potrebbe interpretare come segno di maleducazione e scarso rispetto per gli altri una tonalità di voce alta, che è invece abituale fra i popoli mediterranei. Secondo Poyatos (1992) la comunicazione avviene mediante una "tripla struttura di base": linguistica, paralinguistica, cinesica. Si tratta di codici particolarmente legati fra loro: in primo luogo la lingua, in secondo luogo le caratteristiche prosodiche del parlato (intonazione, timbro di voce, altezza, tono, ritmo), in terzo luogo i movimenti del corpo che, soprattutto nelle già citate "culture del contatto", possono precedere, sostituire, accompagnare o seguire singoli vocaboli o intere frasi. Questa "tripla struttura di base" si colloca nell'ambito dei sistemi sensibili della comunicazione, in particolare nel sistema somatico umano, che comprende: a. i sistemi sonori: • linguaggio verbale • componenti paralinguistiche • componenti sonore non verbali b. i sistemi dinamici • cinesica (atteggiamenti del viso, sguardi, postura, contatto con l'interlocutore, gesti) • prossemica (distanze fra gli interlocutori, orientazione, rapporti con lo spazio) c. i sistemi chimici, epidermici e termici: • lacrime • odori corporei • rossori • sbalzi di temperatura corporea Esistono poi altri sistemi sensibili somatici non umani, che trasmettono anch'essi messaggi culturalmente specifici: a. i sistemi oggettuali, per esempio: • cibi e utensili • abiti, acconciature e cosmetici b. i sistemi ambientali e animali, per esempio: • costruzioni e decorazioni • flora, fauna e ambiente naturale Poggi e Magno Caldognetto (1997), individuano diverse "modalità" attraverso le quali avviene la comunicazione: a. modalità verbale: parole e frasi b. modalità prosodica: ritmo, pause, durate, accento, contorni intonativi, c. gestuale: movimenti delle mani, braccia, avambracci, d. corporea: movimenti del tronco, delle spalle e delle gambe, posizione nello spazio. Per analizzare la "comunicazione multimodale" in tutte le sue dimensioni e possibili interazioni è stato dunque elaborato dalle Autrici un modello, chiamato "partitura", che tiene conto di tutti i segnali prodotti nelle diverse modalità e permette di trascriverli simultaneamente. Come spiega Poggi (Poggi – Magno Caldognetto, 1997: 162):"si parte da una metafora musicale: il corpo è un'orchestra, e il ricercatore può ricostruire la 'partitura' seguita dai vari strumenti nel produrre questo concerto comunicativo". Coloro che appartengono alla stessa cultura condividono, oltre a questi sistemi sensibili di comunicazione, anche dei sistemi concettuali determinati da fattori di tipo socioculturale stratificati nel tempo. Il rapporto di un popolo con il tempo e con lo spazio, per esempio, determinato da un comune vissuto trasmesso di generazione in generazione, si traduce in diversi valori attribuiti, rispettivamente, agli aspetti prossemici o cronemici della comunicazione. Da cultura a cultura varierà dunque il concetto di "lontano" e "vicino", di "grande" e "piccolo", di "presto" e "tardi", o il significato di espressioni come "fra poco", "in ritardo", "in anticipo". Le norme di comportamento e i giudizi di valore sono determinati in questi casi da un reticolo di convenzioni che nel tempo si sono costruite attorno a determinate manifestazioni di tipo spaziale o temporale, che possono poi tradursi in convenzioni comunicative extralinguistiche. Una comunità può condividere il codice lingua ma non necessariamente tutti gli altri codici comunicativi non verbali: il caso Italia è emblematico. Se è vero che la diffusione dell'italofonia ha in parte eroso i dialetti, non così a livello di comunicazione non verbale, dal momento che ogni macroarea dialettale mantiene comportamenti gestuali e prossemici estranei alle aree limitrofe (si pensi a certi gesti tipici come la negazione siculo-calabra del volto sollevato all'indietro, il contatto corporeo fra interlocutori più frequente e più stretto in area centro-meridionale, la minore ricchezza di gesti simbolici dell'area settentrionale, e via dicendo (cfr. Diadori, 1992). Con la maggiore circolazione delle persone e la diffusione dei mezzi di comunicazione di massa, in particolare quelli non alfabetici (cinema, televisione) si assiste oggi ad un'altrettanto rapida circolazione di comportamenti comunicativi non verbali, che passano da una cultura all'altra, così come accade per i forestierismi a livello linguistico. Possiamo notarlo a proposito di gesti come il pollice alzato in segno di approvazione, il medio alzato con il palmo in dentro come segno di insulto, che alla fine del XXI secolo sono entrati a far parte del repertorio comunicativo italiano attraverso la massiccia esposizione alla produzione cinematografica statunitense. Fin qui abbiamo parlato di competenza linguistica, paralinguistica e extralinguistica. Ma sapere una lingua e saperla integrare con gli altri codici significa utilizzare questo reticolo di strumenti in relazione ai propri scopi comunicativi, cioè a. utilizzare le strategia discorsive più adeguate all'argomento, al contesto e alle convenzioni culturali degli interlocutori (si pensi alla relazione accademica di ambito anglosassone, in cui l'aneddoto e l'ironia sono componenti del tutto pertinenti e gradite, mentre in Italia e in Germania questo sarebbe tacciato di superficialità e inadeguatezza al contesto); b. selezionare le varietà sociolinguistiche più adeguate al contesto e agli interlocutori (si pensi ai tempi del passaggio dal "tu" al "Lei", oggi molto più rapidi per esempio in Italia che in Germania); c. selezionare gli argomenti in relazione alle preconoscenze e ai valori culturali condivisi dagli interlocutori (evitando, per esempio, argomenti che in una cultura sono tabù, o evitando riferimenti espliciti a ciò che si presuppone noto in quanto patrimonio culturale o esperienziale comune). Tutto questo fa parte della competenza sociopragmatica, in cui ogni altra competenza, linguistica e non, trova il proprio ruolo e la propria adeguata realizzazione. Alla tabella 1 abbiamo schematizzato le diverse componenti della competenza comunicativa e le capacità operative corrispondenti. Ora ci soffermeremo invece ad analizzare in particolare le sottocompetenze che abbiamo raggruppato sotto il concetto più generale di "competenza extralinguistica", spesso indicata anche come sinonimo di "competenza non verbale" tout court4. 2.1. La competenza extralinguistica Sia le teorie dell'apprendimento alla base dell'approccio comunicativo, sia i principi ispiratori dell'approccio orientato all'azione e della didattica interculturale attribuiscono un ruolo essenziale allo sviluppo della competenza extralinguistica in relazione alla lingua e cultura obiettivo, giustificando a tale scopo l'uso di materiali autentici e di strumenti audiovisivi e favorendo tecniche didattiche quali la transcodificazione, il role-play, oltre all'analisi del discorso in azione e lo sviluppo di una consapevolezza interlinguistica e interculturale. Infatti, "non avendo in comune un background culturale, la comunicazione tra parlanti di culture diverse presenterà caratteristiche differenti rispetto alla comunicazione tra parlanti di lingua madre. Ciò è particolarmente vero per quanto riguarda la gestione efficace della comunicazione non verbale, della cui importanza poche persone si rendono conto. In una situazione interculturale è quindi essenziale potersi intendere sui significati delle parole e dei comportamenti" (Weidenhiller, 1998: 223) L'insegnamento dell'italiano in un una prospettiva comunicativa e pragmatica non può prescindere da tutto questo, considerato il ruolo non secondario che assumono i codici non verbali nella comunicazione fra italofoni nell'Italia contemporanea e nelle comunità di oriundi italiani all'estero. Quella italiana può essere infatti definita una "cultura a contesto forte", in cui tutto deve essere interpretato tenendo conto del contesto in cui avviene l'interazione (comunicazione implicita)5, a differenza delle cosiddette "culture a contesto debole" (come quelle del mondo germanico, scandinavo e anglo-sassone) in cui il contesto è meno rilevante, e la comunicazione verbale assume un ruolo primario nel rendere esplicito tutto ciò che serve al destinatario per interpretare il messaggio (comunicazione esplicita). Vediamo dunque alcuni aspetti della competenza cinesica, prossemica e cronemica che possono assumere una certa rilevanza nella didattica dell'italiano a stranieri. COMPETENZA COMUNICATIVA COMPETENZA D'USO SOTTOCOMPETENZE CAPACITA’ OPERATIVE a. Linguistica a1. Fonologica Riconoscere e realizzare i fonemi a2. Morfosintattica Riconoscere e realizzare correttamente le forme linguistiche a livello di parola, di frase e di periodo a3. Lessicale Conoscere i vocaboli e il loro significato, saperne generare di nuovi sulla base delle regole di formazione del lessico, distinguere fra il significato di una parola e il suo valore nel contesto a4. Testuale Riconoscere nei testi le caratteristiche di coesione formale e di coerenza logico-semantica; comprendere e produrre testi coerenti e coesi e non solo frasi isolate; conoscere le regole costruttive proprie delle diverse tipologie testuali . a5. Grafemica Comprendere e produrre i segni grafici attraverso i quali si realizza la lingua scritta b. Paralinguistica b1. Intonazione Usare le curve intonative in modo da non generare equivoci di comprensione e interpretarle correttamente (tonie regionali, tonia interrogativa, affermativa, sospensiva nell’italiano standard) b2. Tono Usare e interpretare correttamente l'altezza e il tono della voce, secondo il suo significato psicologico o sociale in relazione al contesto 44 Balboni (1999: 41) alla voce "Competenza extralinguistica" osserva che questa "include i codici nonverbali che si accompagnano a quello verbale sottolineandolo o modificandolo" e cita le sottocompetenze cinesica, prossemica, oggettuale. 55 Un alto livello di comunicazione implicita si riscontra anche in Giappone, Cina, Medio Oriente. b3. Suoni non verbali Usare e interpretare correttamente i segmenti fonetici non lessicali caratterizzati da specifici profili intonazionali (come le interiezioni olofrastiche eh…, ih…) che veicolano in modo steroetipato un intero atto linguistico b4. Ritmo e pause Adeguare al contesto la velocità di eloquio e l'uso delle pause e interpretarle correttamente c. Extralinguistica c1. Cinesica Comprendere i significati dei movimenti del corpo (gesti, posture) e evitare i gesti-tabù c2. Prossemica Comprendere i valori attribuiti alle distanze fra gli interlocutori nell’interazione, al contatto degli occhi, al concetto di “grande” e “piccolo” ecc. (rapporti spaziali) c3. Cronemica Comprendere i valori attribuiti al tempo in termini di puntualità, possibilità di interrompere l’interlocutore mentre parla, orari, durata delle conversazioni ecc. (rapporti temporali) c4. Oggettuale Comprendere le regole d’uso degli oggetti indossati sul corpo (abiti, gioielli, trucco) e presenti nell’ambiente (tipi di abitazioni, oggetti- simbolo ecc.) c5. Olfattiva Comprendere i significati attribuiti agli odori e i relativi tabù (profumi maschili, odori corporei) c6. Tattile Comprendere i valori attribuiti al contatto fisico fra gli interlocutori e i relativi tabù (contatto fra uomini e donne e contatto fra uomini in pubblico, bacio fra uomini, affettuosità fra padre e figlio adulto, toccare la testa di una persona) d. Sociopragmatica d1. Strategica Relazionarsi con l’interlocutore al fine del perseguimento dei propri fini comunicativi, raggiungendo il proprio scopo comunicativo secondo le regole di organizzazione del discorso specifiche della cultura e lingua obiettivo d2. Sociolinguistica Scegliere le varietà del repertorio linguistico più adeguate al contesto comunicativo d3. Culturale Comunicare in maniera appropriata alla scena culturale in cui si realizza l’evento comunicativo, dimostrando di conoscere i valori, i tabù, i modi di vivere e i modelli di organizzazione sociale che fanno da sfondo all’evento comunicativo Tab. 1 2.1.1. Cinesica In ogni interazione faccia a faccia il messaggio orale viene in qualche modo completato dai movimenti del corpo dell'emittente, che possono rafforzare o conferire significati aggiuntivi alle parole a cui si accompagnano: si parla in questo caso di "codice cinetico" (dal greco kynesis = movimento) e ci si riferisce in particolare all'espressione del volto, agli sguardi, alla postura del corpo, al contatto fisico fra gli interlocutori, alla gestualità. Ogni cultura sviluppa, analogamente al linguaggio verbale, il proprio linguaggio cinetico, e ne condivide i segni e i significati in base a un reticolo di regole e convenzioni che si trasformano in base agli stessi parametri di variazione del codice lingua: diacronico (il tempo), diatopico (lo spazio), diafasico (il contesto), diastratico (le caratteristiche sociali degli interlocutori), diamesico (il canale comunicativo). Ogni cultura attribuisce un diverso ruolo al codice cinetico nell'ambito delle potenzialità comunicative a propria disposizione: così possiamo spiegare la relativa "immobilità" fisica che caratterizza l'interazione