1. E SE IL MERCATO CRESCESSE CON LO STESSO RITMO DELLO SVILUPPO INFANTILE…? CONTROLLO DEL RISCHIO COME FATTORE INCREMENTALE DI PERFORMANCE 2. “ I soldi dei nostri clienti sono a rischio e non importa dove sono investiti, se in azioni, obbligazioni, derivati, fondi comuni, immobili o persino nel materasso…” Chi vi dice il contrario mente. In finanza, per farvi credere che i rischi sono calcolabili a priori, in modo da poter stabilire con precisione quali scenari attendersi dagli investimenti, si utilizza il Cono di Ibbotson, una tecnica che non sempre restituisce la verità (soprattutto perché si parla di rischio). Si cerca infatti di impacchettare questi rischi ai clienti in maniera subdola, attraverso una misura numerica semplice che solo apparentemente sembra contenerli entro confini gestibili. La gente che rifila questi dati è pericolosissima, perché i numeri che si ricavano da parametri come la deviazione standard, indice di Sharpe, varianza, non solo non vi possono dire nulla in merito al rischio che corre qualsiasi strumento finanziario in vostro possesso, ma sono anche responsabili dei disastri dei portafogli dei nostri clienti. La curva a campana applicata alla Finanza ci indica quali sono i valori oscillanti attorno alla media e tende, erroneamente, a minimizzare i valori che tendono a divergere dalle condizioni di normalità. Ce ne sono tanti di esempi in cui né il rischio né la varianza avevano considerato alcuni eventi come realizzabili. Solo attraverso una percezione del rischio in termini non veritieri, banche e sim hanno potuto collocare più facilmente quello che altrimenti nessuno avrebbe potuto collocare. Il mondo economico sembra muoversi a balzi casuali, violenti e repentini, certamente non assimilabili al cammino casuale (random walk) in cui il mercato procede a passi da bambino… 3. Proprio ai bambini, al processo di crescita, ci siamo ispirati per questo nostro studio… perché un fenomeno finanziario può essere attendibile come un processo fisiologico reale solo se rispetta determinati requisiti: La statistica consente certamente di effettuare delle stime, perché in finanza solo di stime si può parlare. I dati di mercato che ci permettono di ricavare tali stime sono il rendimento e la deviazione standard. Se accettiamo che con riferimento al rendimento si può ritenere attendibile la media dei rendimenti passati e per la deviazione standard la variabilità del dato, ecco che con un semplice esempio è possibile (con riferimento alla stima) calcolare un intervallo di previsione (meglio essere approssimativamente nel giusto che precisamente nell’errore!). Se ipotizziamo che il mercato azionario abbia fatto registrare negli ultimi 10 anni un incremento medio del 5,758% con una volatilità del 18,436%, è possibile calcolare con un margine di errore del 5% cosa attenderci da un mercato con simili caratteristiche. L’incertezza, data dal rapporto tra deviazione standard e radice quadrata del numero di anni di investimento, tende a diminuire all’aumentare dell’orizzonte temporale dell’investimento, e questa rappresenta una regola universalmente accettata: all’aumentare dell’orizzonte temporale l’investimento è più sicuro; per quanto riguarda il rendimento secondo noi dipende…e da cosa? Lo vedremo più in la. 4. La tabella precedente ci dice che, con un margine di errore del 3,484%, sarebbero necessari 28 anni per aspettarsi un rendimento positivo nelle condizioni di normalità, mentre per avere l’attendibilità con un margine di errore del 5% circa occorrerebbero 14 anni circa. Possiamo stabilire pertanto che, considerando contemporaneamente l’attendibilità e l’esigenza di avere una stima del rendimento positivo, l’orizzonte temporale di investimento di un mercato con simili caratteristiche dovrebbe essere di 21 anni circa, come da tabella seguente: 5. Il fondo analizzato dal 26-04-2006 al 25-04-2016 è un Etf azionario internazionale. Dopo 10 anni il rendimento medio annuale, parametro fondamentale sul quale costruire gli scenari probabilistici, purtroppo non coincide con il rendimento annuo composto: ecco perché il mercato azionario, nel lungo periodo è inattendibile rispetto al cono di Ibbotson che ne dovrebbe descrivere meglio i possibili scenari. L’etf analizzato, in particolare, pur avendo ottenuto una media delle performance annuali pari al 5,758%, a seguito delle correzioni e del crollo del 2008, ha fatto registrare un rendimento annualizzato a 10 anni del 3,32%( quasi la metà del rendimento medio annuale), mentre la deviazione standard annualizzata è stata simile alle dispersioni delle performance annuali registrate(18,17%). Ecco come potrebbero cambiare radicalmente gli scenari probabilistici di un cono di Ibbotson impostato con dati veritieri e rendere il mercato azionario per il …lunghissimo periodo ( 48 anni)… ma questo non lo diciamo ai clienti: 6. Mentre negli esempi citati gli scenari devono essere tutti presi in considerazione, nella valutazione di un dato empirico come quello dell’altezza dei bambini ( da 4 a 18 anni), possiamo trascurare i valori che vanno fuori banda di normalità (5%) per il semplice fatto che non esistono bambini che a 18 anni misurano meno di 85cm o più di 3 metri; pertanto, se i mercati finanziari avessero le caratteristiche di media e deviazione standard del potenziale di crescita dei bambini allora potremmo parlare di mercati in cui le bande di normalità ( lim inf e sup) possono essere considerate delle barriere attendibili nell’ipotizzare scenari estremi. Basterebbe guardare i grafici per capire che un mercato che cresce come i bambini, può essere utilizzato con più margini di sicurezza che sono indispensabili in un contesto incerto. Inoltre, nonostante si accumulino le prove empiriche del fatto che concentrazioni e balzi caratterizzano meglio la realtà del mercato, la random walk con la sua curva a campana conquista sempre nuovi seguaci, allargando notevolmente il divario tra la realtà e gli strumenti standard di misura finanziaria. 7. Non ci sono mercati da preferire nel contesto in cui operiamo; tutti i mercati, in ciascun periodo, presenteranno sia rischi che opportunità. Da qui nasce l’esigenza di mantenere il controllo del rischio (volatilità) per mantenere e consolidare le performance. Solo attraverso tecniche gestionali, il rapporto tra rendimento annualizzato e deviazione standard annuale si può ottimizzare e possibilmente renderlo pari o vicino a quello che si imposta quando si analizzano i fattori di crescita dei bambini e le loro dispersioni. 8. Le teorie delle frontiere efficienti vacillano sempre più di fronte a queste evidenze empiriche e gli ultimi baluardi cercano di riproporne sempre di nuove… eppure l’esperienza di questi 42 anni sarebbe dovuta servire a qualcosa… sbagliare è umano perseverare è diabolico. Se la teoria a campana funzionasse bene , il crollo del 1987 sarebbe potuto accadere una sola volta in miliardi di anni, eppure non solo è accaduto, ma negli ultimi 16 anni si sono avverati altri due crolli repentini e consistenti. Basta sapere che esistono tecniche gestionali capaci di evitare anche l’imponderabile: acerrimo nemico che rispetto alle credenze comincia ad essere solo più frequente di quanto si immagini. Quando riusciamo a fare questo siamo già a buon punto e questo “imponderabile” è giusto che appartenga solo a chi, non accettando la dura realtà, o non avendo soluzioni di investimento alternative, rimane sordo come una campana!