faccia a faccia di due amici finlandesi, per esempio, rispetto alla relativa "dinamicità" di un'interazione analoga (a livello di ruoli, argomenti, contesto) fra interlocutori napoletani. In Italia (in particolare nella macroarea dialettale centro-meridionale, ma anche nelle comunità di emigrati italiani meridionali all'estero) l'utilizzo dei mezzi espressivi del corpo ha un ruolo cruciale nella comunicazione, e come tale non può essere tralasciato da un'educazione linguistica che abbia per obiettivo glottodidattico lo sviluppo di una competenza comunicativa orientata all'azione in prospettiva interculturale. Il comportamento cinesico degli italiani è guidato da alcune regole di comportamento e da una serie di giudizi di valore che, dalla sfera psicologica più profonda, emergono inconsciamente in superficie attraverso la lingua del corpo. Non è questa la sede per analizzare le ragioni storiche, sociali, religiose di questo comportamento, che costituiscono l'oggetto di studio specifico dell'antropologia culturale. Ci basti ricordare che nella società italiana contemporanea i tabù legati alla sfera corporea sono molto meno forti rispetto a quelli che caratterizzano le culture anglosassoni (forgiate dal puritanesimo), e sono comunque diversi da i tabù dei popoli asiatici e africani. Questa relativa libertà espressiva si riflette in alcuni atteggiamenti psicologici piuttosto diffusi fra gli italiani, relativi alla manifestazione delle emozioni, all'atteggiamento verso l'interlocutore, al ruolo della gestualità. Manifestazione delle emozioni Manifestare le proprie emozioni non è considerato un comportamento tabù nella società italiana contemporanea, come lo è, per esempio, in quella giapponese in cui fin dalla prima infanzia si tendono a reprimere le espressioni anche corporee dei moti psicologici più negativi dell'anima (irritazione, tristezza, ira)6. Le espressioni del viso di un italiano possono dunque essere lette direttamente, mettendo così in relazione una risata con un animo allegro e sereno, o una fronte corrucciata con un pensiero negativo. Analogamente non c'è timore di nascondere una risata spontanea, come accade invece alle ragazze giapponesi che sono solite mettere una mano davanti alla bocca quando mosse al riso da qualche emozione piacevole e meno controllabile. Fin da bambini, gli italiani sono abituati a prendere coscienza delle proprie emozioni senza tuttavia reprimerle: in Italia infatti è normale che un insegnante chieda ad uno scolaro di descrivere le proprie emozioni, sia in un tema che in una interrogazione, cosa che viene invece interpretata come sconveniente per esempio presso molte culture africane7. 66 E' noto che la risata esprime in una interazione fra giapponesi una situazione emotiva di estremo imbarazzo o irritazione, come una "maschera" che vuole nascondere un atteggiamento psicologico negativo. 77 Dovendo svolgere un tema dal titolo "Descrivi le tue emozioni al ritorno dalle vacanze", dato in una classe quinta elementare di Siena, una bambina della Costa d'Avorio da poco immigrata in Italia ha scritto "Cose personali" lasciando il foglio in bianco. Contatto con l'interlocutore La comunicazione fra italiani è particolarmente orientata verso l'interlocutore, con cui inconsciamente si tende a mantenere il contatto anche a livello corporeo. Questo atteggiamento psicologico (collegato agli aspetti prossemici della comunicazione) caratterizza tutte le culture che si affacciano sul Mediterraneo, che vengono per questo anche definite "culture del contatto" (Argyle, 1992). Come gli spagnoli, i greci e i popoli arabofoni del nord Africa, gli italiani tendono a stabilire questo contatto mediante • gli sguardi diretti (che viene interpretato invece dai nordeuropei come sfrontatezza o interesse sessuale)8, • la postura trasversale del corpo (rispetto a una posizione rigidamente faccia a faccia con le braccia conserte, che esprime chiusura psicologica se non addirittura opposizione), • il contatto corporeo (la mano sul braccio o sulla spalla dell'interlocutore) indipendentemente da rapporti interpersonali di amicizia, affetto o parentela, e indipendentemente dal sesso degli interlocutori. 9 Comprendere i valori attribuiti al contatto fisico fra gli interlocutori e i relativi tabù (fra uomini e donne, fra uomini in pubblico, il bacio fra uomini, le affettuosità fra padre e figlio adulto, le parti del corpo che non possono essere sfiorate, e via dicendo) risulta essenziale nei rapporti interpersonali fra persone appartenenti a culture che non condividono gli stessi sistemi di comportamento in questo ambito. Gestualità A seconda delle funzioni comunicative che esplicano, Ekman – Friesen (1969) individuano diverse categorie di gesti: a. simbolici, dotati di un significato preciso e socialmente condiviso, convenzionalmente attribuito e spesso difficilmente ricostruibile dalla dinamica del gesto stesso (toccarsi l'orecchio, applaudire, fare l'occhiolino, sfiorarsi il naso di lato, inserire il pollice fra indice e medio). Questi possono a loro volta distinguersi in: • referenziali, riferiti a oggetti e azioni (pollice e indice che si strofinano per indicare soldi, l'indice davanti alla bocca per dire di fare silenzio) • modalizzatori, a cui corrisponde una frase o un concetto (la mano a borsa oscillante che esprime, secondo il contesto, frasi del tipo: "ma cosa vuoi?", "Ma che ci fai qui?", "Ma chi ti ha chiesto niente?"); b. mimetici, che descrivono forma e/o dimensioni di un referente (le curve di una donna) o riproducoino un'azione (bere, telefonare); c. deittici, che indicano oggetti o persone e la loro collocazione nello spazio (quello lì, lassù, oltre, dietro); d. batonici, che mettono in rilievo e danno espressività a una parola o una frase, come segnali di accentuazione del discorso nei punti di enfasi o per indicare un cambiamento nelle strategie discorsive (la mano che batte sulla gamba, accompagnando un'espressione come "Bene!" per indicare che la conversazione è finita). I movimenti del corpo proiettano il parlante fuori dal proprio "dominio fisico" (di cui parleremo a proposito della prossemica), cioè quella sorta di "bolla" protettiva che può restringersi fino a corrispondere alle fattezze del proprioprofilo fisico. Uscire fuori da questo "guscio" minimo 88 Cfr. l'articolo di Immacolata tempesta Le parole degli occhi inserito nella rubrica "Fenomeni linguistici" della rivista 99 Questo comportamento è caratteristico degli italiani centromeridionali di un ceto sociale non elevato, vissuti soprattutto nei centri minori o in aree rurali. mediante un gesto delle mani, delle braccia, delle gambe, eventualmente accompagnato dall'espressione del viso, in aggiunta o in sostituzione di un messaggio verbale corrisponde a un atteggiamento psicologico in linea con quanto abbiamo osservato a proposito del comportamento degli italiani: si tende a dare maggiore forza e espressività alle proprie e emozioni e ci si proietta al tempo stesso verso il nostro interlocutore, entrando quasi nel suo spazio vitale e, se la sua vicinanza ce lo consente, arrivando perfino a toccarlo. Due valenze fondamentali del linguaggio, quella espressiva e quella fatica, trovano dunque nella gestualità italiana la loro piena realizzazione: il bisogno (o il desiderio) di manifestare sé stessi e quello di entrare in relazione con gli altri. Il particolare sviluppo dell'italiano come lingua nazionale, sia parlata che scritta, è relativamente recente. Il suo primo uso scritto risale al XIII secolo, ma solo dopo l'unità d'Italia, alla metà dell'Ottocento, cominciò a diffondersi come lingua parlata da un numero crescente di italiani che precedentemente avevano sempre usato i propri dialetti. Anche i rapporti fra comunicazione verbale e non verbale, in riferimento all'italiano standard, sono piuttosto recenti e non molto studiati. Per quanto riguarda il passato, l'uso di gesti con un particolare significato è testimoniato dalla loro rappresentazione pittorica fin dai tempi antichi: le corna orizzontali (come segno di malaugurio o minaccia) per esempio sono attestate nelle pitture murali di Pompei (I secolo a.C.), mentre le corna verticali (con valore protettivo) sono anche più antiche e si possono vedere negli affreschi etruschi di Tarquinia (520 a.C.). Un saggio scritto all'inizio dell'Ottocento fa il punto sui gesti napoletani (De Jorio, 1832), uno di fine Ottocento descrive invece i gesti usati all'epoca in Sicilia (Pitrè, 1889). Più recentemente sono stati analizzati 20 gesti fra quelli più comuni usati in Europa e lungo la costa africana che si affaccia sul Mediterraneo, in relazione alle loro origini e alla loro diffusione al volgere degli anni Settanta (Morris, 1979). Varie caratteristiche della situazione linguistica dell'Italia di oggi stanno influenzando non solo la lingua scritta e parlata, ma anche i gesti che accompagnano la comunicazione orale: la diffusione dei mass media, i sempre più frequenti contatti fra persone di diverse lingue e culture, il livello medio di istruzione sempre più alto, la progressiva perdita dei dialetti. In particolare, durante gli ultimi decenni alcuni gesti regionali si sono diffusi in tutta Italia (almeno a livello di competenza passiva), altri si sono ristretti ad aree limitate in relazione all'uso del dialetto locale: si pensi all'atto di sollevare leggermente la testa verso l'alto in segno di risposta negativa (tipico dell'Italia meridionale) o a certi insulti sessuali (come il pollice alzato, usato in Sardegna e in Sicilia), secondo una tendenza analoga a quella di certi dialetti che vanno gradualmente restringendo il loro ambito d'uso, rispetto al progressivo diffondersi delle corrispondenti varietà regionali dell'italiano. Altri ancora sono usati in tutte le regioni italiane e sono invece completamente assenti nel resto d'Europa, come nel caso della mano a borsa per dare enfasi alla domanda. Recentemente si sta infine assistendo alla rapida diffusione anche in Italia di gesti di provenienza straniera, alcuni dei quali si erano già affermati fin dalla II Guerra mondiale (come le dita a "V" per indicare vittoria, usate per la prima volta da Churchill, o le dita ad anello per esprimere approvazione). Al pari dei forestierismi linguistici, questi gesti si affermano oggi specialmente nel gergo giovanile (come il già citato insulto anglosassone con l'indice alzato) e nei linguaggi settoriali (come il saluto fatto battendo il palmo della mano contro quello dell'interlocutore, proveniente dall'ambito sportivo). L'analisi dei comportamenti non verbali tipici di una cultura attraverso lo studio dei mass media di un determinato periodo può aprire la strada a molte interessanti scoperte. Bisogna premettere che in questo caso la trasmissione del messaggio e quindi la comunicazione subiscono alcune variazioni rispetto alla comunicazione faccia a faccia, non solo per quanto riguarda la mancanza di feed-back da parte del destinatario, ma soprattutto per l'assenza di alcune componenti extralinguistiche (olfattiva, gustativa, cutanea). Si tratta infatti di quello che Poyatos (1983: 57) chiama "un rapporto a senso unico, in cui solo il ricevente è un essere umano, mentre l'emittente è solo una fonte di evocazioni, provocate da realtà precedentemente sperimentate, un rapporto che si stabilisce fra lo spettatore e la rappresentazione bidimensionale nei film, nella fotografia e nella pittura, e in quella tridimensionale della scultura". Una prova diretta di queste osservazioni relative alle linee di tendenza del comportamento non verbale degli italiani, con particolare riferimento ai gesti simbolici più usati (i cosiddetti "emblemi", secondo la definizione di Poyatos 1983: 98 sgg.), si può ottenere analizzando la più recente produzione cinematografica italiana, le foto di giornali e riviste, le pubblicità scritte o televisive, gli articoli di giornale e la letteratura narrativa. I mass media infatti sono uno "specchio" e al tempo stesso un "modello" degli usi comunicativi di una data comunità linguistica, sia verbali che non verbali. Partendo da una indagine preliminare basata su tali materiali, abbiamo cercato di individuare i gesti simbolici in essi più spesso presenti, in modo da tentare una prima ipotesi di risposta alle seguenti domande: esiste oggi un linguaggio gestuale panitaliano? si può parlare di un "linguaggio gestuale dell'uso medio", parafrasando un'espressione coniata da Sabatini (1985) a proposito dell'italiano contemporaneo? Dalla pubblicità emerge una gamma piuttosto limitata di gesti, che esprimono non solo approvazione (il pollice alzato, le dita ad anello o le dita a "V", riferite al prodotto reclamizzato), ma anche intesa (p.es. l'occhiolino e l'indice sulla bocca, che instaurano un filo diretto fra il produttore e il potenziale consumatore) e perfino insulti (p.es. la linguaccia rivolta a tutti coloro che non usano quel dato prodotto). Molto più ricco e vario il panorama gestuale offerto dalla cinematografia italiana più recente, in cui si possono osservare i gesti legati all'origine di provenienza degli attori, che spesso recitano "a braccio" e cercano di portare sullo schermo il massimo della spontaneità a livello linguistico, paralinguistico e cinetico. Si pensi in particolare ai comici della nuova commedia all'italiana, ciascuno legato alla propria pronuncia regionale e al proprio modo di comunicare anche attraverso i gesti: da Carlo Verdone (romano) a Roberto Benigni (toscani), a Massimo Troisi (napoletano), e via dicendo. I film italiani degli anni '80-'90 ci offrono dunque un ampio panorama sui diversi tipi di comunicazione non verbale dell'Italia contemporanea, passando dalla massima ricchezza gestuale del meridione, al minimo di gestualità nel nord e soprattutto in Sardegna. Anche gli articoli di giornale e la letteratura narrativa costituiscono una fonte di informazione sugli usi gestuali contemporanei, oltre ad essere, nel caso delle opere letterarie, un indice del realismo descrittivo dell'autore. Considerando dunque quanto emerge dai mass media e dalla letteratura narrativa contemporanea, abbiamo selezionato 100 gesti simbolici (i cosiddetti "emblemi") corrispondenti ad altrettanti atti comunicativi (Diadori 1999: cfr. appendice 1), raggruppati secondo le seguenti categorie10: a. convenzioni sociali (salutare per aprire o chiudere un contatto, congratularsi): 13 gesti; b. stati emotivi e sentimenti (esprimere soddisfazione, valutazione media, indifferenza, rammarico, approvazione, disapprovazione, noia, paura): 23 gesti; c. progetti di azione (giurare, invitare ad avvicinarsi, ad allontanarsi, a fare silenzio, a fare con calma, a un accordo, a fare attenzione, a dare un passaggio, alla concisione, ammonire, augurare il male, consolare, minacciare, augurare il bene, allontanare il male): 22 gesti; d. domande e risposte (rafforzamento di una domanda, risposta affermativa, negativa, dubbiosa, indifferente): 13 gesti; e. opinioni sulle caratteristiche di qualcuno (omosessualità, infedeltà coniugale, fortuna, amicizia, inimicizia, ostinazione, furbizia, stupidità o follia): 15 gesti; f. descrizioni di fatti (cambiamento completo, allontanamento, scampato pericolo, bugia, danno subìto, intesa) o elementi concreti (moltitudine, denaro): 10 gesti; g. insulti: 4 gesti. Da questo spettro piuttosto ampio di gesti simbolici e dalla loro frequenza nei testi esaminati, saremmo portati ad appoggiare la tesi di una "gestualità contemporanea dell'uso medio" che si sta sviluppando a livello panitaliano grazie anche all'opera di amplificazione e consolidamento offerta dai mass media. Questa ipotesi ci viene confermata da una inchiesta svolta da Isabella Poggi e 101 Si tratta in gran parte delle stesse categorie usate nei lavori sul "Livello soglia" (in particolare in quello relativo all'italiano: Galli De Paratesi 1981). Emanuela Magno Caldognetto in Veneto fra donne e uomini giovani e adulti per verificare il riconoscimento e l'uso attivo di 86 gesti simbolici in uso in Italia (tutti compresi, salvo poche eccezioni) nella lista riportata all'appendice 1). Sebbene tali gesti risultino diffusi soprattutto fra i giovani e, in misura minore, fra le donne e i maschi adulti, "i soggetti mostrano di avere conoscenza e metaconoscenza dei gesti esaminati: sanno infatti spiegarne il significato, fornirne una traduzione verbale, indicare l'espressione facciale concomitante; e tali conoscenze e metaconoscenze sono largamente condivise nei soggetti esaminati" (Poggi – Magno Caldognetto, 1997: 94). 2.1.2. Prossemica La concettualizzazione dello spazio e il comportamento spaziale variano in base agli stessi parametri di variazione che influenzano gli altri codici comunicativi: il tempo, lo spazio, il contesto, la società e il canale comunicativo.11 . Il termine proxemics (dal greco sema, "segno") per indicare gli aspetti spaziali della comunicazione umana si deve all'antropologo statunitense Hall, autore del primo saggio dedicato a questa nuova disciplina (Hall, 1966) che, nata nell'ambito della semiologia, si occupa espressamente dello studio dell'uso che l'uomo fa dello spazio, frapponendo diversi gradi di distanza fra sé e gli altri per avvicinarli o allontanarli nelle interazioni quotidiane e nella organizzazione degli spazi abitativi e urbani. La concettualizzazione dello spazio Non tutte le lingue dispongono delle stesse potenzialità espressive per indicare i rapporti spaziali12, così come variano da cultura a cultura le connotazioni e i significati aggiuntivi attribuiti a concetti spaziali perfettamente traducibili a livello di superficie. Non tutte le lingue posseggono, per esempio, le stesse strutture lessico-grammaticali capaci di indicare i rapporti spaziali fra cose e persone presenti nel contesto: la posizione di un oggetto che si trova sopra ad un altro senza peraltro sfiorarlo può essere indicata con una preposizione in inglese (over) e in tedesco (über), mentre questo concetto è inesprimibile in italiano senza ricorso a una perifrasi. L'italiano standard e il toscano, d'altro lato, posseggono un sistema a tre dimostrativi (questo/codesto/quello) che permette di indicare anche che l'oggetto di cui si parla si trova vicino all'interlocutore e lontano da chi parla, mentre questo non è possibile nelle altre varietà regionali dell'italiano (questo/quello), né in inglese (this/that), in tedesco (dieser/jener) e in moltre altre lingue. Cardona (1988: 34 sg.) cita il caso della lingua dei Mòcheni, una comunità montana del Trentino, che presenta un orientamento tridimensionale dello spazio, determinato dall'asse del fiume che scorre a fondo valle, da un asse perpendicolare e uno trasversale alla valle stessa (cfr. anche Trusso, 1995; Becker - Carroll, 1997), A proposito, invece, delle diverse connotazioni attribuite a concetti spaziali, come la parola "casa" può essere tradotta in tutte le lingue ma non corrisponde affatto all'evocazione della stessa immagine, così il concetto di "grande" o "piccolo" varia notevolmente da cultura a cultura, come ben sa chi si occupa di vendite o affitti immobiliari internazionali! Nell'ambito della stessa classe sociale, infatti, un alloggio che negli Stati Uniti è considerato di modeste dimensioni, risulta grande in Europa, grandissimo in Giappone, in base ai diversi parametri di valutazione dello spazio in relazione alle unità abitative disponibili. Analogamente, si avranno diverse concettualizzazioni di definizioni spaziali come vicino/lontano, deserto/affollato e via dicendo. Sia le espressioni verbali che indicano relazioni spaziali, sia l'uso deittico della gestualità sono strettamente legati alle diverse rappresentazioni mentali dello spazio, di cui si occupa specificamente la prossemica. Come rileva Sobrero (1994: 421-422), c'è differenza fra le indicazioni stradali fornite da chi vive in spazi ridotti e ben conosciuti, come le città, e chi vive in spazi ampi e poco esplorati, come la campagna: i primi si serviranno meno dei deittici e specificheranno meglio le distanze verbalmente ("cento-duecento metri"), mentre i secondi useranno maggiormente i gesti e forniranno valutazioni più generiche delle distanze ("lontano ma non troppo"). Le distanze interpersonali A livello di linguaggio del corpo, la competenza prossemica viene generalmente identificata con "la capacità di usare appropriatamente la distanza interpersonale" (Balboni, 1999: 79). Ogni individuo è come immerso in una sorta di sfera protettiva (quasi una "bolla" o una "campana" invisibile), che 111 Per una analisi linguistoco-antropologica della percezione dello spazio nelle varie culture, cfr. Cardona, 1988. 12 lo tiene separato dagli altri: questo "dominio fisico" può avere dimensioni e grado di permeabilità variabili da cultura a cultura, e questo si riflette, a livello inconscio, sia nelle distanze interpersonali che vengono immediatamente stabilite dagli interlocutori, sia nella struttura delle abitazioni e dell'architettura urbana. Hall (1966) distingue quattro distanze fondamentali che gli interlocutori rispettano nell'interazione faccia a faccia, riportando anche le misure approssimative (rese qui in centimetri e metri) relative alle convenzioni in uso nella società nordamericana degli anni Sessanta: a. distanza intima (0-45 cm): corrisponde al massimo coinvolgimento fisico, è la distanza che caratterizza i rapporti intimi, il conforto, la protezione, l'amplesso, ma anche la lotta; b. distanza personale: permette di entrare in vario rapporto con l'altro mediante le estremità, con un minimo sforzo da parte degli interlocutori (45-75 cm.), o appena oltre quello che viene sentito come il proprio dominio fisico (75-120 cm.); c. distanza sociale (1,20-3,65 m.): è la situazione in cui, non essendoci possibilità di contatto con l'altro, si esce dalla sua sfera di coinvolgimento fisico e emotivo; d. distanza pubblica (3,65 – 7 m. e oltre): è la distanza che separa un oratore dal proprio pubblico, che vede aumentare per ragioni fisiche l'ampiezza dei gesti e l'altezza della voce per permettere ai propri messaggi di raggiungere i destinatari. L'unità di misura prossemica, dunque, secondo Hall è il braccio teso, ma non tutti i popoli attribuiscono gli stessi significati convenzionali alle distanze fra gli interlocutori, almeno non in base alle misure indicate da Hall. La distanza che corrisponde al braccio teso (45 cm. circa), per esempio, è considerata adeguata anche a un rapporto mediamente formale fra i popoli di origine latina, mentre i nord-europei e i popoli di origine anglosassone si sentono a proprio agio con un interlocutore sconosciuto solo se la reciproca distanza è almeno il doppio. Asiatici e africani, al contrario, non si scompongono se uno sconosciuto si avvicina anche a una distanza corrispondente a quella che Hall definisce la "sfera intima". Anche fra latini, comunque, si notano delle differenze, come si vede per esempio nelle distanze più ravvicinate degli Italiani centro-meridionali e dei popoli arabi, rispetto agli italiani settentrionali o ai francesi. La disposizione di persone e ambienti Le differenze nella strutturazione dell'ambiente fisico (la dimensione delle case, delle strade, così come il loro grado di affollamento) possono influenzare il comportamento spaziale di un popolo, incoraggiando o meno l'interazione ravvicinata. I mobili di casa, per esempio, la posizione dei divani, le porte aperte o chiuse di un ufficio, i divisori trasparenti o opachi in una fabbrica possono ispirare diversi gradi di cordialità, così come la disposizione delle sedie di un'aula possono essere più o meno adatte a attività di gruppo. Nelle scuole italiane, per esempio, si trova una disposizione frontale dei banchi rispetto all'insegnante, anche se, specialmente nelle lezioni di lingua, i docenti preferiscono una posizione a semicerchio. D'altra parte, le strade strette di molte città italiane, favoriscono l'uso di incontrarsi per strada e di fermarsi anche a lungo a conversare. La privacy Ci sono culture che associano a un certo ambiente o a una certa condizione psicologica un determinato concetto di privacy, intesa come dominio fisico più o meno ampio. In Grecia, per esempio, un bagnante che si trovi a scegliere un posto su una spiaggia semideserta, si sdraierà più vicino possibile alle persone che già vi hanno trovato posto: il contrario avviene in Italia, dove si tende a scegliere il punto più isolato, o almeno equidistante da coloro che già stanno prendento il sole. In Italia è normale che un cliente di un bar o di un ristorante (ma non di una mensa studentesca) cerchi posto ad un tavolo libero ed eviti al massimo di "disturbare" altri clienti con la sua vicinanza: non così per esempio in nord-Europa. Gli italiani, dunque, associano a particolari luoghi pubblici un dominio fisico molto più ampio di quello che sentono in altri ambienti come inviolabile. Da cultura a cultura cambia, dunque, il concetto di privacy. Per esempio, "in molte culture occidentali i momenti di privacy di un individuo coincidono con il ritirarsi entro uno spazio fisico definito, come una stanza, mentre nel mondo arabo consistono nell'isolamento psicologico anche se si continua a condividere lo spazio fisico con gli altri. I momenti di isolamento di un arabo possono essere quindi interpretati come un atteggiamento di rifiuto da parte di un europeo" (Hall, 1969, cit. in Curricolo…, 1995: 184). L'angolazione Un'altra manifestazione prossemica culturalmente specifica è l'angolazione con cui le persone preferiscono collocarsi nello spazio, l'una rispetto all'altra (come ci si siede in una sala d'aspetto, come si occupano le sedie di un'aula o a un tavolo al ristorante). Gli italiani, come gli arabi, preferiscono un'orientazione diretta, mettendosi di solito di fronte all'interlocutore, anche se questo comporta una maggiore distanza e la presenza di un ostacolo intermedio (come al tavolo di un ristorante). Al contrario, gli inglesi e i francesi preferiscono sedersi fianco a fianco, con le spalle al muro, come si vede spesso nei pub o nei bistrò. Luoghi tabù. Ogni popolo associa a determinati spazi un diverso grado di sacralità o addirittura dei comportamenti tabù. In Italia esistono pochi luoghi strettamente o preferibilmente vietati alle donne (come i bar in Marocco), ai bambini (come i pub inglesi). Piuttosto si possono individuare dei comportamenti poco tollerati in relazione a certi ambienti. Un'aula scolastica, per esempio, durante le ore di lezione non è mai associata all'atto di mangiare e bere (come avviene invece in ambito scolastico statunitense) o di appisolarsi (come accade in Giappone): al cibo si riservano luoghi e momenti diversi, generalmente separati dalle attività di studio. Le chiese sono il luogo sacro per eccellenza in Italia, dove si osservano severe regole di comportamento (anche se meno rigide oggi rispetto a qualche decennio fa). Anche la cucina di una casa in Italia è in qualche misura un luogo tabù: la padrona di casa italiana considera sgradita l'ingerenza di un ospite che si offre di aiutare curiosando qua e là negli scaffali, mentre nell'Europa del nord questo atteggiamento sarebbe assolutamente normale e apprezzato. L'abitazione stessa è un luogo "sacro" per gli italiani, che molto difficilmente si presterebbero a scambiarla con degli sconosciuti, anche solo per un breve periodo di vacanza: non a caso stenta a decollare in Italia l'home swap, cioè lo scambio-casa, una pratica molto diffusa in Nord-Europa, Nord-america e Australia. 2.1.3. Cronemica La concettualizzazione e l'uso del del tempo da parte dei membri di una determinata cultura costituiscono la base della competenza cronemica13: da quella più "nascosta" e sottilmente diffusa fra i più svariati comportamenti comunicativi (ritmo del parlato, turni di parola nel dialogo, lunghezza delle pause in relazione al contesto ecc.) a quella codificata in modelli di tipo socioculturale (la puntualità, gli orari dei pasti, i tempi di apertura dei negozi ecc.). La cronemica nel discorso "Lasciami finire il discorso...": questa frase assolutamente normale per un italiano è inconcepibile presso quelle culture che rispettano una struttura molto più rigida nei turni di parola del dialogo. Infatti "gli italiani, e più in generale i latini, hanno maggiore flessibilità di altre culture nel turn taking, soprattutto nel 'collaborare' con l'interlocutore evitandogli lo sforzo di completare la frase una volta che il suo significato sia intuitivamente chiaro. (…) I nord-europei e gli americani invece sono particolarmente gelosi del loro 'territorio' comunicativo, per cui mal tollerano le intrusioni dell'interlocutore fino a quando, con il tono di voce e con una pausa, non abbiano indicato che la loro battuta è terminata" (Balboni, 1999: 98) Diverse convenzioni regolano dunque, da cultura a cultura, la possibilità di interrompere qualcuno che parla, così come la durata dei convenevoli e delle pause. E' noto, per esempio che per i latini un silenzio prolungato dell'interlocutore è interpretato come un commento negativo, mentre gli scandinavi e i baltici apprezzano le pause e i silenzi, anche in contesti sociali in cui un italiano, al 131 Il termine chronemics è stato coniato da Poyatos (1983). contrario, tenderebbe a riempire qualsiasi vuoto di comunicazione verbale. Per gli italiani, dunque, esistono dei tempi (più ristretti rispetto a quelli delle culture nord-europee) oltre i quali una pausa corrisponde a un'interruzione della comunicazione, da interpretare, nel caso che sia volontaria, come un messaggio di irritazione, scortesia, opinione contraria. La puntualità "Puntualità", "fretta", "fra un minuto", "vengo subito!", "dopo", "presto", "tardi" sono espressioni corrispondenti a concettualizzazioni del tempo che possono variare da cultura a cultura. Essere puntuali per un giapponese corrisponde a un leggero anticipo rispetto all'orario stabilito, per un tedesco significa invece arrivare all'ora esatta, per un italiano significa arrivare qualche minuto dopo (come testimonia il "quarto d'ora accademico" che segna l'inizio delle lezioni universitarie con un massimo di 15 minuti di ritardo rispetto alla data indicata nei programmi dei corsi): in America Latina, poi, chi arriva puntuale mette davvero in imbarazzo, visto che un ritardo "educato" va dai tre quarti d'ora all'ora e mezzo. Ma anche in Italia non tutte le culture regionali condividono gli stessi comportamenti cronemici, e soprattutto i ritmi di vita delle grandi città, più accelerati e rigidi, stanno sempre più differenziandosi da quelli dei piccoli centri e ancora di più dagli ambienti rurali. Gli orari Conoscere gli orari dei pasti del popolo di cui si studia la lingua rappresenta uno dei pochi comportamenti cronemici che da sempre hanno accompagnato lo studio di una lingua straniera. Del resto non è facile dimenticare il disagio dovuto nei primi tempi all'anticipare o posticipare i propri ritmi alimentari: dalla cena tedesca alle cinque del pomeriggio, a quella italiana alle otto, a quella greca dopo le dieci di sera! Ma gli orari dei pasti sono anche collegati con i tempi della socializzazione,diversi da un popolo all'altro: in Italia si socializza al bar fra colleghi all'ora del cappuccino di metà mattina, o a cena con gli amici; nel nord Europa invece si socializza la sera mentre si beve birra o superalcolici. In Italia è prevista di solito solo l'ora di inizio di un evento (conferenza, festa, vernissage, spettacolo cinematografico ecc.) e non viene espressamente indicata la fine, mentre in molti cocktail parties americani si prevede anche l'ora di chiusura entro la quale gli ospiti devono lasciare la festa. In Italia non solo sarebbe scortese fissare un orario di chiusura per un incontro sociale, ma addirittura abbandonare una cena prima degli altri commensali è considerato poco educato e richiede di profondersi in scuse e giustificazioni: gli incontri conviviali sono sentiti quasi come eventi che hanno un inizio ma non una fine che non sia quella determinata dalla stanchezza dei convitati! La gestione del tempo in ambito professionale La gestione del tempo diventa di cruciale importanza nelle relazioni di lavoro: qui le incomprensioni interculturali hanno una rilevanza immediata e possono tradursi in insuccessi di tipo professionale. Come rileva Balboni (1999: 100 sgg.), i popoli mediterranei sono in questo campo molto più flessibili dei nord europei e nord americani, per i quali i ruoli gerarchici si traducono anche nella possibilità di aprire e chiudere una seduta, o per i quali risulta inconcepibile non attendere l'intero giro di tavolo prima di esprimere la propria opinione sull'intervento di un altro partecipante. 3. Rapporti fra comunicazione verbale e non verbale. Le componenti paralinguistiche del linguaggio e il codice gestuale sono i due aspetti della comunicazione non verbale che più degli altri sono in stretta relazione con il codice lingua. Nell'illustrare la sua teoria sulla "triplice struttura di base" (linguistica-paralinguistica-cinesica) Poyatos (comunicazione personale) rileva che il comportamento non verbale che precede, accompagna o segue il messaggio verbale può: a. aggiungere informazioni b. rafforzare ("Ma cosa vuoi?" , accompagnato dal movimento della mano a borsa per rafforzare il tono aggressivo della domanda) c. duplicare ("Non ci voglio andare!" seguito da un gesto con la mano a taglio che ripete il concetto di negazione) d. enfatizzare ("Bene! Siamo pronti!", accompagnato da un colpo battuto sul tavolo o su una gamba o battendo i palmi delle mani una sola volta) e. de-enfatizzare ("Mmmm … sì sì", l'esitazione, la pausa o l'abbassamento di voce rendono meno enfatico il "sì") f. contraddire ("Carino!" espresso con intonazione canzonatoria esprime l'esatto contrario del complimento espresso a parole) g. mascherare (quando il comportamento non verbale cerca di mascherare le reali intenzioni comunicative, p.es. accentuando i movimenti facciali o il tono di voce cortese, come nel caso del sorriso con cui i giapponesi camuffano imbarazzo o irritazione) h. economizzare ("E' cambiato da così a così", accompagnato dal rovesciamento del palmo della mano, permette di non esprimere esattamente a parole quale fosse la condizione iniziale e quella di arrivo) i. sostituire parole (puntare il dito verso un oggetto può significare "Voglio quello!") In questi ultimi due casi, i gesti si inseriscono nel processo comunicativo in base ad una chiara applicazione del principio dell'economia linguistica: a. quando si vuole esprimere qualcosa difficile da tradurre a parole (si pensi agli insulti o al gesto che in Italia indica che qualcuno è cornuto o omosessuale); b. quando si vuole trasmettere un concetto più rapidamente senza ricorre a lunghi costrutti verbali (si pensi agli insulti o gli apprezzamenti per strada) c. quando esistano particolari impedimenti fisici che limitino l'uso della voce (eccessiva distanza fra gli interlocutori, afasia, comunicazione attraverso un vetro, particolari divieti). Più sinteticamente Poggi – Magno Caldognetto (1997: 154) notano che "un segnale di modalità (ad esempio un gesto), rispetto a un segnale che è o dovrebbe essere prodotto in un'altra modalità (ad esempio una o più parole) può avere quattro diversi tipi di rapporti o funzioni": a. ripetitiva, se il gesto porta esattamente lo stesso significato delle parole, b. aggiuntiva, se il significato del gesto aggiunge informazioni a quello delle parole, c. sostitutiva, se il gesto porta un significato che il parlante ha previsto nella pianificazione del parlato, ma a causa di un lapsus, di una dimenticanza o di una reticenza intenzionale non ha prodotto in quella modalità, d. contraddittoria, se il significato del gesto contraddice quello delle parole.14 Come nella lingua troviamo voci "olofrastiche" che da sole formano una frase (come l'interiezione toh! che sottintende "Che sorpresa!" o "Questo fatto mi sorprende!") e altre che sono invece propriamente "lessicali" (aereo, comprare, spesso), così anche in ambito gestuale troviamo i gesti- frase (ruotare la mano con le dita piegate, gesto corrispondente alla frase "Vai via!"; il pollice alzato che significa "Tutto a posto!; l'alzata di spalle corrispondente a "Non me ne importa niente!") e i gesti-parola (strofinare l'indice contro il pollice per indicare il denaro; indicare se stessi in sostituzione della parola io). Nel linguaggio verbale possiamo usare una singola voce lessicale anche con valore olofrastico (per esempio quando diciamo "Birra!" in un bar, per chiedere "Vorrei avere una birra!") e lo stesso avviene quando un gesto-parola assume il valore di una frase a seconda del contesto, dei ruoli degli interlocutori e dell'espressione facciale che lo accompagna. Ruotare la mano vicino alla tempia, che indica pazzia o stupidità, può infatti significare "Tu sei matto!", "Quello è matto!" "Ma per chi mi hai preso?"; il gesto che mima l'atto di fumare può corrispondere a una richiesta ("Mi dai una sigaretta?"), a un commento ("Quello fuma un sacco!"), un invito ("Andiamo a fumarci una sigaretta?) e via dicendo. Come rileva Isabella Poggi (1986: 109), "l'osservazione parallela di questi fenomeni nella comunicazione verbale e in quella non 141 Sul rapporto fra gestualità e linguaggio verbale nell'ambito della comunicazione fra soggetti normali cfr. anche Key, 1980; McNeill, 1992, Rimè e Schiaratura 1991. verbale introduce ai concetti di base della grammatica, definendo in termini semantici e pragmatici le nozioni fondamentali di frase o parola".15 Da uno spoglio dei gesti simbolici ("emblemi") presenti in alcuni film italiani degli anni Ottanta16, considerati in rapporto al loro significato e al comportamento verbale ad essi collegato (Diadori, 1992), è stato notato che alcuni rari gesti sono sempre accompagnati dalla stessa espressione linguistica o paralinguistica: - la mano tesa rovesciata a palmo in su per indicare cambiamento completo: "Sono cambiato da così a così", - l'indice teso davanti alla bocca per invitare a fare silenzio, abbinato al suono "sss" o "sc". - la mano a taglio che batte contro lo stomaco, per indicare antipatia: "Quello mi è sempre stato qua!" Altri gesti sostituiscono invece le parole e sono abbinati a una pausa di silenzio: - mano a borsa con le dita che si uniscono una sola volta, per invitare a chiudere un discorso troppo lungo, - mano a borsa con le dita che si stringono ritmicamente, per esprimere paura, - la linguaccia come insulto o scherno, - la mano che ruota con pollice e indice tesi, per esprimere una negazione. Ci sono poi certi gesti che si sovrappongono al parlato trasmettendo un significato che modifica quello delle parole pronunciate simultaneamente: - l'occhiolino che invita a un'intesa l'interlocutore, - le corna dietro la schiena che denunciano come falso quello che il soggetto sta dicendo. Più spesso i gesti accompagnano il parlato per confermare e rafforzare il significato del messaggio verbale. Un gesto come quello della mano a borsa, per esempio, serve per enfatizzare la domanda ma non corrisponde a precisi esponenti linguistici, e al massimo a certe forme colloquiali come "che cavolo", "una buona volta" o alla particella introduttiva "Ma...". Nei film analizzati infatti, il gesto veniva realizzato dal soggetto in corrispondenza di frasi di questo tipo: Borotalco: "Che ne sai te? chi te lo dice?" (Verdone parlando alla fidanzata). "Ma che mi dirai?"."Ma insomma, ma che vuole tuo padre da me? (Verdone parlando alla fidanzata) Il bisbetico domato: "Ma chi ti ha interrogato a te?" (Celentano) Compagni di scuola: "Ma dove cavolo starà?" (Verdone parlando da solo). "Che volevi? cosa volevi? ma perché mi devi aspettare? ma perché?" (Verdone parlando al telefono). "Ma si può sapere una buona volta che cavolo di colpe ho?" (Verdone) 5. La competenza non verbale nella didattica dell'italiano a stranieri in prospettiva interculturale. Prendere consapevolezza della complessità e della varietà di codici coinvolti nella comunicazione umana è di per sé un processo particolarmente importante che rientra fra le mete dell'educazione linguistica sia in L1 che in L2. Nel caso dell'insegnamento della L1, come rileva Isabella Poggi (1986 e 1997: 99 sgg.), la pratica e la riflessione sulla comunicazione non verbale in particolare sviluppa indirettamente anche le capacità di comunicazione verbale, dal momento che: • permette di prendere coscienza delle proprie capacità comunicative, • attraverso l'analisi semantica dei segnali comunicativi non verbali, affina la capacità di riflettere anche sul significato di morfemi, parole e frasi, 151 Per un esempio di attività didattica che permette di prendere coscienza del rapporto inscindibile fra contesto comunicativo e comunicazione cfr. appendice 2, attività 1. 161 Borotalco (1980) di C. Verdone; Stregati (1985) di F. Nuti; Non ci resta che piangere (1984) con M. Troisi e R. Benigni; Vacanze di Natale (1983) di C. Vanzina; Il bisbetico domato (1980) di Castellano e Pipolo; Bianca (1984) di N. Moretti; Sposi (1988) di P. Avati; Compagni di scuola (1987) di C. Verdone; Amici miei atto II (1982) di M. Monicelli; Ho fatto splash (1980) di M. Nichetti, Passione d'amore (1981) di E. Scola. • fa prendere coscienza dell'insostituibilità della comunicazione verbale, l'unica in grado di esprimere qualsiasi contenuto e di descrivere anche se stessa, • aiuta a sviluppare la capacità di confronto fra i diversi meccanismi che regolano i diversi codici comunicativi e a metterli in relazione con le varie situazioni d'uso. Per l'insegnamento della L2, la rilevanza del linguaggio non verbale viene riconosciuta da vari metodi glottodidattici che si rifanno alle teorie umanistico-affettive, soprattutto in virtù di una prospettiva multimodale (quindi non solo verbale) dell'acquisizione linguistica17. Gli aspetti non verbali della comunicazione entrano invece nella classe di lingua straniera ispirata all'approccio comunicativo (e ancora di più in quello orientato all'azione), facendo leva, più che sugli aspetti psicologici, su quelli semiotici e socioculturali, che sono alla base di una didattica interculturale. Relativismo culturale Se già prendere coscienza dei diversi codici che vengono utilizzati nelle intenzioni comunicative di un parlante all'interno della propria comunità linguistico-culturale è un obiettivo che solo un'educazione mirata o particolari doti logico-deduttive dell'individuo possono sperare di raggiungere, la questione si fa più complessa quando dal piano della comunicazione intraculturale ci si sposta su quello interculturale. Insegnare a comunicare in una lingua non materna, infatti, significa mirare anche allo sviluppo del relativismo culturale, una meta educativa specifica dell'educazione linguistica in una lingua non materna. Un terreno ideale per sperimentare questo tipo di processo educativo riguarda l'analisi della comunicazione non verbale fra i membri della cultura obiettivo, e il confronto con i comportamenti propri o di altre comunità linguistiche con cui agli apprendenti hanno familiarità. L'interazione interculturale presenta infatti non pochi problemi di decodifica e di codifica dei messaggi, anche al di là degli aspetti verbali della comunicazione e prendere coscienza di questo fatto è un primo passo in un percorso interlinguistico e interculturale, ispirato a principi di tolleranza, curiosità per ciò che è diverso, e in ultima analisi alla grammatica dell'anticipazione e al gioco dell'interpretazione dei segni e della formulazione di ipotesi. Valenza pragmatica. Mettendo in relazione la competenza comunicativa di un particolare gruppo di apprendenti con le modalità comunicative non verbali della cultura obiettivo, potrà verificarsi il caso che un certo comportamento non verbale (per esempio un gesto simbolico, una determinata curva intonativa, un comportamento prossemico in relazione all'interlocutore): a. non esista con un significato specifico e condiviso presso una delle due comunità, b. esista presso una delle due comunità con un significato diverso dall'altra, c. esista in entrambe le comunità con lo stesso significato. Considerando, infatti, che ognuno è portato a ricorrere agli elementi della propria lingua quando non conosce la forma corrispondente straniera, è chiaro a quali equivoci può portare l'uso o l'interpretazione automatica di un comportamento non verbale che, innocuo in una lingua, è invece scortese o offensivo in un'altra. O semplicemente trasmette un messaggio diverso. Limitandoci agli aspetti gestuali della comunicazione possiamo rilevare, per esempio, che nell'interazione interculturale possono verificarsi equivoci generati da • gesti uguali ma con significati diversi da un Paese all'altro, come: 171 Serra Borneto parla appunto di "multimodalità" a proposito della pluralità di accessi nell'acquisire informazioni: visivo, uditivo, tattile ecc. I metodi umanistico-affettivi, al di là delle singole caratterizzazioni, si basano tutti sulla tesi secondo la quale "più canali vengono attivati (…), più è facile che l'informazione venga acquisita stabilmente" (1998: 42). Cfr. in particolare il ruolo del movimento corporeo nella Total Physical Response, della funzione dei gesti e del tono di voce dell'insegnante nella suggestopedia e psicopedia, dell'osservazione della realtà nonverbale nelle fasi di silenzio previste dal Silent Way. - l'atto di battere le nocche del pugno su una superficie dura esprime approvazione in Germania e Austria, ostinazione in Italia; - l'indice a vite sulla guancia indica pazzia in Germania, effeminatezza in Spagna, approvazione in Italia; - le dita incrociate significano protezione o augurio in Italia, rottura di amicizia in Grecia e Turchia; - il colpetto al lobo dell'orecchio indica bontà in Portogallo, omosessualità in Italia; - le dita ad anello possono esprimere approvazione (Italia, USA), ma possono anche indicare uno zero (Francia) oppure l'idea di denaro (Giappone), e possono essere perfino un insulto (Tunisia) o un gesto osceno (Colombia);18 • gesti con più significati all'interno dello stesso Paese, secondo il contesto d'uso, come: - la palpebra inferiore abbassata dal dito indice, che in Italia puo' significare "Io sono furbo", "Devi essere furbo", "Furbo quello" , ma anche "Fai attenzione!" , - le dita della mano a borsa ritmicamente aperte e chiuse, che in Italia significano "Ho una gran paura" , ma anche "Vieni al sodo". • gesti corrispondenti a diversi registri espressivi, come: - i diversi cenni di saluto che indicano il grado di familiarità fra gli interlocutori (dal formalissimo baciamano, all'alzata di cappello, alla stretta di mano, fino ai due baci sulle guance, all'abbraccio usato fra amici, sia uomini che donne) Il comportamento prossemico, al pari di quello cinesico, può generare equivoci e intolleranze dal contatto fra diverse culture. Gli italiani che usano distanze più ravvicinate fra gli interlocutori rispetto ai nordeuropei e nordamericani, possono essere giudicati invadenti o aggressivi, specialmente quando superano i limiti spaziali che l'altro considererebbe adeguati a un rapporto fra conoscenti. Al contrario un italiano giudicherà freddo e scostante lo straniero che si ritrae al suo avvicinarsi, associando questo modo di fare al comportamento asociale di certi disturbi della mente19. Quali abilità? L'importanza della competenza non verbale nella didattica delle lingue moderne è testimoniata dagli espliciti riferimenti contenuti nel Framework (1996). In questo documento si elencano, al capitolo 4.5.5, alcuni aspetti del comportamento non verbale • linguaggio del corpo: gesti (pugno scosso per protesta), espressioni del viso (sorriso o sguardo torvo), postura (crollare per la disperazione o sedersi con il busto eretto per indicare attento interesse), contatto degli occhi (sguardo cospiratore o occhiata incredula), contatto del corpo (bacio o stretta di mano), prossemica (stare vicini o distanti). • uso di suoni extralinguistici (portatori di significati convenzionali, ma non inseriti nel sistema fonologico della lingua in qualità di fonemi), p.es. [] "fai silenzio!", "s-s-s", disapprovazione, • uso di qualità prosodiche riferite a atteggiamenti emotivi e mentali (diverse dalle caratteristiche prosodiche appartenenti al sistema fonologico, quali lunghezza e accenti), p.es. la qualità della voce (burbera, affannata, pungente), il tono (roco, lamentoso), l'altezza (sussurro, urlo), la lunghezza ("Moooolto bèèèène"). La rilevanza pragmatica di questi comportamenti è esplicitamente riconosciuta dagli Autori, che inseriscono i comportamenti non verbali20 fra i processi alla base della comunicazione linguistica 18 1 Cfr. Morris, 1995. 19 1 Argyle (1992: 271) osserva infatti che i malati di mente "presentano una comune tipologia di comunicazione nonverbale (…): minore espressione facciale, specialmente meno sorrisi; meno sguardi; minore vicinanza; un minor numero di gesti diretti verso gli altri e un maggior numero di gesti diretti verso di sé". 20 2 Nel documento si usa il termine "paralinguistico" (paralinguistic behaviour), che noi abbiamo invece usato limitatamente agli aspetti prosodici, ritmici e soprasegmentali del linguaggio, (communicative language processes) a fianco della la pianificazione, dell'esecuzione, del monitoraggio, delle azioni pratiche, delle caratteristiche paratestuali (cap. 4.5.) e che invitano a "considerare e eventualmente valutare quali comportamenti paralinguistici21 obiettivo l'apprendente avrà bisogno / sarà capace / sarà richiesto di riconoscere e capire (a) o usare (b)"22. Non tutti i comportamenti non verbali della cultura obiettivo, infatti, risulteranno essenziali per gli apprendenti: sarà compito del docente individuare, in base ai loro bisogni comunicativi, quelli più adeguati ad essere inseriti fra le abilità produttive e quelli che invece dovranno essere sviluppati a livello solo ricettivo23. L'esigenza di sviluppare, oltre alle abilità di comprensione, anche quelle di produzione di comportamenti non verbali secondo le convenzioni in uso fra i parlanti della comunità di cui si apprende la lingua, è evidente soprattutto quando certi "segni" vengono decodificati erroneamente in base ai diversi parametri di valutazione sociali o psicologici condivisi nell'altra cultura: è questo il caso del ricchissimo linguaggio non verbale dell'Italia meridionale, che nel nord viene spesso giudicato come segno di scarsa educazione, di basso livello sociale o, nella migliore delle ipotesi, di un carattere particolarmente estroverso o invadente. L'opposto avviene a proposito della limitata gamma gestuale e della maggiore distanza interpersonale in uso presso gli anglosassoni, viste come sintomo di riservatezza e freddezza, oppure nel caso dei tipici gesti orientali, che in Occidente vengono interpretati come eccessivamente compiti e quasi servili (l'inchino di saluto, per esempio). Criteri di selezione e ordine di presentazione: il caso della gestualità. Fra i vari aspetti della competenza non verbale, i gesti sono la componente che più delle altre si presta ad un approfondimento, specialmente in relazione al vasto repertorio gestuale della comunità dei parlanti italiani e al loro stretto legame con la comunicazione verbale nell'interazione faccia a faccia. Fra i vari tipi di gesti (espressivi, mimici, schematici, simbolici, tecnici, codificati), in un corso di italiano per stranieri è utile concentrarsi su quelli che presentano maggiori difficoltà di comprensione da parte degli stranieri, ovvero i gesti che Morris (1977) chiama "simbolici".o "schematici", cioè quelli che rappresentano: - idee e stati d'animo (incrociare le dita per augurare buona fortuna, toccarsi il lobo dell'orecchio per indicare omosessualità, strizzare un occhio per invitare ad un accordo, ecc.), o anche - azioni abbreviate (l'indice e il pollice che si strofinano a indicare soldi). Molti di questi gesti, oltre a poter sostituire o accompagnare intere parti del discorso (inserendosi così direttamente nella comunicazione volontaria del parlante), sono anche tipici di ogni comunità linguistica e anche per questo motivo possono essere falsamente decodificati o non decodificati affatto da persone di comunità culturalmente lontane. Un criterio di selezione dei comportamenti non verbali da inserire nella didattica della L2 in relazione ai livelli di apprendimento della lingua può essere quello della frequenza. I gesti molto frequenti nella comunicazione quotidiana saranno da introdurre già nei primi livelli di apprendimento, mentre i gesti meno frequenti saranno presentati solo nei livelli più avanzati. Un altro modo per selezionare i gesti può essere legato ai registri d'uso. In relazione ai bisogni comunicativi degli studenti si possono privilegiare nei primi livelli i gesti di media formalità, e nei livelli più alti quelli molto informali o molto formali. nell'accezione che noi abbiamo invece attribuito al termine "extralinguistico". 21 2 Cfr. nota 20. 22 2 "Users of Framework may wish to consider and where appropriate state which target paralinguistic behaviours the learner will need / be equipped / be required to a) recognise and understand b) use" (4.5.5) (la traduzione è nostra). 23 2 Si vedano a questo proposito le indicazioni contenute nel Curricolo… (1995) a proposito della competenza cinesica (179 sgg.) e prossemica (184 sgg.). In un insegnamento di tipo comunicativo si farà riferimento ai gesti simbolici e schematici dell'uso italiano contemporaneo, di registro medio, scegliendo i gesti diffusi in tutta Italia, tranne nel caso di studenti che si trovino a studiare l'italiano in un'area in cui siano diffusi particolari gesti regionali (come la negazione siciliana con il sollevamento del mento). Un caso a parte ci sembra quello dei gesti tabù e di quelli volgari, che possono essere introdotti fin dalle prime fasi di apprendimento della lingua se, in base alla provenienza socioculturale dei destinatari e ai loro bisogni comunicativi in italiano, si reputa che questo contribuisca ad evitare fenomeni di incomprensione, intolleranza e perfino falsa acculturazione (per un elenco di gesti simbolici italiani selezionati in base a criteri glottodidattici cfr. Curricolo…, 1995: 181-184). Glottotecnologie e materiali didattici. Un approfondimento sulle componenti non verbali della comunicazione in uso nell'Italia contemporanea non potrà basarsi unicamente sulle spiegazioni dell'insegnante, ma dovrà utilizzare strumenti didattici diversificati, in primo luogo audiovisivi, ma anche iconici statici e scritti. Citiamo come esempi: - registrazioni radiofoniche (per gli aspetti paralinguistici), - filmati tratti da trasmissioni televisive (spot pubblicitari, film, talk-show, candid camera), - filmati registrati dal vivo (riprese di interazioni faccia a faccia fra parlanti nativi in situazioni comunicative di interesse per gli studenti), - immagini tratte da giornali e riviste (foto, vignette, pubblicità), - brani di articoli di giornale o di testi letterari contenenti riferimenti espliciti o impliciti a comportamenti non verbali. Tecniche didattiche per l'insegnamento/apprendimento delle componenti non verbali La tecnica didattica che si associa più spesso allo sviluppo delle componenti non verbali della comunicazione è la drammatizzazione (Curricolo…, 1995: 206), che permette agli studenti di simulare interazioni in lingua straniera, adattando anche il proprio comportamento cinesico, prossemico e cronemico alle coordinate relative al contesto "virtuale" evocato in classe (i ruoli reciproci degli interlocutori, il tema del dialogo, l'ambiente). Limitandoci agli aspetti cinesici della comunicazione, si può anche favorire la consapevolezza dei reciproci rapporti che legano il linguaggio verbale e non verbale (in L2, ma anche in L1) proponendo per esempio un'attività basata sui gesti olofrastici (che possono cioè corrispondere a un'intera frase). Il docente potrebbe fornire una scheda di lavoro come quella riportata al n. 1 nell'appendice 2, che gli studenti devono completare con: • la descrizione di un possibile contesto comunicativo in cui un interlocutore potrebbe fare ricorso al gesto indicato; • la frase che il gesto potrebbe accompagnare o sostituire. L'insegnante potrebbe costruire altre griglie simili, fornendo, invece dei gesti olofrastici, una schematica descrizione dei contesti comunicativi o le frasi corrispondenti ai gesti più diffusi, e chiedendo alla classe di completare (a coppie o in gruppo) le caselle lasciate vuote. Un lavoro di tipo interculturale può essere quello suggerito da Poyatos (comunicazione personale) e riportato al n. 2 dell'appendice 2. Si tratta di stimolare la riflessione sui movimenti del corpo che vengono associati (spesso inconsciamente), per esempio, a • concetti come "io", "denaro", "bella donna", • azioni come contare, rispondere negativamente o affermativamente; • ordini o insulti, In una classe plurilingue e pluriculturale il confronto fra culture avverrà spontaneamente, anche senza un intervento esplicativo dell'insegnante, osservando i diversi modi di rotare o oscillare la testa per dire "sì" o "no"24, le dita usate per contare da uno in poi25, i gesti che, innocui in una cultura, costituiscono il massimo tabù in un'altra26, una volta completata la griglia conenente i gesti usati in Italia con questi significati. Analizzare le espressioni metaforiche di una lingua alla ricerca dei comportamenti gestuali a cui fanno riferimento può fornire in primo luogo materiale di riflessione sul rapporto fra lingua e cultura: si pensi alle innumerevoli metafore gestuali contenute nelle espressioni idiomatiche in italiano, e alla loro relativa scarsità nelle lingue germaniche. Altri gesti "cristallizzati" in certe espressioni metaforiche italiane (come levarsi di cappello, tenere i piedi su due staffe, difendere a spada tratta) testimaniano invece l'evoluzione della gestualità nel tempo, anche all'interno della stessa cultura. Nell'attività proposta al n. 3 dell'appendice 2 sono riportate alcune espressioni idiomatiche italiane che fanno riferimento a comportamenti gestuali ancora in uso (allargare le braccia, mordersi le mani, toccare ferro) o solo metaforici (fare orecchi da mercante, mangiarsi le mani, alzare il gomito), ciascuno con la spiegazione del rispettivo significato: dopo aver sensibilizzato gli studenti sugli aspetti sincronici e diacronici del linguaggio e sul fatto che la lingua riflette anche il comportamento non verbale di un popolo, si passerà ad un confronto interlinguistico e interculturale, prima traducendo l'espressione idiomatica italiana nelle diverse lingue degli studenti, e poi traducendo queste in italiano27. La comunicazione non verbale di un popolo si riflette non solo nelle espressioni idiomatiche, ma anche nella lingua scritta. Secondo Poyatos, che si è occupato di questo tema nell'ambito della cosiddetta "antropologia letteraria", esistono "quattro modi in cui l'autore di solito trasmette il comportamento non verbale attraverso il testo narrativo (Poyatos 1983: 309): • descrizione del comportamento con spiegazione del significato, • descrizione del comportamento senza spiegazione del significato • spiegazione del significato senza descrizione del comportamento • descrizione del comportamento e espressione verbale corrispondente In realtà, da uno spoglio dei gesti presenti negli articoli di giornale e in una selezione di autori italiani degli ultimi cinquant'anni, abbiamo notato che la descrizione dei gesti può essere più o meno dettagliata. Si possono dunque verificare questi diversi casi: A. l'autore descrive dettagliatamente il gesto senza spiegarne il significato: 24 2 L'affermazione si esprime in Italia rotando la testa da destra a sinistra e viceversa, ma in India, per esempio, si usa oscillare la testa da e verso la spalla, con un gesto che le culture occidentali interpretano come segno negativo (e quindi con significato opposto). 25 2 In Italia fin da bambini si conta partendo dal pollice (1), a cui si aggiunge progressivamente l'indice (2), il medio (3), l'anulare (4) e il mignolo (5). In altre culture (per esempio in Marocco o in Giappone) si comincia invece dal mignolo (1) e si prosegue con l'anulare, il medio. In Italia "tre birre" si possono ordinare con pollice, indice e medio tesi, ma in Brasile o in Marocco, per esempio, questo gesto sarà interpretato dal cameriere come un "due", visto che per il numero "tre" si userebbero invece l'indice, il medio e l'anulare tesi: i movimenti del pollice, per lui, in questo contesto non sono significativi, per questo non li "vede". Per lui pertinente è solo l'assenza dell'anulare teso, che corrisponde dunque a un "due" invece che a un "tre". 26 2 La "pernacchia" che i francesi usano per dire semplicemente "non lo so" o "che me ne importa" è un atto piuttosto sgradevole per un italiano, così come le mani aperte con il palmo rivolto verso l'interlocutore corrispondeono al gesto più offensivo in Grecia (il cosiddetto muza), mentre in Italia al massimo potrebbero essere interpretate con il consiglio di fare con calma. In Marocco, la mano aperta, di solito la destra, aperta con il palmo rivolto due volte verso l’interlocutore corrisponde a togliere il malocchio. Per esempio, se l’interlocutore ti dice: ‘Oh! Come sei ricco!!’ Tu rispondi utilizzando il gesto descritto e dicendo ‘Cinque sui tuoi occhi’ 27 2 Un esempio: tocco ferro! per esprimere scaramanzia, si traduce in inglese touch wood! che in italiano significa letteralmente tocco legno!. Solleva fuori dal finestrino indice e mignolo tesi all'indirizzo di un autista degli autobus comunali che aveva stretto la sua Mercedes-coupé ad un semaforo; al conducente non gli sta bene e vuole spiegazioni.28 B. l'autore descrive dettagliatamente il gesto e ne spiega il significato: Oreste Nava volta in su il palmo, riunisce a punta le dita, e la sua mano oscilla su e giù a indicare commiserazione29, C. l'autore descrive dettagliatamente il gesto, mentre il significato è spiegato dalle parole del personaggio: Se ne andò, ma prima di andarsene, mi lanciò un'occhiata come per dire "Intesi, eh" 30. D. l'autore accenna genericamente al gesto, senza spiegarne il significato: Ora Bob non era più sconvolto, strizzò l'occhio, ma il sinistro solamente, e rise31. E. l'autore accenna genericamente al gesto e ne spiega il significato: Scosse la testa come per rifiutare32 F. l'autore accenna genericamente al gesto, mentre il significato è spiegato dalle parole del personaggio: Amelia alzò le spalle e fece "pf"33 G. l'autore non indica il gesto, ma ne spiega il significato: Ad un crocicchio una bella ragazza bionda ci fece un gesto per l'autostop 34 Questo modello di analisi, applicato ai gesti presenti nei Promessi Sposi, dimostra una volta di più l'estrema sensibilità espressiva del Manzoni, che caratterizza personaggi e situazioni anche dal punto di vista dei diversi comportamenti cinesici. Nell'attività 4 dell'appendice 2 riportiamo alcuni passi tratti appunto dal romanzo manzoniano, in cui sono descritti tali comportamenti. Una prima analisi da proporre agli studenti consisterà nell'individuare le parti del testo che descrivono il gesto, guidati in questo dal titolo che ne riassume il significato (saluto, indifferenza, soddisfazione, ecc.) e dalla lettera corrispondente al tipo di descrizione, fra quelli elencati sopra (A, B, C ecc.). A questo punto si passerà a confrontarle con le corrispondenti traduzioni in inglese e in tedesco35 per verificare quale traduttore abbia reso più fedelmente l'originale. 6. CONCLUSIONI. Insegnare una lingua e cultura straniera oggi significa non solo insegnare come funziona il sistema linguistico della L2 nella sua dimensione di langue, ma anche aiutare l'apprendente a riconoscere, a livello di parole, come questo si trasforma nel momento in cui deve "adattarsi" alle variabili sociali (diacroniche, diatopiche, diastratiche, diafasiche, diamesiche) che entrano in gioco nella comunicazione reale, e come viene ad integrarsi con gli altri codici (cinesico, prossemico, 28 2 Dal quotidiano La Nazione del 14.6.1988. 29 2 Dal quotidiano La Nazione del 10.9.1985. 30 3 Dal racconto L'infermiera, della raccolta Racconti romani di Alberto Moravia, Fabbri Editori, Milano 1954. 31 3 Da Le ragazze di Sanfresiano, di Vasco Pratolini, Vallecchi, Firenze 1951. 32 3 Dal racconto Romolo e Remo, in Racconti romani di Alberto Moravia, Fratelli Fabbri Ed., Milano 1954 33 3 Dal racconto La bella estate, di cesare Pavese, Einaudi, Torino 1949 34 3 Dal racconto Pignolo, della raccolta Racconti romani di Alberto Moravia, Fabbri Editori, Milano 1954. 35 3 Per i gesti nell’opera del Manzoni si veda Diadori (1997). cronemico, oggettuale ecc.) a disposizione dei parlanti della cultura obiettivo. Significa aiutarlo a prendere coscienza degli strumenti espressivi verbali e non verbali anche in rapporto alla propria madrelingua e alle modalità in cui questa entra in relazioni con gli aspettici sociolinguistici e semiotici della comunicazione, sviluppando in lui una sensibilità di tipo interlinguistico e interculturale. Significa, in ultima analisi, perseguire le mete glottodidattiche generali a lungo termine che Freddi (1999: 119sgg.) riconduce alle quattro valenze fondamentali della lingua (comunicativa, pragmatica, glottomatetica, espressiva), aiutandolo a: a. comunicare con gli altri in lingua straniera (valenza comunicativa); b. interagire in lingua straniera in base alle proprie intenzioni e in sintonia con le convenzioni socio-pragmatiche del contesto (valenza pragmatica); c. apprendere nozioni e contenuti, ma soprattutto riflettere sui fenomeni linguistici e socioculturali, sulle proprie esperienze comunicative e sull’evoluzione della propria interlingua, cioè imparare ad imparare una lingua straniera, non solo quella che nel momento costituisce la lingua obiettivo (valenza glottomatetica); d. esprimere anche in lingua straniera il proprio mondo interiore senza generare equivoci negli interlocutori che appartengono ad un’altra cultura (valenza espressiva). In questo orizzonte, più ampio rispetto al passato, in cui si colloca l'educazione linguistica nel mondo occidentale al passaggio fra il primo e il secondo millennio, diventa più definito anche il ruolo delle componenti non verbali in prospettiva glottodidattica: assenti nell'insegnamento di tipo grammaticale-traduttivo in auge fino agli anni Sessanta, si sono affacciate nelle classi di lingua degli anni Settanta sulla scia dell'approccio comunicativo e, ancora di più, sono divenute rilevanti alla luce della didattica orientata all'azione che sta caratterizzando la proposta europea degli anni Novanta. Il rinnovato interesse per l'insegnamento/apprendimento delle lingue moderne nell'ottica della creazione del nuovo cittadino europeo36, con un background culturale comune ma con una competenza di almeno tre lingue comunitarie (la madrelingua, l'inglese e almeno una seconda lingua straniera fra quelle parlate in Europa) nasce da pressioni di ordine economico e culturale (la mobilità studentesca, le migrazioni di lavoratori e di esuli, la realizzazione di una valuta unica, l'abolizione delle barriere commerciali, la diffusione degli strumenti telematici ecc.) e non può non orientare la didattica verso obiettivi di interazione concreti. Dall'astrattezza del "comunicare" in base a "funzioni comunicative" si passa alla concretezza dell'"agire" per realizzare i propri "scopi comunicativi" in relazione a contesti e interlocutori reali. Proprio la ricerca sulla didattica delle lingue parlate in Europa può rivelarsi dunque un terreno fertile per verificare la validità di un modello di didattica "pragmatica", in cui le componenti non verbali della comunicazione necessitano di un trattamento sistematico dal punto di vista semiotico e pedagogico. Lo scenario in cui si va realizzando tutto questo fa emergere nuove prospettive glottodidattiche interessanti, come quella del confronto fra le culture "del contatto" (che comprendono i paesi europei che si affacciano sul mediterraneo come Italia, Spagna, Grecia) e le culture nord-europee che rappresentano l'estremo opposto, cioè quello del "non contatto". Come abbiamo già visto, nell'area "mediterranea" la comunicazione avviene in gran parte facendo ricorso al contesto, quindi utilizzando spesso anche codici non verbali, mentre nel nord Europa si fa ricorso primariamente al codice lingua. Va da sé che, in un approccio orientato all'azione, l'insegnamento dell'italiano (o dello spagnolo, o del greco moderno) a cittadini europei di madrelingua diversa non potrà avvenire semplicemente adattando quanto viene fatto per l'insegnamento di altre lingue legate alle culture dell'Europa del nord, ma dovrà, a nostro parere, affinare i propri strumenti didattici, per sviluppare una vera e propria "competenza strategica" basata sulla reciproca negoziazione dei significati, e non solo linguistici. 36 3 Si pensi per esempio al Progetto Lingue 2000 lanciato nel 1999 dal governo italiano per potenziare il portfolio linguistico dei propri cittadini attraverso l'ampliamento delle offerte formative per l'insegnamento delle lingue comunitarie presso le scuole di ogni ordine e grado. Mettere a fuoco l'importanza dell'insegnamento degli aspetti non verbali della comunicazione dell'Italia contemporanea ed elaborare le strategie didattiche più adeguate in relazione ai bisogni dei destinatari e ai livelli di competenza (anche parziale) che essi intendono raggiungere sarà quindi uno degli imperativi di fronte ai quali si troverà nei prossimi anni il docente più sensibile al proprio rinnovato ruolo di mediatore linguistico e culturale. RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI Argyle M., Bodily communication, Methuen, London 1992 (trad. it. Il corpo e il suo linguaggio, Zanichelli, Bologna 1992) Attili G., Ricci Bitti P.E. (cur.), Comunicare senza parole, Bulzoni, Roma 1983 Balboni P. E., Parole comuni, culture diverse. Guida alla comunicazione interculturale, Marsilio, Venezia 1999 Becker A., Carroll M., The acquisition of spatial relations in a second language, John Benjamins, Amsterdam/Philadelphia 1997 Cardona G. 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STATI EMOTIVI E SENTIMENTI ESPRIMERE STATI EMOTIVI E SENTIMENTI: soddisfazione Fregarsi le mani [14] Soffiarsi sulla punta delle dita e strofinarle poi sul petto [15] Unire le mani sopra la testa [16] Fare le dita a V [17] rammarico Portarsi le mani alla testa [18] Mordersi le labbra [19] Mordersi la mano [20] approvazione Battere le mani / applaudire [21] 373 Cfr. Diadori, 1999. Alzare il pollice [22] Fare le dita ad anello [23] Tirare una linea retta con indice e pollice uniti ad anello [24] Baciarsi la punta delle dita [25] Ruotare l'indice a vite sulla guancia [26] valutazione media Fare oscillare la mano rovescia [27] indifferenza Passarsi la mano sotto il mento [28] disapprovazione Battere la mano a taglio contro lo stomaco [29] Battere la mano a taglio contro la gola [30] Scuotere la testa da una spalla all'altra [31] noia Accarezzarsi il mento [32] Scuotere la mano davanti allo stomaco [33] Tirare una linea davanti alla fronte con la mano rovescia [34] Muovere le mani con pollici e indici uniti [35] paura Chiudere e aprire la mano a borsa [36] III. PROGETTI DI AZIONE AZIONI CHE RIGUARDANO NOI STESSI: giurare Mettersi la mano sul cuore [37] Baciarsi le dita incrociate [38] AZIONI CHE RIGUARDANO GLI ALTRI: invitare ad avvicinarsi Agitare la mano a palmo in giù [39] Agitare la mano a palmo in su [40] Muovere l'indice avanti e indietro [41] invitare ad allontanarsi Battere la mano contro il palmo [42] Ruotare la mano con le dita piegate [43] invitare a fare silenzio Mettere l'indice davanti alla bocca [44] invitare a fare con calma Abbassare e alzare la mano rovescia [45] Muovere avanti e indietro le mani aperte [46] invitare a un accordo Strizzare un occhio [47] invitare a fare attenzione Abbassare la palpebra inferiore [48] invitare a dare un passaggio Alzare il pollice [49] invitare alla concisione Chiudere e aprire la mano a borsa [50] ammonire Muovere l'indice teso [51] minacciare Agitare la mano a taglio [52] Mordersi la mano [53] Unire gli indici e i pollici a cerchio [54] augurare il male Fare le corna orizzontali [55] consolare Dare una pacca sulla spalla [56] AZIONI CHE RIGUARDANO NOI O GLI ALTRI: augurare il bene Incrociare le dita [57] allontanare il male Fare le corna verso il basso o verso l'alto [58] IV. DOMANDE E RISPOSTE DOMANDARE: Muovere la mano a borsa [59] Tenere le mani giunte [60] Muovere le mani giunte [61] RISPONDERE: in maniera affermativa Muovere il viso in su e in giu' [62] in maniera negativa Muovere il viso da destra a sinistra [63] Scuotere l'indice teso [64] Darsi un colpetto sui denti [65] Fare lo scatto dell'avambraccio [66] in maniera dubbiosa Ruotare l'indice e il pollice [67] Scuotere la testa da una spalla all'altra [68] in maniera indifferente Passarsi la mano sotto il mento [69] Alzare le spalle [70] Tirare indietro le mani aperte [71] V. OPINIONI INDICARE LE CARATTERISTICHE DI QUALCUNO: omosessualità Toccarsi l'orecchio [72] infedeltà coniugale Fare le corna verticali [73] fortuna Unire gli indici e i pollici a cerchio [74] amicizia Avvicinare gli indici tesi [75] inimicizia Toccare insieme le punte degli indici [76] furbizia Puntarsi l'indice alla fronte [77] Abbassare la palpebra inferiore con l'indice [78] stupidità o follia Colpirsi la fronte con la mano a borsa [79] Sventolarsi la mano davanti alla fronte [80] Picchiettarsi la tempia con l'indice [81] Ruotare l'indice a vite sulla tempia [82] Ruotare la mano vicino alla tempia [83] Passare l'indice lungo la fronte [84] Ruotare la mano a borsa davanti al viso [85] ostinazione Picchiare con le nocche del pugno [86] INDICARE FATTI: cambiamento completo Rivoltare il dorso della mano [87] allontanamento Battere la mano contro il palmo [88] Ruotare la mano con le dita piegate [89] scampato pericolo Fare lo scatto dell'avambraccio [90] Tirare fuori la lingua [91] bugia Tenere le dita incrociate nascoste [92] danno subito Afferrarsi il collo con la mano [93] intesa Strizzare un occhio [94] INDICARE COSE O ELEMENTI CONCRETI: moltitudine Chiudere la mano a borsa [95] denaro Strofinare l'indice contro il pollice [96] INSULTARE: Alzare la mano dal basso verso l'alto [97] Fare lo scatto dell'avambraccio [98] Tirare fuori la lingua [99] Muovere la mano con il pollice che tocca la [100] punta del naso Appendice 2 SCHEDE DI LAVORO 1. I gesti olofrastici possono corrispondere ad una intera frase, che può cambiare in base al contesto, ai ruoli degli interlocutori, all'espressione del viso della persona che trasmette il messaggio. Sulla base del primo esempio, completate questa griglia, immaginando un contesto possibile in cui ognuno dei gesti elencati può assumere un particolare significato. GESTO OLOFRASTICO CONTESTO E INTERLOCUTORI FRASE CORRISPONDENTE Alzare il pollice indicando dietro le proprie spalle Un ragazzo con lo zaino in spalla, in piedi sul bordo di una strada trafficata, fa il gesto rivolgendosi all'autista di ogni autovettura che passa "PUÒ DARMI UN PASSAGGIO?" Muovere la mano a borsa Muovere l'indice teso Baciarsi la punta delle dita Abbassare la palpebra inferiore con un dito Tenere le mani giunte Ruotare l'indice e il pollice 2. Completate insieme ai vostri compagni di nazionalità diversa questa scheda, descrivendo i gesti o i comportamenti che ciascuno usa nella propria cultura per esprimere le espressioni indicate nella lista. ESPRESSIONI ITALIA _____________ _____________ 1. Io Batto con le dita della mano destra sul petto 2. C'è molta gente Chiudo le dita della mano destra a borsa 3. Ho avuto un'idea! Indice della mano destra punta alla tempia 4. Molto tempo fa La mano destra si muove sopra la spalla destra, con il palmo rivolto all'indietro 5. Bella donna Bacio la punta delle dita della mano unite 6. Sì Muovo la testa in verticale 7. No Muovo la testa in orizzontale, da destra a sinistra e viceversa 8. Contare con le dita 1 (pollice), 2 (indice), 3 (medio), 4 (anulare), 5 (mignolo) 9. Due Pollice+indice 10. Tre Pollice+indice+medio 11. Quattro Pollice+indice+medio+a nulare 12. Vieni qui! Muovo la mano destra con le dita verso il basso e il palmo verso l'interlocutore 13. Denaro Pollice e indice si sfregano 14. Baci di saluto Due baci sulle guance, prima a destra e poi a sinistra 15. Il gesto più offensivo Mano destra sull'avambraccio sinistro 3. Completate questa scheda insieme ai vostri compagni di nazionalità diversa, traducendo nella vostra lingua (e ritraducendo poi in italiano) le espressioni idiomatiche che in italiano contengono riferimenti a comportamenti non verbali. ESPRESSIONE IDIOMATICA ITALIANA SIGNIFICATO TRADUZIONE IN: _______________ TRADUZIONE LETTERALE IN ITALIANO gesti dell'uso contemporaneo 1. allargare le braccia rinunciare, rassegnarsi 2. arricciare il naso esprimere disgusto 3. fare l'occhiolino intesa segreta, accordo 4. girarsi i pollici stare in ozio 5. mordersi le mani rammaricarsi 6. toccare ferro per scaramanzia 7. stringersi nelle spalle rassegnarsi gesti del passato 8. difendere a spada tratta coraggiosamente 9. gettarsi ai piedi di qualcuno implorare 10. pollice verso rifiutare, dare un giudizio negativo 11. levarsi di cappello ammirare 12. tenere i piedi su due staffe tenersi aperte due possibilità 13. abbassare la testa sottomettersi 14. inchinarsi di fronte a qualcuno ammirare gesti metaforici 15. alzare i tacchi andarsene 16. alzare il gomito bere troppo 17. chiudere un occhio perdonare 18. fare orecchi da mercante fingere di non sentire 19. fare qualcosa con i piedi fare qualcosa male 20. mangiarsi le mani rammaricarsi 21. non muovere un dito per qualcuno non aiutare 4. Leggete ora questi i brani tratti dal romanzo “I Promessi Sposi” di Alessandro Manzoni (con traduzione in inglese e tedesco) e scrivete a fianco il numero dei gesti corrispondenti (in base all'elenco fornito nell'Appendice 1). Confrontate poi il testo italiano con quelli inglese e tedesco: quale traduttore ha reso più fedelmente le descrizioni dei gesti dell’originale? Saluto Cap. 24 Finalmente il biroccio arriva, e si ferma alla casa del sarto. Lucia s'alza precipitosamente; Agnese scende, e dentro di corsa: sono nelle braccia l'una dell'altra. Finally the cart reached the village, and stopped at the tailor's house. Lucia sprang up from her seat; Agnese jumped down from the cart and ran in, and in a moment they were in each other's arms. Endlich kam der Wagen an und hielt vor dem Hause des Schneiders. Lucia steht hastig auf, Agnes steigt ab und stürmt herein. Sie liegen einander in den Armen. 1) Gesto n. _______(D) Saluto Cap. 9 Lucia non nascose le lacrime; Renzo trattenne a stento le sue, e, stringendo forte forte la mano a Agnese, disse con voce soffogata: "A rivederci", e partì. Lucia wept openly; Renzo held back his tears only with difficulty. Wringing Agnese's hand very tightly, he choked out the word "Good-bye!" and left. Lucia verbarg ihre Tränen nicht, Renzo hielt die seinen mühsam zurück, drückte Agnes ganz fest die Hand, sagte mit ernickter Stimme: "Auf Wiedersehen" und ging. 2) Gesto n. _______(C) Indifferenza Cap. 8 (Il Griso) spalanca l'uscio, vede un letto, addosso; il letto è fatto e spianato, con la rimboccatura arrovesciata, e composta sul capezzale. Si stringe nelle spalle, si volta alla compagnia, accenna loro che va a vedere nell'altra stanza. He pushed the door right open, and saw a bed, which he quickly approached. But the bed was empty, tightly made up, with the bedclothes turned back over the pillows. He shrugged the shoulders, turned to his companions, and signalled to them that he was going into the other bedroom. (...) reißt die Tür sperrangelweit, erblickt ein Bett. Drüberher! Das Bett ist gemacht und glattgestrichen, das Linnen umgeschlagen und über das Kopfkissen gebreitet. Er zuckt die Achseln, dreht sich nach seinen Leuten um, bedeutet ihnen, daß er im nächsten Zimmer nachsehen wird. 3) Gesto n. _______(D) Soddisfazione Cap. 37 (Renzo) si fregava le mani. He rubbed his hands. Er rieb sich die Hände. 4) Gesto n. _______(D) Approvazione Cap. 30 E ripassando nel paesetto salvato, non si potrebbe dire con quali applausi e benedizioni fosse accompagnato il drappello liberatore e il condottiero. The troop of liberators and its leaders were received with more applause and blessings than we can say, as they passed through the hamlet they had saved. Kaum läßt sich schildern, von welch einem Beifall und was für Segenswünschen die Befreier- schar und ihr Anführer begleitet wurden, als sie wieder durch das gerettete Dörfchen kamen. 5) Gesto n. _______(D) Disapprovazione Cap. 6 Lucia tentennava mollemente il capo; ma i due infervorati le badavan poco. Lucia gently shook her head, but the other two enthusiasts took no notice of her. Lucia schüttelte sanft den Kopf. In ihrem Eifer beachteten die beiden anderen sie aber nur wenig. 6) Gesto n. _______(A) Richiesta di fare silenzio. Cap. 1 (Don Abbondio) si voltò indietro verso Perpetua, mise il dito sulla (...) he turned towards Perpetua, and put his finger on his lips. "Remember now!" he said. "For (...) wandte er sich zu Perpetua um, legte den Finger auf den Mund, sagte noch langsam und bocca, disse, con tono lento e solenne: "Per amor del cielo!", e disparve. the love of Heaven! Not a word!" And he vanished from her view. bedeutungsvoll: "Um Gottes willen!" und verschwand. 7) Gesto n. _______(C) Saluto Cap. 23 (...) l'Innominato passò; e davanti alla porta spalancata della chiesa, si levò il cappello e chinò quella fronte tanto temuta, fin sulla criniera della mula... Don Abbondio si levò anche lui il cappello, si chinò, si raccomandò al cielo. (...) the Unnamed; as he passed the open door of the church, he took off his hat, and bowed the forehead whose frown had been so dreaded until it touched the mane of his mule... Don Abbondio also lifted his hat, bowed and reccommended himself to Providence. (...) dann kam der Ungenannte, und vor dem Kirchenportal lüftete er den Hut und neigte die so gefürchtete Stirn bis auf die Mähne des Maultiers, während hundertfach der Ruf klang: "Gott segne Euch!". Auch Don Abbondio zog den Hut, verneigte sich und befahl sich dem Himmel. 8) Gesto n. _______(A) Richiesta implorante Cap. 21 (Lucia) giungendo le mani come avrebbe fatto davanti a un'immagine, alzò gli occhi in viso all'Innominato (...). She put her hands together, as if before the image of a saint, raised her eyes to the Unnamed's face (...). (Lucia) faltete die Hände, wie sie es vor einem Gnadenbilde getan hätte, hob die Blicke zum Anlitz des Ungenanntes (...). 9) Gesto n. _______(D) Giuramento Cap. 2 (Don Abbondio) con volto fiero e ansioso, alzandogli davanti agli occhi le tre prime dita della destra, come per aiutarlo anche lui dal canto suo, "Giurate almeno..." gli disse. With a serious and anxious expression, he raised his right hand with three fingers outstretched to the level of the young man's eyes, as if to give him what help he could, and said "At least swear that you won't..." Don Abbondio kam hinterdrein, und während jener den Schlüssel umdrehte, stellte er sich neben ihn, hielt ihm die drei ersten Finger seiner Rechten vor die Augen, als wollte er ihm auch seinerseits nachhelfen, und sagte mit ernstem und ängstlichem Gesicht: "Schwört wenigstens!" 10) Gesto n. _______(C) Giuramento Cap. 34 "Promettetemi di non levarle un filo d'intorno (...)". Il monatto si mise una mano al petto. "Now promise me this" She went on "not to touch a stich of her clothes (...)". The monatto laid his hand upon his heart. "Versprech mir, ihr auch kein Fädchen abzunehmen (...)". Der Pestpfleger legte eine Hand auf die Brust. 11) Gesto n. _______(A) Invito ad avvicinarsi Cap. 34 (La donna) alzando due braccia scarne, allungando e ritirando due mani grinzose e piegate a guisa d'artigli, come se cercasse d'acchiappar qualcosa, si vedeva che voleva chiamar gente, in modo che qualcheduno non se n'accorgesse. Her long, skinny arms were raised, and her wrinkled hands, crooked as talons, were moving in and out, as if clutching at something. You could see that she was trying to summon help without attracting the attention of some particular person. Sie reckte ihre fleischlosen Arme hoch und schloß und öffnete die runzligen, krallenartig gebogenen Hände, als ob sie etwas zu erhaschen versuchte. Man sah, daß sie unauffällig Leute herbeirufen wollte. 12) Gesto n. _______(B) Intelligenza Cap. 14 "Hanno poi anche un'altra malizia; che, quando vogliono imbrogliare un povero figliolo, And then they've another trick - when they want to muddle a poor working lad, who's never studied, but has a bit of... of... of... I know "Dann haben sie noch einen anderen Trick: wenn sie einen armen Kerl verbiestern wollen, der nicht studiert hat, der aber che non abbia studiato, ma che abbia un po' di... so io quel che voglio dire..." e, per farsi intendere, (Renzo) andava picchiando, e come arietando la fronte con la punta dell'indice. what I'm trying to say, now" and, to make himself clear, he prodded and battered his forehead with the tip of the finger. hier oben etwas... ich weiß schon, was ich sagen will..." - um sich begreiflich zu machen, rührte, ja stieß er förmlich mit dem Zeigefinger an die Stirn. Cap. 17 "E un milanese che abbia un po' di..." e qui picchiò la fronte col dito, come aveva fatto nell'osteria della luna piena. "But what about a Milanese who has something up here?" asked Renzo, tapping his forehead with the same gesture he had used in the tavern of the Full Moon. "Ein Mailänder, der aber nun etwas..." und er tippte mit dem Finger an die Stirn, wie er es Im Gasthaus Zum Vollmond getan hatte. 13) Gesto n. _______(C/F) Risposta affermativa Cap. 19 (...) e alcuni clienti legati alla casa per una dipendenza ereditaria, e al personaggio per una servitù di tutta la vita; i quali, cominciando dalla minestra a dir di sì, con la bocca, con gli occhi, con gli orecchi, con tutta la testa, con tutto il corpo, con tutta l'anima, alle frutte v'avevano ridotto un uomo a non ricordarsi più come si facesse a dir di no. Then there were certain dependants of the host, linked to the family by hereditary feudal obligations, and to his head by a lifetime of humble service. They began to say "Yes" as the soup was served, and they went on saying it with their tongues, their eyes, their ears, with their whole heads, their whole bodies and theyr whole souls, until by the time the fruit arrived you might well have forgotten the sound of the word "No". Hinzu kamen einige Günstlige, die dem Hause in herkömmlicher abhänglichkeit verbunden, dem Gastgeber für ihr ganzes Leben verpflichtet waren; und die Art und Weise, wie diese bei der Suppe anfingen, mit Mund, Augen, Ohren, mit den ganzen Kopf, mit Leib und Seele ja zu sagen, mußte beim Nachtisch einen Menschen so weit gebracht haben, daß er sich nicht mehr erinnerte, wie man es fertigbrächte, nein zu sagen. 14) Gesto n. _______(A) Accordo segreto Cap. 5 "Mi vuole insegnare...?" riprendeva il conte; ma Don Rodrigo gli diè d'occhio per fargli intendere che, per amor suo, cessasse di contraddirlo. "Do you think I need your lessons, Sir?" cried the count, but Don Rodrigo caught his eye in a way which clearly meant - as a favour to me, don't contradict him "Wollen Sie mich etwa belehren?" fuhr der Graf auf. Don Rodrigo gab ihm aber durch Blicke zu verstehen, daß er ihm zuliebe den Mund halten möchte Cap. 18 Un parlare ambiguo, un tacere significativo, un restare a mezzo, uno stringer d'occhi che esprimeva: "Non posso parlare" Ambiguous utterances, significant silences, non-committal remarks, a way of closing his eyes which meant "I can't comment on that" Eine doppelsinnige sprechweise, ein vielsagendes Schweigen, ein Zusammenkneifen der Augen, das besagte: Dazu kann ich mich nicht äußern Cap. 25 Solo nel passar loro accanto, mentre usciva, e quelle venivano avanti, (don Abbondio) poté dar loro d'occhio, per accennare ch'era contento di loro, e che continuassero, da brave, a non dir nulla As he came out, he passed them on their way in, and could only give them a look, which was meant to convey that he was pleased with their behaviour sofar, and that they should be good people and should continue to keep their mouths shut Nur beim Hinausgehen, und als diese herantraten, konnte er ihnen zuzwinkern, um anzudeuten, daß er mit ihnen zufrieden sei und daß sie wacker fortfahren sollten, nichts zu verraten 15) Gesto n. _______(E/C/E) Disappunto Cap. 11 "Fuggiti insieme!" gridò: "insieme! E quel frate birbante! Quel frate!" La parola gli usciva arrantolata dalla gola, e smozzicata tra' denti, che mordevano il dito. "So they got away!" he shouted. "And they got away together at that! That swine of a fiar! Damn the friar!" The words emerged from his throat in a sort of rattle, and were further distrorted as they passed between his teeth, which were furiously biting his forefinger. "Zusammen entflohen!" schrie er auf, "zusammen! Und dieser Schuft von einem Mönch! Dieser Mönch! " Er röchelte das wort hervor, zerknirschte es zwischen den Zähnen und biß sich dabei in den Finger. 16) Gesto n. _______(A) Disappunto Cap. 33 (Renzo) diede un'occhiata alle pareti: scrostate, imbrattate, affumicate. Alzò gli occhi al palco: un parato di ragnateli (...). Se n'andò anche di là mettendosi le mani nei capelli. He looked at the walls, and saw patches stripped of theyr plaster, patches smeared with dirt, and patches fowl with smoke. He looked up at the ceiling and saw a hanging tapestry of cobwebs (...). Tearing his hear, he went back (...). Er warf einen Blick auf die abgeblätterten, besudelten und räuchrigen Wände, hob die Augen zur Decke und sah einen dichten Überzug von Spinnweben (...). Er ging auch von hier fort und raufte sich die Hare. 17) Gesto n. _______(D) Congratulazioni Cap. 14 Renzo però non sentì che i complimenti; chi gli prendeva una mano, chi gli prendeva l'altra. But Renzo heard only the complimentary remarks, and found both his hands being warmly shaken by his admirers. Renzo jedoch hörte nur Zustimmung. Der eine drückte ihm die Rechte, ein anderer die Linke. 18) Gesto n. _______(A) Insulto Cap. 16 "Bisognava veder che canaglia, che facce (...). Andavan dunque con la buona intenzione di dare il sacco; ma..." E qui, alzata in aria, e stesa la mano sinistra, si mise la punta del pollice alla punta del naso." "You'd hardly credit what faces they had on them, the scum (...); they were going to sack that house properly. But then, you see...". He raised his left hand with a flourish, spread out the fingers, and put the thumb to his nose in a significant gesture." "Das Gesindel muß man gesehen haben! Was für Gesichter! (...) Sie rückten also mit der besten Absicht heran, zu plündern, aber..." er hob die linke Hand in die Luft, spreizte sie und machte eine lange Nase. 19) Gesto n. _______(A) Negazione Cap. 35 La prima cosa che si vedeva, nell'entrare, era un infermo seduto sulla paglia nel fondo; un infermo però non aggravato, e che anzi poteva parer vicino alla convalescenza; il quale, visto il padre, tentennò la testa, come accennando no. The first thing the young man saw as he went in was a sick man sitting on the straw that covered the ground. He was not desperately ill, however, and looked as if he might soon be convalescent. When he saw Father Cristoforo, he made a little sign, as if to say that there had been no change. Beim Eintritt erblickte man zunächst einen Kranken, der auf dem Stroh im Hintergrund der Hütte saß. Es war jedoch kein Schwerkranker, und er konnte sogar der Genesung nahe sein, Als dieser den Pater erblickte, schüttelte er wie verneinend den Kopf. 20) Gesto n. _______(E) I Promessi Sposi (con commento di Dino Provenzal), Lattes, Torino 1961.The Betrothed (traduzione in inglese di Bruce Penman), Penguin Books, Harmondsworth 1972. Die Verlobten (traduzione in tedesco di Ernst Wiegand Junker), Winkler Verlag, München 1960 (VI ed. 1991). ZANICHELLI I LIBRI SEMPRE APERTI �


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